La nota del 25 marzo

“Solo l’infinita purezza non viene contaminata da contatto col male. Ogni purezza limitata finisce con il corrompersi se il contatto è prolungato” (Simone Weil)

I quotidiani di oggi fanno le loro prime pagine con le notizie delle agenzie di ieri mattina presto: i bombardamenti a tappeto di Putin sull’Ucraina sino a Leopoli e il suo missile che sorvola la Polonia, cioè l’immediata ritorsione su Kjiv per la strage ancora rivendicata dall’Isis con la diffusione di nuovi filmati girati dagli stessi terroristi. E poi la foto della vittoria della Ferrari in Australia. La giornata di domenica aggiunge solo tre notizie: Bergoglio non tiene l’omelia di Pasqua perchè “affaticato” (secondo Repubblica e Corriere), ma forse anche perchè dopo aver consigliato la resa a Zelensky poteva aggiungere poco; l’Italia di Spalletti batte 2 a 0 l’Ecuador nel New Jersey e, infine, sui giornali di destra la foto dell’incontro del sindaco di Bari, Decaro, con la sorella del boss Capriati (gli altri giornali registrano invece la smentita dello stesso Decaro alla rivelazione di Emiliano, ma la foto purtroppo per lui è inequivocabile).

Dunque Putin continua a ignorare l’Isis e ne approfitta per estendere l’aggressione all’intera Ucraina e per minacciare la Polonia. Gli ucraini, a corto di soldati e munizioni, rispondono con un raid contro due navi russe in Crimea. Sin qui la cronaca. Quanto ai commenti e alle opinioni, oggi non c’è molto visto che i fatti erano già chiari ieri. Ecco cosa scrive Federico Rampini nel fondo del Corriere: “Putin aveva appena celebrato un voto che sembrava confermare la solidità del suo potere assoluto, e di colpo è apparso come un leader che non ha il controllo della situazione, non sa garantire la sicurezza del suo Paese. In una Russia che ormai lui dichiara ufficialmente «in guerra», e dopo gli avvertimenti Usa, lascia sconcertati l’assenza di poliziotti al concerto preso di mira dall’Isis. La stessa polizia russa pronta ad arrestare un’anziana signora che manifesta dissenso con un innocuo foglio bianco, non c’era quando un commando di terroristi è entrato in azione per fare una carneficina. Putin da parte sua ha atteso ben 19 ore prima di apparire in tv per parlare alla nazione. Hanno reagito con più tempestività tanti leader occidentali, intervenuti a esprimere cordoglio e solidarietà. Ora Putin cerca di rimediare al proprio terribile fallimento con le bugie. Il tentativo di collegare in qualche modo l’Isis all’Ucraina è ignobile oltre che insostenibile. Però la Russia è «in guerra», da qualche giorno lo dice proprio lui, uscendo dall’ambiguità ipocrita della «operazione militare speciale» con cui aveva descritto a lungo la sua aggressione contro una nazione libera e indipendente. L’orrore della strage, la sofferenza atroce inflitta a tanti innocenti, l’umiliazione patita da Putin, verranno gestite in questo nuovo clima marziale. Lo Zar anche stavolta farà pagare ad altri i suoi errori”.

Repubblica intervista Aleksei Javlinski, capo del partito liberale russo (che ovviamente non poteva presentarsi alle elezioni), il quale paragona la strage ai fatti di Saraievo che scatenarono la prima guerra mondiale: “La situazione è precipitata. Può succedere di tutto. La perdita di linee guida nella geopolitica moderna comporta gravi pericoli. Non si dovrebbe tirare a indovinare cosa potrebbe accadere, ma prendere decisioni vitali. Innanzitutto è necessaria la firma immediata di un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. Dobbiamo ripensare radicalmente le minacce tattiche e strategiche, reali e potenziali. Dobbiamo fermare le stupide accuse di richieste isteriche di “resa” o “bandiera bianca”. Il pericolo di una grande guerra si avvicina. Questo attentato è un “evento cigno nero”, potrebbe diventare una moderna Sarajevo. Non credo sia verosimile un conflitto nucleare, ma non lo escludo. Se mai si arrivasse a uno scontro con la Nato, Putin userà le armi nucleari perché è più debole militarmente e lo sa».

