“L’amore non è una gabbia, così come libertà non significa stare da soli. L’amore è la libertà di volare insieme” (Gabriel Garcia Marquez)
Molte cose oggi sui giornali di oggi sembrano nuove ma rischiano di essere ripetitive, sperando che stasera non avvenga anche per l’Italia del calcio che rischia di replicare con la Croazia la brutta figura fatta con la Spagna: ai ballottaggi per le comunali l’affluenza è stata del 37 per cento, trend astensionista che continua; niente che non si sapesse sullo sfruttamento dei braccianti agricoli immigrati nella zona di Latina, salvo che la Guardia di Finanza fa sapere che gli irregolari sono aumentati del 30 per cento rispetto all’anno scorso e ora sono 60 mila; anche sulle nomine europee, alla fine siamo sempre lì, anche se il Messaggero dà per certo il si di Giorgia Meloni a Ursula Von der Leyen in cambio di Bilancio e Coesione per Fitto, e prevede che il Green Deal vada alla spagnola Teresa Ribera e l’energia a Sikela (Repubblica Ceca). Repubblica invece titola “trame nere” sull’incontro di oggi della premier con Orban e scrive che lei vuol congelare il bis di Von der Leyen per alzare la posta per l’incontro decisivo di giovedì. La Stampa aggiunge che i Popolari “aprono a Meloni”. Il Corriere ritiene che il Pd da metà legislatura avrà a Strasburgo la guida del gruppo socialista.
Il Fatto attacca Nordio, ma non è certo una novità, così come Libero che incalza Salis sulla casa occupata.
Molto opportuno, anche se prevedibile, che Mattarella faccia sapere che si prenderà il “giusto tempo” per esaminare la legge sull’autonomia differenziata. Zaia promette su Repubblica che “il Sud non verrà abbandonato”. Massimo Cacciari su La Stampa argomenta che premierato e legge Calderoli “sono in contraddizione”. Tajani si inventa un “osservatorio” sull’autonomia e lo affida a Casellati.
Invece si arroventa ancora, se possibile, la situazione internazionale: la contraerea Russa devia missili ucraini sulla spiaggia di Sebastopoli, 5 morti e Putin minaccia l’Occidente poichè sono stati usati ordigni americani. Raid di Israele a Gaza e in Libano.
Nomine pubbliche incagliate sullo scontro per il presidente delle Ferrovie reclamato da Forza Italia, che ha due candidati: Cuzzilla, tuttora presidente di un’a,tra società del gruppo (e che quindi libererebbe un posto) e Battisti, ex ad. Per Repubblica, Salvini vuol contare di più in Rai. Secondo il Corriere Economia parte la corsa all’acquisto di Mps, “la banca che nessuno voleva”.
Milena Gabanelli e Rita Querzè documentano sul Corriere i tanti soldi pubblici ricevuti da Fiat/Stellantis, mentre gli impegni di mantenere la produzione in Italia non vengono mantenuti. Dal 1990 al 2019 su 10 miliardi di investimenti, 4 li ha messi lo Stato; la Cig negli ultimi 10 anni vale 887 milioni; i dividendi agli azionisti? 10 miliardi; dal 2021 10 mila posti di lavoro persi. Conclusione: solo chiacchiere gli impegni presi.
Ferruccio de Bortoli sul Corriere Economia mette sotto i riflettori i 1151 miliardi di spesa pubblica e si chiede se sono “tutti necessari”. Quindi sdrammatizza anche l’aggiustamento di 10-12 miliardi l’anno chiesto dall’Europa, equivalente a circa l’1 per cento del totale della spesa pubblica.
Domani attacca Urso sull’Ilva: “chiacchiere e querele, il ministro è un flop”.
Stefano Lucchini viene nominato oggi presidente della American Chamber of Commerce.
Il Giornale festeggia ancora i 50 anni, proprio oggi uscì il primo numero firmato da Montanelli.
L’Espresso prende di mira Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità: è assente e non ha mollato affatto la professione di chirurgo.
Sangiuliano dice che Cristoforo Colombo andò verso le Americhe in base alle teorie di Galileo, che però visse 70 anni dopo.
