“Scudetto all’Inter ma Inzaghi smorza le polemiche: “non metterò il nome nel simbolo” (Luca Bottura su La Stampa)
I giornali vicini alla destra si “vendono” uno degli ultimi decreti attuativi della riforma fiscale, nel quale più avanti, nella legge di bilancio secondo il Sole, verrà inserito l’alleggerimento fiscale di 80 euro per i redditi da lavoro dipendente sino a 15 mila euro. Lo fa anche il Messaggero, sempre attento a valorizzare le scelte popolari del governo. E’ il modello Renzi del 2014, quando poi alle elezioni europee del 2014 il Pd prese oltre il 40 per cento, picco massimo della sua storia. Il decreto contiene anche molte norme che riguardano gli autonomi e le imprese, a cominciare dalla tassazione dei premi di produttività che però ora vengono legati alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale dell’impresa.
L’altro grande tema di giornata è la retromarcia di Elly Schlein: non mette più il proprio nome nel logo del Pd per le europee e non si candida più in tutte le circoscrizioni. La cosa fa felice soprattutto il Fatto (che può pompare Conte senza ricordare la sconfitta in Basilicata) da una parte e Libero dall’altra, che titola “L’hanno vista sparire” in riferimento al “non l’hanno vista arrivare” di quando è stata eletta segretaria del Pd. Intanto in Basilicata la destra, come previsto, vince facile e la cosa viene un pò minimizzata soprattutto da Repubblica, che invece tiene vivo il caso Scurati (e al 25 aprile mancano ancora due giorni), chiaro esempio di pasticcio dei meloniani che guidano la Rai. Giampaolo Rossi, il direttore generale che dovrebbe avvicendare l’attuale ad tra un mese si chiama fuori e il cerino resta in mano a Corsini, capo dei cosiddetti Approfondimenti. Cerasa sul Foglio ne approfitta per scrivere che i veri fascisti oggi sono Putin da una parte e l’integralismo islamico dall’altra.
Intanto ci sono molte notizie sull’andamento preoccupante dei conti pubblici: il deficit sale al 7,4 per cento, record europeo, e per Giorgetti l’imputato è sempre il Superbonus. C’è poi l’incognita sul taglio del cuneo fiscale per il 2025: il Corriere scrive che servono 11 miliardi che oggi nel bilancio non ci sono. Nocivelli come capo di Anima (oltre che come nuovo vicepresidente di Confindustria) parla con il Sole e chiede di accelerare su Industria 5.0, altrimenti si rischia il blocco degli investimenti. Di Vico sul Foglio parla con l’Ucimu e racconta “Transizione 5.0 in zona Tafazzi”.
Nella notte Palenzona dovrebbe aver rattoppato le crepe della Fondazione Crt sacrificando il suo segretario generale, Varese. La Stampa lo attacca, gli altri giornali sono più equilibrati. Vivendi intanto dà via libera alla riconferma di Labriola come ad di Tim. Mirafiori chiude fino all’autunno. La proprietà francese di Bnl conferma due donne al vertice, Cattani presidente e Goitini capo azienda, l’Istituto europeo di oncologia conferma Cimbri presidente. Andrea Mignanelli lascia la guida di Cerved. Antonio Martusciello è il nuovo presidente di Audiradio. Sassoli de Bianchi guiderà Auditel.
Il Sole scrive che nel 2023 18 milioni di italiani hanno utilizzato i pronto soccorso degli ospedali, ma 4 milioni potevano evitarlo se i medici di famiglia e l’assistenza domiciliare fossero stati più efficienti, ora si spera nelle Case di comunità.
Ovviamente, le guerre in corso hanno gonfiato la spesa per le armi. Il rapporto annuale del Stockholm Institute for Peace Research (Sipri) indica che le spese militari globali hanno raggiunto il livello più alto mai registrato a 2.443 miliardi di dollari nel 2023, un aumento del 6,8% rispetto al 2022, pari a quasi il Pil annuo della Francia, evidenziando un mondo in crescente riarmo. I conflitti globali, inclusa la guerra in Ucraina e la tensione in Asia, sono alla base di questa escalation, mentre Stati Uniti e Cina guidano le spese con circa il 50% del totale; il report sottolinea anche il notevole aumento dei budget militari di molti paesi europei e asiatici in risposta alle minacce regionali e globali.
