“Chi ha un perchè nella vita sopporta quasi ogni come” (Friedrich Nietzsche)
Sul nuovo governo dell’Europa i giornali come al solito vanno sulla schiuma e non sulla sostanza, i nomi e non le cose da fare e il Green Deal che rischia di tornare più vigoroso e vessatorio verso le imprese di prima. Ovviamente, l’Italia esclusa dalla nuova maggioranza fa discutere innanzitutto per la reazione del Presidente della Repubblica e per quella, più scontata, della premier Meloni. Weber, capo dei Popolari, dice che è d’accordo con Mattarella, non si può prescindere dall’Italia. Quindi, dovrebbe esserci il Commissario di peso al nostro Paese, ma come ci si arriverà non è ancora chiaro: l’ultima suggestione di Meloni è il voto differenziato, si a Ursula, no agli altri.
La premier attacca l’Europa in Parlamento: “un gigante burocratico e ideologico dice prevalgono logiche di caminetto che offendono chi ha votato”. E Repubblica titola che Meloni “ci allontana dall’Europa”. In realtà la partita è complessa, tanto è vero che il fatto titola “Meloni e Schlein costrette ad ingoiare il rospo Ursula”. Ha ragione il sottosegretario Mantovano che spiega al Giornale quanto segue: “è’ l’accordo non detto, se a Ursula servono i nostri voti ci saranno, ma ora lei avrebbe problemi con i suoi alleati. Meloni intanto salvaguarda la sua identità ed evita polemiche nel gruppo dei Conservatori”. Schema che può funzionare soltanto con un Commissario con deleghe rilevanti all’Italia, e del resto Von der Leyen aveva già ricevuto dalla sua maggioranza il mandato a trattare con la premier italiana.
Nella replica sull’Europa Giorgia Meloni cita il bracciante morto a Latina e poi quando l’Aula si alza in piedi invita i due vicepresidenti, Salvini e Tajani, ad alzarsi anche loro. Episodio che la dice lunga su tante cose.
Antonio Polito sul Corriere spiega bene l’ansia da prestazione della maggioranza sulle riforme.
Bonaccini dice che la destra spacca il paese con l’autonomia e pensa di poter far aderire l’Emilia al referendum prima di traslocare al parlamento europeo.
Renzi entra come consulente nel think tank di Tony Blair.
Fa discutere la presa di posizione di Marina Berlusconi sulle idee liberali del padre. A sinistra viene vista come un attacco a Meloni e Tajani.
Il Sole apre sul bonus assunzioni al 120 per cento (o 130 per chi fa lavorare con contratto a tempo indeterminato persone fragili o ex reddito di cittadinanza), misura annunciato con la legge di bilancio dell’anno scorso e finalmente (quasi) operativa. Gli altri giornali non possono non occuparsene, stranamente quelli di destra la ignorano quasi in prima pagina.
La Verità valorizza la convergenza Orsini-Patuelli sulle garanzie e attacca l’allarme ingiustificato lanciato qualche giorno fa dal Corriere sui prestiti che le aziende potevano non restituire e che invece sono già stati restituiti per i due terzi.
Campari porta la sede in Lussemburgo mentre i pm di Milano contestano un’evasione fiscale da un miliardo.
Fortis sul Sole documenta che tra il 2016 e il 2023 l’export extra Ue dell’Italia è,salito del 45 per cento, otto punti in più di quello Usa è quasi dieci in più di quello europeo.
Il Messaggero tiene in Campidoglio l’annuale convegno su Roma: Franco Caltagirone documenta come alla capitale manchino i flussi finanziari e per questo è “una Ferrari senza benzina”. Salvini dice che le regioni potranno scegliere le materie di cui occuparsi, oppure lasciarle allo Stato, un intervento abile ma sostanzialmente elusivo.
Indagine dei pm a Torino sulle società del finanziere Segre.
Nicoletta Zampillo, vedova di Del Vecchio, ricorda su Repubblica il fondatore di Luxottica.
Il Fatto ospita le risposte scritte di Meloni sull’acquisto della sua villa all’Eur.
