“Non si è mai dato il caso di una donna che abbia preso un raffreddore con il vestito scollato di un grande sarto” (Friedrich Nietzsche)
Il Papa che va al G7 o il generale Vannacci che divide la Lega? Sono i due titoli più gettonati della giornata, il resto è abbastanza scontato poichè i giornali di destra danno molto rilievo alle parole del portavoce della Commissione europea il quale dice che in Italia non vi è censura mentre Repubblica attacca come al solito Meloni perchè in Europa starebbe tornando sulle sue (peraltro iniziali) posizioni di destra accanto a Viktor Orban e Marina Le Pen. Il Messaggero si dedica agli affitti brevi sui quali sta per calare la “stretta antievasione”, mentre il Fatto mette ancora in croce il povero Fassino (sempre per il profumo rubato all’aeroporto, cosa abbastanza inspiegabile se non con sintomi di cleptomania) e il Sole fa sapere che l’antiriciclaggio europeo colpirà società di calcio e procuratori.
Bergoglio, lo annuncia la premier e per lei si tratta di un successo che serve anche a far dimenticare le polemiche sul 25 aprile, parteciperà alla sessione del G7 dedicata all’intelligenza artificiale, il tema più caldo fuori dalle guerre. E’ oggettivamente un colpo di immagine per la riunione dei Grandi in Italia, mentre si può discutere se al Papa conviene esserci: per il Pontefice, che per chi crede resta il vicario di Cristo in terra, è meglio che farsi intervistare da Fabio Fazio ma sempre di una diluizione della sacralità residua si tratta. Oltretutto, le conseguenze etiche dell’intelligenza artificiale sono indagate da diversi anni dal suo bravissimo consulente, il cappuccino Paolo Benanti, il quale presiede l’apposita commissione di Palazzo Chigi, è membro di quella dell’Onu e sulla materia tiene anche un corso alla Luiss insieme a Sebastiano Maffettone. Chissà se Bergoglio riuscirà ad essere in Puglia, oppure sarà costretto a collegarsi in video, vedremo a luglio. In ogni caso parteciperà come capo di Stato e non come autore di encicliche.
La ribellione più importante alla candidatura di Vannacci decisa da Salvini viene dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Fedriga, il quale dice che aiuterà i candidati locali. E il Fatto ipotizza che il generale potrebbe essere candidato soltanto al Centro e al Sud è non più al Nord. Anche il ministro Crosetto ironizza sulla candidatura che “farà bene all’Esercito” (in caso di elezione evidentemente se ne libera). Lui pensa bene, ma sono chiaramente i giornali a dargli spazio essendo l’uomo del giorno, di farsi intervistare da Stampa e Corriere per aggiungere banalità a quelle già scritte nei suoi libri. Ma tutto è in linea con la propaganda salviniana, che ha riempito le città di manifesti 6×3 il cui claim è “Più Italia e meno Europa”, slogan quanto mai fasullo poichè Bruxelles è dominante e dovrà esserlo ancora di più nel travagliato quadro internazionale. Intanto Meloni ha apparecchiato a Pescara la conferenza programmatica a sostegno della propria candidatura e progetta di andare subito a fare campagna elettorale nelle regioni già leghiste del Nord. Il Fatto scrive che la sorella Arianna potrebbe invece candidarsi al parlamento italiano nelle elezioni suppletive di Roma se il dem Zingaretti venisse eletto a Strasburgo.
In ombra le candidature (nelle quali alla fine si risolve gran parte della campagna elettorale invece di parlare dei problemi) del Pd e dei Cinque Stelle.
Elly Schlein nel frattempo ha chiesto che per la sanità si spenda il 7,5 per cento del Pil ma il Foglio dimostra cifre alla mano che è molto difficile. Intanto Avvenire si accoda alla involontaria o meno involontaria campagna contro il servizio sanitario nazionale mettendo in prima pagina che mancano medici e infermieri e che i pronto soccorso sono allo stremo. Si ridimensiona anche il numero chiuso a a medicina: vale soltanto nei primi sei mesi ma di fatto il numero programmato di studenti resta, cambia solo il metodo di selezione: lo dice al Corriere Zaffini di Fratelli d’Italia, relatore del provvedimento, dunque tanto rumore per nulla. E Polo Villari, preside della Facoltà di Medicina e Farmacia alla Sapienza, dice che se abolissimo il numero chiuso “si perderebbe l’accreditamento di cui godiamo all’estero”.
La Fondazione Crt va verso il commissariamento, mentre Tremonti e Guzzetti scrivono entrambi a La Stampa per precisare uno che ci vuole l’indirizzo pubblico e l’altro che si tratta di organismi privati.
Intesa affida la gestione di mezzo miliardo di immobili propri al fondo Coima di Manfredi Catella.
Putin nazionalizza Ariston, l’azienda di Merloni che fu tra le prime ad aprire in Russia.
Paolo Berlusconi ha avuto gratis il 10 per cento della società che si candida a distribuire le auto cinesi in Italia per fare da traino con il suo nome.
Il presidente di Federdistribuzione, Alberto Buttarelli, parla con Rita Querzè: se Lidl e Finiper sono uscite, cinque insegne della Gdo sono entrate ma non dice quali. Galli della Loggia sul Corriere attacca le università telematiche.
Lunga analisi sul Foglio sul passaggio dal “quarto capitalismo”, quello che poggiava sulle nicchie di eccellenza e sulle multinazionali tascabili, al quinto che “cammina nel mondo fuori dalle nicchie e dalle tasche”.
La Salernitana perde con il Frosinone e retrocede in Serie B, triste epilogo per Danilo Iervolino, che ha anche cambiato inutilmente quattro allenatori.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Meloni: il Papa sarà al G7. Pronta la corsa Ue «Me lo avete chiesto voi». Pescara, al via la kermesse. E sulla Liberazione: polemiche per colpirmi. Ci occuperemo anche dei flussi migratori per combattere i trafficanti e gettare le basi per garantire il diritto a non dover emigrare. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
La sfida sovranista di Meloni all’Europa Il ritorno da Vox. La leader di FdI annuncerà la sua candidatura domani dalla conferenza programmatica di Pescara. In agenda, a maggio, la nuova partecipazione a un evento del partito della destra spagnola. Anche Salvini e Tajani alla kermesse Ma la premier ormai dialoga solo col suo vice di FI. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
Il Pontefice chiederà ai governi regole comuni per mettere un freno alla «tecno-dittatura». La serie di contatti prima del sì alla missione «politica». (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)
Papa Francesco al G7 per la sessione sull’intelligenza artificiale, l’annuncio di Meloni. È la prima volta per un pontefice. Bergoglio parteciperà in Puglia a giugno a una sessione aperta ai Paesi invitati. La premier: “Darà un contributo decisivo alla definizione di un quadro regolatorio, etico e culturale”. Padre Benanti: “Oggi c’è consapevolezza che l’etica è fondamentale nella gestione dell’AI”. ((Iacopo Scaramuzzi, Repubblica)
Ue, maggioranza risicata. Gli scenari dopo il voto: popolari e socialisti al bivio tra verdi e destra. Stando al sondaggio commissionato dalle istituzioni europee non ci sarebbe il temuto trionfo delle destre estreme. (Alberto d’Argenio, Repubblica)
Goffredo Buccini sul Corriere: Politiche e partiti, ora serve parlare d’Europa. L’attenzione nazionale è apparsa a lungo concentrata non tanto su Bruxelles o Kiev, ma sulle beghe nostrane.
Il vero timore di Giorgia Meloni: la scure sui conti dello Stato. È sull’economia che Meloni ha il fianco scoperto. Il governo di qui in avanti sarà ingaggiato in una lunga corsa ad ostacoli. Il più alto sarà la Finanziaria del 2025. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
La Storia manomessa tra menzogne e omissioni. Così la nuova destra cancella l’antifascismo. La memoria. Inchiesta sullo stato della democrazia in Italia. Non occorre essere campioni di revisionismo: basta muoversi dentro il cavallo di Troia della democrazia, coperti dal mantello dei diritti che essa garantisce, ed ecco che la verità storica è piegabile alla propaganda. (Paolo Berizzi, Repubblica)
Gustavo Zagrebelsky su Repubblica: L’opportunismo degli intolleranti: perché il fascismo non è d’altri tempi. L’opportunismo degli intolleranti: perché il fascismo non è d’altri tempi. Le scappatoie di chi non vuole smarcarsi da quel regime che rimane attuale e che si rinnova con il Tribalismo.
Massimo Giannini su Repubblica: La deriva ungherese. La prova di trovarci in una democrazia illiberale l’abbiamo avuta proprio nel giorno della Festa della Liberazione.
Ho parlato più volte di “censura” a proposito della mancata partecipazione di Antonio Scurati sabato 20 a Chesarà… (Rai3). Mi ero basato sull’unica versione disponibile: quella di Serena Bortone, di cui non avevo motivo di dubitare. Tantopiù che la Rai, dinanzi a un’accusa così grave, balbettava e si contraddiceva, mentre la Meloni e il suo gruppo di fuoco sparavano alzo zero su Scurati accusandolo volgarmente di “volere i soldi” e rivendicando di fatto la censura. Ora però, con tutte le carte in tavola, si può serenamente affermare che non è stata censura, ma il solito mix di servilismo e stupidità dei meloniani. Ecco i fatti.
Ai primi d’aprile la Bortone invita Scurati per il 20, in vista della Liberazione. Il programma offre 1.000 euro, l’agente di Scurati ne chiede 1.800. Il 15 l’accordo viene chiuso a 1.500 e l’Ufficio Contratti Rai lo autorizza. Il 19, alla vigilia, Scurati
invia il monologo alla redazione che, senza che nessuno l’abbia chiesto, lo gira alla Direzione Approfondimenti di Paolo Corsini (FdI) e del suo vice Giovanni Alibrandi. Questi saltano sulle sedie: Scurati non sarà ospite per tutto il talk, ma leggerà un monologo di un paio di minuti che in sostanza dà della fascista alla premier. Chi la sente, Giorgia (peraltro ignara di tutto)? Ideona: Scurati leggerà il monologo, ma gratis, tanto parlerà poco e potrebbe essere in promozione per un libro di fumetti e una serie Sky tratti da una sua opera. Il contratto a titolo oneroso viene annullato per “motivi editoriali” in attesa della risposta. Che arriva alle 17.42: la produzione di Chesarà… manda via mail ad Alibrandi la lista degli ospiti. Accanto a Scurati c’è la sigla TG, titolo gratuito. I dirigenti ne deducono che Scurati ha accettato di partecipare gratis e danno l’ok al comunicato stampa che alle 19.09 annuncia gli ospiti dell’indomani, incluso Scurati sul 25 Aprile. Ma allo scrittore la Bortone&C. non han chiesto se sia d’accordo.Ma i dirigenti Rai non hanno mai detto che non dovesse leggere il suo monologo. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)
Vannacci candidato, Crosetto punge. E nella Lega cresce il fronte dei contrari. Il ministro di FdI: bene per l’esercito. Fedriga: voto altri. «Roberto Vannacci in corsa alle Europee? Sono certo che la sua presenza aiuterà elettoralmente la Lega.
Una scelta win-win, come si dice. Per lui, per la Lega e per l’esercito», afferma Guido Crosetto. Il tono è sarcastico. (Claudio Bozza, Corriere della Sera)
Le reazioni tra le fila di Fratelli d’Italia e moderati dopo la discesa in campo del generale. Serviva la candidatura di Vannacci a ridestare fuochi in verità mai spenti, in una Lega a caccia di identità. Il generale che si riconosce nei valori di patria e nazione. Il generale che, a chi gli chiede se anche l’autonomia sia un ideale a cui si riferisce, risponde: «Questo lo dice lei». E che pure è stato scelto dal segretario Salvini, come volto della Lega alle elezioni europee. E ci voleva proprio la sua candidatura per rianimare un moto di protesta, che negli ultimi tempi si era assestato su toni meno barricadieri, vista l’importanza del momento: il rush finale per l’autonomia. E però la candidatura del generale capovolge i paradigmi della Lega storica, facendo inferocire i leghisti della prima ora. Una protesta che ha come epicentro il Veneto, e non è una novità, ma che si espande a macchia d’olio nel Nord Italia, perché quello di Roberto Vannacci è tutto tranne che un nome espressione del territorio. (Laura Berlinghieri, La Stampa)
Il militare in lizza: «Se perdo resto in divisa. E chi ha il mal di pancia se lo farà passare». Non credo di aver allontanato preferenze. Ho la stima di persone di colore e omosessuali. Nel frattempo, però, con le sue parole sugli omosessuali e sull’antifascismo, si è alienato i voti di tanta gente. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Tensione Blinken-Xi in Cina «Ora basta aiuti alla Russia». Il segretario di Stato Usa ricevuto dal presidente cinese: dialogo «necessario» ma restano forti divergenze. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera) Il segretario di Stato Usa in Cina: “Se non fermate il sostegno alla Russia agiremo”. Antony Blinken in pressing su Pechino: non aiuti la Russia a riarmarsi, dissuada l’Iran dall’allargare il conflitto in Medio Oriente e la smetta di provare a interferire nelle prossime elezioni americane. (Gianluca Modolo, Repubblica)
Blinken ha ribadito ai cinesi le accuse di aiutare la Russia sul fronte ucraino, «senza il loro supporto Mosca non riuscirebbe a sostenere il suo attacco all’Ucraina». Wang Yi gli ha risposto che quel che scambiano Mosca e Pechino rientra nei commerci e ha negato di rifocillare l’industria militare russa con strumentazioni e componenti atte a costruire armi, puntatori laser o a dare ai russi strumenti dual use. Il segretario di Stato non è indietreggiato sottolineando che gli Usa sono pronti a varare sanzioni. Xi e Wang vedono invece nelle mosse americane «ipocrisia» – questa la parola nella dichiarazione del ministro – poiché le «affermazioni senza fondamento arrivano» sull’onda dei 61 miliardi appena stanziati per la difesa Ucraina. Ieri fra l’altro Lloyd Austin, capo del Pentagono, ha annunciato l’utilizzo di 6 miliardi per l’acquisto sul mercato di munizioni, artiglieria e sistemi di difesa aerea (come i missili per i Patriot e i Nasams). (Alberto Simoni, La Stampa)
La missione di Antony Blinken in Cina aveva lo scopo di stabilizzare, senza fare concessioni, il disgelo intervenuto nell’incontro dei due Presidenti a San Francisco lo scorso novembre. Ha trovato consenzienti i cinesi. Evidentemente le due superpotenze mondiali sono per tenere sotto controllo le numerose tensioni bilaterali. Pechino detesta le misure tecnologiche americane ma intanto continua ad esportare massicciamente in Usa. Ne ha bisogno. Washington risente l’amicizia “senza limiti” fra Cina e Russia, ma cerca di evitare che diventi un’alleanza militare. (Stefano Stefanini, La Stampa)
Blinken a Xi: «Fermate gli aiuti alla Russia o ci sarà reazione». E così, nel nome della chiarezza, il segretario di Stato ha detto a chiare lettere che la Russia farebbe fatica nella guerra in Ucraina senza il sostegno della Cina. Quindi, Pechino – pena reazioni pesanti da parte americana – deve smettere di fornire ciò che preoccupa di più e cioè la fornitura, da parte cinese, di macchinari, microchip e altri componenti che, secondo Washington, vengono usati dai russi contro Kiev. Il tema del dual use, in sé, è ben chiaro a Pechino che tre anni fa adottò la Export control law (Ecl), una risposta uguale e contraria all’offensiva innescata dall’amministrazione Trump sul fronte tecnologico necessaria a tutelare «la sicurezza nazionale e gli interessi» del Paese, rafforzando la base giuridica per imporre severe restrizioni all’export di beni o servizi ritenuti sensibili. Nella lista (non esaustiva) di prodotti sottoposti a screening c’erano quelli dual-use (applicazioni civili e militari), nucleari e, in generale, tecnologie considerate essenziali per la sicurezza della Cina. L’Ecl non ha stabilito obiettivi precisi, dal momento che né gli Stati Uniti né gli alleati europei vengono citati. Tuttavia, qualora giungessero minacce da parti terze alla sua sicurezza nazionale è scritto che «la Repubblica Popolare cinese potrà prendere misure reciproche contro quel Paese o regione». (Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore)
Business triplicato e «ricatti». Così lo Zar scivola verso Est: una dipendenza a senso unico. Interscambio a 230 miliardi: ma è il Dragone a dominare. (Federico Rampini, Corriere della Sera)
Mosca nazionalizza anche la Ariston. Tajani: “Difenderemo le nostre aziende”. Il decreto firmato da Putin. Si teme una ritorsione per il ruolo dell’Italia che ha la presidenza di turno del G7 nel sequestro degli asset russi. Nel 2024 record di nazionalizzazioni di aziende di Paesi ostili o imprenditori russi fuggiti all’estero. (Rosalba Castelletti, Repubblica)
Quella flotta «fantasma» che solca il Mediterraneo: Mosca muove armi e petrolio sotto gli occhi dell’Occidente. La Commissione Ue prepara un rapporto da presentare al Consiglio. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)
Netanyahu preme per invadere Rafah. Il Consiglio accetterebbe il rilascio di 33 ostaggi. Per gli 007 sono quelli vivi tra donne, minori, anziani e malati. Bibi sarebbe l’unico contrario all’accordo sul numero dei prigionieri da liberare. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Nella cittadina libanese che «resiste» a Hezbollah. «Qui non facciamo politica». Vicino alla Blue Line, gli abitanti provano a scacciare i miliziani. «Gli israeliani, visto che da noi non partivano colpi, hanno smesso di tirarci contro». (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Pronto il molo artificiale per portare cibo a Gaza. Più vicino l’attacco a Rafah. Le decine di mezzi blindati ammassati al confine di Israele con la Striscia di Gaza, sono pronti per entrare a Rafah, nonostante le pressioni internazionali al Paese ebraico di desistere, vista la presenza di oltre un milione e quattrocentomila profughi. I segnali dell’operazione ci sono tutti. Per molti, la minaccia potrebbe anche essere una mossa per mettere pressione sui colloqui per il rilascio degli ostaggi, in stallo da parecchi giorni anche se ieri, al termine degli incontri in Israele di mediatori egiziani, questi sono stati definiti «molto buoni» e che hanno portato a «progressi». Un alto funzionario israeliano ha detto a Channel 12 che «si tratta dell’ultima opportunità» di raggiungere un accordo «prima che l’esercito entri a Rafah». (Nello Del Gatto, La Stampa)
Ucraina, tank ed elicotteri: dalla “svolta” ai flop. Non esistono armi risolutive, per cui ne costruiremo di nuove. La guerra continua, l’industria bellica viene foraggiata a scapito di tutto il resto, dalla sanità alla scuola, ma alla fine ogni arma è subito troppo vecchia per far fronte ai conflitti in corso. Dopo il caso dei droni americani ritenuti inutili e sostituiti con quelli cinesi, ora è il ritiro dal campo di battaglia ucraino dei carri armati statunitensi M1 Abrams ad essere una pessima notizia per la Nato e in qualche modo un’ottima novità per le aziende della Difesa che possono drenare altri soldi per nuovi progetti. Gli Abrams sono il mezzo terrestre più ambito dalle forze armate di Washington, sono dei carri da 75 tonnellate, alimentati da carburante per aerei e che costano quasi 10 milioni a unità. A gennaio 2023, quando Washington annunciò che avrebbe inviato a Kiev 31 Abrams, diversi analisti spiegarono che sul fronte ucraino quei mezzi non avrebbero fatto la differenza.
Sono mezzi progettati prima dell’avvento dei droni, quindi lato cielo restano molto vulnerabili. (Cosimo Caridi e Luana De Micco, Il Fatto Quotidiano)
Scozia, addio sogni d’indipendenza. Traballa il governo nazionalista. Il debole premier Yousaf non ha più la maggioranza. Lo spettro delle elezioni anticipate. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)
Re Carlo ritorna in pubblico Visiterà con Camilla un centro di cura del cancro. «Le terapie vanno bene». La foto con la moglie tra i fiori. (Paola De Carolis, Corriere della Sera)
«Noi sappiamo cosa fece». Judd guida la rivolta dopo lo stop su Weinstein. L’attrice molestata e la rabbia per la condanna annullata. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Attacco alla Brigata ebraica. Un arresto per razzismo. Una nuova grave contestazione al giornalista della tv La7 David Parenzo. (Pierpaolo Lio, Corriere della Sera)
Alla Columbia formato ‘68 una guerra delle culture che lacera gli Stati Uniti. La sinistra moderata predica il “diritto di parola”, ma il capo degli studenti si è dovuto scusare per un post sui social in cui diceva “i sionisti devono morire”. (Gianni Riotta, Repubblica)
Massimo Franco sul Corriere: Sulla corsa del generale la resa dei conti tra due Leghe. La parola decisiva in questa sfida non sarà quella del capo né dei suoi avversari interni: a decidere sarà il loro elettorato.
Governo, misure sul lavoro a ridosso del Primo Maggio. La premier Meloni replica l’operazione di un anno fa: convocare i sindacati lanciando nuovi provvedimenti. (Rosaria Amato, Repubblica)
Superbonus, emendamenti per allentare il giro di vite. Ma il Mef vuole una nuova stretta. Intanto Dbrs conferma il rating. Nonostante gli allarmi del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la maggioranza e l’opposizione, spesso daccordo sul tema, spingono in Senato per allentare il giro di vite sul Superbonus deciso dal governo. Quasi tutti i 355 emendamenti al decreto di fine marzo presentati in Commissione Finanze comportano un aumento dei costi a carico del bilancio. Mentre Giorgetti, preoccupato per i conti e pronto a mettere sul piatto anche le dimissioni, vorrebbe una stretta ancora più forte, dopo aver realizzato che il conto della spesa per il 110%, entrato nel mirino delle agenzie di rating, continua a correre. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Crt, il cda riunito: «Risponderemo al Mef». Chiesta una proroga per fornire tutti i chiarimenti. La Diocesi: estranei a qualsiasi accordo. (A. Rin., Corriere della Sera)
Usa, inflazione non si raffredda e allontana la riduzione dei tassi. Prezzi e crescita ridotta rischiano di complicare la nuova corsa di Biden per la Casa Bianca. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Direttiva case green, Bankitalia: “Interventi pubblici siano selettivi: priorità a famiglie meno abbienti”. Uno studio appena pubblicato da via Nazionale sottolinea come l’obbligo di efficientamento energetico debba essere supportato da un adeguato piano pubblico che coordini anche il credito bancario e altre forme di agevolazioni innovative, come il rimborso attraverso le bollette energetiche, neutralizzando il più possibile l’impatto sui conti pubblici. (Rosaria Amato, Repubblica)
Paolo Berlusconi e soci cercano una fabbrica per i cinesi di Dongfeng. Mafrici (Df Italia): stiamo guardando l’ex Maserati di Grugliasco. (Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)
Lo scatto di Microsoft e Google. In Borsa battono Meta sull’AI. Wall Street ha punito la società di Zuckerberg, nonostante conti in crescita. (Michela Rovelli, Corriere della Sera)
Patuano (Cellnex): “Compriamo tetti e terreni, niente più sfratti per le nostre antenne”. Parla l’amministratore delegato della società delle torri: “RaiWay ed EI Towers devono unirsi per creare valore: Francia, Spagna, Regno Unito hanno già una sola rete per le tv. Il 20% delle future retribuzioni del Cda sarà pagato in azioni. I consiglieri credono ciecamente nelle nostre potenzialità”. (Sara Bennewitz, Repubblica)
Intesa Sanpaolo, maxi accordo sugli immobili con Coima. Intesa Sanpaolo si allea con Coima per la gestione e la valorizzazione del suo patrimonio immobiliare. L’accordo prevede infatti il conferimento ad alcuni veicoli d’investimento gestiti da COIMA SGR di un portafoglio immobiliare di Intesa pari a oltre 500 milioni di euro. A fronte della cessione, e del deconsolidamento dal bilancio, Ca’ de Sass riceverà quote dei veicoli Coima a cui saranno conferiti gli immobili, che diventeranno così partecipazioni. Così facendo, il gruppo bancario ottimizzerà i costi di gestione del patrimonio immobiliare, che verrà ridotto in maniera significativa, e avrà modo di beneficiare nel contempo di una futura valorizzazione degli immobili stessi, che nel frattempo saranno gestiti e ammodernati da Coima. (Luca Davi, Il Sole 24 Ore)
La fuga di Mint, 16 anni figlia dei fondatori di Flickr. L’incubo del Fentanyl. Silicon Valley, i genitori inventarono il social dedicato alle foto. (Cecilia Mussi, Corriere della Sera)
Freddato nel furgone: l’ombra della faida rom. Quel che è certo è che lo volevano morto e non potevano aspettare. Così giovedì sera, arrivati in zona a bordo di una vecchia Seat nera, dopo avergli chiesto con toni molto poco conviviali di andare a bere qualcosa con loro per un fantomatico quanto ancora misterioso «chiarimento», davanti al suo diniego cortese ma deciso, hanno atteso solo che arrivasse la notte e si addormentasse accanto alla moglie incinta all’interno del furgone grigio «Fiat Ducato» che la coppia usava come casa, parcheggiato ai margini della carreggiata di via Varsavia, periferia est di Milano. (Paola Fucilieri, Il Giornale)
Il tutor non perdona e il tunnel è da record: così Celeritas ha multato 205 mila automobilisti nella galleria Giovanni XXIII. Il sistema è attivo da un anno e ha pizzicato esattamente 204.898 auto e moto oltre il limite dei 70 chilometri orari: contravvenzioni fino 3.382 euro. (Gabriella Cerami, Repubblica)
L’allarme dello Svimez: “Futuro dell’università a rischio soprattutto al Sud”. Chi soffre da Foggia a Reggio Calabria, a Benevento. Anche al Nord pesano calo delle nascite e concorrenza sleale delle telematiche. Nel 2040 calo del 20% e 30% delle matricole. (Corrado Zunino, Repubblica)
Repubblica intervista: Gianni Togni: ‘“Luna’, la mia persecuzione. Mio padre ferroviere, ho imparato il ritmo dal rumore dei treni. Fabrizio Frizzi, unico amico nell’ambiente, Rino Gaetano il mio supervisore”.
Il Corriere intervista Lino Banfi oggi in Vaticano per l’incontro con il Papa: «Francesco ride un sacco e mi racconta la sua infanzia. Gli dico, siamo due raghezzi».
Gli Anniversari
1509, papa Giulio II scomunica Venezia
1521, Ferdinando Magellano assassinato nelle Filippine
1667, Milton vende per 10 sterline il suo Paradiso Perduto
1840, prima pietra per la ricostruzione di Westminster
1865, nave a vapore affonda nel Mississippi: 1.700 morti
1887, primo intervento chirurgico Usa di appendicectomia
1901, da Torino il primo giro automobilistico d’Italia
1908, a Londra la 4° edizione delle Olimpiadi
1909, deposto il sultano turco Abdul Hamid II
1937, muore a Roma Antonio Gramsci
1941, truppe tedesche occupano Atene
1945, arrestati Benito Mussolini e Claretta Petacci
1945, strage nazista sull’Altopiano di Asiago
1950, fondato il Club Méditerranée
1960, il Togo ottiene l’indipendenza
1961, La Sierra Leone ottiene l’indipendenza
1973, Vittorio Olivares ucciso da un terrorista
1976, documento Br per la liberazione di Sossi
1981, presentato il primo computer dotato di mouse
1981, Palermo: Craxi eletto rieletto segretario Psi
1992, nasce la Repubblica federale di Jugoslavia
1999, truppe serbe uccidono 3675 civili
2006, NY: al via i lavori per la Freedom Tower
2014, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII dichiarati santi
Nati oggi
1791, Samuel Morse
1797, Linus Yale
1912, Renato Rascel
1922, Jack Klugman
1923, Lelio Luttazzi
1932, Luigi Rossi Bernardi
1936, Luca Colasanto
1937, Orazio Maria Petracca
1942, Filippo Cavazzuti e Vittorio Cecchi Gori
1944, Lina Sotis
1949, Enzo Braschi
1950, Paolo Pulici
1954, Claudio Burlando
1957, Riccardo Iacona
1960, Graziano Delrio
1961, Moana Pozzi
1962, Davide De Zan
1968, Giuseppe De Mita
1977, Chiara Gamberale
Si festeggia San Teodoro
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