Angelo Panebianco sul Corriere scrive che la possibilità di dare il via a una difesa europea dipende dalle risorse disponibili e dalla volontà dei governi. Tanti europei sembrano incapaci di accettare il fatto che la sicurezza non è una condizione naturale né un regalo elargito loro da qualche divinità di cui potranno beneficiare in definitivamente. Essere pacifista ci si sente buoni. Ma la pace, quando c’è, non è il frutto della mansuetudine. Se c’è la pace vuol dire che qualcuno dispone delle armi per difenderla e imporla. C’è pace finché prevalgono certe condizioni politiche e certi equilibri militari. È necessario perciò che i governi europei s’impegnino nella sicurezza dell’Europa.
Domenico Quirico su La Stampa ritiene che il pacifismo sia fallito. La guerra sta diventando silenziosamente una morale stabile oltre che un’economia stabile, una deforme religione di Stato, anche di quelli democratici. Il fragore delle stragi e il numero dei morti, non appaiono più sacrilegi.
Sergio Mattarella sostiene che il sistema finanziario dell’Unione europea va completato. Oggi è monco. Un sistema finanziario non completo non può reggere a lungo, altrimenti crolla travolgendo anche l’economia dei Paesi membri. Le altre due riforme indicate dal Capo dello Stato riguardano le modalità del processo decisionale dell’Unione e la difesa comune. Inoltre ci sono riforme di carattere economico per aumentare la capacità competitiva dell’Unione, per essere più presente con propri campioni nei settori strategici.
È doveroso attendere l’esito del processo che la giustizia ha avviato, ma sta diventando un brutto film troppe volte visto: c’è un’inchiesta per maltrattamenti gravi in un istituto carcerario per minorenni, e tredici agenti sono stati arrestati. Le pagine dell’ordinanza sono un grave colpo per chi ha a cuore, scrive Mauro Palma su La Stampa, la qualità democratica delle nostre istituzioni.
Intanto per il Nord Italia lo scenario demografico è allarmante: si va verso una diminuzione di 3,2 milioni delle persone in età di lavoro entro il 2040 e di 2,4 milioni di lavoratori. Questo si traduce in drammatiche carenze di occupati nelle grandi regioni settentrionali. Gli effetti della denatalità si faranno sentire maggiormente nei prossimi dieci anni.
L’Inter vince il ventesimo scudetto battendo il Milan a San Siro. La Roma perde in casa con il Bologna.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Tasse sul reddito, tredicesime e premi di produttività. Ecco le modifiche allo studio. Il viceministro Leo: le bozze per il decreto Irpef ancora in elaborazione. Potrebbe salire al 10% l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività. (Andrea Ducci e Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)
Giorgetti: Superbonus nato male. Si va verso una nuova stretta. L’Istat alza il deficit al 7,4%. Ma il ministro: risanamento alla nostra portata. Confermata l’intenzione di estendere a 10 anni la durata delle detrazioni. Per l’Ufficio di Bilancio esistono «criticità sul Pnrr»: c’è il rischio di strozzature nell’offerta. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Deficit al 7,4%, record Ue. “È colpa del Superbonus” Bankitalia: “Basta errori”. Eurostat corregge le stime del governo e fissa il deficit del 2023 al 7,4% anziché al 7,2% indicato nel documento di economia e finanza del 5 aprile. Si tratta del dato in assoluto più alto di tutta l’Unione e, come ha spiegato ieri l’Istat in audizione in Parlamento, la colpa è tutta del Superbonus e dei dati della fine di sconto in fattura e cessione dei crediti elaborati in ritardo rispetto alla presentazione del Def. Ieri sera, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’ha definita «una misura nata storta», una «macchina infernale, che si è mangiata un anno di spesa sanitaria» e su cui si è dovuto intervenire per evitare il peggio. Il rialzo delle stime del disavanzo, ha poi spiegato, non avrà effetti sul Def ma inciderà sul debito sino a tutto il 2026. Ma «non è solo colpa della Ragioneria: è una responsabilità diffusa. Fin dalla gestazione in tanti non hanno capito dove si poteva arrivare con questa “moneta fiscale”». (Paolo Baroni, La Stampa)
Def, Bankitalia: “Rischi al ribasso su crescita, Pnrr decisivo”. Dubbi su proroga del taglio cuneo. Cgil: “Mancano 25 miliardi”. Brunetta: “No slittamenti del Pnrr”. L’indebitamento peggiora al 7,4% nel 2023 per il Superbonus. Istat: “Pesano incertezza sull’evoluzione dell’economia”. (Repubblica)
Basilicata, il bis di Bardi. Sconfitto il campo largo. La lista di Calenda e quella vicina a Renzi, collegate al centrodestra, superano il 15%. Meloni: vittoria di tutti noi. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera) L’emozione dell’ex generale che dedica la vittoria a Silvio «Possiamo brindare?». Il neo governatore: qui può essere un laboratorio. Chiamano i leader nazionali. E il vincitore promette che trasferirà la residenza da Napoli. (Virginia Piccolillo)
Boomerang del centrosinistra. E la maggioranza ora teme solo autogol e «fuoco amico». I problemi per la coalizione sono interni, a partire dall’incognita Lega. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Così Forza Italia «stacca» la Lega. Tajani: incoraggiante per giugno. Gli azzurri oltre il 12%: guadagnano consensi mentre l’alleato è cinque punti sotto. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
«Abbiamo la fiducia degli elettori. Nessun riequilibrio dopo le Europee». Lollobrigida: Rai, noi intervenuti meno di altri.
