La nota del 25 luglio

“Una mela al giorno leva il medico di torno, basta avere una buona mira” (Winston Churchill)

Sergio Mattarella non usa giri di parole e definisce “eversivi” gli atti contro l’informazione, bacchettata (monito, la parola di solito più usata per definire gli interventi del Presidente della Repubblica, questa volta non basta) rivolta anche e soprattutto a Ignazio La Russa che è reduce dall’aver coperto gli uomini di CasaPound che avevano aggredito il giornalista de La Stampa che li stava riprendendo. En passant, alla cerimonia della consegna del Ventaglio da parte della stampa parlamentare, l’uomo del Colle boccia il sovraffollamento delle carceri e il Parlamento che non provvede all’elezione di un giudice costituzionale. E così il Manifesto titola “La sventagliata”, mentre i giornali di destra non mettono nulla in prima pagina, anche perchè, insieme al Foglio, sono impegnati a contestare l’apertura di Repubblica di ieri sulla Ue che metteva in mora il governo sulle riforme liberticide riprendendo però, scrive Sallusti, le opinioni di enti e associazioni italiane “ostili all’attuale maggioranza”.

Il Sole non prende proprio sul serio il tentativo del governo di arginare le liste d’attesa con un provvedimento che concede più soldi a medici e infermieri e allunga l’orario degli esami specialistici e titola “Caos liste d’attesa da Nord a Sud”, precisando che un italiano su tre è costretto a rinunciare a curarsi. Anche il Messaggero sceglie lo stesso argomento, ma a copertura totale dell’esecutivo, cioè spiegando il provvedimento e corredandolo con l’intervista al ministro Schillaci. Repubblica e Stampa, che di solito usano la sanità che non funziona contro Meloni, sono più tranquille, e la seconda intervista l’ex ministro Speranza e non esprime opinioni proprie su quello che il quotidiano rosa definisce “scandalo”. Come è noto, la grave difficoltà del Servizio sanitario pubblico è stato uno dei cavalli di battaglia che ha permesso a Schlein di recuperare alle Europee, è stato centrale nelle elezioni regionali ultime e lo sarà in quelle in arrivo.

Repubblica apre il fronte acqua e accusa Meloni per la siccità al Sud. Il Fatto attacca la proposta di legge di Forza Italia che vuole ridurre a due mesi la custodia preliminare e titola “Pusher, ladri e tangentari, tutti fuori dopo 60 giorni”.

Il Giornale apre sul piano salva case di Salvini approvato dal Consiglio dei ministri. Il Fatto invece fa sapere che la Lega grazie all’approvazione dell’autonomia differenziata mette a carico dello Stato i conti disastrati delle autostrade del Nord e delle Pedemontane.

Renzi completa il suo passaggio a sinistra dicendo a Repubblica che “il voto anticipato non è più un tabù. No a governi tecnici e battiamo la destra. Nella maggioranza è in atto un regolamento di conti, se si rompono noi dobbiamo essere compatti”.

Torna il dem Goffredo Bettini e dice ai giornali di Riffeser che serve “una forza liberale accanto alla sinistra”. E’ anche una sponda al nuovo posizionamento di Forza Italia chiesto dalla famiglia Berlusconi, visti i rapporti personali esistenti tra Bettini e Gianni Letta.

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria valorizza lo slancio delle imprese del Sud sulla Zes unica. Le adesioni sono state tante, ma per questo i fondi non bastano e ora lo sconto sull’investimento è passato dal 60 al 10 per cento. Regina spiega al Sole cosa deve fare l’Europa sul mercato unico dell’energia e dice sì a decarbonizzare, ma a patto che non si intacchi la competitività delle imprese. Moretti Polegato dice che il Green Deal non deve danneggiare le aziende.

Per il Censis la Luiss è la migliore università privata.

I giornali di Caltagirone producono un utile di 8,7 milioni nel primo semestre.