I ricavi di Marchesini salgono del 15 per cento, lui torna anche ceo.
Legno-arredo in flessione, secondo i dati del centro studi di Federlegno: meno 7,6 per cento nei primi tre mesi dell’anno.
Angela Maria Cossellu è il nuovo direttore generale di Bonelli- Erede. Giovanni Sabatini, ex Dg Abi, va a lavorare a Bruxelles per Grimaldi Alliance.
90 mila persone si opporrebbero al Fascicolo sanitario, secondo Repubblica. Schillaci dice al Sole che dopo l’estate diminuiranno le liste d’attesa, e che i soldi per comprare gli esami dai privati ci sono.
Libero fa sapere, aprendo addirittura la sua prima pagina, che la Lombardia ha avviato l’iter per farsi restituire da Salis l’affitto per la casa occupata abusivamente.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Meloni: la Ue ignora il voto dei cittadini. Il sostegno del Colle. «Nessun inciucio con la sinistra». Il presidente: non si prescinda dall’Italia. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera) La cena delle verità.
Tutte le opzioni della leader: astensione o chiedere il voto su ogni singola carica. Oggi il Consiglio europeo. Difficile il sì del governo italiano. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
Vertici Ue, piano di Meloni verso il “no” su Costa Tajani: “Ma vota Ursula”. Dopo le comunicazioni in Parlamento, dopo essersi scagliata, prima alla Camera e poi in Senato, contro l’Europa che la sta tenendo ai margini, Giorgia Meloni si ritrova da sola con Antonio Tajani e Matteo Salvini in una stanza di Palazzo Madama. È la fotografia perfetta della condizione precaria e incerta della premier: a un lato siede il vicepremier che è nella plancia di comando dei Popolari europei, convinto sostenitore di una maggioranza europeista che esprime per la seconda volta la candidatura di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione; all’altro lato di Meloni, invece, c’è il vicepremier che lavora alla composizione di un gruppo di ultradestra, una brigata di sovranisti, populisti e nazionalisti che della presidente uscente dell’esecutivo Ue non vogliono sentir parlare. Le strade sono due, e Meloni deve scegliere. Meloni torna a Bruxelles colma di rabbia e con il gruppo dei Conservatori in frantumi. La prospettiva di ritrovarsi a non votare per Ursula, l’unica assieme all’amico ungherese Viktor Orban, è sempre più concreta. La premier vorrebbe astenersi su Von der Leyen, e sull’estone Kaja Kallas, liberale destinata a ricoprire il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri, mentre pensa di votare contro l’ex premier portoghese Pedro Costa, espressione di S&D per la presidenza del Consiglio europeo. (Ilario LOmbardo, La Stampa)
“Mi escludono dai caminetti Ue ma così si fanno del male” L’ira di Meloni sulle nomine. Invettiva anti-europea in Aula: “Non faccio inciuci, senza di noi maggioranza fragile” Schlein la incalza. Mattarella sottolinea l’importanza per l’Italia di non essere ai margini. (Lorenzo De Cicco, Repubblica)
Nomine Ue, appello di Mattarella: “L’Europa non può prescindere dall’Italia”. Sergio Mattarella si augura, da primo cittadino della Repubblica, che l’Italia non esca bastonata dalla trattativa sui nuovi vertice europei. Sarebbe incredibile se ciò accadesse, è il suo pensiero al riguardo, perché siamo un grande Paese, per giunta tra i fondatori dell’Unione. «Da noi non si può prescindere»: così suona la frase esatta pronunciata durante il pranzo con il governo che, come sempre, precede le riunioni a Bruxelles. Sul Colle è salita Giorgia Meloni accompagnata da tre ministri (Tajani, Giorgetti, Fitto) e dai due sottosegretari a lei più vicini (Mantovano, Fazzolari). Un video del Quirinale immortala l’arrivo della premier: abito luminoso ma scura in volto, visibilmente contrariata dalla piega degli eventi. Una volta seduti nel Salone delle Feste, Meloni ha sfogato il suo sdegno per l’accordo «anti-democratico» che rischia di tagliarci fuori dalle poltrone più ambite: gli stessi concetti delle comunicazioni appena svolte alle Camere, senza molto anticipare delle sue prossime mosse. (Ugo Magri, La Stampa)
