“I Dieci comandamenti contengono 279 parole, la Dichiarazione d’indipendenza americana 300, le disposizioni della Comunità europea sull’importazione di caramelle esattamente 25.911” (Franz Joseph Strauss)
Victor Orban sta all’Europa come Matteo Salvini sta all’Italia, purtroppo: è l’unico capo di stato europeo che si è congratulato con Putin per le elezioni alla vigilia di un importante Consiglio europeo, quello per il quale la maggioranza da noi prima si è divisa al Senato e poi si è ricompattata per 12 minuti alla Camera e sempre per l’inutile movimentismo del capo della Lega, al quale finalmente i suoi hanno chiesto di fare il congresso entro l’anno. La riunione di Bruxelles dovrebbe decidere sui fondi per la difesa comune, Eurobond e non Eurobomb (quest’ultima parola è il titolo del Manifesto), le armi e le munizioni a Kjiv e quant’altro, visto che l’influente economista tedesco Daniel Gros dice a La Stampa che “l’economia di guerra è una necessità e l’Ue può permettersela più di Mosca”, mentre il francese Yves Meny afferma che “la difesa comune è un miraggio e che vanno mandate truppe al fronte solo se l’Ucraina vacilla”.
Non sono certo decisioni facili per un insieme di Stati abituati a decidere sulla politica agricola o a regolamentare le minuzie e che negli ultimi anni ha mostrato vigore solo per l’inasprimento delle regole ambientali per favorire la Cina sull’elettrico e per mettere nei guai alcune filiere industriali che avevano già rispettato gli obiettivi ecologici, ma il punto è banale: se si vuole fermare Putin bisogna farlo subito in Ucraina e non aspettare che attacchi la Finlandia, come sta minacciando. Le Monde, ripreso dal Fatto (che a proposito del vertice europeo titola “Armiamoci e partiamo” per irridere il militarismo senza militari di Bruxelles), fa sapere che c’è un battaglione in Francia che sarebbe già pronto a partire. Natalie Tocci, sempre su La Stampa (che oggi ha il ventaglio di notizie e opinioni più completo in materia) conclude che “la Russia si è organizzata per una guerra lunga, l’Europa no”. E Zelensky non può che chiedere a Bruxelles di fare presto.
Corriere, Stampa, Messaggero e Fatto aprono dunque sul vertice europeo. Repubblica invece continua a dedicarsi al Comune di Bari che Piantedosi vuol commissariare e sfoggia un duro attacco al ministro dell’Interno dipinto come il signorsì che per aiutare la destra “accontenta gli amici”.
Intanto il sindaco Decaro cambia linea e si dice disposto a collaborare con il ministro, mentre sul Giornale il sottosegretario Molteni getta acqua sul fuoco dicendo che la sinistra vuol commissariare solo le amministrazioni di centrodestra e che a Bari “si vuol tutelare i cittadini visto che nel mirino ci sono i boss e non gli amministratori”.
Va sulla prima pagina del Wall Street Journal e all’interno in altri grandi giornali internazionali la foto di Giorgia Meloni che si copre la testa con la giacca per dissentire dalla parole del verde Bonelli alla Camera. Dura, un pò più del necessario, la vignetta di Giannelli sul Corriere: raffigura le premier che parla alla Ue e chi la ascolta che si copre la testa con la giacca.
Ancora Repubblica è l’unica a mettere in prima pagina il confronto Orsini-Garrone per la presidenza di Confindustria e, insieme a quello parallelo de La Stampa, offre anche un commento abbastanza banale sulla faccenda, forse perchè l’editore ex Fiat non è più in Confindustria da anni. Ieri i due candidati hanno presentato i loro programmi (Orsini a braccio e con empatia, Garrone leggendo il suo compitino) e, a detta di chi c’era, se si fosse votato ieri il primo avrebbe stravinto. Entrambi hanno sorvolato su quanto c’è da rifare in Confindustria, soffermandosi solo sulla punta dell’iceberg, cioè l’incidenza sulle decisioni europee e il rilancio del Centro Studi. Entrambi hanno chiesto unità. Montezemolo (che intanto secondo Repubblica ha perso alcune decine di milioni in investimenti sbagliati e ha chiesto 50 milioni di risarcimento a chi li aveva affidati) fa sapere che “in Confindustria “si va per servire e non per servirsene”, trasparente tentativo di aiutare Garrone e castigare Gozzi. Emma Marcegaglia, principale sponsor di Garrone, pare sia andata via d’umore nero.