Sinner ha la tonsillite e rinuncia alle Olimpiadi.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Informazione e Parlamento. Il doppio affondo di Mattarella. Il presidente dopo le parole di La Russa: eversivi gli atti contro la libertà di stampa. Richiamo sulla Consulta. LItalia, i suoi alleati, i suoi partner  dellUe  sostenendo  lUcraina  difendono  la  pace.

Laggressione a Torino. Si vanno infittendo intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti. La stoccata alla Lega. Gli attentati a Trump, Fico, allex sindaca, spero si possa ancora dire, di Berlino Giffey. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Mattarella ha evitato di esprimersi sul premierato e, in generale, su ciò che compete al governo. Ha insistito piuttosto sul sostegno all’Ucraina. Un grande grazie a Joe Biden «per il suo apprezzato servizio». Una dura condanna contro i predicatori di odio, da cui la spirale culminata nel ferimento di Donald Trump. Qualcuno si sarebbe atteso un commento sul «no» italiano al bis di Ursula von der Leyen, che rischia di isolarci in Europa; il presidente s’è limitato a una considerazione difficilmente contestabile, avvertendo che non bisognerebbe farsi condizionare dall’esito delle competizioni elettorali in quei Paesi ai quali resteremo comunque legati; questo gioco al «posizionamento» può farci solo male. Il presidente s’è sbilanciato invece, e con accenti severi, su due questioni dove la Costituzione viene calpestata. Anzitutto sulla mancata elezione di un giudice della Consulta, dopo ben 10 mesi di vana attesa. Un «vulnus», l’ha definito, di cui è responsabile l’intero Parlamento. Di qui l’«invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice», scegliendo tra personaggi «meritevoli» anziché per colore politico (sulla scia di queste parole Riccardo Magi, +Europa, ha chiesto sedute a oltranza delle due Camere in seduta comune). Ma è sul degrado intollerabile delle carceri che Mattarella non ha trattenuto lo sdegno. I detenuti vivono in «condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza». (Ugo Magri, La Stampa)

Per carità, rispetto a Biden è un pischello. Ma quando parla di guerre, Sergio Mattarella non pare lucidissimo. Esprime “grande tristezza nel vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie che andrebbero destinate a fini sociali” (bene, bravo, bis). Poi però, con un arabesco logico da Guinness, ricasca nella solita litania: “L’Italia e i suoi alleati sostenendo l’Ucraina difendono la pace per evitare altre aggressioni a vicini più deboli che porterebbero a una guerra globale”. È la bugia che ci affligge dal 2022, quando Mosca invase l’Ucraina e si disse che la guerra era scoppiata quel giorno perché Putin, impazzito, voleva conquistare l’Europa partendo dal Donbass. Invece è scoppiata nel 2014, col golpe bianco di Euromaidan (fomentato dagli Usa, come confessò Victoria Nuland) per cacciare il legittimo presidente Janukovich e far eleggere il fantoccio Poroshenko che cambiò la Costituzione per aderire alla Nato e prese a bombardare il Donbass russofono. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Le «fonti» anti italiane? Da Amnesty a Emergency. L’Unione europea utilizza lo strumento dello stato di diritto con finalità politiche per colpire i governi conservatori sgraditi a Bruxelles, era già accaduto all’Ungheria e alla Polonia, questa volta a farne le spese è l’Italia finita nel mirino del rapporto annuale della Commissione europea sullo Stato di diritto. Lecito chiedersi, dopo aver letto le osservazioni inerenti l’Italia sull’informazione, la giustizia e il premierato contenute nel rapporto, chi lo redige e quali sono le fonti utilizzate dalla Commissione Ue. Come ci spiega una fonte qualificata a Bruxelles: «Si tratta di funzionari dell’istituzione che si occupano della realizzazione del documento. Hanno una struttura gerarchica nei diversi direttorati e unità quindi vi sono alcuni funzionari più apicali che vagliano questi lavori. Il tutto è al di sotto della guida politica del commissario competente perciò si presuppone ci sia in anche un vaglio politico al vertice della gerarchia». La commissione di competenza è la Libe (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) presieduta dal belga Didier Reynders di Renew. (Francesco Giubilei, Il Giornale)