I negoziatori Ue avvertono: “È l’Italia a isolarsi, ma così rischia sui conti”. “Ho informato Meloni ma non vuole discutere”, riferisce ai colleghi il greco del Ppe Mitsotakis. Voleva coinvolgerla in quanto premier, non conservatrice. (Claudio Tito, Repubblica)
Le opposizioni alzano il tiro: così l’Italia rischia l’isolamento. Le stoccate contro la premier. Conte: Meloni o incoerente o ininfluente. Pd, sfida sulla sanità. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
«Io più avanti di Elly? No, semmai di La Russa. Ma quell’idea del Pds era un’altra cosa». Occhetto: no all’abolizione del ballottaggio. Allora si guardava al presidenzialismo alla francese, mai visto come autoritario. E pure al sindaco d’Italia. Oggi sono contrario anche a quello, c’è troppo populismo. Per ridare forza alla politica si rafforzino i partiti. (Giuseppe Alberto Falci, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Un’Italia tra due fuochi ma il negoziato non è finito. I toni irati di Giorgia Meloni rischiano di dare l’impressione di una sconfitta europea maggiore di quanto sia davvero. Il nervosismo filtrato ieri dalle parole della premier in Parlamento contro la maggioranza continentale che si sta saldando prefigurano un indebolimento dell’Italia sottolineato in modo fin troppo marcato. È difficile non pensare che Palazzo Chigi sia vittima della propria narrazione post-elettorale. Avere evocato un’Italia «determinante in Europa» ora si ritorce contro la maggioranza di destra: anche se le manovre non sono chiuse.
Carlo Bonini su Repubblica: Meloni, di chi è l’Italia peggiore. Di quale Paese parla la premier? Diciamolo usando altrettanta franchezza: parla della sua Italia.
Piero Benassi su Repubblica: Ue, perché a Bruxelles serve coesione. L’Europa, nella tenaglia della sfida tra Usa e Cina, si dovrà muovere in avanti mentre le estreme destre al suo interno non esiteranno ad attivarsi per farla retrocedere.
Antonio Polito sul Corriere: La smania non aiuta le riforme. La serietà di un intento riformatore si giudica dal suo realismo e dalla sua prudenza, dalla coerenza delle proposte e dall’approfondimento dei temi. Qui si dà invece l’idea di andare un po’ alla giornata, inseguendo i risultati elettorali.
Nella Loira la riscossa delle sorelle Le Pen: “Abbiamo provato tutto, perché non loro?”. Alle elezioni europee la destra ha ottenuto il 32% dei voti Marie-Caroline è la scelta dei leader per guidare il ricco feudo. (Anais Ginori, Repubblica)
Weber e le scelte sui vertici Ue: «Dal voto il mandato al Ppe, Roma sia coinvolta nelle scelte. La leader pd dica con chi sta». Il capogruppo dei popolari: intesa con i maggiori partiti per la stabilità. I Verdi mostrano due facce in Europa, anche i conservatori hanno anime diverse: se saranno ragionevoli potremo collaborare. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
«Pignoratele i conti». Scontro in Lombardia sulla mozione anti Salis. Sì al testo di FdI sulle occupazioni abusive. Avs: ridicolo. L’europarlamentare: non devo difendermi, i movimenti per la casa colmano vuoti. (Chiara Baldi, Corriere della Sera)
Autonomia, Mattarella promulga la legge. La Lega esulta, la sinistra studia le mosse. Il sì al ddl Calderoli a 6 giorni dall’approvazione alla Camera. Salvini: «Opportunità per tutta l’Italia». L’ex segretario pd: «Ci tocca richiamare Garibaldi, così si rischia un Paese Arlecchino». Zaia (Veneto): «Una data storica». E Fontana (Lombardia): «Smentite le bugie». (V. Pic., Corriere della Sera)
Deluse quindi le «speranze» che alcuni tra i più forti oppositori del ridisegno delle competenze di Stato e Regioni affidavano al Quirinale, perché sbarrasse la strada al provvedimento voluto dal centrodestra e simbolo soprattutto della Lega. Il Colle, però, aveva fatto filtrare qualche rumore, quasi a chiarimento: il capo dello Stato respinge le leggi in casi-limite, di evidenti profili di incostituzionalità. Mattarella e la sua squadra di esperti giuridici hanno appurato che non è questo il caso, quindi avanti con la promulgazione anche se il presidente si prenderà, come da prassi, tutto il tempo necessario, ovvero altri 30 giorni, prima di controfirmare la promulgazione. Certo, per chi vuole restare sulle barricate, in particolare Pd e M5s c’è sempre la possibilità di raccogliere le firme per l’indizione di un referendum abrogativo, come avevano ventilato le opposizioni (contando anche su qualche governatore del Sud un po’ scettico sul ddl), per evitare una riforma che chiamano «Spacca Italia». Ma questo significherebbe contraddire lo stesso capo dello Stato. (Sarina Biraghi, La Verità)
Barbareschi, Latella e Venezi. i volti nuovi di TeleMeloni. E per Bortone c’è il bavaglio. Il via libera del cda ai palinsesti. La Rai dovrà acquistare da Sky il format per A cena da Maria. Report torna a ottobre e si alterna con Presa diretta. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Marina scuote il Palazzo sull’etica. «Una mia discesa in campo? Assolutamente no. Né oggi né in futuro». Intervistata dal Corriere per il suo nuovo progetto editoriale la presidente di Mondadori, Marina Berlusconi e primogenita del fondatore di Forza Italia, parla di diritti, di libertà e dei rischi che corre l’Europa. E proprio la libertà è il filo conduttore della neonata Silvio Berlusconi editore che verrà inaugurata da un saggio di Tony Blair. Marina Berlusconi rassicura: a dispetto dei tanti allarmi lanciati da più parti da noi non c’è alcun rischio per libertà e democrazia. «Questo governo rispetta pienamente le regole della democrazia – spiega – e in politica estera mantiene la barra dritta su posizioni europeiste e filo atlantiche». (Pier Francesco Borgia, Il Giornale)
A contare le reazioni, si può dire che l’operazione sia riuscita. Marina Berlusconi, in un’intervista al Corriere, ha voluto lanciare la casa editrice intitolata a suo padre e le sono bastati alcuni passaggi – chiari e ben assestati – su diritti, libertà e sovranismo per creare curiosità e dibattito. Come si dice, quando se ne parla è già un risultato. Ma soprattutto è riuscita la manovra di posizionamento nel mondo dell’editoria – e chissà se un domani in politica – in quell’area moderata e liberale, aperta alla contemporaneità. Però, dire che sui diritti civili – aborto, fine vita o Lgbtq – «mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso» è qualcosa che va in rotta di collisione con la declinazione dei valori della destra di governo. Ed è pure qualcosa di più e di diverso dalla «libertà di coscienza» che Tajani rivendica come scelta parlamentare di Forza Italia. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)
Scoppia il caso dati sanitari. Il garante contro le regioni. Altro che «allarme da no vax», come scrive qualcuno: il problema della privacy sulla nostra salute col Fascicolo sanitario è così serio che l’Authority indaga 19 Regioni. E ora che è tardi si svegliano tutti. Da lunedì cade l’obbligo di indossare mascherine nei reparti degli ospedali. Il digitale è un mondo strano e complesso. Affascinante ma anche pericoloso. Spesso chi ne scrive ne capisce solo i suoni, ma non ne sa replicare le parole. Vale per i complottisti estremi e ancor di più per i fideisti del mainstream; coloro i quali non ammettono dubbi o tanto meno interrogativi. Martedì abbiamo aperto La Verità con un titolo forte ma opportuno: «Blitz segreto sui dati sanitari». Il riferimento è alla scadenza di fine mese, quando senza uno specifico diniego la piattaforma del Fse, Fascicolo sanitario elettronico, acquisirà tutti i dati della salute degli italiani anche precedenti alla data del maggio 2020. Abbiamo ribadito l’importanza del progetto e la delicatezza della materia. I dati sanitari sono i più sensibili in assoluto e i più ghiotti per gli hacker. (Claudio Antonelli, La Verità)