Resta giustamente sulle prime pagine il dibattito sull’antisemitismo nelle Università, e il Giornale fa sapere che molti docenti non sono d’accordo sulla deriva pro Gaza. Per Ricolfi il Rettore di Torino è stato debole. Federico Rampini nel fondo del Corriere scrive cose giuste: “Gli adulti che credono di aiutare i giovani perdonando ogni impazzimento ideologico, giustificando ogni deriva fanatica, in realtà abdicano alle loro responsabilità e rinunciano a essere degli educatori. In America è ormai disponibile una impressionante mole di studi sull’infelicità di questa Generazione Z. È la più pessimista di tutte. Paga prezzi pesanti anche in termini di patologie: depressioni, tossicodipendenze, suicidi. Non si vede
«il gesto della pistola» contro Vladimir Putin, benché stia mandando tanti giovani russi a morire al fronte. Non lo si vede esibire contro Xi Jinping malgrado la disoccupazione giovanile in Cina abbia superato il 20% (dato ufficiale). Il nostro paradosso è questo. La gioventù occidentale gode di privilegi enormi: non solo il benessere materiale ma libertà senza precedenti nella storia. Eppure è infelice perché convinta di vivere nella civiltà più oppressiva, ingiusta, distruttiva e schiavizzante. L’idea di progresso la disgusta. È cieca di fronte al fatto che il resto dell’umanità aspira a condizioni di vita occidentali, e se le conquista copiando la nostra tecnologia e la nostra economia di mercato, o addirittura emigra per migliorare le sue opportunità. Quale mondo immaginario abbiamo raccontato ai ragazzi, noi adulti?”
Il Messaggero mette in prima pagina che in una scuola materna di Roma hanno deciso di non festeggiare più la festa del papa e quella della mamma per tutelare le famiglie Lgbt.
Il Sole si occupa di Borse e oro che “brindano al taglio dei tassi”, mentre la Svizzera è la prima ad abbassarlo all’1,5 per cento. Flavio Cattaneo festeggia il primo anno all’Enel portando l’utile a 6,5 miliardi e gli investimenti a 12 miliardi e si procura l’apertura di quasi tutte le pagine economiche.
L’Italia a Miami batte a fatica il Venezuela con due reti di Retegui, il centravanti del Genoa italianizzato. Donnarumma para un rigore.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Bond per la difesa, la Ue è divisa al Consiglio europeo. Zelensky: non perdete tempo. Il leader di Kiev: «Umiliante per l’Europa la scarsa fornitura». Aperture sull’uso degli extraprofitti delle riserve russe. E Orbán si complimenta con Putin. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
I 27 varano il piano di emergenza: “Preparare i cittadini al conflitto”. Un Consiglio di guerra in cui si è sottolineata la necessità di ampliare la produzione militare comune, anche ricorrendo agli Eurobond, proposta di Emmanuel Macron e, secondo indiscrezioni, sostenuta da Estonia, Grecia, Cipro, Polonia, Belgio e anche dall’Italia con la contrarietà dei “frugali”, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Finlandia, Austria e Germania. Sul tavolo anche, come rivelato dal Financial Times, l’ipotesi di istituire una “task force legale” che riveda la norma dei Trattati che impedisce al bilancio comune di finanziare “operazioni che hanno implicazioni militari o di difesa”. Unica voce dissonante, a quanto si apprende nel momento in cui scriviamo in assenza di una dichiarazione ufficiale, il solito Viktor Orbán che avrebbe bloccato la tranche di 500 milioni di euro all’Ucraina. La bozza del testo conclusivo, del resto, propone alla Commissione “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”. Pronti alla guerra, dunque, nonostante alcuni distinguo come quello di Borrell: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente, la guerra non è imminente in Europa”. (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)
Strettoia per Meloni, Europa senza un piano per superare i veti e gli interessi nazionali. Ieri pomeriggio il capo del governo ucraino si è detto umiliato per non avere munizioni sufficienti per rispingere l’offensiva russa, ma il Consiglio europeo si è concentrato su circa 3 miliardi di euro l’anno di interessi dei fondi congelati russi nella banche europee per finanziare, con il contagocce, la resistenza ucraina. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