Sinner vince il suo primo torneo sull’erba e si carica per Wimbledon. Male le Ferrari in Spagna, Leclerc e Sainz litigano.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. partiti si sfidano nell’Italia dei ballottaggi. Oggi i 105 verdetti. Al secondo turno 14 capoluoghi di provincia. Affluenza in calo, urne aperte fino alle 15. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)
L’incognita dell’astensione sui ballottaggi l’affluenza scende sotto il 40 per cento. L’affluenza in calo non stupisce, ma forse non ci si aspettava un crollo così marcato, che potrebbe pesare sul risultato dei ballottaggi. Ieri sera alle 23, negli oltre cento Comuni chiamati per la seconda volta alle urne per eleggere i propri sindaci, aveva votato il 37% degli aventi diritto. (Niccolò Carrattelli, La Stampa)
Il «piano Ursula» alla conta finale. La ricerca di voti tra Meloni e i Verdi. I paletti del Ppe: puntare su crescita e limiti all’immigrazione. E l’Afd prepara l’area sovranista. Gentiloni: sono molto preoccupato per la possibile vittoria di Le Pen in Francia. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Il Ppe apre a Meloni. L’accordo sui vertici europei sembra meno lontano. Giorgia Meloni non ha smaltito la rabbia per essere stata esclusa dalle trattative nel corso del vertice informale di lunedì scorso a Bruxelles, ma, a mente fredda, ha condiviso con i suoi fedelissimi la previsione che al prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno le cose andranno diversamente e che Ursula von der Leyen sarà proposta dai leader, senza un veto italiano. Più complessa, almeno vista da Roma, la nomina del portoghese Antonio Costa alla presidenza del Consiglio Ue. Meloni preferirebbe la premier danese Mette Frederiksen e non metterebbe un veto su Enrico Letta. L’analisi che si fa nell’entourage di Meloni è che alla gran parte dei governi europei conviene uscire venerdì con un accordo, perché da domenica in poi, con il risultato delle elezioni legislative in Francia, può succedere di tutto. La fretta, quindi, è un fattore che potrebbe forzare le due grandi famiglie politiche europee ad aprire un dialogo con il governo italiano.
A sostegno di questo nuovo ottimismo ci sono anche dei segnali arrivati nelle ultime ore. Meloni ha chiesto ai Popolari di decidere se aprire ai Conservatori, o se intendono inseguire “la sinistra”, ovvero i Verdi che, seppur indeboliti rispetto alla scorsa legislatura, rappresentano una possibile “stampella” per la maggioranza. (Francesco Olivo, La Stampa)
Il bis di Ursula appeso a 90 peones. Le elezioni Europee ci consegnano come al solito trattative per la commissione (Ursula spera nel bis) e spy story sulla presidenza del Consiglio. Ma c’è vita, fuori dai grandi gruppi. Eccome. C’è un corpaccione di 90 eletti (il 12,5 per cento: avercene!) che al momento è senza fissa dimora tra i non iscritti. Vale a dire: randagi, rognosi, scompaginati, difficilmente inquadrabili oppure catapultati per la prima volta a Bruxelles. E quindi – vien da pensare con la solita malizia italiana – sul mercato, nel gran bazar che in questi giorni compone i gruppi, con Conservatori (Ecr) e Centristi (qui si chiamano “liberali” o “quelli di Renew”) in piena campagna acquisti. (Lorenzo Giarelli, Il Fatto Quotidiano)
Incontri e telefonate. La carta Fitto per la vicepresidenza. La premier e il negoziato in Europa. Oggi arriva Orbán. Inizia oggi una settimana decisiva per il governo italiano e per Giorgia Meloni. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
Meloni riceve Orbán a Roma per far slittare le nomine Ue. La premier vuole congelare il bis di von der Leyen in attesa del voto in Francia. Così alza la posta verso l’eurosummit di giovedì mentre proseguono i contatti segreti con Ursula. L’ultimo tentativo di far entrare il leader ungherese nei Conservatori (Ecr). (Lorenzo De Cicco, Repubblica)
Al Parlamento europeo l’ultradestra si spacca: pronti quattro gruppi l’uno contro l’altro. Meloni guida i conservatori, Salvini e Le Pen gli identitari, ma Afd e Orbán stanno organizzando altre due formazioni. (Claudio Tito, Repubblica)
Danilo Taino sul Corriere: “Ue, Macron e Scholz: il motore in folle. Il blocco dell’asse Parigi-Berlino in panne lascia l’Europa continentale senza un baricentro e senza una guida”.
Ezio Mauro su Repubblica: Le colonne d’Ercole della destra. Se l’Europa non è più considerata un “popolo” unico.
Autonomia, l’attacco di Gratteri. FI: saremo le sentinelle del Sud. Il procuratore di Napoli: serve un’Italia unita. Il testo sul tavolo di Mattarella. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
Chi tira il presidente della Repubblica per la giacca, e a gran voce gli chiede di stoppare la legge sull’autonomia differenziata, commette una quantità di strafalcioni. Presuppone che Sergio Mattarella, da quasi dieci anni sul Colle, ancora non sappia il da farsi e debba farselo suggerire; ignora che un esame accurato e senza sconti dei provvedimenti è già la prassi costante al Quirinale; dà la falsa impressione che il capo dello Stato si mobiliti su «input» dei partiti, in questo caso del M5S. I cui capigruppo, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, sollecitano il presidente a esercitare le proprie prerogative (scolpite all’articolo 74 della Costituzione) e a rinviare alle Camere il testo della riforma per una nuova deliberazione che peraltro, con la maggioranza attuale, già si intuisce come andrebbe a finire. Sarà per queste ragioni o per altre ancora che ieri, nonostante fosse domenica, fonti presidenziali hanno messo in chiaro alcuni concetti. Il presidente, è stato puntualizzato tramite l’Agenzia Ansa, dedicherà alla legge appena giunta sulla sua scrivania «lo stesso scrupolo e la stessa attenzione riservata a ogni altro provvedimento». Traduzione: non è che di regola Mattarella mortifica il proprio ruolo limitandosi a fare da passacarte e invece stavolta, vista la battaglia politica in corso, vi presterà più cura del solito. Come sempre il testo verrà passato ai raggi x. (Ugo Magri, La Stampa)
«Basta terrorismo politico, nessuno sarà penalizzato. Grazie a noi l’ultima parola spetta al Parlamento». Schifani: finché non ci saranno i Lep non si partirà. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
Autonomia, Zaia: “Questa riforma sarà l’ultimo treno per l’Italia. Non abbandoneremo il Sud”. Intervista al governatore del Veneto: “Confido nel capo dello Stato, garante di una Costituzione che però, ricordo, è federalista”. Vannacci? “Resta un indipendente”. E la chiusura al terzo mandato “non è ancora scontata”. (Carmelo Lopapa, Repubblica)
Satnam, l’azienda beffava l’Inps. Nei campi i disoccupati- schiavi. Latina, i pm: finti licenziamenti per avere sussidi anche in altre 40 imprese agricole. (Fulvio Fiano, Corriere della Sera)
La Guardia di Finanza: «La nostra lotta al caporalato. Scoperti 9 mila evasori totali. I fondi del Pnrr sotto la lente». Il comandante: 60 mila addetti in nero. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera) Evasione da 8,3 miliardi vale metà di una manovra. Boom di lavoratori in nero. La Finanza scopre 334 milioni dalla corruzione. Gli sconosciuti al fisco sono 8.743. Tra loro anche influencer. (Giuliano Foschini, Repubblica)
Caporalato, no del governo al premio per chi denuncia. La scorsa settimana, subito dopo la tragedia di Latina, i sindacati hanno incontrato i ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, Marina Calderone e Francesco Lollobrigida. Sul tavolo una serie di richieste, tra le quali la possibilità di garantire permessi di soggiorno immediati per i lavoratori stranieri che denunciano le irregolarità da parte dei datori di lavoro. “L’abbiamo chiesto anche come intervento automatico nel momento in cui gli ispettori del lavoro rilevano violazioni da parte delle aziende”, ha aggiunto la segretaria Mammucari. Il governo, però, su questo non ha lasciato trasparire alcuna apertura. (Roberto Rotunno, Il Fatto Quotidiano)
Nordio: via l’abuso d’ufficio anche l’Europa ha dato l’ok. È una bandiera del governo e del ministro della Giustizia Carlo Nordio dai tempi in cui faceva il pubblico ministero. Il suo ddl che contiene l’abrogazione dell’abuso d’ufficio arriva oggi in aula alla Camera – ha già incassato il sì del Senato – e il Guardasigilli lo rivendica come l’eliminazione di uno degli ostacoli alla velocità del cosiddetto sistema Paese, con la paura delle firma che assilla migliaia di sindaci e amministratori.
«Senza l’abuso di ufficio l’economia e la giustizia italiana correranno più veloce», dice in un’intervista rilasciata proprio ieri. Per Nordio, il Paese «cambierà radicalmente. Sindaci e amministratori non saranno più paralizzati dalla paura della firma, la certezza del diritto sarà meglio assicurata, e alcune migliaia di processi inutili, statisticamente già destinati all’assoluzione, saranno eliminati – sottolinea – La giustizia penale, gli investimenti e l’economia correranno più veloci». (Lodovica Bulian, Il Giornale)
Parigi mentì a Roma sui tracciati radar nella strage di Ustica. L’ex addetto militare rivela ora: “Dissi che erano spenti, una bugia imposta dai superiori” Avvalorata l’ipotesi del missile francese. (Lirio Abbate, Repubblica)
Fondi per gli asili a 845 Comuni. Metà città metropolitane si sfilano. Quando si parla di asili nido il bicchiere può essere mezzo vuoto o mezzo pieno a seconda della prospettiva dalla quale lo si guardi. È sicuramente mezzo pieno se consideriamo i 31.660 i nuovi posti in asili nido che verranno creati in 845 Comuni italiani, grazie ai finanziamenti del nuovo avviso pubblico arrivato il 30 aprile scorso dal ministero dell’Istruzione e del Merito. Anche di più, quindi, dei 27mila previsti all’inizio. Diventa però mezzo vuoto se ci concentriamo sui beneficiari e che vediamo che tante grandi città si sono defilate. A partire da otto Città metropolitane su 14. Peccato che è proprio nei maggiori centri che le esigenze di conciliazione vita famiglia, indispensabili per aumentare i tassi di occupazione femminile, sono spesso più sentite. Il 12% delle finanziamenti erano riservati alle città metropolitane, in tutto circa 89 milioni di euro. Rispetto allo stanziamento, però solo 30,8 milioni sono stati aggiudicati: solo sei delle 14 grandi città hanno partecipato, presentando nuovi progetti, mentre le altre otto – incluse Milano e Roma – si sono sfilate rinunciando all’opportunità. (Eugenio Bruno e Michela Finizio, Il Sole 24 Ore)
«Intelligenza artificiale ai miei figli? Sì, ma con i dati dell’Europa non dell’Iowa». Clegg, numero due di Meta: programma di startup con modelli locali. (Martina Pennisi, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Assalto alla chiesa e alla sinagoga. Terrore nelle strade del Daghestan. In azione un commando: due civili e otto poliziotti uccisi. «Morti 4 terroristi», altri in fuga. Dietro l’attacco potrebbe esserci Isis-K, che colpì in marzo al Crocus City di Mosca. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)
Missili ucraini sulla Crimea, Mosca accusa gli Stati Uniti mentre avanza nel Donbass. Sebastopoli, colpita una spiaggia: 5 vittime, chiuso il ponte di Kerch. L’Armata punta a Kramatorsk, città che prima della guerra aveva 150mila abitanti. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
La Russia accusa l’esercito ucraino di aver ucciso almeno cinque persone che stavano riposando su una spiaggia in Crimea. Secondo Mosca, tra le vittime ci sarebbero anche tre bambini che stavano trascorrendo la domenica al mare, e i feriti sarebbero addirittura 124. I funzionari locali affermano che un missile sia esploso proprio sopra la spiaggia di Uchkuyevka – a due passi sia da Sebastopoli sia dall’aerodromo militare di Belbek – investendo i bagnanti con una micidiale pioggia di schegge. Il ministero della Difesa russo va oltre. Sostiene che le forze di Kiev abbiano lanciato verso Sebastopoli cinque missili Atacms prodotti negli Stati Uniti e armati con munizioni a grappolo. E soprattutto punta il dito contro gli Usa e minaccia di reagire: «Tutte le specifiche di volo per l’uso degli Atacms sono inserite dagli specialisti americani sulla base dei propri dati di ricognizione satellitare». (Giuseppe Agliastro)
“Tutte le missioni di volo per i missili tattici-operativi americani Atacms vengono inserite da specialisti americani sulla base dei propri dati di intelligence satellitare Usa. La responsabilità dell’attacco missilistico deliberato contro i civili a Sebastopoli ricade principalmente su Washington, che ha fornito queste armi all’Ucraina, nonché sul regime di Kiev, dal cui territorio è stato lanciato questo attacco. Tali azioni non rimarranno senza risposta”. Questa la dichiarazione del Ministero della Difesa Russo a seguito dell’attacco che ieri ha colpito il litorale di Sebastopoli, in Crimea. La spiaggia era affollatissima come è solito nei week-end estivi, forse anche un po’ più del solito, vista la festività della Pentecoste. Maria Zakharova ha definito l’attacco a Sebastopoli un crimine rituale. (Alessandro Parente, Il Fatto Quotidiano)
Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant arriva a Washington per una visita ufficiale dopo 261 giorni di guerra con Hamas e nel pieno di un contenzioso sulle armi aperto da Benjamin Netanyahu con l’amministrazione Biden. Alla riunione settimanale di governo ieri, il primo ministro israeliano ha spiegato di apprezzare il sostegno degli Stati Uniti ma è tornato a denunciare una «drammatica diminuzione» del sostegno militare dall’America negli ultimi quattro mesi, auspicando che la questione «sia risolta nel prossimo futuro». (Gaia Cesare, Il Giornale)
«Ucciso Saad, mente del 7 Ottobre». Gallant negli Usa: dateci le armi. La Croce Rossa dopo il raid israeliano: orrore mai visto prima. Sarà chiuso il molo degli aiuti. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)
Nel frattempo, fonti vicine a Mosca rivelano che Israele sta spostando attrezzature pesanti e significative forze di fanteria al confine libanese in vista di una prevista operazione di terra dell’Idf nel Sud del Libano. Il traffico aereo sul Libano sempre più ridotto, molti aerei a terra e gli altri diretti per lo più in Giordania. (Francesco Semprini, La Stampa)
Mélenchon, il leader di sinistra: «Questa Francia è di noi meticci». «Io sono nato a Tangeri, in Marocco. La Francia siamo noi racisé», esulta al comizio di Montpellier. La sua France Insoumise ha qualche possibilità di conquistare il governo. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Francesco Anzelmo, direttore generale Mondadori: «Stagista alla Bompiani, la Sgarbi lavora 24 ore su 24. Con Einaudi e Rizzoli c’è una competizione feroce».
Gli Anniversari
217ac, Annibale annienta i romani al Trasimeno
79, Tito imperatore dei romani
1314, la Scozia conquista l’indipendenza
1441, fondato il collegio di Eton
1497, Vespucci e Caboto sbarcano nelle Americhe
1509, Enrico VIII incoronato re d’Inghilterra
1519, muore a Ferrara Lucrezia Borgia
1664, fondata la colonia del New Jersey
1793, prima costituzione repubblicana della Francia
1812, Napoleone invade la Russia
1859, battaglie di Solferino e di San Martino
1860, prima scuola professionale per infermiere
1901, prima mostra dei lavori di Picasso
1910, in Lombardia nasce l’Alfa Romeo
1910, il Giappone invade la Corea
1915, vaporetto si capovolge a Chicago: 800 morti
1939, il Siam diventa Thailandia
1940, armistizio Italia-Francia
1947, Washington: primo avvistamento di Ufo
1948, i sovietici separano Berlino
1965, i Beatles per la prima volta in Italia
1981, Medjugorje: 4 ragazzi vedono la Madonna
1985, debutta al cinema Cocoon
1985, Cossiga presidente al primo scrutinio
1994, Francia: nasce la rete all news La Chaîne
1995, arrestato a Palermo Leoluca Bagarella
2001, debutta la rete televisiva La7
2005, Iran: Ahmadinejad eletto presidente
2010, finisce la partita di tennis più lunga (11.05 ore)
2011, Mario Draghi presidente della Bce
Nati oggi
1789, Silvio Pellico
1911, Giancarlo Pajetta e Juan Manuel Fangio
1923, Cesare Romiti
1929, Natalia Aspesi
1931, Emilio Fede
1937, Renzo Arbore
1938, Edoardo Vianello
1939, Andrea Monorchio
1940, Maurizio Mosca
1951, Lorenzo Del Boca
1965, Vladimir Luxuria
1967, Corina Cretu
1973, Alessandra Moretti
1987, Lionel Messi
Si festeggia San Giovanni Battista
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