La Russa: “È vero, a volte sono incauto. Sul cronista malmenato ho detto quel che penso, forse male”. Colloquio con il presidente del Senato: “No all’antifascismo degli anni ‘70 perché penso pure ai vecchi missini”. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)

«Discorso serio e alto. Noi di FdI contro la violenza. I media? C’è chi provoca». Mollicone: chi è troppo schierato perde credibilità. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Contestazioni e intimidazioni, ecco che cosa ha spinto il capo dello Stato. Il riferimento all’articolo 21, perché i giornalisti svolgono una funzione costituzionale. (Marzio Breda, Corriere della Sera)

Carlo Galli su Repubblica: Chi minaccia la democrazia. “Il potere di un popolo informato”: non è possibile non entusiasmarsi davanti a questa magistrale sintesi di Alexis de Tocqueville, e fatta propria ieri dal presidente Mattarella nel suo discorso alla stampa parlamentare.

Scandalo liste d’attesa: oltre un anno per esami e visite ed è babele di dati. Quasi un anno e mezzo per ricevere una ecografia all’addome o 427 giorni per una visita cardiologica o 394 giorni per farsi vistare da un ginecologo. La montagna delle liste d’attesa resta tutta da scalare in Italia e con la certezza che la gestione delle attese per ricevere le cure oggi è ancora spesso caotica: solo 13 Regioni hanno attivato Cup unici con un solo numero di telefono che i cittadini possono chiamare per prenotare una vista, ma ancora meno Regioni hanno unificato in una sola piattaforma le agende sia degli ospedali pubblici che di quelli privati convenzionati. Accorgimenti questi fondamentali che si spera con il decreto legge appena approvato (si veda articolo nella pagina a fianco) diventino finalmente effettivi ovunque e per i quali dal 2019 sono stati stanziati circa 400 milioni spesi finora non bene. La vera piaga sono poi le gincane a cui sono costretti oggi molti pazienti quando prenotano una prestazione al Cup che a volte dopo attese infinite al telefono si vedono inseriti in “liste di galleggiamento” tra centralini che invitano a richiamare appena le agende saranno riaperte – una scorciatoia vietata per legge – o promettono di ricontattare il cittadino appena «si libera un posto». (Marzio Bartoloni e Barbara Gobbi, Il Sole 24 Ore)

Liste d’attesa, c’è la legge Schlein contro Meloni “Privatizzate la Sanità”. Ok al decreto con i soli voti della destra. La leader dem: mancano i fondi Ma la premier: strada giusta. Da Calenda a Avs coro di proteste. (Giovanna Vitale, Repubblica)

La bocciatura dell’Ue imbarazza il governo: “Il rapporto cita giudizi di soggetti polemici”. Meloni parla attraverso “fonti”, dice di sostenere il report sullo Stato di diritto ma cerca di smontarlo Mantovano: “Documento anticipato su Repubblica, la libertà di stampa non è violata”. (Gabriella Cerami, Repubblica)

Carceri, intesa tra alleati dopo le tensioni. Vertice con Bongiorno e Nordio, ridotte le richieste di Forza Italia. Resta l’Aventino dell’opposizione, duello in Aula. (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera)

E Meloni stoppa Forza Italia. “Nessun indulto mascherato”. Fratelli d’Italia sin dall’inizio ha temuto gli effetti di questo dibattito. Privatamente nessuno nega che esista un’emergenza nelle carceri. Ma la ricetta immediata, secondo Giorgia Meloni, non può essere quella di un qualsiasi gesto di clemenza per alleggerire la popolazione delle prigioni italiane. D’altronde la premier in passato si è definita orgogliosamente «giustizialista nella fase dell’esecuzione della pena» e quindi, su questo punto, non vuole cedere. Proprio da Palazzo Chigi è arrivato l’ordine tassativo di non chiamare il decreto, tanto caro al Quirinale «svuota carceri». Per FdI si tratterebbe di un «messaggio devastante» per l’elettorato di destra: l’idea di un “liberi tutti” contrasta con l’immagine di rigore assoluto che la premier ha imposto. La ricetta all’emergenza quindi quale dovrebbe essere? La risposta di Meloni resta quella di sempre: costruire nuove carceri. Non si tratta di una soluzione a breve termine, ma il problema è che non si vede una grande attività in questo senso. (Federico Capurso e Francesco Olivo, La Stampa)

Natoli, la linea del Csm: non può più restare, ha tradito la funzione. Ma la consigliera in quota FdI prova a resistere.