Sempre ieri, a Subiaco, c’è stata una riunione dei Conservatori europei, il gruppo dell’Europarlamento presieduto fino a poco tempo fa dalla premier, che ha svelato dissensi rispetto alla linea meloniana di appoggio alla ricandidatura della Von der Leyen alla presidenza della Commissione anche per la prossima legislatura, un’ambizione messa a rischio dalla forte presenza di franchi tiratori nel voto del Ppe per la designazione. In un’intervista a Huffington Post Jorge Buxadè, a nome di Vox, il partito sovranista dell’estrema destra spagnola che coltiva buoni rapporti con Meloni, ha detto che mai e poi mai Vox voterebbe a favore della riconferma di VdL. Altre divergenze potrebbero nascere se il vertice, in cui la premier parlerà oggi, dovesse concludersi con l’approvazione di nuovi eurobond, argomento centrale dell’ordine del giorno: ma si tratta di un’eventualità remota, dato che la Germania è contraria. Meloni alla fine confermerà le posizioni già espresse alla Camera su Ucraina, Israele e Putin, senza il rischio di trovarsi in un contesto troppo europeista che finirebbe a scoprirle il fianco rispetto a Salvini.(Marcello Sorgi, La Stampa)
Con Orbán per riavvicinare Trump: il piano d’emergenza di Meloni. Costretta dal ruolo di governo a curare i rapporti con Biden, la premier studia la road map in caso di ribaltone in America. (Claudio Tito, Repubblica)
«Putin forse negozierà dopo il voto Usa. Ma va fermato prima». Parla Pojar, consigliere ceco per la Sicurezza: «I russi attaccano quando vedono debolezza». (Federico Thoman, Corriere della Sera)
Mosca torna a bombardare Kiev: oltre 30 missili sulla capitale. La Russia torna a mettere Kiev nel mirino della sua artiglieria: ieri, prima dell’alba, oltre trenta missili sono stati lanciati contro la capitale dell’Ucraina. Un attacco che ha riacceso il clima di terrore delle fasi iniziali della guerra e ha ricordato alle cancellerie europee la drammaticità della situazione. Mosca ha deciso di “salutare” in questo modo il viaggio a Kiev del consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, in visita nella capitale qualche ora prima del bombardamento. Il giorno prima, il leader del Cremlino, Vladimir Putin, aveva annunciato ritorsioni per i recenti attacchi aerei ucraini sulla regione di confine russa di Belgorod, che hanno messo in forte imbarazzo il regime. (Il Sole 24 Ore)
Gaza, Blinken ci riprova: intesa possibile. Lettera di 67 funzionari a Biden: minata la credibilità Usa. Tregua, pronta una bozza di risoluzione all’Onu. Nel piano di Washington un cessate il fuoco di sei settimane per mandare aiuti. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)
Kepel e gli «Olocausti»: «Tema che divide tutti e toglie sostegno a Israele, percepito come ostile». Il politologo anticipa il suo saggio: Netanyahu sbaglia. Bibi ha sottovalutato il pericolo di far crescere Hamas e rifiuta la formula dei due Stati. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Al-Sisi: «Mai palestinesi fuori dalla loro terra».«Garantire l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza e respingere in qualsiasi modo lo spostamento dei palestinesi dalle loro terre»: questi i principi più importanti su cui Usa ed Egitto concordano, nello sforzo comune di arrivare a un cessate il fuoco. Lo ha affermato il portavoce della presidenza egiziana subito dopo l’incontro del segretario di Stato Antony Blinken con il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Il segretario di Stato americano che oggi arriva in Israele è alla sua sesta missione in Medio Oriente dallo scoppio della guerra. Blinken al Cairo ieri si è unito al vertice dei ministri degli Esteri di Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Emirati Arabi Uniti, presente il segretario generale del Comitato Esecutivo dell’Anp. (Il Sole 24 Ore)
Tronchetti Provera batte un colpo: “L’Europa non unita va verso il declino”. Qualsiasi spinta sovranista dovrà fare i conti con la crescita economica. Il golden power ha tutelato la nostra tecnologia e l’indipendenza. (Giovanni Pons, Corriere della Sera)
Israele, le tensioni nelle università «I rettori decideranno le misure». Tre ore di incontro con la ministra Bernini. Il no degli atenei a maggiori controlli di polizia. (Valentina Santarpia, Corriere della Sera)