«Non mi candiderò. Se lo deciderà, sarà Giorgia Meloni il volto del nostro partito». (Paola Di Caro, Corriere della Sera)
Il tonfo del Movimento e la tenuta del Pd. L’asse non decolla. Subito scintille tra gli alleati sulle ragioni della sconfitta. Picierno: errori nella composizione della coalizione. La replica M5S: è facile dirlo ora. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: La vittoria netta (e le tensioni che arriveranno). Il voto in Basilicata e gli equilibri. Il successo del centrodestra. La coalizione Pd-M5S non decolla. Per entrambi gli schieramenti ci sono però questioni da risolvere.
«La scelta sul simbolo? È un voto spartiacque, Elly un valore aggiunto». Boccia: nel nostro partito si discute a tutti i livelli. Sono stati mobilitati 4.500 circoli e importanti personalità della società civile. Quale sarebbe un risultato positivo? Che il Pd riesca a essere la prima o seconda delegazione del gruppo S&D. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Schlein, come non detto “Il nome nel simbolo una proposta divisiva”. Basta scorrere i messaggi che piovono su Instagram mentre Elly Schlein presenta in diretta i candidati Pd per le elezioni europee. La maggior parte, con accenti diversi, contiene una richiesta precisa: «Non mettere il tuo nome nel simbolo». La segretaria ha capito già dal giorno prima che l’idea non ha fatto breccia e portarla comunque avanti sarebbe una forzatura eccessiva. Così, dopo aver snocciolato i nomi che andranno a comporre le liste, dispensato ringraziamenti e parole di stima (per molti, non per tutti), arriva al punto, riconoscendo che la proposta di scrivere “Schlein” nel logo elettorale «è sembrata più divisiva che rafforzativa».
Quindi, come non detto: «Ringrazio chi ha fatto quella proposta, ma il contributo migliore che posso dare a questa squadra, lo posso dare correndo assieme alla lista». Va precisato che la proposta in Direzione, formalmente, l’ha fatta Stefano Bonaccini, in veste di presidente del partito e in virtù di un accordo tra lui e la segretaria. (Niccolò Carratelli, La Stampa)
Più debole nella sfida con Meloni. Ci sono diversi modi per spiegare la rinuncia di Schlein a inserire il suo nome nel simbolo del Pd per le Europee. Il primo è il suo: non voleva essere «divisiva», e vista l’accoglienza che la proposta aveva ricevuto domenica, con perplessità a diverso titolo e al più alto livello del partito, ha preferito ritirarla. Il secondo è il rifiuto, condiviso da tutti e non da oggi, del “partito personale” introdotto storicamente da Berlusconi, il cui nome, a un anno dalla morte, ancora campeggia nel simbolo di Forza Italia, mantenendo una forza iconica di richiamo. Il terzo – e qui entriamo nella partita interna di potere di un Pd che non ha ancora digerito la vittoria di Schlein nei gazebo congressuali – è che tutti vogliono che il partito abbia un buon risultato, ma non così forte da assicurare a Schlein una lunga e indiscutibile permanenza al suo posto. Le è stato spiegato che le eccezioni alla regola del nome nel simbolo – Veltroni, Prodi – erano giustificate dalla corsa per la premiership, mentre alle europee si corre per il Parlamento di Strasburgo. (Marcello Sorgi, La Stampa)
Prodi e la leader: io non sono un suggeritore, il Pd dia l’esempio. Per il Professore il suo non è un attacco. Ma Elly non lo aveva avvisato della scelta. La diversità di vedute e la soddisfazione per il fatto che il nome non sia più nel logo. (Marco Ascione, Corriere della Sera)
Caso Scurati, c’è un’istruttoria Rai. I vertici convocati in Vigilanza. Usigrai-Fnsi: si chiarisca il ruolo di Meloni. Bonelli: esposto alla Ue. Critico il Financial Times. (A. Bac., Corriere della Sera)
