“Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” (Italo Calvino, Lezioni americane)
Anche il Pd trent’anni dopo Berlusconi scivola nel leaderismo o ne prende atto: Elly Shlein mette il suo nome nel simbolo del suo partito per le europee, Prodi la bacchetta (“come faremo a combattere il premierato?”), mezzo partito è in rivolta. Lei pensa a contrapporsi mediaticamente a Giorgia Meloni, che però ha un partito più unito dietro di lei, e va avanti. Conte gode perchè mette furbescamente la parola pace nel simbolo elettorale degli ex grillini. Al di là delle tecniche di comunicazione/propaganda c’è il tema delle “candidature patacca”, come le bolla il Fatto in prima pagina, perchè poi i leader sceglieranno di restare in Italia e non andranno a Bruxelles. Il tema della presenza in Europa viene dunque trattato sempre allo stesso modo dalla politica, molte parole, fatti che vanno in direzione contraria: i giornali si occupano delle polemiche spicciole e non affrontano il nodo del ruolo del Paese nelle istituzioni comunitarie. Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, risponde a un lettore e scrive che “la politica è ormai staccata dalla realtà e dalla soluzione dei problemi”, ma il Corriere come tutti i giornali continua a dedicare grande spazio ad ogni cosa che si muove tra i partiti. E Alessandra Ghisleri nel sondaggio pubblicato da La Stampa spiega che in testa alle preoccupazioni degli italiani restano sempre lavoro e sanità. Il 30 per cento si preoccupa anche della pace. Oggi la scontata vittoria di Bardi, centrodestra, in Basilicata, ma l’affluenza al voto resta sempre davvero scarsa.
Tutti o quasi i giornali aprono sulla forzatura più o meno obbligata della segretaria Pd, con il Giornale che sottolinea “il Pd in rivolta”. Repubblica invece stressa ancora Scurati e il suo monologo sul 25 aprile, visto che è stato ieri ospite del suo evento napoletano, il quale dice di “essere un bersaglio”, cosa francamente esagerata. Roberto Saviano sul Corriere sostiene che anche lui lo è stato. Intanto i due dioscuri di Fratelli d’Italia in Rai, l’ad Roberto Sergio e il Dg Giampaolo Rossi, sono ai ferri corti e il primo contesta al secondo di non averlo informato. La premier telefona anche a Corsini, capo dell’approfondimento e in quanto tale responsabile diretto del pasticcio. E’ possibile, secondo i retroscena di Repubblica e Stampa che la staffetta tra i due, prevista fra un mese, possa saltare.
Paolo Mieli sul Corriere e Stefano Stefanini su La Stampa si occupano degli aiuti Usa all’Ucraina, e il secondo si augura che le nuove armi possano ristabilire la parità sul campo, dunque lo stallo militare, e per questa via aprire ai negoziati di pace o di tregua.
Sul Corriere Economia Dario Di Vico, uno dei giornalisti che nell’ultimo decennio ha seguito di più l’associazionismo in generale e il ruolo dei corpi intermedi, scrive un commento favorevole all’inclusione praticata dal nuovo presidente di Confindustria Emanuele Orsini con la composizione della sua squadra di vertice. E conclude bacchettando le altre associazioni datoriali, senza citarle, che non cambiano i propri vertici e sottolinea che “il ricambio è un valore”.
Ancora molto gli articoli sui problemi interni alla Fondazione Crt. La Stampa titola che “Palenzona dà battaglia ma il Mef si sfila”. E aggiunge che “i nuovi consiglieri sono pronti a sfiduciarlo”. Ora si attende la mossa del presidente della Fondazione, che potrebbe anche stufarsi di una situazione non all’altezza del ruolo della terza Fondazione italiana.
Il Messaggero riporta le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla spesa per il credito d’imposta di Transizione 4.0: in tre mesi 3,3 mld, il 70 per cento dei 4,6 mld di spesa previsti per il 2024. Da 2021 ad oggi la misura sarebbe costata 24,3 mld. Sempre nei primi mesi del 2024 le compensazioni fiscali peserebbero già per 14,3 mld, il doppio dell’anno scorso. Giuliano Ferrara sul Foglio difende il Superbonus mentre Repubblica scrive che il ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, ha preparato un dossier con 49 risposte sugli allarmi che aveva dato a proposito della spesa che sfuggiva di mano.