L’ Anm « Comportamenti che segnalano l’ assoluta inadeguatezza». (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)

Pace fiscale, si cerca più gettito. Ora spunta un’aliquota del 15%. Tecnici al lavoro per rendere più appetibile il concordato. Le risorse per la manovra 2025. Concordato preventivo, finora hanno aderito poche centinaia su oltre due milioni. Allo studio un prelievo ridotto per il reddito aggiuntivo dichiarato all’Erario. (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Un governo preoccupato dalle prove d’autunno. Un’Italia condizionata dal debito pubblico e monitorata da una Ue diffidente che, in parte, mira a mettere ai margini l’esecutivo.

Ecr, l’accelerazione dei polacchi per Morawiecki al posto di Meloni. Indiscrezioni sull’ex premier polacco. Ma nel gruppo a maggioranza FdI si nega che ci sia un’intesa. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Meloni lascia la guida dei Conservatori europei. “Morawiecki leader”. Giorgia Meloni potrebbe presto lasciare la presidenza dei Conservatori. Il percorso è di fatto già segnato, ma la notizia non doveva uscire così presto. Eppure la testata polacca Newsweek ha bruciato i tempi, rivelando anche il nome del successore: «La leadership di Ecr andrà a Mateusz Morawiecki». L’ex premier polacco viene indicato da una fonte anonima del Pis, il partito nazionalista oggi non più al governo di Varsavia. Il giornale aggiunge una considerazione interessante del politico senza nome: «A meno che gli italiani non si rimangino la parola data». In effetti in Fratelli d’Italia la notizia è arrivata inattesa nei tempi e nei modi e ha provocato un malcelato fastidio. Il fatto che Meloni abbia messo nel conto di lasciare la presidenza dei Conservatori (che mantiene da oltre quattro anni) non è una novità. Il co-presidente e suo fedelissimo Nicola Procaccini lo aveva anticipato alcuni mesi fa. (Francesco Olivo, La Stampa)

Sei in pista per l’ex Ilva, da Arvedi a Marcegaglia. Entro dieci giorni il bando per la vendita dell’acciaieria. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)

Prysmian, 450 milioni nei cavi supertecnologici. Il finanziamento Bei per i siti di Pozzuoli, Pikkala e Gron. (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Netanyahu al Congresso. La difesa della guerra: «Uno scontro di civiltà». Proteste a Washington e Tel Aviv per il discorso del premier. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

I repubblicani scattano in piedi ogni volta, i decibel di approvazione salgono. I democratici sono timidi, si alzano, battono le mani, non indugiano certo nel farlo quando Bibi il seduttore cita la leadership americana, la minaccia iraniana, l’eroismo dei suoi soldati che, presenti in aula, invita ad alzarsi in piedi mentre ne racconta le gesta. Ma c’è qualcosa che stona nella pattuglia della sinistra. È lì per dovere non per esaltarsi come i repubblicani che sembrano ripiombare nel clima Convention di Milwaukee. Nancy Pelosi ha disertato, Alexandria Ocasio Cortez pure, e con lei gran parte del blocco progressista. In tv, al mattino Bernie Sanders, è andato a dare del criminale a Bibi e non si presenta in aula. Kamala Harris, presidente del Senato per diritto, non c’è. È a Indianapolis, impegno precedentemente preso la giustificazione. Mike Johnson, Speaker della House, estensore dell’invito a Bibi commenta: vergognoso che diserti lo speech. (Alberto Simoni, La Stampa)

Il discorso del premier israeliano davanti al Congresso degli Stati Uniti a Washington, ieri, ha attinto a una studiata retorica bellicista, tagliata perfettamente sull’auditorio. La vera guerra non è contro Israele, è contro l’America”, ha ammonito Netanyahuha, e ha ribadito per questo quanto sia importante per Tel Aviv ricevere gli aiuti militari dagli Stati Uniti, senza pause e il più rapidamente possibile. Il premier non ha modificato in nulla la sua linea sulla guerra a Gaza: vittoria totale contro Hamas, perché è l’unico modo per tornare a convivere con i palestinesi in futuro. Oltre alla retorica bellicista il discorso è stato intervallato da storie edificanti. Nella platea, seduti tra Elon Musk venuto apposta per ascoltarlo, la moglie Sarah, la giovane Noa Argamani liberata dalla prigionia a Gaza a giugno, i parenti degli ostaggi della famiglia Bibas, Netanyahu ha fatto alzare alcuni “eroi di Israele”. Militari che hanno perso arti nella guerra a Gaza o hanno combattuto il 7 ottobre. Sette minuti di applausi all’inizio e, innumerevoli altri durante il discorso, soprattutto da parte dei banchi repubblicani. Le sedie dei democratici erano punteggiate dalle defezioni. (Riccardo Antoniucci, Il Fatto Quotidiano)

Lo spettro del ritiro americano dall’Iraq aleggia dietro le quinte della frenetica visita di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti. E’ uno degli effetti collaterali del ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca. Come nel caso dell’Afghanistan il mondo diplomatico già si spende per negare e minimizzare. Il ritiro non ci sarà, o forse sì, ma in ogni caso rimarrà una presenza statunitense, l’impatto sarà minimo. Per “King Bibi”, il politico più navigato e stagionato della regione, non è così. Lo sa bene. Sa che in negoziati tra Baghdad e Washington hanno subito un’improvvisa accelerazione. Sa che il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani è il più vicino a Teheran dai tempi di Nouri al-Maliki, l’uomo che nel 2011 ottenne la fine della presenza delle truppe statunitensi, salvo richiamarle quando nel 2014 l’Isis era alle porte della capitale. E sa che l’argomento del possibile ritorno in forze del gruppo jihadista non convince più il governo iracheno. Secondo fonti irachene un accordo preliminare sarebbe già stato raggiunto e discusso tra il segretario di Stato Lloyd Austin e il collega Thabet al- Abbasi due giorni fa. Prevede il ritiro dei soldati Usa dalla base di Ain al-Asad e di quasi tutto il contingente di 2500 uomini ancora presenti nel Paese. (Giordano Stabile, La Stampa)

Kuleba in Cina apre a un possibile negoziato. Kuleba da Pechino parla di possibili negoziati con la Russia, mentre Syrsky da Kiev sottolinea che i suoi uomini libereranno la Crimea. È il doppio binario su cui viaggia l’Ucraina in attesa di scoprire un futuro che verrà rivelato dopo l’elezione del nuovo inquilino della Casa Bianca. Il ministro degli Esteri ucraino, in visita in Cina dove ha incontrato l’omologo Wang Yi, manifesta la volontà «di aprire una linea di dialogo con Mosca. I negoziati devono essere razionali e pratici». Per Yi i tempi non sono ancora maturi per mettere Putin e Zelensky attorno a un tavolo, ma «siamo disposti a continuare a svolgere un ruolo costruttivo per la ripresa di colloqui di normalizzazione». Sulla fine delle ostilità si è espresso anche il Segretario di Stato Vaticano Parolin, in rientro dall’Ucraina, ribadendo che è necessario «intensificare gli sforzi coinvolgendo la Russia». (Luigi Guelpa, Il Giornale)

«Ho messo il Paese sopra tutto. In questi mesi farò il massimo». Joe Biden spiega il motivo del ritiro. Oggi l’incontro con Netanyahu su piano di pace e ostaggi. «Ho passato la torcia a una nuova generazione per unire l’America e difendere la democrazia». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

La campagna della candidata in pectore. Harris, tanti milioni e contrasti sul vice. Sui social gli insulti dei repubblicani. I dem puntano a un governatore del Nord-Est, ma ci sono più nomi sul tavolo. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Trump, rabbia e timori. Gli 007: comizi al chiuso. E Musk cambia idea: niente bonus milionario. Dopo una settimana trionfale, arrivano cattive notizie. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Il Venezuela ora sogna la fine del chavismo ma l’opposizione teme il pugno duro di Maduro. Domenica il voto con il candidato anti regime González Urrutia avanti sul delfino di Chavez. Gli Usa mediano la transizione pacifica, ma il presidente ha già minacciato un “bagno di sangue”. (Daniele Mastrogiacomo, Repubblica)

Scampia, c’è la terza vittima. L’allarme crolli già nel 2016. Il bando per la riqualificazione della Vela: rischi per i ballatoi corrosi. Troppo gravi le ferite per Patrizia Della Ragione, mamma e zia dei primi due morti. (Fulvio Bufi, Corriere della Sera)

Serbatoi vuoti, acqua a ore e vendemmia già a luglio Mezzogiorno, la grande sete. Gli invasi sono ai minimi storici. I Comuni costretti al razionamento: “Timori per anziani e bambini”. Raccolti dimezzati e allevatori in affanno. E il Cnr studia piante capaci di convivere con l’aridità. (Davide Carlucci, Repubblica)

La grande sete, sprechi e incompiute. Un fiume di soldi pubblici prosciugato negli anni. Solo in Sicilia spesi 3,5 miliardi. Il caso del lago svuotato per rischio crolli e quello della diga mai ultimata dal 1977. (Salvo Palazzolo, Repubblica)

Ok del Senato, il Salva-casa è legge. Le mini-irregolarità che si possono sanare. Il governo dà seguito alla promessa firmata da Matteo Salvini al momento della presentazione e prima della sosta estiva ottiene la conversione e l’approvazione definitiva del Dl Casa al Senato, dopo il via libera dellla Camera. I voti a favore sono 106, i contrari 68, un astenuto. Sono molte le novità introdotte da un decreto che punta a sanare le micro- difformità catastali. Tra queste c’è il ripensamento dei paletti per stabilire se un’abitazione risponda o meno ai requisiti igienico-sanitari, istituiti nel 1975. La procedura viene fortemente semplificate e viene introdotta la possibilità che il responsabile del progetto di possa dichiarare la conformità alle norme igienico-sanitarie, a fronte di interventi che migliorino il locale o ottimizzino la ventilazione. (Fabrizio de Feo, Il Giornale)

Svolta vicina sui pignoramenti. L’80% delle maggiori entrate accertate con la lotta all’evasione non viene poi riscosso. Sono necessarie procedure più mirate per procedere ai pignoramenti, in particolar modo quelli sui conti correnti, e ribaltare le statistiche attuali che vedono la gran parte delle azioni cadere nel vuoto perché i debitori non sono capienti, ossia non hanno patrimoni o disponibilità su cui rivalersi. Sono alcuni dei messaggi emersi dal direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini durante l’audizione in commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria presieduta da Maurizio Casasco (Forza Italia). Audizione in cui Ruffini ha sottolineato che le banche dati di cui dispone l’agenzia delle Entrate sono «molto complete ma non rappresentano certamente un Grande fratello» e ha ribadito ai parlamentari la necessità di sostenere il rafforzamento del personale: il piano concorsi programmato dalle Entrate porterà «l’assunzione di 11 mila risorse entro quest’anno», ma nonostante questi numeri l’Agenzia è «sotto organico di circa 8 mila unità» rispetto alla pianta organica. (Marco Mobili e Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore)

Materie prime critiche, la mappa aggiornata: in Italia si estraggono solo feldspato e fluorite. Ma ci potrebbe essere molto altro, a cominciare dal litio. L’Ispra rivede il database minerario, come prevede il regolamento Critical Raw Materials Act Ue. Ancora attive in questo momento 76 miniere. (Rosaria Amato, Repubblica)

Irlanda, i data center usano più elettricità di tutte le abitazioni. Era solo questione di tempo. E ora quel tempo è arrivato. Il 2023 è stato l’anno in cui per la prima volta nella storia il consumo di energia elettrica dei data center ha sorpassato quello di tutte le abitazioni del Paese messe insieme. È successo in Irlanda, e i dati sono stati ufficializzati nelle scorse ore dal Central Statistics Office di Dublino. Secondo l’ente, i data center hanno rappresentato il 21% di tutto il consumo di elettricità misurato nel 2023, in aumento rispetto al 5% del 2015 e al 18% del 2022. E per la prima volta il loro consumo di elettricità ha superato quello del totale delle abitazioni del Paese, al 18% nel 2023, in calo rispetto al 19% dell’anno precedente. L’Irlanda è uno dei Paesi europei dove trovano posto alcuni data center molto importanti. Fra questi il Microsoft Dublin Data Center, il Facebook Clonee Ireland, il Grange Castle II (di Google) e l’Amazon AWS DUB2. (Biagio Simonetta, Il Sole 24 Ore)

Unicredit, l’utile vale 2,7 miliardi «Record». E compra due fintech. Orcel: pronti a battere i target. L’obiettivo dei ricavi: oltre 23 miliardi nel 2024. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)

«Bimbi insultati e maltrattati». Arrestata educatrice già sospesa. Milano, è titolare di un asilo nido finito sotto accusa un anno fa. Coinvolti 35 bambini. (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)

Aldo Cazzullo sul Corriere: Olimpiade, lo sport e un sogno di tregua. Quelli di Parigi 2024 potrebbero davvero essere ricordati come i Giochi tornati umani.

Il Corriere intervista l’attrice Fioretta Mari: «A 20 anni stregai Quasimodo, poi ho insegnato il siciliano a Giannini in Mimì Metallurgico. Con Mina giocavo a scopone».

Gli Anniversari

306, Costantino I imperatore dei romani
325, conclusione del Concilio di Nicea
1261, Costantinopoli capitale dell’impero bizantino
1593, Enrico IV si converte al Cattolicesimo
1799, Egitto: Napoleone sconfigge Mustafa Pasha
1834, muore a Highgate Samuel Taylor Coleridge
1848, Custoza: Radetzky batte Carlo Alberto
1866, istituito in Usa il generale a 5 stelle
1868, il Wyoming territorio Usa
1871, Iowa: brevettata l’invenzione della giostra
1897, Jack London parte per la corsa all’oro
1898, invasione statunitense di Porto Rico
1907, la Corea protettorato del Giappone
1909, attraversata la Manica in monoplano
1920, prima trasmissione radio bidirezionale atlantica
1927, muore a Napoli Matilde Serao
1943, V. Emanuele III fa arrestare Mussolini
1945, Germania: Dichiarazione di Potsdam
1946, primo test sottomarino di bomba atomica
1952, Porto Rico territorio degli Stati Uniti
1956, affonda l’Andrea Doria
1957, Tunisia repubblica con Bourghiba presidente
1978, a Belgrado la Conferenza dei Paesi non allineati
1978, nasce la prima bambina fecondata in vitro
1984, prima donna a passeggiare nello spazio
1992, apertura delle Olimpiadi di Barcellona
1994, Israele e Giordania firmano la pace
2000, Concorde si schianta a Parigi: 104 morti
2007, giura in India la prima premier donna
2011, dopo 6 anni torna in pubblico Fidel Castro
2012, Egan-Jones declassa l’Italia a CCC+
2013, incidente ferroviario a Santiago (Spagna): 79 morti
2018, muore Sergio Marchionne

Nati oggi

1860, Achille Brioschi
1880, Giuseppe Moscati 1889, Cino del Duca 1894, Gavrilo Princip
1905, Elias Canetti
1928, Biagio Agnes
1929, Duilio Poggiolini
1948, Giancarlo Mazzuca
1953, Gigi Marzullo
1957, Fabrizio Feo
1960, Gianfranco Rotondi
1963, Sabina Guzzanti

Si festeggiano San Giacomo e San Cristoforo

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati