La nota del 21 giugno

“La nostra giornata è fatta, come tutta la vita, di misteriose rispondenze, di sottili collegamenti” (Leonardo Sciascia)

Le incredibili dichiarazioni del datore di lavoro di Singh Satnam (“lo avevo avvertito di non avvicinarsi alla macchina, ci ha rovinato a tutti”) sono ingiustificabili e sono l’occasione per aprire una finestra sul caporalato in agricoltura nelle zone a più alta densità di produzioni stagionali da raccogliere (Latina, Caserta, Puglia). L’incidente poi del ragazzo diciottenne italiano che riparava la mietitrebbia a Lodi e che aveva scelto quel lavoro aggiunge tristezza e pathos. Meloni parla di “disumanità”, le opposizioni usano la vicenda contro il governo, con Repubblica che titola “il lavoro che uccide”. E’ facile prevedere che la cosa verrà archiviata al massimo tra due giorni dai media poichè si tratta di questione spinosissima sulla quale nessuno sa come intervenire. Secondo il Sole, nelle campagne vi sono 230 mila lavoratori sfruttati. Il Giornale fa sapere che in sei mesi sono morti 100 lavoratori stranieri. Si tratta di una realtà sulla quale tutti noi chiudiamo gli occhi e ci preoccupiamo che le zucchine non arrivino a 10 euro al chilo.

L’altro tema i giornata è ovviamente l’autonomia cosiddetta differenziata. Il Corriere con apparente distacco titola “Tensioni sull’autonomia”, il Fatto evoca la guerra di secessione americana tra sudisti e nordisti, il Giornale, senza crederci poi molto, cerca di spiegare “la riforma che farà ripartire il Paese”. De Luca, Emiliano e Occhiuto sono i “governatori” delle regioni del Sud che guidano la rivolta (una delle ipotesi è il ricorso alla Corte Costituzionale), Fontana per la Lombardia cerca di non esagerare nelle richieste di delega e anticipa che chiederà innanzitutto quella all’ambiente. Cassese, che è il presidente della Commissione che deve decidere sui Lep (e che finora ha fatto poco o niente), dice che la riforma era prevista dai Costituenti e che non si può tornare a Napoleone. In ogni caso, serviranno due anni per cominciare a fare sul serio, e comunque molte cose dovranno essere inserite, valutate e discusse nel nuovo schema. Il Manifesto è l’unico a porre i tema della sanità, titolando “La Frattura”: il rischio è che l’attuale fortissimo divario tra la cura offerta dal Servizio sanitario al Sud e quella al Nord si allarghi ancora di più. Facile previsione: una riforma fuori tempo massimo, quando quasi tutto si decide in Europa, può davvero spaccare ancora di più il Paese, fare danni non quantificabili ora, oppure semplicemente rimanere lettera morta, ma costando molto.

Il governo darebbe una delega per il Sud a Mantovano o a Fazzolari, secondo il Fatto. Camilli e Stirpe spiegano su Messaggero e Repubblica la posizione pragmatica delle imprese del Centro Italia.

Fitto appare sempre di più come il prossimo commissario italiano, dovrebbe avere la gestione dei fondi europei e da lì badare a coprire le spalle anche al Pnrr. Ovviamente, nello scenario del sostegno di Meloni alla maggioranza Von der Leyen che oggi è il più probabile. Repubblica fa sapere che Enrico Letta ha lasciato Sciences Po e potrebbe essere un nome per il Consiglio d’Europa.

La Stampa apre sul Mes, capitolo sempre aperto per l’Italia che non ha intenzione di ratificare il trattato.

Sorgi su La Stampa scrive dell’ingorgo dei tre referendum nell’agenda politico-economica della seconda parte della legislatura.

Nato, c’è laccordo su Rutte. Da Putin minacce nucleari. Il leader olandese guiderà lOrganizzazione. Intesa anche sulle nuove sanzioni anti Mosca. Un ex falco, che non ha mai risparmiato bacchettate all’Italia, ma che oggi è tra i principali

interlocutori di Giorgia Meloni, con cui il rapporto è ottimo, come dimostra il viaggio strutturato in Tunisia del «Team Europe», alla presenza proprio del premier olandese, del numero uno della Commissione europea Ursula Von der Leyen e del premier italiano. In quell’occasione venne siglato, anche grazie alla spinta di Palazzo Chigi, il pacchetto di aiuti da 255 milioni di euro per lo Stato nordafricano e per la gestione dei flussi migratori e la presenza dei tre leader conferì a quel viaggio un significato diverso, scrive Francesco De Palo su Il Giornale.

Il Sole apre sul grande divario tra la richiesta di laureati (768 mila) e l’offerta, che è della metà.

L’ex Ilva mette 5.200 lavoratori in Cassa integrazione.

Le nomine a Ferrovie, Fincantieri e Cdp slittano perchè non si trova ancora l’accordo sui Cda e sui presidenti delle prime due.

Végé (Giorgio Santambrogio) aumenta il fatturato di quasi il 10 per cento e apre 79 nuovi negozi quest’anno.

Cattolica, Beccalli è la nuova rettrice: «Qualità, dialogo, innovazione». Milano, è la prima donna alla guida dell’ateneo. Designata con il 93% dei consensi.

Monsignor Viganò accusato di “scisma”: la Chiesa popolare e populista di Bergoglio impegnata in uno scontro interno dal sapore medioevale, in realtà (lo scrive Bisignani sul Tempo) Viganò si è mosso teologicamente solo dopo essere stato defenestrato dalla gestione della cassa di tre fondazioni cattoliche americane che gestiscono 6 miliardi di dollari.

La Spagna fa quello che vuole con la piccola Italia di Spalletti, ma prendiamo solo un gol e bisognerà pareggiare lunedì con la Croazia per qualificarsi. Notizia di stamattina: durante la partita è stato assalito, legato e rapinato Roberto Baggio nella sua villa.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Loffesa del padrone al bracciante morto nellAgro Pontino. Se l’è cercata, ci ha rovinato tutti”. Lindiano Satnam Singh era arrivato in Italia con gli scafisti ed è finito nelle mani dei caporali. Il collega, anche lui irregolare: Il titolare lha scaricato, poi s’è fatto una doccia”. (Corrado Zunino, Repubblica)

Pierpaolo, morto a 18 anni schiacciato dalla seminatrice. Lodi, stava facendo manutenzione. L’inchiesta chiarirà se rientrava tra i suoi compiti. (Carlo d’Elia, Corriere della Sera)

Bruno Giordano su Repubblica: Sicurezza e dignità. Dopo le morti di Satnam Singh e Pierpaolo Bodini non si può più tollerare questa situazione.

Le tensioni al Sud dopo il via libera all’Autonomia (anche all’interno di FdI). I dubbi , dopo le critiche di FI, sulle possibili ricadute per il consenso. L’appello al Colle. Il M5S: Mattarella rinvii alle Camere. La Campania annuncia il ricorso alla Consulta. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Autonomia, fronte del No: De Luca guida le Regioni per il ricorso alla Consulta. Un ricorso alla Cor da parte delle Regioni per fermare l’autonomia differenziata. È l’altra arma alla quale si sta lavorando contro il ddl Calderoli appena approvato dalla Camera, oltre al referendum. Il capofila dell’operazione sarà il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. D’altra parte, è stato lui a convocare per primo una piazza contro il progetto della maggioranza. Ma stavolta è ben attento a non esagerare nell’intestarsi l’operazione: preferisce procedere in armonia con la segretaria, Elly Schlein, magari in vista della sua ricandidatura alle Regionali e per una maggior convergenza nell’operazione. L’idea è quella di un ricorso a più mani. Si aspetta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma gli uffici della regione Campania sono già al lavoro per impugnare la riforma. Michele Emiliano, presidente della Puglia, politicamente è d’accordo. Da giurista sta studiando la fattibilità tecnica, ma ci tiene a dire al Fatto: “Ove fosse possibile, noi ci siamo”. Meno scontato il sì delle regioni non meridionali a guida centrosinistra. (Wanda Marra, Il Fatto Quotdiano)

Fronda anti-Autonomia in FI Scricchiola la Lega al Sud. Tajani prova a fermare la rivolta del governatore Occhiuto attaccato anche da Schifani. Gelo di Vannacci: “Non sono né favorevole né contrario”. Il Carroccio rischia di perdere pezzi in Calabria e Abruzzo. Dai 5S appello al Colle: “Non firmi”. (Lorenzo De Cicco, Repubblica)

«La sinistra urla? Noi siamo partiti da una loro legge». Il governatore Fontana: Pd e M5S spaccano il Paese. Chiederò le due materie già coperte dai Lep: la Sanità e la Tutela dell’Ambiente. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Angelo Panebianco sul Corriere: L’Unione europea indebolita e fragile. All’Unione serve — per fronteggiare le minacce che incombono — una leadership che ora non ha. Non c’è niente di peggio, in una congiuntura simile, di un’Europa acefala, allo sbando.

Massimo Franco sul Corriere: Se le riforme sono una bomba a orologeria nel governo. I veleni continuano a scorrere. E il fatto che sarà necessario molto tempo prima che l’Autonomia differenziata delle Regioni diventi operativa non li ferma. La maggioranza di governo è sulla difensiva. E le rassicurazioni della Lega secondo la quale la loro riforma non dividerà ulteriormente l’Italia faticano a fare breccia. E non tanto per gli attacchi di una sinistra che un quarto di secolo fa introdusse le prime norme sull’autonomia per fermare il secessionismo del Carroccio. La bocciatura è arrivata anche da un rapporto dell’Ue ai 27 Paesi membri.

E uno. E due. E tre. Il primo, inevitabile, sarà il referendum costituzionale sulla riforma del premierato. Il secondo, già annunciato dalle opposizioni, per l’occasione riunite dal centro alla sinistra estrema, quello sull’abrogazione delle autonomie differenziate. Il terzo, malgrado ci sia nel centrosinistra una parte favorevole alla separazione delle carriere tra pm e giudici, quello che si genererà per cancellare la riforma della Giustizia proposta dal ministro Nordio. Certo, ai tempi di Pannella, il padre della democrazia referendaria, i voti sulle proposte di abrogazione venivano proposti “a pacchetto”. Era un modo di sollecitare la partecipazione a un tipo di consultazione che è valida solo se a votare va la metà più uno degli aventi diritto, in tempi in cui cominciava a manifestarsi una certa disaffezione alle urne. Invece non s’era mai vista una legislatura con due, forse perfino tre chiamate alle urne, tra l’altro su materie importanti come quelle di cui si discute. I referendum, si sa, mettono il popolo contro il Governo e il Parlamento, che possono essere smentiti dal risultato delle urne. Nello specifico Meloni sa di poter andare più tranquilla sul voto sul premierato, meno sulle autonomie, non si sa sulla separazione delle carriere. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Lo stop dei Conservatori a Orbán: se vuole entrare sostenga l’Ucraina. La mossa di Ecr tiene aperto il dialogo con il Ppe. Ma Meloni vedrà il premier ungherese. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

La convinzione della premier (oltre l’esito della trattativa): la destra inciderà sull’agenda Ue. L’idea di un fronte con Le Pen. Fitto in pole per una vicepresidenza. Il «messaggio» di Palazzo Chigi a Macron e Scholz: i numeri tra le forze sono cambiati. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Roma «maltrattata» Giorgetti protesta. Ma dall’Ue riparte il pressing sul Mes. L’irritazione per i negoziati senza l’Italia. Il presidente dell’Eurogruppo sullo stop italiano al Mes: è una perdita collettiva. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Nel giorno in cui è ripartito il pressing sull’Italia per la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, anche la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, si è aggiunta al coro e si è presentata all’Eurogruppo per dire che «sarebbe saggio avere il Mes a disposizione in caso di choc». E non solo per l’Italia: «La mancata ratifica è una perdita collettiva», ha ribadito Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, ricordando che senza il via libera del Parlamento italiano non può entrare in vigore il paracadute  finanziario  da  68  miliardi  per  il  fondo  di risoluzione unico bancario. Nel rapporto presentato ieri dal direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, emerge una forte preoccupazione per la mancata ratifica da parte dell’Italia: «La mancanza di una rete di sicurezza aggiuntiva – si legge nel documento – lascia i contribuenti vulnerabili, nel caso in cui le risorse del Fondo di risoluzione unico dovessero esaurirsi durante una significativa crisi bancaria. Il pressing sull’Italia non è ripartito a caso. Oggi sono trascorsi sei mesi esatti dal giorno in cui la Camera ha bocciato la ratifica della riforma e dunque il governo non può più farsi scudo del regolamento parlamentare che vieta di ripresentare nel corso del semestre successivo una proposta di legge respinta. (Marco Bresolin, La Stampa)

Giorgetti: “Non potete isolare l’Italia”. E apre alla ratifica del Mes se cambia. La riunione di ieri dei ministri porta però con sé una novità: nelle conversazioni con i colleghi Giorgetti avrebbe aperto alla possibilità di un compromesso che garantirebbe la ratifica. L’idea è di allargare la missione del Mes – nato per erogare prestiti a banche e Paesi in difficoltà – al finanziamento di nuove linee di credito. Giorgetti ne avrebbe indicate almeno un paio: la lotta ai cambiamenti climatici e il sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina. «Una maggioranza politica in Parlamento per la ratifica del Mes non c’era e non c’è», avrebbe ribadito il leghista ai colleghi. «Ma se fosse esplicitata la volontà politica unanime di trasformarlo, si aprirebbe una strada interessante per aprire una discussione in Italia». Fuor di diplomazia, la proposta ha il sapore di uno scambio in un momento cruciale delle trattative sulle nuove poltrone europee. Difficile immaginare che l’Italia possa ottenere cambiamenti sostanziali alle regole di funzionamento del Mes dopo un veto durato anni. Di certo c’è che il governo Meloni ha deciso di far pesare quel veto. (Alessandro Barbera, La Stampa)

Jordan Bardella, nuova star della destra francese: tra accuse e successo social prova a rassicurare gli imprenditori. L’alleato Eric Ciotti con lui sul palco: il presidente dei Républicains è il primo ad allearsi col Rassemblement National, tabù finora. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Le opposizioni ancora in piazza. E Conte riapre al campo largo. Pd, M5S, Anpi e Cgil uniti a Roma dopo l’aggressione da parte di militanti di CasaPound. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Poveri, un esercito da 5,6 milioni nel Meridione la vera emergenza. Il tasso delle famiglie “in grave deprivazione” in Calabria è il triplo della media nazionale, il doppio in Campania. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

I giudici: stop alle motovedette italiane. I «sabotatori» delle Ong pro migranti riescono ad infilare l’ennesimo bastone fra le ruote sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina. Questa volta è il Consiglio di Stato, massimo giudice amministrativo, a bloccare, per ora, l’invio di sei motovedette alla Tunisia che sarebbero servite a intercettare le partenze illegali su pericolosi barchini in ferro. Il bello è che il Tribunale amministrativo del Lazio aveva respinto il ricorso, ma questa volta la «macchina da guerra» legale delle Ong ha fatto centro per danneggiare i delicati accordi che il governo italiano sta stringendo con la Tunisia con lo scopo di tamponare gli arrivi a Lampedusa. Solo lo scorso mese i migranti intercettati in mare dai tunisini sono stati 8.736, il doppio rispetto ai 4.076 di maggio 2023. (Fausto Biloslavo, Il Giornale)