Non ci sarà nessuna proroga del mercato tutelato dell’elettricità che terminerà tra tre giorni. Con uno scontro interno al governo, è fallito il tentativo della Lega, in accordo con i partiti di maggioranza (FI e Fdi) e di M5S, di far adottare una risoluzione in commissione Attività produttive alla Camera, firmata dal presidente leghista Alberto Gusmeroli, per posticipare al 31 dicembre 2024 il termine per poter rientrare nel mercato tutelato, prevedendo anche per tutti coloro che si trovano in quello libero di poter aderire al sistema a tutele graduali nel triennio 2024-2027. La morte definitiva della “maggior tutela” è arrivata per mano dell’esecutivo di Giorgia Meloni che, come lo scorso novembre, ha osteggiato ogni proroga chiesta dai partit. (Patrizia De Rubertis, Il Fatto Quotidiano)
I timori di Panetta: “Fuori da tempesta perfetta dei prezzi, ma rischi da shock geopolitici e incertezza da elezioni”. Per il governatore di Bankitalia l’Eurozona è uscita dalla crisi legata alla corsa dell’inflazione ma è esposta a nuovi pericoli: “Proseguire nell’aggiustamento sui tassi”. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
Costruzioni: gli investimenti giù a -9,5%, Pnrr paracadute. Ma tornando allo scenario fotografato dal Rapporto la tendenza che inizia a delinearsi quest’anno e che le rilevazioni di fine anno dovranno confermare, proseguirà nei prossimi anni. Da qui in poi le opere pubbliche continueranno a marciare con l’onda lunga del Pnrr a tutto il 2027. E la riqualificazione continuerà a perdere quota, salvo nuovi interventi o politiche robuste sul fronte della rigenerazione urbana, la grande Cenerentola del settore da anni in fila in attesa di un riordino delle regole e soprattutto di risorse nazionali. Cosa accadrà nel 2027 quando i motori dei grandi investimenti pubblici sulle infrastrutture spegneranno i motori è il grande interrogativo che i più accorti già iniziano a porsi. Quel che è certo (o quasi) sono le stime di quel che capiterà quest’anno e il prossimo. Accanto alla doccia gelata del calo della riqualificazione, le previsioni parlano anche di segnali di contrazione per la nuova produzione residenziale : -4,1% nel 2024 e -3,6% nel 2025. A questo si aggiunge, spiega ancora il Cresme, l’inversione di ciclo delle compravendite immobiliari, scese del -9,6% nel 2024 e di un ulteriore -7,2% nel primo trimestre del 2024. (Flavia Landolfi, Il Sole 24 Ore)
Tim il giorno dell’addio alla rete. Ventimila persone a FiberCop. Kkr sceglie Ferraris come ceo, lunedì la vendita al fondo Usa e al Tesoro. (Francesco Bertolino e Federico De Rosa, Corriere della Sera)
Aponte cresce ancora a Genova, punta sull’Aeroporto Colombo. Rileverà da Adr il 15% dello scalo: sintonia con il Comune. La mossa dopo Italo. (Leonard Berberi, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Bombe a tappeto e città rase al suolo. Ora l’Armata colpisce con più rabbia. La strategia di Putin su un territorio devastato. Ma all’Ucraina stanno arrivando nuove armi. Mosca: «Colpiti tre lanciarazzi americani e personale straniero» Ma Kiev non conferma. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Guerra Russia Ucraina, telefonata Mosca-Washington: monito russo sull’escalation. l culmine delle tensioni tra gli Usa e la Russia, che ha accusato direttamente gli americani per un bombardamento avvenuto domenica sulla Crimea, i ministri della Difesa dei due Paesi si sono parlati per la prima volta al telefono dopo oltre un anno per discutere la situazione in Ucraina. Con quello russo, Andrei Belousov, che ha messo in guardia il capo del Pentagono Lloyd Austin sul «rischio di un’ulteriore escalation a causa della fornitura di armi alle forze ucraine». Questa la versione di Mosca, mentre il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ha sottolineando che i due hanno concordato di «tenere aperte le linee di comunicazione». Era dal marzo 2023 che il segretario alla Difesa Usa non parlava con il suo omologo di Mosca, all’epoca Serghei Shoigu. Nessun chiarimento è stato dato in proposito, ma a sottolineare il livello di tensione tra le due più grandi potenze nucleari originata dal conflitto ucraino è stata la notizia data dal ministero della Difesa russo secondo la quale le forze di Mosca in Ucraina hanno «distrutto» tre sistemi di lancio di razzi americani Himars e «specialisti stranieri che li facevano funzionare». (La Stampa)
La «pedina» Gershkovich nella gabbia di vetro dei russi. Via al processo a porte chiuse «Il giornalismo non è reato». Accusa di spionaggio per il reporter del Wsj. Il Cremlino vuole scambiarlo. Vorrebbe far rientrare un «patriota»: l’ergastolano Krasikov, detenuto in Germania. La cestista americana Brittney Griner è stata scambiata col signore della guerra Viktor Bout. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
I timori del Pentagono: “Kim pronto a mandare uomini in Ucraina”. Dalla Corea del Sud voci sul dispiegamento di personale militare in Europa. Gli Usa: “Carne da cannone”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Uranio, il Niger allontana la Francia e apre a Cina e Russia. Via i francesi, largo a cinesi e russi. Lo sfruttamento delle ricche miniere di uranio del Niger – fonte fino a due anni fa di un quarto delle forniture alle centrali nucleari europee – viene progressivamente sottratto all’influenza di Parigi e sempre più rischia di finire sotto il controllo di Paesi con cui la Ue punta ad allentare le relazioni commerciali. Il metallo radioattivo peraltro, una volta arricchito, viene usato anche nelle armi atomiche. L’ultimo episodio risale alla settimana scorsa, quando la giunta militare che guida il Paese africano dal golpe di circa un anno fa ha ritirato la licenza per sviluppare un’importante miniera alla francese Orano, l’ex Areva, società controllata al 90% dallo Stato. L’esproprio riguarda il giacimento di Imouraren, nel nord est del Niger: uno dei maggiori nel mondo, con riserve di uranio stimate intorno a 200mila tonnellate. (Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore)
Colpo di Stato fallito in Bolivia, i militari smobilitano. Arrestati comandanti dell’esercito Juan José Zúñiga e Juan Arnez Salvador. Il tentativo di golpe è durato poche ore. Nominati tre nuovi capi responsabili delle forze armate. (Elena Basso, Repubblica)
Kenya, prima vittoria dei manifestanti: il presidente annuncia il ritiro della legge finanziaria. Ruto parla al Paese e annuncia l’apertura del dialogo con il movimento di protesta. Che ha per protagonisti i giovani della generazione Z. (Giorgio Brizio, Repubblica)
I ricchi inglesi in fuga dai laburisti L’Italia è la prima meta in Europa. I timori per l’aumento delle tasse e il richiamo della flat tax nostrana con incentivi. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)
Fascicolo sanitario elettronico: cos’è, come funziona e quali sono le scadenze. Entro il 30 giugno chi non vuole inserire i suoi dati precedenti al 2020 deve fare opposizione. (Michele Bocci, Repubblica)
Il piano del Viminale per le proteste degli esclusi. Il sit-in a Napoli «Volevano soltanto che soffrisse fino a morire». Il racconto del delitto. Pescara, l’omicidio di Thomas e la giornata degli assassini ora per ora. Convalidati i fermi in carcere. La t-shirt sporca di sangue in lavatrice. (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera) La sequenza dell’omicidio di Thomas: “L’hanno ucciso solo per vederlo soffrire”. L’arresto dei due minorenni: “Il debito di 240 euro un pretesto”. Dopo la morte del ragazzo di 16 anni i suoi carnefici comprano due canne e le fumano al mare. (Andrea Ossino, Repubblica)
Addio al Lago di Pergusa, l’unico invaso naturale della Sicilia ridotto a una pozzanghera. E scatta l’allarme inquinamento. Miasmi e aria irrespirabile, la denuncia di Legambiente. Eppure la Regione ha avuto a disposizione 29 milioni di euro per evitare il disastro. (Miriam Di Peri, Repubblica)
Il Corriere intervista la vedova dell’imprenditore ed editore Andrea Rizzoli, Ljuba Rizzoli: «Gli anni d’oro con Andrea Rizzoli, Gianni Agnelli e Oriana Fallaci nuda. Quel dolore infinito per l’addio a mia figlia. Churchill mi ripeteva: ho vinto contro Hitler ma non riesco a vincere alla roulette».
Assange è libero, ma deve archiviare il suo Wikileaks. Il testo del patteggiamento rivela anche un’altra informazione cruciale: “Alla data di questo accordo, gli Stati Uniti non hanno identificato alcuna vittima che si possa qualificare [come avente diritto] a un risarcimento individuale” per la rivelazione dei documenti segreti. Dunque nessuna vittima da risarcire. E allora come mai le autorità americane hanno sempre insistito sul fatto che Julian Assange e WikiLeaks avessero messo a rischio centinaia di vite? Il patteggiamento ha salvato Assange, ma non il giornalismo. L’interazione tra la fonte Chelsea Manning, che passò i 700mila documenti segreti del governo americano, e WikiLeaks è stata criminalizzata come un’associazione a delinquere sulla base di una legge americana del 1917: l’Espionage Act, che non fa alcuna distinzione tra i traditori, che passano informazioni segrete al nemico, e i giornalisti che li pubblicano per rivelare atrocità all’opinione pubblica. (Stefania Maurizi, Il Fatto Quotidiano)
Gli Anniversari
1574, muore a Firenze Giorgio Vasari
1721, prime pratiche mediche contro il vaiolo
1861, costituito il Corpo veterinario dell’esercito
1871, lo yen moneta corrente del Giappone
1893, crollo della Borsa di New York
1894, Benz brevetta il motore a scoppio anche in Usa
1900, iniziano le ricerche contro la febbre gialla
1905, ammutinamento sulla corazzata Potemkin
1910, Zapata dà l’avvio alla rivoluzione messicana
1932, il Siam diventa monarchia costituzionale
1950, gli Usa decidono l’invio di truppe in Corea
1954, in Russia la prima centrale nucleotermoelettrica
1957, uragano Audrey in Louisiana e Texas: 500 morti
1967, entra in funzione a Londra il primo bancomat
1969, serie di manifestazioni omosessuali a NY
1974, Cile: Pinochet Capo supremo della nazione
1977, gambizzato a Napoli un dirigente Alfa Sud
1978, in orbita il primo satellite per l’oceanografia
1980, Dc9 dell’Itavia esplode a Ustica: 81 morti
1984, a Pierre Trudeau il premio Einstein per la pace
1990, Rushdie condannato a morte per i Versetti satanici
1991, la Slovenia invasa dalla Jugoslavia
1998, Hawaii: per la prima volta clonato un topo
2001, Kofi Annan confermato alla guida dell’Onu
2001, muore a Los Angeles Jack Lemmon
2003, Italia: introdotta la patente a punti
2007, Tony Blair si dimette da premier
2008, Microsoft: Bill Gates di dimette da ad
2011, l’asteroide 2011MD passa a 12mila km dalla terra
2016, muore a Roma Bud Spencer
Nati oggi
1462, Luigi XII di Francia
1877, Isadora Duncan
1914, Giorgio Almirante
1927, Cino Tortorella
1929, Giovanni Maggiò
1934, Alberto Bevilacqua
1949, Claudia Ioannucci
1963, Flavio Cattaneo
Si festeggia San Cirillo
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati