La nota del 28 giugno

“Se qualcuno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi (ecco il verbo chiave) e diventare progressista, come posso io respingerlo?” (Agostino Depretis, 1882)

Sarà sui giornali di domani, ma Joe Biden ha perso il primo duello televisivo con Donald Trump: secondo un sondaggio della Cnn, il 67 per cento degli spettatori ha attribuito la vittoria allo sfidante ex presidente. I due candidati alla Casa Bianca non si sono risparmiati nulla: si sono dati del mentitore,

dellincapace, del piagnone, del fedifrago (con la moglie), del seminatore di caos. Alla fine hanno litigato anche su chi gioca meglio a golf, ma su immigrazione, inflazione che preoccupa molto gli americani e fuga dall’Afghanistan Trump ha messo seriamente in difficoltà il rivale. Secondo il sito di Repubblica, i Democratici ora si interrogano se cambiare cavallo in corsa, ma come fai sbagli.

Sulle nomine Ue, che sono l’apertura di quasi tutti i giornali, Meloni si astiene su Von der Leyen e dice no a Costa e Kellas. Tutto si sposta al 18 luglio, data del voto (segreto) del Parlamento europeo, bisogna vedere se il negoziato per ottenere un commissario importante e la vicepresidenza esecutiva per Fitto, che secondo il Corriere sta studiando l’inglese, nel frattempo farà passi in avanti. Repubblica scrive che la poltrona in questione è già prenotata dal francese Breton.

Repubblica attacca come al solito Meloni, ma non indica strade alternative per il governo in Europa: secondo l’articolo di fondo di Bonanni avrebbe dovuto votare come la maggioranza “privilegiando il cappello da statista rispetto a quello di presidente del partito dei Conservatori”. Sarebbe stata poco influente lo stesso, salvo avere le lodi di tutti. Il punto è capire ora se Von der Leyen di qui al 18 luglio vuole avere anche i voti di Fratelli d’Italia e quindi negozia una contropartita adeguata, oppure se le basta il mezzo accordo già pressochè fatto con i Verdi, accordo che comporta un programma persino più ideologico sull’ambiente rispetto alla scorsa legislatura. Vegas sul Messaggero si preoccupa del programma. In contraddizione con la linea atlantista e pro Ucraina del governo è il no a Kellas, la premier estone da sempre anti Putin, l’unica scelta netta di Macron e Sholz, come alto rappresentante per gli esteri.

Tronchetti Provera segue senza dirlo il presidente di Confindustria Emanuele Orsini sulle scelte dell’Europa sull’ambiente. Ecco cosa ha detto ieri in un teatro di Milano (Il Giornale lo mette con rilievo in prima pagina): “quello che stiamo affrontando in Europa è un’autentica follia. Dei politici ignoranti ideologizzati stanno creando un danno enorme a tutta l’economia dell’Unione. Facciamo le benzine sostenibili, perchè dobbiamo fare solo elettrico quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, che le batterie non le abbiamo, che l’energia solare non la possiamo raccogliere se non con i pannelli che non vengono certo dall’Europa e che anche le turbine delle pale eoliche in Europa non siamo in grado di farle? Di cosa stiamo parlando? Di idiozie, fesserie”.

La Verità mette insieme i giudizi di Tronchetti con l’allarme della Fim Cisl sui 103 mila posti a rischio nell’industria meccanica e titola “Sindacato e Tronchetti scoprono che il green fa fallire le aziende”. I giornali che di solito ospitano Tronchetti non se ne occupano.

Il Sole intervista il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, il quale sul premierato dice che “rivedere la forma di governo non solo è legittimo ma necessario, è ora di superare un sistema ereditato dalla guerra fredda fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare”. Poi aggiunge che “nessuno può ergersi a esclusivo erede della Costituzione, così come nessuno può ignorare gli effetti spesso negativi delle riforme tentate a maggioranza”. Infine si pronuncia per il monocameralismo e sull’autonomia dice che “l’ordinamento regionale non è mai entrati nel,a cultura delle classi dirigenti”.