La Stampa intervista Jacek Raubo, capo del dipartimento di analisi strategica di Defence 24 polacco: «L’”incidente” del missile che ha sorvolato il nostro paese ci dice due cose: intanto ci ricorda quanto la Polonia sia vicinissima al campo di battaglia, così come lo sono i Baltici e la Romania. Noi siamo sulla linea del fronte e la violazione del nostro spazio aereo ci sta avvertendo che i missili russi non sono pericolosi solo per l’Ucraina, ma anche per la Polonia e per l’intera architettura di difesa della Nato. Allo stesso tempo, la Russia usa queste violazioni per finalità prettamente operative: servono a vedere come reagiscono le forze aeree polacche e le altre forze degli alleati in caso di minaccia. Penso che si sia trattato di uno stress test per vedere le nostre procedure, le nostre capacità e le modalità di reazione. Il Cremlino sta mettendo alla prova il fronte occidentale europeo e la Nato, perché ogni volta che un missile entra nel nostro spazio e ci costringe a far alzare i nostri jet, tutto l’assetto della difesa europea cambia. Varsavia deve comunicare con gli alleati e con i nostri cittadini, che ovviamente ne sono spaventati. Mosca vede, analizza e impara. La Polonia è l’hub transatlantico che fornisce assistenza militare all’Ucraina e quindi rappresentiamo la principale minaccia alla loro aggressione contro l’Ucraina. Dall’hub logistico di Rzeszów è stata inviata all’Ucraina buona parte dell’assistenza militare. Le nostre infrastrutture, le nostre ferrovie, sono cruciali per il sostegno strategico degli ucraini, così come i campi di addestramento polacchi. Mosca è abilissima nel terrorizzare le popolazioni civili: ora sa come farlo con i polacchi, nel futuro saranno i baltici, i finlandesi e gli svedesi. Le violazioni in atto riguardano una realtà interconnessa, ovvero la sicurezza europea e la Nato. Capisco che ci dicano che siamo troppo ansiosi nei confronti della Russia, ma vi chiedo di allargare lo sguardo, di guardare cosa sta facendo la Russia nel mondo. Vedrete che non sta combattendo solo contro l’Ucraina, ma sta destabilizzando, ad esempio, la Libia con i mercenari, l’Africa, creando artificialmente crisi di migranti – tattica usata ampiamente anche in Europa- per non parlare delle operazioni clandestine e cyber portate avanti da tutte le agenzie russe. La Russia sta cercando di destabilizzare diverse regioni molto vicine all’Europa, all’Italia, e al Mediterraneo. Per non parlare del sostegno militare, assieme alla Cina, degli Houti».

Per Giuliano Ferrara sul Foglio la strage di Mosca “è il segnale sinistro del consenso internazionale minimo che fu detta dall’equilibrio nucleare. Un potere fuori del controllo reciproco. E si è rotto anche il consenso storico-morale sul significato della Shoah: l’antisemitismo torna travestito da antisionismo”.

Le faccende italiane sono più o meno le stesse e ruotano sempre intorno alle elezioni da fare: Ghisleri su La Stampa presenta il sondaggio sulle prossime elezioni europee e prevede che i voti della Lega vadano a Fratelli d’Italia, cosa del resto già successa alle politiche e alle regionali in Abruzzo (dove qualcosa ha recuperato anche Forza Italia), per cui non si fa fatica a prevedere che Salvini possa passare dagli attuali 28 seggi a 8. Il Corriere si fa interprete del disappunto di Giorgia Meloni per gli attacchi del capo della Lega alla Ue per il fatto che “ci sono molti dossier ancora aperti”.

Sul fronte Fratelli d’Italia, Arianna Meloni (di cui i giornali pubblicano una bella foto insieme alla madre presa al congresso romano) non sa ancora se candidarsi oppure no.

Il Messaggero fa sapere in prima pagina che c’è il via libera per i concorsi nella pubblica amministrazione dedicati “a manager con stipendi sino a 100 mila euro”. Poi mette nelle pagine interne che 500 mila under 24 hanno abbandonato gli studi, secondo dati del 2022. Un brutto segnale.

Il Fatto torna a dedicarsi a Daniela Santanchè, addebitandogli oltre alla bancarotta di Visibilia anche la cattiva gestione di Ki Group, che ebbe anche soldi pubblici che non doveva avere durante il Covid.

Repubblica denuncia: il centrodestra si impadronisce delle Fondazioni liriche, dopo il cedimento di Sala che ha permesso l’arrivo di Ortombina alla Scala per avere un’entratura nel centrodestra quando si candiderà alla guida dei Comuni italiani dopo Decaro.

Muore il generale Inzerilli, guidò la struttura Gladio ai tempi di Francesco Cossiga.

Il Sole celebra giustamente Elia Zamboni, l’ex vicedirettore e inventore della rubrica “L’esperto risponde”, uno dei segreti del successo del quotidiano rosa.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. L’Isis mostra i video e rivendica l’attentato Putin accusa gli ucraini, nuovi raid su Kiev. Il Cremlino ignora gli islamisti radicali. Fiori e cordoglio, giornata di lutto nazionale in Russia. Il presidente in chiesa accende una candela poi parla con il leader del Tagikistan. (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)

La sfida dello zar: controllare la «narrativa» sui colpevoli. Un filmato per oscurare quelli dei miliziani. Kuleba: bugiardo patologico. «Vorrei che avessero avuto la stessa rapidità per l’assassinio del loro presidente Kennedy». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Federico Rampini su Repubblica: Putin e l’Occidente: errori e bugie. Aveva appena celebrato un voto che sembrava confermare la solidità del suo potere assoluto, e di colpo è apparso come un leader che non ha il controllo della situazione, non sa garantire la sicurezza del suo Paese.

Ezio Mauro su Repubblica: Putin e gli spettri del male. La Jihad islamista è uscita dall’ombra in cui ci illudevamo di averla confinata per portare il terrore e la morte nel cuore della Russia. Mancava solo il terrorismo: adesso tutti gli spettri del caos sono allineati nello scenario dell’ultima guerra in Europa, ultima in ordine di tempo ma anche in ordine di distruzion. Non ci sono più filtri, istituzioni di garanzia, strumenti condivisi e accettati di regolazione dei conflitti. Siamo esposti di fronte al male, senza averne più una nozione comune, morale, politica o culturale: ognuno giudica per sé, misurando le sue paure e le sue reazioni, senza più la possibilità di una difesa comune. Solo il male nella sua minaccia resta universale.

Il lutto di Mosca e i dubbi sul regime: “Non ci protegge. Reportage dalla capitale, invasa dagli agenti: “Si occupano di terroristi finti e non prendono quelli veri”. (Rosalba Castelletti, Repubblica)

Ora la Polonia di Tusk ha paura della Russia: un piano per riaprire i vecchi bunker. Il governo rassicura i cittadini dopo il caso del missile, ma rafforza la sicurezza con nuovi rifugi e conferma il progetto per formare 30mila Guardie territoriali. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)

I terroristi bendati e torturati. Il giallo dell’uomo in ospedale. L’origine tagika, documenti e carte di credito bruciati. Il sopralluogo di un arrestato sul luogo dell’assalto il 7 marzo. Le armi utilizzate nel teatro gettate dall’auto durante la fuga in autostrada. (Marta Serafini, Corriere della Sera)

Isis, l’avamposto afghano dei tagiki che alimenta la spirale del terrore. Il Badakhshan, che i talebani faticano a controllare, ospita migliaia di estremisti dell’Asia centrale che si addestrano e preparano attentati. (Daniele Raineri, Repubblica)

«È il mio lavoro». Un 15enne ha salvato 100 persone. Nelle sale del Crocus c’è chi ha trovato la morte e chi è diventato un simbolo proteggendo gli altri. (Mo. Ri. Sar., Corriere della Sera)

Razzo viola i cieli polacchi si alza la tensione Nato-Mosca. Mosca ha sferrato l’ennesimo raid aereo sull’Ucraina nella notte tra sabato e domenica: ventinove missili da crociera e ventotto droni kamikaze Shahed si sono abbattuti sulle principali città del Paese, riferiscono le autorità ucraine. Circa dieci missili sarebbero stati abbattuti nei cieli di Kyiv dalla contraerea, senza causare vittime civili. Uno dei missili diretti contro l’Ucraina occidentale ha invece attraversato brevemente lo spazio aereo della Polonia. In risposta, le forze armate polacche sono state messe in stato di allerta e, come riferiscono le autorità locali, sono state adottate «tutte le procedure di sicurezza necessarie» per garantire la sicurezza dello spazio aereo nazionale, «incluso l’impiego dell’aviazione polacca e quella degli alleati». Come riferiscono le autorità di Varsavia, il missile russo sarebbe rimasto nello spazio aereo polacco per trentanove secondi sorvolando la città di Oserdow nel Voivodato di Lublino. (Giovanni Pigni, La Stampa)

Ora la Nato teme un attacco di Putin e prepara nuove truppe per blindare i confini. L’intelligence indica che Mosca userà la strage del Crocus per colpire Kiev. E forse per saggiare la capacità di risposta della stessa Alleanza atlantica. (Claudio Tito, Repubblica)

“Segui i soldi”: perché Kiev ora è un problema dell’Ue. Il nuovo pacchetto pro-Ucraina è bloccato dai Repubblicani (su ordine di Donald Trump) in Parlamento: in un anno elettorale è assai difficile trovare la necessaria intesa bipartisan su uno stanziamento da 60 miliardi di dollari e l’estate della probabile offensiva russa si avvicina. Notevole, a questo proposito, che in due anni Washington abbia finora fornito da sola aiuti militari a Kiev superiori a quelli dell’intera Unione europea (43 miliardi di euro il valore di libro stimato). Se Washington sta di fatto chiudendo il rubinetto, la palla (o il cerino) resta in mano all’Unione europea. Anche per questo, dopo mesi in cui l’Ucraina sembrava sparita dall’agenda, si torna a parlare della “minaccia esistenziale” russa (Emmanuel Macron) al Vecchio continente. Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì si è concluso con un nulla di fatto: tutti d’accordo su maggiore autonomia strategica, sul rafforzamento della produzione militare europea e su un maggiore sostegno all’Ucraina, ma i soldi non si sa chi li deve mettere. Se ne riparlerà a giugno, ma nel frattempo l’Ue non è andata neanche vicina a fornire all’esercito ucraino tutte le munizioni che si era impegnata a dargli. (Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano)

«Io sovranista, non è una parolaccia». E Salvini accusa FI «alleata del Pse». «Non ce l’ho con Macron, ma no ai soldati al massacro». Musk con lui: scandaloso processarlo. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Vabbè, lo hanno capito anche i sassi: da Marine Le Pen (sul pratone di Pontida) a Marine Le Pen (collegata ai Tiburtina Studios), lo schema di Salvini è sempre lo stesso, per incapacità di fare altro. Come quelli che giocano gli stessi numeri all’enalotto tutta la vita, sperando che prima o poi escano, scommette su una ripresa dell’onda populista, determinata da fattori esogeni, riproponendosi come il “guardiano della rivoluzione” sovranista. Che intercetta, da destra, le aspettative che Giorgia Meloni ha deluso o si prepara a deludere quando in Europa farà “l’inciucio” con i socialisti sulla nuova commissione. (Alessandro De Angelis, La Stampa)

I dubbi pesanti (e non solo) di Ppe, Parigi e Berlino. Così Ursula ora è sotto tiro. Le «piroette» sull’agenda scontentano tanti. I Verdi al governo avrebbero il posto di commissario se lei non fosse riconfermata. Le voci su Macron che avrebbe in testa Draghi E le critiche aperte dei suoi a von der Leyen. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)

Europee, Meloni prenderà i voti di Salvini. Strasburgo senza una maggioranza certa. Nel primo esercizio si è ipotizzato che a superare la soglia fossero solo Fratelli d’Italia, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la Lega e Forza Italia. In questa supposizione si osserva che rispetto al 2019 pochi sono i cambiamenti importanti tranne per il travaso di preferenze tra il partito di Matteo Salvini – oggi 8 seggi, mentre nel 2019 ne prese 29 – e quello di Giorgia Meloni -nel 2019 ricavò 6 seggi, oggi se ne accaparrerebbe 26- che proprio invertono il proprio rapporto con l’elettorato. Nel secondo scenario si è ipotizzato che Azione di Carlo Calenda superi la soglia guadagnando 4 seggi con il 4,3% dei voti a scapito di Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Nella terza ipotesi si è considerata un’alleanza tra Alleanza Verdi e Sinistra con +Europa che con il 5,0% porterebbe a casa 4 seggi. In questa ridistribuzione Fratelli d’Italia ne prenderebbe 23, mentre il Movimento 5 Stelle 14 e Azione 3. Nel quarto e ultimo scenario preso in considerazione si è aggiunta alla distribuzione dei seggi anche Italia Viva di Matteo Renzi che con il 4,3% ricaverebbe gli stessi 3 seggi di Carlo Calenda. (Alessandra Ghisleri, La Stampa)

Il fattore «S» irrita FdI: se attacca la Ue non aiuta, ci sono ancora dossier aperti. La premier pronta a candidarsi, scioglierà la riserva tra un mese. Forza Italia, una campagna importante con l’aiuto dei Berlusconi. Il capogruppo Foti: chi canta fuori dal coro per tradizione viene punito dagli elettori. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

La Lega: il Comune va sciolto. La piazza di sabato era stata un successo per il Pd, almeno fino a quando Michele Emiliano ha pronunciato quel passaggio sulla visita alla sorella del boss. Un aneddoto che, ha poi spiegato il governatore pugliese, aveva lo scopo di confermare l’assoluta integrità del sindaco di Bari Antonio Decaro, da giorni in trincea per la decisione del ministero dell’Interno di inviare una commissione che indaghi sul Comune e valuti se ci sono i presupposti per uno scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni della criminalità. Ma il risultato è stato un «autogol», si rammaricano ora diversi dirigenti e parlamentari del partito, una frase che ha «regalato alla destra la possibilità di organizzare un contropiede», i partiti di governo chiedono ora l’intervento della commissione parlamentare Antimafia e di fatto coprono mediaticamente l’ondata di solidarietà che Decaro aveva ottenuto. Non a caso è proprio lui a correggere, anzi a smentire, la ricostruzione spericolata del governatore: «Emiliano non ricorda bene, non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella». (Alessandro Di Matteo, La Stampa)

Decaro prova a smentire Emiliano: «Non andai dalla sorella del boss». Ma un’immagine lo mette alle corde. Il vicepresidente della commissione antimafia: «Quadro gravissimo». La Lega: «Il Comune di Bari va sciolto». In effetti spesso è stato fatto per molto meno. Ma adesso che si scopre che il governatore della Puglia, Michele Emiliano, andò direttamente dalla sorella di un boss della malavita barese, per raccomandargli il suo pupillo Antonio Decaro, che poi lo ha sostituito come sindaco e oggi è al centro di polemiche perché il consiglio comunale del capoluogo rischia lo scioglimento per rapporti con la criminalità, a sinistra parlano di strumentalizzazione. Le parole di Emiliano sono state chiarissime, pronunciate proprio durante la manifestazione pro Decaro. Quando questi divenne assessore del Comune di Bari, il governatore andò a casa della sorella del boss per presentargli il suo protetto e lo introdusse dicendo «te lo affido se ha bisogno di assistenza». (Maurizio Belpietro, La Verità)

La tentazione della Lega: Piantedosi via dal Viminale per correre in Campania. Il nome del ministro come alternativa del Carroccio a Sangiuliano e Cirielli. (Dario del Porto, Repubblica)

FdI pronta a scaricare Santanchè. “Rischiamo contraccolpi sul voto”. Tra i meloniani nessuno la difende in pubblico. Ipotesi dimissioni già dopo Pasqua per evitare la grana di un rinvio a giudizio a ridosso delle Europee. (Emanuele Lauria e Rosario Di Raimondo, Repubblica)

L’ex agente accusa Santanchè: “In Ki-Group un’altra truffa”. “Certo che ho letto di Visibilia e della truffa sulla cassa Covid, ma come altro si possono chiamare 2,7 milioni di aiuti pubblici a una società andata in crisi per tutt’altro?”. Fino ad agosto 2020 e per ben 22 anni Stefano Banzi è stato agente per il Lazio della società del biofood Ki Group Srl per la quale il 9 gennaio scorso il Tribunale fallimentare ha dichiarato la liquidazione giudiziale. Altre istanze pendono su Bioera e Ki Group Holding, ma sulla Srl guidata fino a due anni fa dalla senatrice di Fratelli d’Italia la Procura di Milano ha un fascicolo che è in stadio meno avanzato ma potrebbe raddoppiare l’accusa di bancarotta in capo alla ministra del Turismo. Per l’ex agente, e non solo lui, era una truffa anche il prestito Covid ricevuto nel 2021 da Invitalia attraverso il Fondo Patrimonio Pmi per risollevarsi dalla pandemia. Come altri ex lavoratori, ha fatto causa alla società per avere almeno le indennità che gli spettavano dopo vent’anni di servizio, pari a circa 80 mila euro, e gli ultimi due anni di contributi Enasarco che non gli sono stati versati. (Thoma Mackinson, Il Fatto Quotidiano)

Accordo Italia-Albania: uno spot da 650 milioni. Tutti i migranti sono destinati a tornare nel nostro paese. La capienza massima dei centri è di 3.000 posti da svuotare ogni mese, secondo Meloni ne ruoteranno 36.000 l’anno. Ma è impossibile. (Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Corriere della Sera)

Rotta sulle Canarie la nuova Lampedusa dei migranti in fuga. Sull’isola di El Hierro, diventata la porta dell’Europa con dodici mila sbarchi in due mesi L’oceano Atlantico è sfidato con le piroghe. “Ma noi qui non lasciamo morire la gente in mare”. (Alessandra Ziniti, Repubblica)

Strade, aeroporti e gasdotti: tre miliardi di investimenti targati Cdp. Dalla Palermo-Catania alla terza corsia dell’A4 fino a Trieste. I progetti finanziati con i fondi della Cassa Depositi e Prestiti. (Diego Longhin, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Piani per Rafah, Gallant negli Usa. Ma la tregua resta ancora lontana. Il ministro della difesa israeliana Yoav Gallant dovrebbe atterrare oggi a Washington. In borsa ha i piani per l’attacco su larga scala di Rafah, l’ultimo pezzetto della Striscia di Gaza. Li discuterà con il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il capo della Cia William Burns. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)

L’arroganza di Sinwar. Il capo gestisce i negoziati fra tunnel e pizzini. Si tratta in Qatar, serve il suo assenso dalla Striscia. I messaggi impiegano da Doha 72 ore tra andata e ritorno per ottenere l’ok. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)

Corea del Nord, il premier giapponese Kishida propone incontro con Kim Jong Un. Lo ha annunciato la sorella del leader coreano Kim Yo Jong. (Repubblica)

Kate «commossa» per l’affetto. Gli occhi puntati su William, che ora conta su Anna e Camilla. Il sostegno all’erede. Timori per il film sul principe Andrea ed Epstein. (Paola De Carolis, Corriere della Sera)

Il Papa affaticato non legge l’omelia. Francesco è rimasto in silenzio qualche minuto, poi le parole all’Angelus. I dubbi per la Via Crucis di venerdì. (G. G. V., Corriere della Sera) «Ha la testa di un sessantenne ma gli acciacchi ci sono. E non può permettersi riposi». Alfieri, medico di Bergoglio: pensate a un uomo di 87 anni. (Margherita De Bac, Corriere della Sera)

Non è una novità: da oltre quindici giorni il Pontefice in numerose udienze pubbliche, tra cui quella generale del mercoledì, preferisce non pronunciare il discorso preparato per l’occasione, affidandone la lettura a qualche collaboratore della Segreteria di Stato. Decisione che ha fatto scattare l’allarme tra molti affezionati al Papa ma anche tra molti speculatori che pensano che le sue condizioni di salute siano peggio di quanto si possa immaginare. «Niente di preoccupante» garantisce qualche suo stretto collaboratore; dopotutto lo stesso Bergoglio ha parlato pubblicamente delle sue recenti condizioni, facendo cenno ad una «bronchite» e a un’«influenza» che non gli permetteva di essere in forma per leggere i discorsi. (Fabio Marchese Ragona, Il Giornale)

Il Corriere intervista la stilista e imprenditrice Donatella Girombelli: «Alla Casa Bianca da Reagan vidi tremare Alberto di Monaco. In azienda facevo da pacere tra mio marito e Versace».

Repubblica intervista Amedeo Minghi e Sandro Mazzola: “Piansi davanti all’armadietto di papà, i tifosi mi davano del raccomandato e non mangiavo. Io e Rivera nati per giocare insieme”.

I cinque galeoni carichi d’oro che portano gas e petrolio su e giù per i mari del mondo. In silenzio e lontani da occhi indiscreti, i grandi trader internazionali (Vitol, Trafigura, Glencore, Mercuria e Gunvor) hanno rastrellato negli ultimi anni 120 miliardi di profitti. Tanti quanti le sette star delle tecnologie. (Maurizio Ricci, Repubblica)

Gli Anniversari

421, fondazione di Rialto poi Venezia
1296, Federico III d’Aragona re di Sicilia
1436, consacrata Santa Maria del Fiore a Firenze
1522, Gesuiti: Ignazio di Loyola inizia il noviziato
1585, istituita l’Accademia della Crusca
1634, fondata la colonia del Maryland
1655, Saturno: scoperto il satellite Titano
1753, Voltaire lascia la corte di Federico II di Prussia
1798, Londra: prime carrozze con macchina a vapore
1807, abolita la tratta degli schiavi nell’Impero britannico
1811, Shelley espulso da Oxford per un opuscolo
1821, inizia la Guerra greca d’indipendenza
1857, brevettato il nonno grammofono
1886, primo numero del Secolo XIX
1889, Menelik imperatore d’Etiopia
1901, Nizza: prima vittoria per la Mercedes in gara
1918, la Bielorussia indipendente
1918, muore a Parigi Claude Debussy
1924, la Grecia si proclama repubblica
1944, si conclude la terza battaglia di Montecassino
1945, debutta Napoli milionaria di De Filippo
1947, esplosione in miniera nell’Illinois: 111 morti
1957, si firma a Roma il Trattato istitutivo del Mec
1965, Martin Luther King guida la marcia da Selma
1968, gravi scontri a Milano tra studenti e polizia
1971, il Pakistan invade il Bangladesh
1975, Arabia Saudita: assassinato re Faysal
1977, dopo 106 si elegge il sindaco di Parigi: Chirac
1979, Columbia primo space shuttle orbitante
1995, creato il primo software wiki
1996, peste bovina: vietata la carne inglese
2011, lancio della console Nintendo 3DS

Nati oggi

1252, Corradino di Svevia
1347, Caterina da Siena
1767, Gioacchino Murat
1782, Carolina Bonaparte
1842, Antonio Fogazzaro
1867, Arturo Toscanini
1926, Luigi Arisio
1927, Tina Anselmi
1938, Publio Fiori
1940, Mina e Vladimiro Zagrebelsky
1945, Adriano Pappalardo
1947, Elton John
1948, Alberto Toscano
1949, Matteo Cosenza
1952, Gerardo Braggiotti
1956, Federico Rampini
1965, Sarah Jessica Parker
1972, Alessandro Piperno

Si festeggia San Riccardo

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