La vera storia Rai-Scurati: “Pagato”, “No, verrà gratis”. Mettere in fila i fatti del caso Scurati – la cui partecipazione al programma Chesarà… di sabato è saltata all’ultimo minuto – è l’unico modo per fare ordine tra le diverse versioni. La conduttrice Rai Serena Bortone parla di censura politica, Viale Mazzini si difende sostenendo di aver ricevuto l’ok alla partecipazione gratuita dello scrittore e di non aver mai sollevato obiezioni sul monologo. Che cosa è andato storto e come si è arrivati allo stop? È il giorno prima della prevista messa in onda della puntata con ospite Scurati (sabato alle 20.15). Verso l’ora di pranzo, la redazione di Chesarà… riceve il monologo che lo scrittore leggerà in studio. A quel punto, Bortone e il suo staff lo inoltrano alla Direzione Approfondimento guidata da Paolo Corsini, come da prassi del programma. Passa qualche ora e gli uffici di Viale Mazzini bloccano il contratto. A quanto risulta al Fatto, in Rai giustificano lo stop con il motivo che il compenso è troppo oneroso e con l’ipotesi che lo stesso Scurati possa essere in promozione di una serie tv. Letto il monologo, fortemente critico con la premier Giorgia Meloni, la posizione della Rai quindi è: il compenso è alto, Scurati se vuole può partecipare, purché gratuitamente. Viene meno l’accordo da 1.500 euro. A metà pomeriggio, sono le 16:35, i collaboratori di Bortone rivedono la scaletta del programma e si accorgono che il contratto di Scurati è stato bloccato, senza che nessuno abbia comunicato nulla. Si mettono in contatto con la Direzione Approfondimenti, da dove rispondono che il costo è troppo alto e che lo scrittore, se vuole, può fare il suo monologo ma senza percepire denaro. Sono le 17:41 quando lo staff del programma invia a Giovanni Alibrandi (vice di Corsini all’Approfondimento) la bozza del comunicato stampa che di lì a breve sarà inviato alle redazioni: qui si annuncia la partecipazione di Scurati al programma del giorno dopo. Bortone e i suoi parlano con Scurati, riferendo che per l’azienda gli accordi sono cambiati e l’intesa chiusa cinque giorni prima non è più valida. Lo scrittore rifiuta di partecipare gratuitamente, anche perché il pensiero di Bortone è chiaro: c’è un’anomalia, è avvenuta una censura. Scurati decide di non andare ospite, convinto che la Rai abbia cambiato atteggiamento per ragioni politiche. (Lorenzo Giarelli, Il Fatto Quotidiano)
Ogni giorno spunta un tele-martire. Nadia Terranova e Jennifer Guerra «si ricordano» di essere state «censurate» da viale Mazzini: è la moda del momento… Un tele-martire al giorno leva la censura di torno. Incoraggiati dallo Scurati-gate, ecco plotoni di scrittori, blogger, semplici figuranti che escono allo scoperto con la stessa storia dolente: essere stati, a loro dire, impiombati da mamma Rai mentre erano in decollo verso i rarefatti empirei della letteratura televisiva di denuncia. Tutti da un’insospettabile e anonima (3% di share) rampa di lancio: il salottino di Serena Bortone su Rai 3. Il giorno dopo la polemica di M hanno ritrovato in massa la memoria e adesso sgomitano, si accalcano, telefonano ai giornali per rendere pubblico il loro malessere psicosomatico, in un sabba che sembra un #Metoo alla vaccinara, singolare marcia d’avvicinamento a un 25 aprile davvero inclusivo. (Giorgio Arnaboldi, La Verità)
Scurati, il dg Rossi si chiama fuori. Ieri sono stati fatti due passi. Il primo: il direttore generale Giampaolo Rossi (e prossimo ad) è intervenuto ufficialmente assicurando che non ci sono state censure nei confronti di Antonio Scurati (e allontanando da sé qualsiasi responsabilità). Il secondo: l’attuale amministratore delegato Roberto Sergio ha fatto partire l’istruttoria per verificare se ci sono stati errori e come sia potuto accadere un pasticcio così scombiccherato sulla cancellazione del monologo che lo scrittore avrebbe dovuto tenere sabato sera durante la trasmissione «Chesarà» di Serena Bortone su Raitre. Una istruttoria che, certo, non poteva dare esiti immediati. I risultati saranno illustrati nella seduta della commissione vigilanza dell’8 maggio convocata sul caso. (Laura Rio, Il Giornale)
Scurati, la destra in difficoltà mette nel mirino Bortone. FdI attacca la conduttrice: è colpa sua, si dimetta. Rai, l’8 maggio i vertici in Vigilanza, l’ad Sergio avvia l’inchiesta interna Ma il dg Rossi difende l’azienda: “Non c’è stato alcun caso di censura”. Arrivano le candidature per il nuovo cda. È tutta colpa di Serena Bortone, rea di aver scatenato una tempesta in un bicchiere d’acqua. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Crosetto si smarca sul caso Scurati: “Censura fuori dal tempo, così certi dirigenti impoveriscono la Rai”. Il ministro della Difesa celebra il 25 aprile e si dice antifascista: “Sul Ventennio ho un giudizio netto”. E su quanto accaduto in Rai con lo scrittore: “Ha fatto bene Meloni a pubblicare l’intervento. Ho letto i suoi libri: obiettivi su Mussolini”. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
Luigi Manconi su Repubblica: Caso Scurati, la propaganda di corte e cortile. Sarà bene che la vicenda relativa alla censura nei confronti di Antonio Scurati non venga dimenticata troppo presto. Si tratta, in tutta evidenza, di qualcosa di molto serio e, a dimostrarlo, sono innanzitutto le strategie di dissimulazione adottate dalla destra politico-mediatica.
Antifascismo, la parola che la destra non può dire senza tradire i camerati. Una riflessione sui rischi di una deriva illiberale delle nostre democrazie. (Miguel Gotor, Repubblica)
Il braccio destro di Murdoch, il leader globale dei media conservatori, contro la censura di Scurati: “Il soffocamento del pensiero nuoce al Paese”. Il Chief Executive di News Corp, Robert Thomson: “È fondamentale che tutte le società abbiano una vigorosa competizione delle idee”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Il patto dei sindaci per l’aria pulita «La Pianura Padana respiri». Milano, Torino, Venezia, Bologna, Treviso prime firmatarie del manifesto. «Respirare un’aria pulita è un diritto fondamentale di tutte e tutti noi». Si fonda su questo principio il «Patto dei Sindaci per una Pianura Padana che respiri» ideato e siglato ieri dai primi cittadini di Milano, Bologna, Torino, Venezia e Treviso. Il documento, presentato nel corso dell’incontro «Le città cambiano aria» a Milano e siglato in poche ore da oltre 80 comuni, nasce per tutelare la salute delle persone in un territorio che registra il record negativo per concentrazione di polveri sottili. Un intervento sfidante quello per l’aria se si pensa che la Pianura Padana conta oltre 23 milioni di abitanti, produce circa la metà del Pil del Paese e vede, secondo gli ultimi dati di Legambiente, ben 7 città «fuorilegge» che hanno superato nei primi tre mesi dell’anno il limite di polveri sottili consentito in un anno. (Diana Cavalcoli, Corriere della Sera)
I due volti di Tesla: tagli ai dipendenti e 56 miliardi a Musk. Per avere i compensi vuole spostare la sede. (Federico Fubini, Corriere della Sera)
Rete, Tim alla resa dei conti. Vivendi non vota il cda, avanti con la causa. Oggi l’assemblea. Labriola verso la conferma. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera)
«Tv, in Italia eccellenza trascurata. Ma è il mercato più competitivo» Imperiali: Auditel, un modello per la Ue. Avanguardia nelle misurazioni. Il modello. La società di rilevazioni è considerata un modello che anche gli Stati Uniti stanno studiando. Ho reso l’azienda trasparente e moderna Ora serve una presidenza più di indirizzo. (Daniele Manca, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Si dimette il capo degli 007 militari di Israele. «Troppi errori fatti il 7 ottobre». Lascia anche il capo delle operazioni in Cisgiordania. Netanyahu: a breve l’offensiva a Rafah. Il 33% degli israeliani è contrario a rioccupare Gaza, per un controllo a forza multinazionale. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Quell’allarme alle 3 di notte e la scelta di non credere al blitz «Il dolore non mi lascerà mai». Ma la richiesta di una Commissione d’inchiesta si scontra sul muro di Bibi. Il premier era convinto che i jihadisti avessero scelto il pragmatismo e non avrebbero agito. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Fossa comune vicino all’ospedale Nasser: i morti sono 180. Quelle grandi tombe scavate in modo approssimativo nel cortile dell’ospedale Nasser di Khan Younis, che somigliavano tanto a fosse comuni, stanno rivelando una realtà più tragica di quanto si immaginasse; i corpi ritrovati finora sarebbero 180, forse più di 200.
L’ospedale era stato preso d’assedio dalle forze israeliane. Durante questo periodo i civili che si erano rifugiati in quest’area per scampare ai bombardamenti, non potendo seppellire i morti nei cimiteri della città, hanno scavato grandi tombe. Ma è emersa un’altra drammatica realtà. Diverse civili sarebbero stati uccisi – hanno resto noto fonti della protezione civile palestinese – durante un un’irruzione delle forze israeliane nella struttura sempre il mese scorso. Dopo il ritiro dell’esercito da Khan Younis, la seconda città della Striscia di Gaza, all’inizio di aprile, da alcuni giorni i residenti sono tornati sul posto alla ricerca dei corpi dei loro cari con l’obiettivo di seppellirli altrove. (Il Sole 24 Ore)
Unrwa, il rapporto Onu smentisce Israele “Infondate le accuse di collusione con Hamas”. «A marzo Israele ha reso pubbliche affermazioni secondo cui un numero significativo di dipendenti dell’Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche. Tuttavia, Israele deve ancora fornire prove a sostegno di queste affermazioni», è quanto riporta il rapporto Colonna, commissionato dalle Nazioni Unite a seguito delle accuse israeliane sui presunti legami del personale dell’Unrwa con Hamas. Il gruppo di analisti, guidato dall’ex ministro degli esteri francese Catherine Colonna, ha parlato nelle nove settimane di stesura del rapporto, con duecento persone tra alti dirigenti dell’agenzia nella regione, funzionari degli stati donatori e dei Paesi ospitanti, oltre che funzionari israeliani, dell’Autorità Palestinese e egiziani. (Francesca Mannocchi, La Stampa)
Aiuti a Kiev, Borrell: ora tocca agli Stati Ue Pressing per i Patriot su Atene e Madrid. Raid russo su Kharkiv, distrutta l’antenna televisiva. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Proteste per Gaza alla Columbia. E il campus sospende le lezioni. La preoccupazione della Casa Bianca “No all’antisemitismo” La preside: “Tensioni sfruttate da infiltrati” A Yale arrestati in 50. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Polonia atomica. La Polonia è pronta ad ospitare sul proprio territorio armi nucleari qualora la Nato decidesse di schierarle in risposta alle mosse russe in Bielorussia e a Kaliningrad, con le quali il Paese confina. Lo ha rivelato ieri il presidente Andrzej Duda, da poco tornato dagli Stati Uniti, dove ha incontrato il suo omologo americano, Joe Biden. Un annuncio che ha subito provocato la reazione di Mosca: «Gli occidentali sono pericolosamente sull’orlo di uno scontro militare diretto tra potenze nucleari», ha replicato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, mentre il portavoce del Cremlino ha spiegato che «l’esercito analizzerà la situazione e prenderà tutte le misure di risposta necessarie per garantire la nostra sicurezza». (Marco Bresolin, La Stampa)
«Trump aveva un piano criminale». In aula le storie insabbiate nel 2015. L’accusa contesta la pratica dei tabloid sensazionalisti. La difesa prova a screditare i testimoni. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Ucciso a 13 mesi da due pitbull «Quei cani erano sempre liberi». Salerno, l’aggressione in giardino. La zia: erano rinchiusi. Ma il sindaco smentisce. (Titti Beneduce, Corriere della Sera)
I ragazzi al Beccaria umiliati e torturati Agli arresti 13 agenti. Milano, il carcere minorile. «Le botte? Se le meritano». (Pierpaolo Lio e Giuseppe Guastella, Corriere della Sera) Torture e pestaggi sui ragazzi detenuti “Zitto o ti ammazzo” Il sistema Beccaria. Nel carcere minorile 13 agenti arrestati, 25 indagati Mesi di violenze in luoghi lontani dalle telecamere “Il comandante copriva gli abusi con false relazioni”. (Rosario Di Raimondo, Repubblica)
Crudeltà, pestaggi e abusi sui baby detenuti di Milano Arrestati tredici agenti. Pestaggi. Minacce. Torture. E poi relazioni di servizio falsificate per «aggiustare le cose». Per dare una qualche spiegazione a tutta la violenza sul volto e sul corpo dei giovanissimi detenuti del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Tredici agenti della polizia penitenziaria in prigione. Altri otto sospesi dal servizio, tra cui l’ex comandate Francesco Ferone, che avrebbe «agevolato, contribuito, favorito e coperto le condotte violente integranti i ripetuti maltrattamenti anche attraverso false relazioni di servizio». E, da quel che si legge negli atti, probabilmente non sarebbe stato l’unico. Le accuse a vario titolo: maltrattamenti, lesioni, tortura, falso, anche una tentata violenza sessuale. (La Stampa)
Napoli, la proiezione di «Fortapàsc» per gli alunni delle medie. L’applauso alla scena dell’omicidio. Sfregio degli studenti al film su Siani. Il fratello del giornalista vittima della camorra: un dolore. Valditara invia gli ispettori. (Fulvio Bufi, Corriere della Sera)
Repubblica intervista Carla Bruni: “Con la malattia ho assaggiato la morte, ora vivo giorno per giorno. L’età un po’ mi pesa. La musica mi cura l’ansia”.
Il Corriere intervista Max Mariola: «Pulivo gratis le cucine, ora con le mie ricette ho nove milioni di fans. La mia carbonara a 28 euro? Uno show oltre che un piatto, per Milano è pure poco. Dietro ai miei video c’è mia moglie».
Il Corriere intervista Marco De Paolis. «Ho interrogato 100 nazisti. Solo uno ammise di sentire un peso sulla coscienza». Il magistrato militare e i 57 ergastoli per gli eccidi del ’43-’45.
Gli Anniversari
1348, Edoardo III fonda l’Ordine della Giarrettiera
1407, nasce a Genova il Banco di San Giorgio
1616, muore a Madrid Miguel de Cervantes
1616, muore a Stratford-upon-Avon W. Shakespeare
1661, incoronato Carlo II d’Inghilterra
1702, Anna d’Inghilterra diventa regina
1827, l’esercito argentino caccia i brasiliani
1915, inizia il genocidio armeno
1920, la Turchia rovescia il sultano Mehmed VI
1933, istituita in Germania la Gestapo
1941, Salonicco: firmato l’armistizio con la Grecia
1942, duro bombardamento dell’Inghilterra
1945, Genova insorge contro l’occupazione tedesca
1946, Enrico Piaggio brevetta la Vespa
1956, Las Vegas: primo spettacolo per Elvis Presley
1956, Italia: seduta inaugurale della Corte costituzionale
1968, prime monete decimali nel Regno Unito
1968, Vietnam: proteste alla Columbia University
1969, Sirhan Sirhan: a morte l’assassino di Bob Kennedy
1976, nuovi scontri in Libano: 150 morti
1978, nasce a Salisburgo l’Unione democratica europea
1984, Hiv: identificato il virus dell’Aids
1985, nuova formula per la Coca Cola
1985, Argentina: si apre il processo sui desaparecidos
1993, muore a Spoleto Guido Carli
1994, rivelata la scoperta della particella quark top
1998, muore a Nashville l’assassino di M. L. King
2001, la Intel lancia il Pentium 4
2005, con il primo video prende vita YouTube
2007, muore a Mosca Boris Eltsin
2017, primo turno delle elezioni francesi
Nati oggi
1185, Alfonso II del Portogallo
1564, William Shakespeare
1857, Ruggero Leoncavallo
1891, Sergei Prokofiev
1899, Vladimir Nabokov
1928, Shirley Temple
1935, Giuseppe Gargani
1937, Franco Gallo
1938, Milena Vukotic
1941, Cesare De Seta
1942, Giancarlo Pagliarini
1945, Cristiano Malgioglio
1948, Annamaria Bernardini de Pace
1954, Michael Moore
1956, don Gennaro Matino
1960, Maria Teresa Ruta
Si festeggia San Giorgio
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