Paolo Mieli sul Corriere scrive quelli che molti pensano sul “cerchio che non è magico” di Meloni, che “non può trascorrere tutta la vita nel cerchio stretto delle “sorelle Meloni”, appena allargato. Cerchio evidentemente allargato solo al cognato Lollobrigida, non lo scrive ma il senso è quello. E poi la premier è costretta un giorno sì e uno no a smentire i suoi, ieri due giovani “fratellini d’Italia” antisemiti che avevano criticato anche Ester Mieli, esponente della Comunità ebraica e deputata del suo partito. L’ex direttore bacchetta anche i ministri che non si alzano quando tutto il Senato è in piedi per Satnam Singh.

Più poteri ad Alessandro Benetton nel gruppo di famiglia. Lo scrive il Sole.

Donnarumma e Tanzilli ad e presidente delle Ferrovie. Rinvio a Cdp per equilibrare il Cda con le quote rosa.

Paolo Capone confermato segretario dell’Ugl, il sindacato di destra.

Carlo Trabattoni è il nuovo presidente di Generali Real Estate Sgr.

Manuela Cacciamani, produttrice, è la nuova ad di Cinecittà al posto di Nicola Maccanico (Giuseppe De Mita avrebbe preferito restare a Sport e Salute).

De Mattia su Mef torna sull’allarme sballato del Corriere sui prestiti Covid, cita la posizione di Orsini e Patuelli e chiede un comunicato formale di smentita al Mef.

Cattani, presidente di Farmindustria, spiega al Sole che per la prima volta i cinesi sono al secondo posto dopo gli Usa per lo sviluppo dei nuovi farmaci. E chiede prezzi più alti per quelli italiani.

Sanità in “crisi sistemica” secondo la Corte dei Conti. Intanto non passa perchè privo di copertura la proposta di legge Schlein per aumentare la spesa sanitaria. Lei si ne va al momento del voto.

Il fisco chiede quasi un miliardo a Google.

Paola Merloni racconta suo padre Vittorio, presidente di Confindustria dal 1980 al 1984, al Corriere.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Primo sì a von der Leyen. Ma lItalia si è astenuta. Sulle nomine di Costa al Consiglio europeo e Kallas come Alto rappresentante c’è stato il no della premier. Sì Meloni si è astenuta sulla mia nomina, ma è importante lavorare al Consiglio con lItalia, così come con tutti gli altri Stati membri». Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e lItalia più di me. È stato un malinteso, non c’è Europa senza Italia. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Nomine, Von der Leyen ottiene il bis Meloni si astiene: no a Costa e Kallas. Al Consiglio europeo di ieri i principali leader europei hanno cambiato nettamente atteggiamento nei confronti di Giorgia Meloni, nell’illusione di incassare il “sì” della premier italiana all’intero pacchetto di nomine negoziato alle sue spalle. O quantomeno non un “no” secco. Uno sforzo rivelatosi inutile. Durante la discussione, la premier ha espresso la sua contrarietà sulla nomina di Antonio Costa a presidente del Consiglio europeo e lo stesso ha fatto per la scelta di indicare Kaja Kallas come Alto Rappresentante. Aggiungendo un “mi astengo” su Ursula von der Leyen per marcare la sua distanza. Ma la presidente della Commissione ha ottenuto la maggioranza necessaria per rimanere alla guida di Palazzo Berlaymont per altri cinque anni, anche se ora dovrà passare dal voto del Parlamento europeo. La leader di Fratelli d’Italia spera di poter negoziare il sostegno dei suoi eurodeputati, convinta che saranno decisivi. «Ursula avrà un ampio consenso perché i partiti di maggioranza la sosterranno» ha pronosticato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Confermati anche Costa e Kallas. Oltre a Meloni, l’unico leader che ha espresso malumori è stato Viktor Orban, che ha votato contro von der Leyen, ma si è astenuto su Kallas e ha votato a favore di Costa. Pieno sostegno al pacchetto di nomine da parte del ceco Petr Fiala, alleato di Meloni nei conservatori, e dallo slovacco Peter Pellegrini. (Marco Bresolin, La Stampa)

Ue, accordo blindato via libera alle nomine. L’Italia all’opposizione. A Bruxelles passa il “pacchetto” deciso da popolari, socialisti e liberali per i vertici dell’Unione. (Claudio Tito, Repubblica)

Franco Cardini intervistato da Francesco Rigatelli su La Stampa. «Sono i Popolari europei che non hanno voluto allearsi con i Conservatori e ne porteranno la responsabilità». Lo storico Franco Cardini, 83 anni, trova «naturale che Socialisti e Liberali restino freddi davanti al partito di Giorgia Meloni, mentre diversa è la questione per il centro, che in realtà è un centrodestra simile a quello italiano». Il premier olandese Mark Rutte, prossimo segretario generale della Nato, ha detto che i Conservatori non sono stati coinvolti nella trattativa europea perché molti nella coalizione di maggioranza tra Popolari, Socialisti e Liberali pensano che non possano farne parte. Come mai? «Se il buondì si vede dal mattino nomi come Stoltenberg e Rutte non portano bene… I conservatori vengano pure esclusi. Staremo a vedere come reagiranno e cosa faranno. In passato Meloni lasciò capire che un’alleanza con i Popolari non le sarebbe dispiaciuta. D’altra parte la sua visione di politica sociale è piuttosto di centro. Se parliamo con logica storica i veri estremisti sono i liberisti».

Scontro alla cena, l’ira di Meloni: metodo e merito, scelte sbagliate. Per Roma la sfida si sposta al Parlamento Ue. Secondo la premier il voto francese, con un Macron più debole, cambierebbe il quadro. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

La scommessa di Ursula. Nel 2019. A 5 anni dalla prima nomina, l’ex ministra tedesca si ripresenta per guidare la Commissione. Dalla sua ha i buoni risultati ottenuti. Ma deve guardarsi dai critici. In campagna elettorale ha anche aperto a Fratelli d’Italia, attirandosi forti critiche. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Ma, se possibile, le notizie peggiori sono arrivate sempre da Roma, dal rapporto della Corte dei Conti che ha mostrato impietosamente le ferite italiane. In particolare due, che sono in qualche modo collegate tra loro perchè da un lato si mostra quanto sia profonda l’evasione fiscale e quanto inefficaci siano gli strumenti di lotta – l’80% delle tasse contestate non viene incassato – e dall’altra parte è allarme rosso sulla sanità italiana «in crisi sistemica» che ha urgente bisogno di investimenti. Dunque, basterebbe concentrarsi sul recupero dell’evasione per garantire quelle risorse e «rendere effettivo il diritto alla salute». Ecco, per tornare a Bruxelles, se si pensa alla prossima legge di bilancio, alla procedura d’infrazione Ue, si vede come la sola conferma del taglio del cuneo non possa bastare per affrontare il malessere che verrà. Sufficienti coperture, però, non sembrano esserci. A meno di non fare sul serio contro l’evasione fiscale. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)

La «trincea» di Schlein nel Pse: no ai voti di Ecr, dialogo con i Verdi. Il piano della segretaria pd per non «mischiare» i propri consensi a quelli della leader FdI. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Il Ppe apre all’Italia e scompagina i sovranisti. Seppure tardivo, l’abbraccio dei Popolari a Giorgia Meloni dice due cose. La prima è che la maggioranza con socialisti e liberali si rende conto dei rischi di escludere l’Italia e la premier dalle nomine ai vertici dell’Ue. La seconda è che l’inclusione del partito di Meloni, alla guida del gruppo conservatore, può spaccare proprio il fronte delle destre nazionaliste e euroscettiche. Le convulsioni che si stanno registrando in quel campo sono vistose. E lo schieramento europeista cerca di sfruttarle a proprio vantaggio. È il segno che la trattativa non si è ancora conclusa. Ma anche che l’atteggiamento del nostro Paese potrebbe essere alla fine meno conflittuale, di fronte a un vertice disposto, o obbligato a negoziare con Meloni.