Tra gli studenti più arrabbiati (ma il Sessantotto era un’altra cosa). Nei corridoi dell’Università di Torino: sostenitori di Hamas e blitz anti patriarcato. «Intolleranti? Le figure a cui è stato impedito di parlare sono di parte quanto noi». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Decaro, l’abbraccio di Schlein e Conte. Ma la maggioranza va all’attacco. Due rappresentanti del clan Parisi intercettati mentre parlano del sindaco: non dà niente. La prossima settimana iniziano i lavori della commissione ministeriale. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
I clan contro Decaro “Quello non dà niente” E i pm lo archiviano. In un’intercettazione la prova dell’estraneità del sindaco di Bari tirato in ballo da un pentito per un patto pre- elettorale ritenuto infondato. I boss sul centrodestra: danno un sacco di soldi. (Chiara Spagnolo, Repubblica)
Ricci: “Vergogna l’ispezione a Bari contro Decaro. La destra alla ragion di Stato preferisce la ragione di partito”. Il sindaco dem di Pesaro e presidente delle autonomie locali difende il collega pugliese: “È un simbolo della lotta per la legalità”. (Giovanna Casadio, Repubblica)
Salvini per Trump: il popolo decide. Tutti i forfait al raduno sovranista. Alla convention con i partiti di Id mancheranno i governatori, Romeo e Centinaio. «Il 99% del mio impegno al Mit. Vannacci? Vedremo. A me farebbe piacere». (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Un manifesto che conferma il conflitto con l’Europa. Premesso che Giorgia Meloni «è un’amica»; che al Senato quando parlava la premier non è andato perché il ministero assorbe «il 99 per cento del mio tempo»; e che il governo «durerà altri quattro anni», Matteo Salvini ieri ha ufficializzato una campagna elettorale della Lega non solo in competizione ma quasi in conflitto con gli alleati: sulla politica estera. La tregua dei giorni scorsi è una facciata dietro la quale si accentuano percorsi divergenti.
Francesco Merlo su Repubblica: Il codice delle faccette. La premier con la sua mimica finisce sulla prima pagina del Wall Street Journal.
Dal Capitano Ultimo al sindaco del sisma, la squadra di Cateno. Le scintille con Renzi. La campagna di De Luca, leader di Sud chiama Nord. Domani il primo evento «Lo slogan sarà Roma ladrona, quello che la Lega non può più dire». (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
Aveva delle certezze, Matteo Salvini, sulle quali fino a poche settimane fa poteva fare cieco affidamento. La compattezza granitica dei gruppi parlamentari, per dirne una. Erano la sua forza più grande. Fedeli, un tutt’uno con il capo. Adesso, invece, gli si stanno sgretolando davanti agli occhi. Per la prima volta, deputati e senatori leghisti appaiono pubblicamente distanti, scontenti, mal sintonizzati con il vertice del partito. Anche per questo, Salvini aveva bisogno di convocare ieri un consiglio federale della Lega a Roma, e non come sempre nel quartier generale di via Bellerio a Milano. Da qui, dopo tre ore e mezza di vertice, il leader annuncia prima la squadra che lavorerà al programma per le Europee, composta dai capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Fedriga, dal ministro Giancarlo Giorgetti e dal governatore Massimiliano Fedriga. Un modo per tenere tutti uniti, sulla stessa barca, fino al fatidico voto di giugno. Poi, l’altro annuncio: una volta superato lo scoglio delle elezioni europee, in Autunno arriverà il momento del congresso federale per mettere in gioco la leadership del partito. In questo percorso verso il redde rationem finale, Salvini vuole mettere ordine, procedere lungo un percorso che lui ha disegnato per provare a limitare i danni da schegge impazzite. D’altronde, il nervosismo nelle truppe sta salendo da settimane. (Federico Capurso, La Stampa)
Maxisequestro ai coniugi Dell’Utri «Non dichiarati 42 milioni». I figli di Berlusconi dovranno dare allo Stato una parte dell’eredità destinata all’amico. Se a Firenze è arrivato l’ok alla richiesta, a Palermo è stata respinta la confisca. (Antonella Mollica, Corriere della Sera) I pm: quei soldi furono versati per pagare il silenzio dell’ex senatore. Il legame con l’indagine sulle stragi. L’ipotesi del «ricatto» al leader di FI sulle bombe e i rapporti con la mafia. È la quarta inchiesta, dopo tre archiviazioni, che ora attende la conclusione. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
L’eterna indagine fiorentina su Marcello Dell’Utri in versione bombarolo, e finché era vivo su Silvio Berlusconi, ritorna con un maxisequestro. Più di 10 milioni di euro, provenienti dai conti dell’ex senatore e dell’ex moglie Miranda Ratti. I pm si attaccano a un dettaglio: i condannati per mafia, e Dell’Utri lo è per concorso esterno, devono segnalare per i dieci anni successivi alla sentenza le variazioni patrimoniali. Lui non l’avrebbe fatto e i pm Luca Turco e Luca Tescaroli conteggiano complessivamente 42 milioni non evidenziati. Ma solo dieci solo quelli che possono essere aggrediti con un sequestro preventivo finalizzato alla confisca. (Stefano Zurlo, Il Giornale)
Fassino e il Salone del Libro «Io assolto pienamente dopo 10 anni di sospetti». Torino, fatti prescritti ma i giudici si pronunciano sull’ex sindaco. La sentenza rende giustizia al mio operato. Mi venivano rivolte solo accuse infondate. (Simona Lorenzetti, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Guerra degli iPhone, causa Usa a Apple. Il governo americano porta Apple in tribunale prendendo di mira l’ecosistema iPhone. Il dipartimento di Giustizia e i procuratori generali di 16 stati Usa hanno avviato un’azione legale contro Cupertino con l’accusa aver infranto le regole antitrust, bloccando gli sviluppatori di software e le società di videogiochi dall’offrire opzioni migliori per l’iPhone, e causando quindi prezzi più alti per i consumatori. La società, secondo l’accusa, ha di fatto usato il suo potere per limitare la concorrenza. Per il ministro della Giustizia Merrick Garland «se la situazione non verrà messa in discussione, l’azienda continuerà a consolidare il suo monopolio sugli smartphone».(Valeria Robecco, Il Giornale)
Così l’America fa causa alla Apple «L’impero iPhone è un monopolio». Il dipartimento di Giustizia e 16 procuratori: violate le regole antitrust. L’azienda si difende. (Michela Rovelli, Corriere della Sera) Attacco al cuore di Cupertino (con molti anni di ritardo): risveglio populista di Biden? Le altre azioni contro big tech e la stagione elettorale. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Dall’Africa a New York, ecco la rotta dei migranti che evita il Mediterraneo. Il racconto. Solo lo scorso anno 58 mila persone sono entrate negli Usa con voli atterrati in America Centrale. (Arianna Farinelli, Repubblica)
La svolta di Neuralink «Sono paralizzato ma con i chip di Musk posso giocare a scacchi». Arbaugh, il primo paziente: sposto i pezzi col pensiero. «Sveglio fino all’alba con un videogioco che non potevo più usare in autonomia». (M. Ro., Corriere della Sera)
Il rene di maiale trapiantato su un paziente ancora in vita. È il primo caso al mondo. L’organo è stato modificato geneticamente. (Ruggiero Corcella, Corriere della Sera)
Così Speranza e il Cts hanno giocato sulla pelle dei ragazzi. Dalle riunioni degli «esperti» emerge la faciloneria con cui furono autorizzate vaccinazioni a tappeto malgrado la consapevolezza che per i giovani i rischi superavano i benefici. Nelle riunioni in cui viene data l’autorizzazione agli Open Days c’è altro infatti all’ordine del giorno. C’è, ad esempio, l’ok all’uso di Astrazeneca nella campagna vaccinale «ordinaria» a chi si trova nella fascia tra i 50 e i 59 anni pur essendo, fino a quel momento, il vaccino indicato solo per chi aveva più di 60 anni (e nonostante l’Aifa e l’Ema avessero autorizzato la punturina inglese a tutti gli over 18 e nonostante, a quel tempo, fosse già morta a Genova proprio per la Vitt la docente Francesca Tuscano, deceduta il 4 aprile 2021). Eppure a leggere i verbali del Cts c’era ben più di un dubbio sull’estensione agli infracinquantenni della fiala di Oxford. (Simone Di Meo e Alessandro Rico, La Verità)
Piano Anas da 44 miliardi, ma la metà degli investimenti non è finanziata. Salvini festeggia e “batte” Meloni. Il ministro delle Infrastrutture presenta il Contratto di programma 2021-2025. La Ragioneria avverte: “La metà degli investimenti non è finanziata”. La gaffe sulla bollinatura del sottosegretario Morelli. (Giuseppe Colombo, Repubblica)
Svizzera prima a tagliare i tassi, il costo del denaro scende all’1,5%. La Banca nazionale svizzera anticipa gli altri maggiori istituti centrali e taglia il tasso di interesse di riferimento. Una mossa che ha sorpreso buona parte degli analisti – l’ipotesi più gettonata alla vigilia era infatti quella di un prolungamento dello stallo per alcuni mesi – e che la Bns ha motivato con i successi già raggiunti nella Confederazione per la battaglia contro l’inflazione. Il tasso guida sul franco scende quindi di 0,25 punti, dall’1,75% all’1,50%. Bruciando nei tempi la Fed e la Bce, la Bns conclude così la fase iniziata nel giugno del 2022, caratterizzata da cinque aumenti dei tassi in un anno (da -0,75% a 1,75% appunto) e poi da una posizione di attesa dall’estate scorsa. (Lino Terlizzi, Il Sole 24 Ore)
«Cinque miliardi per l’idrogeno. Economia circolare, Italia Paese leader». La viceministra Gava all’incontro di Rcs Academy. Dai pagamenti digitali alla svolta per le piccole e medie imprese, la transizione accelera. (Diana Cavalcoli, Corriere della Sera)
«La tradiva, poi le dava della pazza». La sorella di Giulia e il killer in aula. Milano, il delitto Tramontano. «Lei scoprì dell’altra grazie alle cuffiette dello smartphone». (Giuseppe Guastella e Cesare Giuzzi, Corriere della Sera)
«Lui non ha accettato che gli dicessi di no. Siffredi è stato pesante e ora sa di rischiare». La giornalista che l’ha denunciato: mi ha perseguitata. Festeggiava il compleanno ed è una sua fan, così le ho chiesto di venire. La foto insieme alla fine dell’intervista? Capita spesso con i personaggi celebri. (Fulvio Fiano, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Giuliana De Sio: «Io e mia sorella Teresa in balia di una madre alcolista e infelice. Ho provato a restare incinta con tutti gli uomini che ho avuto». Repubblica intervista Gianna Nannini: “Cercavo la mia anima, così è nato il nuovo disco. Sono nata senza genere, non ho categorie”. “Senza memoria si ripiomba nel baratro”. In occasione degli ottant’anni dell’eccidio delle Fosse Ardeatine il maestro Riccardo Muti dirige domenica a Roma la sinfonia N.9 di Schuman dedicata proprio all’uccisione di 335 uomini da parte dei nazisti. (Ottavio Ragone, Repubblica)
Gli Anniversari
1450, s’insedia a Milano Francesco Sforza
1457, Gutenberg stampa il primo libro: la Bibbia
1622, gli indiani Algonchini uccidono 37 inglesi
1765, il parlamento britannico approva lo Stamp Act
1796, Stato Pontificio: in servizio il boia Mastro Titta
1831, istituita la Legione Straniera
1832, muore a Weimar Wolfgang Goethe
1841, brevettato l’amido di mais
1848, terminano le Cinque giornate di Milano
1871, primo caso d’impeachment negli Usa
1882, Edmunds Act: gli Usa bandiscono la poligamia
1885, Re Umberto I posa la prima pietra del Vittoriano
1888, nasce la Lega di calcio inglese
1895, i fratelli Lumière proiettano il loro primo film
1939, Hitler occupa il distretto sul mar Baltico
1944, eccidio di Montalto: 32 giovani fucilati da nazisti
1945, fondata a Il Cairo la Lega Araba
1958, Arabia Saudita: Faisal diviene re
1960, brevettato il primo laser
1963, pubblicato il primo album dei Beatles
1965, Ceausescu segretario per Pc romeno
1975, aborto: conferenza organizzativa per il referendum
1975, Usa: incendio in Alabama di un reattore nucleare
1976, arrestato Lefebvre per il caso Lockheed
1979, Marghera: 3 morti al petrolchimico
1986, muore nel carcere di Voghera Michele Sindona
1990, petroliera affondata: assolto il comandante della Exxon
1993, la Intel lancia il processore Pentium
1994, Montanelli lancia La Voce
2001, ammissibile il referendum sul federalismo
2004, ucciso il fondatore di Hamas Ahmed Yassin
2013, indagato Sarkozy per presunti finanziamenti illeciti
Nati oggi
1599, Antoon Van Dyck
1887, Chico Marx
1921, Nino Manfredi
1923, Marcel Marceau
1926, Franca Falcucci
1935, Lea Pericoli
1936, Betty Curtis
1940, Fausto Bertinotti
1943, George Benson
1949, Piero Ichino e Bruno Manfellotto
1966, Giulia Bongiorno
1967, Mario Cipollini
1971, Nico Piro
Si festeggiano San Benvenuto e Santa Lea
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