Fava (Inps): nel 2050 gli over 65 saranno il 35%. Che la demografia sia un tema delicatissimo per un’Italia che invecchia a un ritmo fra i più rapidi al mondo è un fatto noto. Ma la prova che se n’è avuta ieri è piuttosto significativa. È bastato un passaggio dell’audizione alla commissione di controllo sugli enti di previdenza di Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, per innescare un mezzo incendio, contrastato dallo stesso Istituto di previdenza con un comunicato a stretto giro. Una conferma ulteriore è arrivata sempre ieri dallo stesso presidente dell’Inps, Gabriele Fava, il quale presentando i dati sul lavoro domestico ha spiegato che «nel 2050 i cittadini over 65 rappresenteranno fino al 35% della popolazione. I nonni – ha detto – sono oggi una forma di welfare ma allo stesso tempo un indicatore di cosa servirà in futuro». E tra quel che servirà in futuro c’è appunto anche un consolidamento fiscale indispensabile per affrontare le spese connesse all’invecchiamento senza far decollare ulteriormente il debito. (Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)

La difesa e il commercio delle armi sono il settore in cui si riscontra  la  più  alta  percentuale  di  corruzione.  Secondo l’organismo più autorevole al mondo, il Sipri di Stoccolma, questa percentuale si aggira intorno al 40%. La ricerca del Sipri è del 2011, ma da allora è stata ripresa e rilanciata innumerevoli volte. L’ultima, a cura di Banca Etica, è presente nel rapporto Finanza per la guerra. Finanza per la pace., pubblicato in occasione del 16° meeting annuale della Global Alliance for banking on values, nel febbraio 2024. Secondo il rapporto Sipri, Corruption and the arms trade: sins of commission, “nel settore della difesa è comune riscontrare casi di corruzione durante le transazioni finanziarie”. I metodi sono molteplici e i quattro più diffusi sono: “La corruzione, la mancata dichiarazione di un conflitto di interessi, la promessa di un impiego successivo e l’offerta di un’attività preferenziale”. (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)

La manovra “selettiva”. Addio pensioni anticipate e sconto sul canone Rai. Il governo deve trovare 11 miliardi per confermare il taglio del cuneo. Può resistere lo sconto Irpef, sugli altri bonus sarà scontro tra i partiti. (Valentina Conte, Repubblica)

Ilva, in cassa integrazione uno su due. I sindacati: così si va verso la chiusura. I commissari: scelta necessaria per fermare le perdite e continuare la produzione. Per la Fiom-Cgil, la richiesta della Cig viola gli impegni presi per la ripartenza. (Michelangelo Borrillo, Corriere della Sera)

Imprese tra export e innovazione: opportunità Europa da non perdere. Reichlin: finito il dividendo della pace. Cairo: le aziende italiane sono eccellenti. Prezzi, crescita delle rinnovabili e nuovo nucleare: le riflessioni sull’energia. (Diana Cavalcoli, Corriere della Sera)

Un fondo per le terre rare: il governo riapre le miniere per la transizione. Presentato in Consiglio dei ministri il decreto da un miliardo per il rilancio dell’attività di ricerca delle materie fondamentali. (Repubblica)

L’Antitrust multa Dr Automobiles “Auto cinesi vendute come italiane”. L’Antitrust punisce il gruppo Dr Automobiles: una multa da 6 milioni per aver spacciato come italiane auto, in realtà, prodotte in Cina. Scelta presa alla fine di una lunga istruttoria. (Diego Longhin, Repubblica)

Gl altri temi del giorno

Tutti amici del Vietnam. La diplomazia del bambù strega Russia, Usa e Cina. Putin ha ribadito da Hanoi che cambierà la dottrina per l’uso delle armi nucleari L’irritazione Usa per la visita: “Sbagliato offrire una tribuna al presidente russo”. (Gianluca Modolo, Repubblica)

«Abbasseremo la soglia per l’uso delle armi nucleari». Vladimir Putin aspetta la fine della sua visita in Vietnam. Poi, poco prima della partenza per Mosca, chiude il suo tour asiatico confermando il focus militare. Anche dopo la revisione, secondo il presidente russo la dottrina nucleare continuerà comunque a non prevedere un attacco preventivo, «perché l’avversario verrebbe sicuramente distrutto in un contrattacco». Putin avvisa poi che un negoziato di pace con l’Ucraina basato sul ritiro delle truppe russe dai territori occupati è «impossibile», prevedendo poi che l’Occidente «sostituirà Zelensky entro la metà del 2025»(Lorenzo Lamperti, La Stampa)

“Priorità Patriot a Kiev”: l’America stoppa le commesse E nell’estate arriveranno gli ottanta caccia F-16 promessi. Gli alleati dell’Ucraina rafforzano la difesa antiaerea di fronte all’intensificarsi degli attacchi su infrastrutture energetiche e bersagli civili da parte della Russia. Il primo passo concreto lo compie la Romania che ha annunciato l’invio di un sistema di difesa Patriot – di fabbricazione statunitense – e incassa il plauso di Volodymir Zelensky: «Un contributo cruciale che rafforzerà il nostro scudo aereo e ci aiuterà a proteggere meglio la nostra popolazione e le infrastrutture critiche», ha commentato il leader ucraino su X. La decisione romena era stata preannunciata a Biden dallo stesso Iohannis nel corso di una visita a Washington a inizio maggio. Il governo di Bucarest, nel frattempo, sta trattando con i partner della Nato per ottenere un sistema simile in grado di garantire la protezione del suo spazio aereo. (Alberto Simoni, La Stampa)

“Ci restano 3 o 4 mesi, forse meno, prima della catastrofe”. Lo dice il presidente serbo Aleksandar Vucic in una drammatica intervista al settimanale svizzero Weltwoche, disponibile sul web. Dovrebbero vederla tutti: il personaggio è molto controverso, un ex giornalista che entrò giovanissimo in politica con Milosevic, poi se ne dissociò e ora si batte per la Serbia nell’Ue e fa accordi con gli Usa senza recidere gli storici rapporti con Mosca. Il che non ha impedito a Belgrado di firmare la dichiarazione anti-russa della cosiddetta conferenza di pace di Lucerna. Qui però non si tratta di sposare le posizioni di Vucic, ma di ascoltare ciò che racconta, commosso, su quel che sente dire dagli altri leader europei: “Il treno ha lasciato la stazione e nessuno può fermarlo… se le grandi potenze non faranno nulla”. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Israele: meno di 50 gli ostaggi ancora vivi. Il totale di ostaggi israeliani ancora in vita potrebbe oscillare intorno ai 50 prigionieri: una cifra che equivarrebbe a sancire la morte di 66 ostaggi, 25 in più di quelli riconosciuti attualmente dalle autorità di Israele. Lo ha scritto il quotidiano Wall Street Journal, gettando una luce – ulteriormente – sinistra sul destino delle persone sotto sequestro degli islamisti di Hamas dall’inizio del conflitto. Il bilancio umanitario della guerra, arrivata al suo 258esimo giorno, registra 37.431 vittime e 85.653 feriti dall’inizio del conflitto su sponda palestinese, secondo il bollettino diffuso dal ministero della Sanità della Striscia di Gaza. Nelle ultime 24 ore i morti sono stati 35 e i feriti 130. (Il Sole 24 Ore)

Ira di Washington contro Netanyahu. E i militari: «Hamas non è eliminabile». Il Wsj: «Sono solo cinquanta gli ostaggi vivi». (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

Ciclone laburista nei sondaggi-choc «Ai conservatori appena 50 seggi». Numeri impietosi per i Tory. Sunak rischia l’esclusione: sarebbe la prima volta per un premier. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)

I Dieci Comandamenti contengono insegnamenti fondamentali per gli studenti e quindi è bene che li abbiano sotto gli occhi (o appesi alle pareti) ogni giorno mentre stanno seduti dietro un banco in un’aula scolastica. Il governatore della Louisiana, il repubblicano Jeff Landry, ha controfirmato una legge statale che impone che i Dieci Comandamenti siano esposti in scuola. Dall’inizio del 2025, quindi, i comandamenti saranno esposti nelle scuole elementari, medie e in quelle superiori, così come nei college pubblici. Ci sono anche le caratteristiche dei poster con i comandamenti: devono avere caratteri facilmente leggibili, le dieci regole devono essere nella parte centrale del manifesto che non deve essere inferiore alla misura di 11 per 14 pollici (circa 30 centimetri). (Alberto Simoni, La Stampa)

Dal dossier sulla pedofilia alla propaganda no vax. Ora è sempre più isolato. Il progetto di un seminario per «i religiosi epurati da Bergoglio». Tradizionalista. Anche l’opposizione più conservatrice a Francesco inizia a guardarlo con diffidenza. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

Viganò accusato di scisma «Nega la legittimità del Papa». L’arcivescovo convocato dall’ex Sant’Uffizio. Lui replica: «È un onore». In base alla «gravità dello scandalo» può essere scomunicato e anche «spretato». (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

Convocato dal dicastero per la Dottrina della fede con l’accusa di «delitto di scisma». Ieri, monsignor Carlo Maria Viganò doveva presentarsi al Palazzo del Sant’Uffizio, retto dal cardinale Víctor Manuel Fernández, «munito di documento di riconoscimento in corso di validità», per «prendere nota delle accuse e delle prove» del processo penale extragiudiziale avviato nei suoi confronti lo scorso 10 maggio. È stato lo stesso prelato ad annunciare la sconcertante notizia, su X e in un lungo intervento sul suo blog dove pubblica il decreto di citazione a firma del segretario della sezione disciplinare del dicastero, monsignor Joseph Kennedy. Arrivato l’11 giugno «con una semplice email», scrive l’ottantatreenne ex nunzio apostolico negli Stati Uniti. La comparizione serviva per venire a conoscenza di accuse e prove «circa il delitto di scisma di cui è stato accusato (affermazioni pubbliche delle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di papa Francesco, rottura della comunione con lui e rifiuto del Concilio Vaticano II». (Patrizia Floder Reitter, La Verità)

Maturità, il ritorno di Platone. E tra i calcoli spunta un cuore. La seconda prova scritta tra curiosità e sorprese. All’artistico la traccia su Kandinsky, al professionale il progetto su un’officina di vernici. Da lunedì si parte con gli orali. (Orsola Riva e Gianna Fregonara, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Chiara Mastroianni, figlia di Marcello: «Quando papà si arrabbiava mi chiamava francesina. Le foto dei paparazzi sono i ricordi d’infanzia. Da piccola mi portava sul set da Fellini. Non ho visto tutti i suoi film».

Addio a Donald Sutherland. Il fascista di Bertolucci che conquistò Hollywood con gli occhi da cattivo. (Repubblica)

Gli Anniversari

1280, Torino ceduta ai Savoia
1321, Filippo V: editto di Poitiers contro i lebbrosi
1527, muore a Firenze Niccolò Machiavelli
1689, Praga: incendio devasta la Città Ebraica
1749, Nuova Scozia: fondata Halifax
1774, gettate le basi per la nascita della GdF
1834, McCormick riceve il brevetto per la mietitrice
1887, giubileo della regina Vittoria
1913, Georgia Broadwick prima donna paracadutista
1919, Grande Guerra: 9 marinai uccisi ultime vittime
1948, inventato il 33 giri
1963, fumata bianca per Paolo VI
1964, Mississippi: attivisti civili uccisi da Ku Klux Klan
1967, richiesto il brevetto per il mouse
1969, Pompidou vince le elezioni in Francia
1970, il Brasile conquista la coppa Rimet
1973, Svezia: vietato vendere tabacco a under 16
1977, Roma: tre donne feriscono professore alle gambe
1982, nasce William primogenito di Carlo e Diana
1988, Occhetto succede a Natta nella guida del Pci
1989, Usa: bruciare la bandiera non è più reato
1990, violento terremoto in Iran: oltre 40mila morti
2004, primo volo spaziale con fondi privati
2017, Arabia Saudita, re Salman sceglie il successore
2017, Banca Intesa offre 1 euro per le Popolari venete

Nati oggi

1891, Pierluigi Nervi
1905, Jean Paul Sartre
1925, Giovanni Spadolini e Filippo Caria
1931, Enzo Maiorca
1953, Benazir Bhutto e Giuseppe De Giorgi
1955, Michel Platini
1957, Nino D’Angelo
1961, Manu Chao
1968, Gennaro Migliore
1982, William Windsor
1983, Edward Snowden

Si festeggia San Luigi Gonzaga

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