Le Pen «rivede» i poteri dell’Eliseo: «Non guida realmente l’esercito». La leader: è il premier a controllare i fondi. Si accende il dibattito tra costituzionalisti. (S. Mon., Corriere della Sera)

Bufera sui giovani di Fratelli d’Italia. Dimissioni per gli insulti antisemiti. Le frasi nelle chat, lasciano due esponenti. Nel mirino anche la parlamentare FdI Mieli. La condanna di Meloni. (Maria Egizia Fiaschetti, Corriere della Sera)

Il nuovo episodio di «Gioventù meloniana», l’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia, scatena un terremoto politico e porta ai passi indietro di due giovani coinvolte. Sono Flaminia Pace, responsabile del circolo pinciano di Gioventù nazionale, ed Elisa Segnini, capo segreteria della deputata Ylenia Lucaselli. Nei 9 minuti di video si ascoltano insulti antisemiti, razzisti, esaltazioni del nazismo. Pace viene registrata mentre si beffa di Ester Mieli, senatrice di FdI, difesa in pubblico e derisa in privato. «La cosa più bella – dice a un certo punto – è stata ieri a prendersi per il culo sulle svastiche e poi io che ho fatto il comunicato in solidarietà a Ester Mieli…». (Federico Capurso, La Stampa)

Victor Fadlun: “Sarebbe importante se Meloni si definisse antifascista. FdI isoli i nostalgici, l’antisemitismo è ovunque”. Il presidente della comunità ebraica di Roma commenta l’inchiesta di Fanpage sulle frasi antisemite dei militanti della Gioventù nazionale: “Mi auguro che siano mele marce, ma vanno condannate immediatamente”. (Gabriella Cerami, Repubblica)

«A Meloni e Schlein dico: ora basta dividere l’Italia. Gli elettori non sono nemici». Calenda: il mio selfie dall’ospedale? È sbagliato vergognarsi delle malattie. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Il nuovo assalto della destra alla cultura: ora vuole un suo uomo al Piccolo di Milano. L’assedio al Piccolo da parte del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è cominciato nel novembre scorso con la nomina di Geronimo La Russa nel consiglio di amministrazione. (Sara Chiappori, Repubblica)

Decreto sicurezza, passa la norma “anti Gandhi”: carcere per chi blocca una strada. Il Pd: “Persino studenti in sit-in davanti a scuola rischiano la reclusione”. Respinti tutti gli emendamenti delle opposizioni: “Pericolosa deriva reazionaria”. Diventa reato penale anche una protesta in carcere. (Alessandra Ziniti, Repubblica)

L’ideona anti-astensionismo di La Russa – abolire i ballottaggi alle Comunali quando un candidato supera il 40% – contiene una notizia bella e due brutte. La bella: la seconda carica dello Stato ha scoperto l’astensionismo. Le brutte: lo scopre solo ora che le destre han perso quasi tutti i ballottaggi col 52,3% di astenuti, ma non ci aveva fatto caso alle Europee col 50,3% di astenuti; il ballottaggio non c’entra nulla con l’astensionismo e abolirlo non farebbe aumentare i votanti al primo turno, che anzi diventerebbe un ballottaggio anticipato perché costringerebbe partiti molto diversi a coalizzarsi (e dunque a snaturarsi) per raggiungere il 40%. Nel primo round gli elettori sono più numerosi perché possono scegliere, fra molti candidati, il proprio o il più vicino; nel secondo, il derby fra i due più votati esclude chi proprio non ce la fa a votare il meno lontano, anche perché nel finto bipolarismo italiota non riesce a trovarlo. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Ucraina, la Lega si smarca sul nono pacchetto di armi. Perché se il ministro della Difesa Guido Crosetto ieri ha presentato al Copasir il nono pacchetto di armi all’Ucraina, è stata la Lega ad avanzare perplessità di fronte all’invio del sistema di difesa anti-aerea Samp-T ma soprattutto dei missili a lunga gittata Storm Shadow. Il decreto interministeriale illustrato ieri da Crosetto al comitato – nonostante la promessa di una maggiore trasparenza – è secretato e quindi non sono note le armi che l’Italia continua a mandare all’esercito ucraino, ma la novità, emersa nelle ultime settimane, rivelata dal Fatto, è proprio la decisione di spostare uno dei sistemi di difesa Samp-T italiani dal Kuwait all’Ucraina chiesta direttamente dal governo di Volodymyr Zelensky. Anche gli Storm Shadow sono presenti nel pacchetto come lo erano già stati in precedenza, rivelazione del ministro della Difesa britannico Grant Shapps. Pure i contenuti della discussione al Copasir sono segreti ma dopo l’illustrazione di Crosetto ci sarebbe stato un confronto con gli esponenti di maggioranza e opposizione. (Marco Franchi, Il Fatto Quotidiano)