Il Sole apre sul “rush finale Ue sulle regole green”. Elsa Fornero su La Stampa scrive sulla necessità di un “welfare europeo”. Piantedosi dice al Messaggero che i nuovi flussi di migranti vengono dall’Asia e annuncia una stretta. Mf, il quotidiano finanziario del Gruppo Class compie 35 anni e il suo editore ne approfitta per scriversi da solo che loro sono più specializzati del Sole nella finanza.
John Elkann cambia i vertici manageriali di Cnh e Iveco: ai trattori e alle macchine agricole va Gerrit Marx, mentre Olof Persson diventa ad di Iveco.
Le Ferrari scivolano in basso nel Gran Premio di Cina, Leclerc quarto e Sainz quinto. Stasera Roma-Bologna per un posto in Champions e Inter-Milan per lo scudetto dei nerazzurri, se vincono.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Schlein corre, tensioni nel Pd. Gli attacchi di Prodi e Conte. La segretaria capolista al centro e nelle isole. Il professore: queste scelte dei leader sono ferite per la democrazia. Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Tra i candidati il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’ex direttore di«Avvenire» Marco Tarquinio. Elly alla battaglia sul nome nel simbolo. No da mezzo partito. Franceschini: che cos’è questa storia, vi rendete conto? La scelta senza avvisare nessuno. Se si fosse votato la leader sarebbe finita in minoranza. Cuperlo: senza nome la tua guida è più autorevole. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Scoppia la rivolta nel partito. Ma Elly: o facciamo così oppure mi presento ovunque. Ora spetta alla segretaria prendere la decisione finale. Dopo lo sbigottimento di molti, svegliati da un messaggio di primo mattino con la proposta choc, la discussione in segreteria conclusa con tre voti contrari, la levata di scudi della successiva Direzione in cui è stata una sfilata di interventi per dirle «non farlo», tocca a una Elly Schlein irritata dall’andamento della riunione decidere se mettere il suo nome nel simbolo del Pd per la corsa alle Europee. Ha tempo fino alle 16 per presentarlo al Viminale: ieri sera una nuova riunione ristretta, stamattina ce ne sarà un’altra, coi fedelissimi, per decidere il da farsi. La Direzione ha approvato all’unanimità le liste dandole anche mandato a completarle: lei non è più sicura di voler tirare dritto, ma se opterà per non toccare il simbolo, probabile che inserirà il suo nome anche nelle tre circoscrizioni in cui non è presente. E così, la proposta matura nella notte fra sabato e domenica. Solo il suo cerchio magico lo sapeva, quello che alla vigilia della Direzione scherzava «ci aspetta un rave party al Nazareno», consapevole che l’intera giornata a trattare sulle liste non era bastata a comporre il quadro e prevedeva di dover passare la notte a incrociare desiderata e possibilità. Triangolazioni di telefonate, la circoscrizione Sud un rebus particolarmente difficile da comporre, l’idea della segretaria di candidarsi ovunque, in tutte le circoscrizioni, che resta sul tavolo nonostante la contrarietà di molti. Fino a quell’idea alternativa che viene sottoposta al riferimento della minoranza interna nonché presidente del partito, Stefano Bonaccini, e di buon mattino alla segreteria: se non volete Elly dappertutto, se temete che fagociti preferenze a danno di altre donne, allora inseriamo il nome Schlein nel simbolo. (Francesca Schianchi, La Stampa)
È scontro tra i partiti su Scurati. Lui: hanno fatto di me un bersaglio. Lo scrittore: ho paura. L’Usigrai: controllo del governo asfissiante. L’Azienda: nessuna censura. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
«Intervenga la Vigilanza e vediamo chi ha fatto il furbo. È un caso montato ad arte». Foti: in realtà è lui a mettere la premier in un pericoloso mirino. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
Il gelo tra i vertici Rai. Sergio: agli amici dico che così si va a sbattere. L’ad: ma è inutile. Oggi sentirà i protagonisti del caso. Le tensioni con il dg Rossi diventate palesi con la rinuncia a una nota congiunta. (Antonella Baccaro, Corriere della Sera)
Il coraggio di Scurati “Io, trasformato in un bersaglio”. Lo scrittore sul palco di Repubblica delle Idee legge il monologo censurato in Rai. “Alla violenza fascista si risponde con la speranza”. A Napoli prima intervista dell’autore di M. dopo l’esclusione dal programma di Serena Bortone su Rai3. Il caloroso abbraccio del pubblico che lo accoglie con una standing ovation al grido di “Viva l’Italia antifascista”. (Raffaella De Santis, Repubblica)
La censura piace se colpisce la destra. Troppo impegnati a gridare contro l’altrui (presunta) censura, si sono dimenticati delle proprie (vere) censure. Si potrebbe riassumere con queste poche righe la reazione della sinistra nei confronti del caso Scurati. D’altro canto a sinistra se ne intendono talmente tanto di censure che le vedono ovunque tranne quando sono loro a realizzarle. Eppure gli esempi negli ultimi anni sono molteplici: dalla Rai al Salone del libro di Torino fino alle università e alle biblioteche. Solo pochi mesi fa la Rai ha cancellato il programma di Filippo Facci, I Facci vostri, a causa di un articolo giudicato dalla sinistra e dai benpensanti come inappropriato. In quel caso essendo censura rossa andava bene. (Francesco Giubilei, Il Giornale)
Il grande abbraccio di Napoli a Repubblica delle Idee. Folla per la tre giorni di eventi in programma in città, a Palazzo Reale. Tra dibattiti, politica, diritti e tecnologia. Applausi per Corrado Augias che ha raccontato la storia del nostro giornale nel segno di Eugenio Scalfari. (Dario Del Porto, Repubblica)
Il (difficile) 25 Aprile del governo. Chi con Mattarella e chi «dribbla». Lollobrigida attacca: la parola antifascismo ha portato tanti morti. (Claudio Bozza, Corriere della Sera)
Ezio Mauro su Repubblica: Caso Scurati, i guardiani dell’arroganza. La toppa di Meloni non ricuce lo squarcio che si è aperto tra la libertà di pensiero e l’esercizio del potere.
L’intervista a Roberto Saviano: «A me è successo lo stesso. Ma fui difeso da pochi. Creato un clima di paura». Lo scrittore: il miglior alleato del governo è il populismo di sinistra. Meloni indica un privato cittadino, in questo caso Scurati, esercitando a suo favore una sproporzione di potere enorme. Per presentare il mio nuovo romanzo mi hanno invitato tre trasmissioni. Subito dopo però la partecipazione è stata bloccata. (Marco Imarisio, Corriere della Sera) Marton Gergely: “Col suo revisionismo Meloni copia il metodo Orbán”. Il direttore del settimanale indipendente Hvg traccia un parallelo tra i metodi di governo ungherese e italiano. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
Eric Jozsef: “Il caso Scurati dimostra che in Italia c’è una deriva illiberale. Serve un risveglio delle coscienze”. Il corrispondente da Roma di Libération: “Questo governo ha avviato un grave processo di revisionismo storico”. (Repubblica) Bill Emmott: “Il caso Scurati dimostra che Meloni non ha ancora risolto il suo rapporto con il fascismo”. L’intervista all’ex direttore dell’Economist: “La premier deve rompere con il passato se vuole entrare a pieno titolo nel mainstream della destra europea democratica di governo”. (Enrico Franceschini, Repubblica)
Via alla corsa di Moratti (che balla sul palco con Spagna). E spunta Fascina. Per l’ex ministra da Galliani a Confalonieri. La scelta del teatro Manzoni, qui Silvio Berlusconi tenne il suo ultimo comizio. (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera)
Elezioni regionali Basilicata, alle 23 affluenza al 37,7%. La sfida social dei tre candidati. Cinque anni fa, quando si votò solo in un giorno, il dato alla stessa ora era al 53,52%. (Davide Carlucci, Repubblica)
Bonaccini lascia l’Emilia-Romagna: già partita la corsa alla successione: ecco i nomi. Il governatore candidato alle Europee. In viale Aldo Moro si è aperto il toto nomi sul suo successore: mezza giunta ci crede, da Colla a Priolo, fino a Corsini. Summit di Tosiani con Taruffi e tutti i segretari provinciali dem. (Silvia Bignami, Repubblica)
Il Premio Nobel Giorgio Parisi: “L’Intelligenza artificiale va governata”. A Repubblica delle Idee il fisico ragiona sui nuovi scenari. E sul caso Scurati dice: “Il governo ha una concezione del servizio pubblico come personale”. “Le macchine non sono oggetti mitologici. Il loro meccanismo va governato”. (Bianca De Fazio, Repubblica)
Gino Cecchettin: “Avevo voglia di vendetta, penso a Giulia e mi passa. Ora lavoro per combattere la violenza di genere”. A Repubblica delle Idee l’incontro con il padre della studentessa di 22 anni uccisa dall’ex fidanzato. (Antonio Di Costanzo, Repubblica)
Speranza confessa il pressing sui pm: non sequestrate i vaccini dopo i danni. L’uomo dei lockdown: in seguito alla morte di un militare trattato con Astrazeneca, lui e Magrini (Aifa) concordarono la necessità di «interloquire» con la magistratura pur di non fermare la macchina delle inoculazioni. Ecco, parola per parola, cos’ha riferito.
L’11 marzo 2021 alla 1:23 del mattino, Nicola Magrini – all’epoca direttore generale dell’agenzia italiana del farmaco (Aifa) era ancora seduto al computer a mandare email. Una di queste, forse la più rilevante, era diretta a un magistrato. Precisamente a Gaetano Bono, cioè il pubblico ministero della Procura di Siracusa che in quel momento si stava occupando del vaccino Astrazeneca. Bono aveva appena provveduto (il 10 marzo) a stabilire il blocco di un lotto di AstraZeneca in seguito all’indagine sulla morte del militare Stefano Paternò avvenuta il 9 marzo 2021. Bono, lo abbiamo appreso proprio in quei giorni da un articolo del Foglio, non era affatto un pericoloso no vax, anzi tutto il contrario. «Credo nel progresso scientifico. Non si dovrebberoneppure mettere in discussione i benefici del vaccino», disse al giornalista Carmelo Caruso. E aggiunse: «Io credo che in Italia ci sia una minoranza, che è davvero una minoranza, che fa molto rumore e una maggioranza che non vede l’ora di vaccinarsi. Dico di più. Vaccinarsi per me è un dovere civico e sono sicuro che lo è per la gran parte». Insomma, quel magistrato non appariva detto come un nemico della campagna vaccinale gonfio di chissà quali pregiudizi. Tuttavia, Magrini gli scrisse a notte inoltrata «chiedendogli», dopo un «colloquio» preliminare avuto con l’allora ministro Roberto Speranza (destinatario in copia della mail), di sospendere la sua «richiesta di sequestro» del vaccino Astrazeneca. Che questa mail sia stata mandata lo sappiamo grazie all’ottimo lavoro svolto da Fuori dal coro sui cosiddetti Aifa leaks, cioè sugli scambi di mail interni all’agenzia del farmaco. (Francesco Borgonovo, La Verità)
Gli altri temi del giorno
Bruxelles avverte l’Italia sul Pnrr: “Troppi progetti rinviati al 2026”. L’Europarlamento: rischi per il debito pubblico, tagli a sanità e ambiente. Al 31 dicembre scorso l’Italia aveva ricevuto 102,5 miliardi per il Pnrr ma ne ha spesi solo 43. Ha cioè impiegato concretamente solo il 42% dei soldi. Una quota che rappresenta il 22% del totale dei fondi messi a disposizione del nostro Paese fino all’estate del 2026. Un risultato non brillante. E che pone più di un interrogativo sulla capacità del governo di “mettere a terra” i finanziamenti. Anche perché con la revisione del Piano effettuata nei mesi scorsi c’è stato una distribuzione degli impegni e delle riforme verso la fine della validità del NextGenerationEu, ossia il 2026. (Claudio Tito, Repubblica)
Banche centrali: chi taglierà per primo tra Powell e Lagarde? Economisti e mercato scommettono che la Bce si muoverà a giugno, la Fed almeno dopo l’estate. Spinte da inflazione e crescita divergenti. (Vittoria Puledda, Repubblica)
Ma quale green, l’Ue pensa solo all’industria della guerra. Il Green Deal è stato lanciato alla fine del 2019 da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, con l’ambizione di fare dell’Europa il primo continente al mondo a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e ad adottare delle misure per arrestare il declino della biodiversità. Che bilancio stilare, dopo quattro anni? Se per i primi due anni il Parlamento Ue e la Commissione hanno legiferato in diversi settori, l’epidemia di Covid prima e l’invasione russa dell’Ucraina poi hanno finito col modificare l’agenda ecologica di Bruxelles. Inoltre, alcuni Stati membri e dei gruppi politici, tra cui l’estrema destra, ma anche parte del campo liberale e la destra (a cui appartiene la stessa von der Leyen) hanno cominciato ad opporsi in modo sistematico alla politica “verde” dell’Ue. (Amelie Poinssot, Il Fatto Quotidiano)
Green deal, corsa finale Poker di interventi al voto in settimana. Proprio nella settimana di iniziative per la Giornata mondiale della Terra, che ricorre oggi, con gli occhi già puntati alle elezioni dell’8 e 9 giugno, il Parlamento europeo, riunito fino a giovedì 25 nell’ultima seduta plenaria a Strasburgo, si appresta al rush finale sulle norme per mitigare l’impatto ambientale. Nei prossimi giorni infatti verranno votati quattro provvedimenti che rappresentano altrettanti tasselli chiave del pacchetto di norme meglio conosciuto come Green Deal: il regolamento Ecodesign (Espr) e le direttive Corporate social due diligence (Csddd), Ambient air quality and cleaner air for Europe e Packaging and packaging waste. Il piano adottato dalla Commissione nel 2019 per un’Europa più verde si articola in una serie di strategie (come quella sul tessile) e normative su temi trasversali (dai trasporti alle case) e ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto, il regolamento Ecodesign accelera sul fronte della circolarità: aggiorna la direttiva omonima in vigore dal 2009 imponendo dal 2030 la progettazione ecocompatibile, la durabilità e la tracciabilità (attraverso per esempio il passaporto digitale) a quasi tutte le categorie di prodotti, inclusi quelli tessili. (Marta Casadei Alexis Paparo, Il Sole 24 Ore)
Bollette choc del gas. Il caso dei rincari illeciti. Sta arrivando alle famiglie il conto dei consumi invernali Cosa c’è dietro alla stangata per migliaia di clienti Enel Pratiche scorrette nel 2022. Incassi per 1 miliardo in più. L’ultima bolletta alle vecchie condizioni è dunque quella relativa a dicembre 2022/ gennaio 2023, per un importo di 601,74 euro. Poi da febbraio scatta l’aumento unilaterale a 1,48 euro al metro cubo, ma intanto arrivano primavera ed estate. La consapevolezza che qualcosa non va non è immediata, fondamentalmente per tre motivi: 1) verso un operatore storico del Paese come Enel c’è una fiducia di fondo che poi è anche il patrimonio della stessa azienda; 2) il primo pensiero è che la colpa sia sempre della guerra in Ucraina che ha fatto correre i prezzi; 3) il dubbio di base è che magari si è esagerato con i consumi e bisogna fare più attenzione. Ma poi il freddo invernale porta con sé la stangata e, a febbraio 2024, arriva la bolletta relativa a dicembre 2023/gennaio 2024: 2.917,68 euro, a consumi pressoché invariati. Nello stesso periodo è di 0,50 euro la media del prezzo del gas rilevato dall’Autorità di regolazione del settore energia (Arera) nel servizio di maggior tutela. (Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza, Corriere della Sera)
Il Fatto riporta correttamente la posizione della Federazione italiana tabaccai. C’erano una volta i tabaccai, redditizie attività da molti invidiate poiché considerate imprese dai guadagni assicurati. Percentuali su sigarette e lotterie, e poi le vendite di riviste, libri, caramelle, anche giocattoli. Sullo sfondo una strana situazione che coinvolge la rappresentanza della categoria: la principale associazione, la Federazione italiana tabaccai (Fit), intrattiene rapporti societari proprio con le concessionarie di giochi e servizi, come Lotterie Italiane Srl, che gestisce i giochi, e Logista, che si occupa di distribuzione. Sono alcune delle società che si avvantaggiano di quelle severe condizioni imposte dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) e, in generale, dallo Stato. Condizioni alle quali le associazioni di categoria dovrebbero opporsi. Tra i tabaccai sorge allora un dubbio: come può la Fit tutelare le ragioni della categoria se ha interessi nelle aziende concessionarie, cioè la controparte? La legge non lo vieta ma il potenziale conflitto di interessi è evidente, anche se la Fit ha un’altra spiegazione: quelle partecipazioni nelle concessionarie, dice, servono a “presidiarle, monitorarle e orientarle verso obiettivi di soddisfazione della categoria”. (Roberto Rotunno, Il Fatto Quotidiano)
La grande fuga da Wall Street. Anche JP Morgan cambia strada. Il luogo simbolo della finanza americana perde un altro inquilino eccellente. (Michele Farina, Corriere della Sera)
Tesla taglia i prezzi per svuotare i magazzini e rispondere al calo delle vendite. Dopo aver annunciato la riduzione della forza lavoro, l’azienda di Musk mette mano ai listini per recuperare quote di mercato. Il 23 aprile i conti trimestrali. (Repubblica)
«Sanzioni» a un’unità di soldati. Gantz chiama Blinken: ripensaci. Nel mirino il battaglione ultraortodosso. Ancora bombe su Rafah: 22 morti, molti sono minori. Il premier Netanyahu definisce l’eventuale misura «assurda e di basso livello morale». (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Strage di bambini nell’attacco a Rafah. Fosse comuni a Sud. L’operazione israeliana a Rafah non è ancora iniziata, ma nella città meridionale della Striscia già si muore. Secondo fonti palestinesi, in diversi raid dell’aviazione, sono stati uccisi 22 gazawi, 18 dei quali sarebbero minori. Tra i morti una donna incinta: i medici sono riusciti però a far nascere la sua bambina. In particolare, tra le vittime ci sarebbero 15 persone (13 minori e due donne), tutti appartenenti alla stessa famiglia. All’alba di domenica tre persone sono state uccise in un altro raid nel campo profughi di Shabour, sempre nella zona di Rafah. La protezione civile palestinese, secondo quanto riferisce Al Jazeera, ha poi scoperto una fossa comune all’interno dell’ospedale Nasser a Khan Yunis. Recuperati circa 180 corpi, molti dei quali appartenenti a donne e bambini. Alcuni, raccontano i testimoni, erano rinchiusi in sacchi con scritte ebraiche o avevano le mani legate dietro alla schiena. L’ospedale è stato teatro di battaglia tra miliziani ed esercito israeliano. (Nello Del Gatto, La Stampa)
Le manovre geopolitiche sulla guerra a Gaza vanno ormai ben oltre il Medioriente. I vertici di Hamas accusano Israele di rifiutare di accettare Turchia e Russia come garanti di un accordo su Gaza, pur avendo lavorato sia Mosca che Ankara – dicono – «a ogni bozza presentata». Con lo spostamento degli uffici del gruppo palestinese a Istanbul, le cose potrebbero cambiare, e riservare un ruolo centrale alla Turchia. Hamas chiama anche in causa gli Stati Uniti, che hanno appena varato alla Camera un piano di aiuti da 95 miliardi per Israele, Ucraina e Taiwan, e li accusa di aver dato licenza a Israele per «continuare la brutale aggressione» a Gaza. Il capo dell’Idf, d’altra parte, ha approvato ieri i piani continuare il conflitto. La protezione civile palestinese ha comunicato la scoperta di una fossa comune con 180 corpi nell’ospedale Nasser di Khan Younis e un nuovo raid su Rafah ha ucciso 22 palestinesi, tra cui 18 bambini, mentre in Cisgiordania in 14 sono morti nell’operazione di 50 ore al campo profughi di Nur Shams e due adolescenti e una donna uccisi a Ramallah. (Gaia Cesare, Il Giornale)
Trappole e uccisioni sospette, l’Iran indaga alla ricerca di traditori: Israele ha una «talpa» in Siria? I blitz, anche in Libano, hanno eliminato una catena di comando dei Pasdaran. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)
«Non sarà un nuovo Afghanistan» Zelensky ringrazia: ma fate presto. Le parole dopo il voto sugli aiuti Usa. Le difficoltà della distribuzione. Orbán: l’Ue gioca col fuoco. (Marta Serafini, Corriere della Sera)
Paolo Mieli sul Corriere: La svolta degli aiuti americani. Il conflitto in Ucraina e la tela del conservatore Johnson per sbloccare i fondi a Kiev.
Il manager dell’elettricità: «Le bombe hanno distrutto l’80% della produzione». L’ad ucraino: è un ciclo continuo, serve la difesa aerea. (Federico Fubini, Corriere della Sera)
Lo scongelamento del pacchetto militare Usa a sostegno dell’Ucraina ha scatenato reazioni diametralmente opposte sui due lati del fronte. «L’immersione sempre più profonda degli Stati Uniti in una guerra ibrida contro la Russia si tradurrà nello stesso clamoroso e umiliante fiasco avvenuto in Vietnam e Afghanistan», tuona il ministero degli Esteri russo. «Questo aiuto rafforzerà l’Ucraina e invierà un forte segnale al Cremlino: non si tratterà di un secondo Afghanistan», è la replica a distanza di Zelensky. E mentre in un’intervista al canale Nbc il presidente ucraino parla di «una possibilità di vittoria» delle truppe di Kiev se otterranno le armi promesse da Washington, il Cremlino afferma che il sostegno militare americano «arricchirà ulteriormente» gli Usa e «rovinerà ancora di più l’Ucraina, uccidendo ancora più ucraini». (Giuseppe Agliastro, La Stampa)
Contro il partito, ma «dal lato giusto della Storia». Adesso Johnson rischia il posto. New York. Lo speaker uomo chiave del sì ai fondi a Kiev. Il repubblicano ha pensato al figlio cadetto: «Meglio mandare munizioni che uomini». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Assessore ucciso dal vicino con una falce. Lecco, lite per piccoli contrasti: fermato l’assassino. La vittima aveva due figli, lo choc del sindaco: «Un modello». A Esino Lario Beghetto era conosciuto da tutti per l’impegno sociale e l’attività di apicoltore. (Barbara Gerosa e Riccardo Bruno, Corriere della Sera)
“Sono il dottor Averna medico e single”. La maschera sui social di Messina Denaro. Rimasto per anni invisibile, il boss stragista più ricercato d’Italia non aveva resistito alla tentazione di crearsi un falso profilo sia su Facebook che su Instagram. (Salvo Palazzolo, Repubblica)
Luca Fraioli su Repubblica: Giornata della Terra 2024: liberiamo il pianeta dalla plastica. La vera domanda non è quanto ci costerà rinunciarvi, ma quanto spenderemo se continueremo a riversarla nell’atmosfera, nei fiumi e nei mari.
Assalto alle mete turistiche. Il lungo ponte delle regole. Un italiano su tre pronto a spostarsi tra il 25 aprile e l’1 maggio: restrizioni e divieti. A Venezia parte il ticket, sentieri a senso unico nelle Cinque Terre. (Carlotta Lombardo, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista il sovrintendente Stéphane Lissner: «A 70 anni ho avuto un figlio e già gli spiego la Traviata Muti? Non mi risponde mai. Non feci l’università, sono un autodidatta».
Gli Anniversari
1370, prima pietra della Bastiglia
1509, Enrico VIII sale al trono
1516, pubblicato l’Orlando Furioso
1529, fissati i confini tra Spagna e Portogallo
1864, In God We Trust su tutte le monete Usa
1868, si sposano Umberto e Margherita di Savoia
1897, attentato a Umberto I
1912, la Pravda avvia le pubblicazioni
1915, gas asfissianti in guerra: prima volta
1944, Mussolini e Hitler a Salisburgo
1945, Hitler annuncia il suicidio nel bunker
1964, 2001 Odissea nello spazio: al via la sceneggiatura
1967, la Fiat presenta a Torino a 125
1969, primo trapianto umano di occhio
1970, celebrazione del primo Giorno della Terra
1972, Vietnam: proteste in Usa contro la guerra
1974, precipita Boeing 707 in Indonesia: 107 morti
1977, Shimon Peres premier d’Israele
1977, fibra ottica per segnale telefonico: prima volta
1978, debuttano i Blues Brother
1983, Stern: ritrovati i diari di Hitler
1993, Ciampi incaricato del governo
1993, Washington: apre l’Holocaust Memorial Museum
2001, Michele Alboreto muore in Germania
2003, muore a Milano Anna Bonomi Bolchini
2004, scontro tra treni in Corea del Nord: 150 morti
2005, Berlusconi incaricato del governo
2006, Iraq: seconda volta di Talabani presidente
2007, al ballottaggio Sarkozy e Segolene Royale
2011, Benedetto XVI in tv: prima di un papa
Nati oggi
1451, Isabella di Castiglia
1724, Immanuel Kant
1870, Lenin
1904, Robert Oppenheimer
1909, Indro Montanelli e Rita Levi Montalcini
1937, Jack Nicholson
1941, Mara Maionchi
1943, Mario Deaglio
1950, Antonio Calabrò
1953, Simona Izzo
1954, Serena Dandini
1957, Donald Tusk
1972, Anna Falchi
1977, Ambra Angiolini
1982, Kakà (ex calciatore del Milan)
Si festeggiano San Teodoro e San Leonida
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