Casa, blitz della Lega sanatoria più ampia e sui nuovi immobili. Salve le piccole irregolarità anche per le abitazioni realizzate in futuro Diminuiscono metri quadri e altezze per l’abitabilità. Spunta il bonus figli. (Repubblica)

L’allarme della Corte dei conti: evasione diffusa, ora più controlli. Il presidente: effetto Superbonus, la spesa rapportata al Pil è di 10 punti in più del 2019. (Enrico Marro, Corriere della Sera)

Bollette luce, nell’aggiornamento Arera per i clienti “vulnerabili” +12% da luglio. L’aggiornamento per il prossimo trimestre. Dal prossimo mese stop al mercato tutelato. (Repubblica)

Cdp, rinvio sul consiglio. Il caso della parità di genere. Assemblea il 2 luglio. Donnarumma alle Fs, Tanzilli presidente. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Fininvest: il sultano del Brunei su Villa Certosa. Hassanal Bolkiah a Porto Rotondo. Il gruppo chiude il bilancio con ricavi per 3,87 miliardi. (Mario Gerevini e Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Tute blu, le fabbriche a rischio «In bilico 103 mila posti di lavoro». Indagine Fim Cisl: dalle bici all’auto, in sei mesi le criticità aumentate del 23%. Contratto in salita. (Rita Querzè, Corriere della Sera)

“Google ha evaso”. L’agenzia delle entrate chiede un miliardo. Mister Google contro Fisco italiano, parte seconda. Stavolta la posta in palio è molto più alta di quella che nel 2017 portò il gigante di Mountain View a far pace coi detective delle tasse staccando un assegno di 306 milioni. Sarebbero stati omessi ricavi generati in Italia. L’azienda: rispettiamo le norme fiscali. (Rosario Di Raimondo, Repubblica)

I giganti del web tornano nel mirino del Fisco italiano. L’Agenzia delle Entrate chiede a Google di pagare un miliardo di euro tra tasse non versate, multe e sanzioni, e la Procura di Milano indaga. Ma il caso-Google potrebbe essere solo il primo di uno stillicidio di contestazioni fiscali che potrebbero emergere nei prossimi mesi contro numerosi colossi del web. Lontano dai riflettori, infatti, una nuova offensiva contro le multinazionali della Silicon Valley è partita da quello che per le web companies è ormai il “triangolo maledetto” nel centro di Milano. I suoi punti estremi sono via Fabio Filzi, sede della Guardia di Finanza, via della Moscova, dove sorge l’imponente edificio dell’Agenzia delle Entrate, e Corso di Porta Vittoria, dove al quarto piano del palazzo costruito nel Ventennio ci sono gli uffici della Procura della Repubblica. (Angelo Mincuzzi, Il Sole 24 Ore)

Gli altri temi del giorno

Zelensky firma gli accordi europei. «La guerra non può durare anni». Nuovi aiuti a Kiev, il leader rilancia una seconda conferenza di pace. Faccia a faccia con Orbán. Il momento è propizio. Gli aiuti Usa e Ue hanno arginato la Russia. Ma la guerra continua. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

«La Ue deve mettere l’Ucraina in una posizione di forza. La “pace” russa è inaccettabile». L’ex consigliere di Merkel: «Ottime le scelte per i vertici dell’Unione». «Kaja Kallas ha le idee chiare sullo Stato di diritto. António Costa gestirà bene il Consiglio». Un commissario per la spesa militare potrebbe indirizzare i soldi dei 27 in modo efficace. (Paolo Valentino, Corriere della Sera)

Zelensky a Bruxelles. «Patto per la sicurezza» Duro scontro con Orbán. Sugli aiuti militari pesa il ruolo nefasto esercitato dall’Ungheria di Viktor Orbán, che è sempre più apertamente quello della quinta colonna di Vladimir Putin nell’Ue: con il suo veto, considerato che tuttora decisioni di questo tipo richiedono l’unanimità, Orbán può ostacolare o bloccare il trasferimento a Kiev di aiuti militari per miliardi di euro provenienti dal bilancio Ue, il che è precisamente ciò che Putin si aspetta da lui. Zelensky e Orbán sono su posizioni inconciliabili, tanto che ieri, all’arrivo del primo all’Europa Building, gli operatori video del Consiglio Europeo hanno ripreso la scena di un confronto teso tra lui e il premier ungherese. Ma esistono nell’Ue anche degli anti-Orbàn, la principale dei quali è certamente la premier estone Kaja Kallas, la cui nomina alla guida della politica estera dei Ventisette rappresenta il più esplicito messaggio politico possibile a Putin: l’Ue sceglie la figura in assoluto meno disposta nei confronti della Russia ad ambiguità e compromessi al ribasso. (Roberto Fabbri, Il Giornale)

Espansionismo russo: altro che Putin isolato. Mentre il Sud globale si distanzia dall’Occidente, la Russia sembra aver ribaltato la propria strategia verso est, in sintonia con la concezione Eurasiatista cara agli ideologhi di Putin. Ma non di solo est si tratta, perché la strategia russa getta ponti di relazioni sempre più solide in Africa, nel Medioriente e in America Latina. Basti guardare le iniziative più recenti, in grado di delineare una mappa del mondo un po’ diversa da come se la immagina Washington Corea del Nord. L’accordo potrebbe essere sintetizzato in “armi contro cibo”. Putin ha siglato un patto con Kim Jong-un definito dal presidente russo “rivoluzionario” con una “assistenza reciproca in caso di aggressione” e con una possibile “cooperazione tecnico- militare”. Pyongyang incassa il sostegno di un potere imperiale al suo fianco – oltre all’auto di lusso regalata da Putin a Kim – e l’aiuto nella fornitura di derrate alimentari. Il tassello coreano, il paese “canaglia” forse più inviso al mondo, è un chiaro messaggio all’occidente: noi siamo disposti a qualunque scenario, dipende da voi. (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)

Israele-Libano, conto alla rovescia «Dopo Hamas tocca a Hezbollah». Il ministro della Difesa Gallant: «Torneranno all’età della pietra». Gli Usa: Teheran interverrà. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

I principali ospedali della Galilea si stanno attrezzando per far fronte alle conseguenze di una drammatica possibile escalation lungo il confine tra lo Stato ebraico e il Libano. Al momento non sono state intraprese azioni concrete – ad eccezione dell’ordine di aumentare le scorte di sangue – ma è stato attivato il tam tam di verifiche e disposizioni, da parte del ministero della Sanità, sullo stato di prontezza e organizzazione rispetto a uno scenario che potrebbe comportare il richiamo del personale medico e sanitario in prima linea, come riservisti. Tutto può intervenire a scuotere lo status quo che si è creato otto mesi fa sul confine settentrionale. «Sembra che una guerra tra Israele e Libano non sia una questione di se, ma di quando» per Omer Dostri, ricercatore israeliano in strategia e sicurezza. Al Jerusalem Post ha detto che Israele non ha altra scelta se non quella di «sconfiggere militarmente Hezbollah», perché «una soluzione politica con il Libano non è in vista, nonostante i numerosi sforzi internazionali e degli Stati Uniti». Sulla stessa lunghezza d’onda, l’intelligence Usa – secondo la testata Politico – stima che il rischio dello scoppio dello scontro su larga scala sia più alto che mai. Sarebbe questione di settimane, se non si raggiungerà un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi. (Fabiana Magrì, La Stampa)

«Cl non rinuncerà a dare giudizi sulla realtà. Ecco perché penso che la fede è anche armata». Prosperi: non in senso bellicoso, a volte ci si oppone alle logiche del mondo. Su Carrón. Non fui coinvolto, ma trovai condivisibile la motivazione di Carrón quando si dimise. Alcuni tra noi però faticano ad accettare i cambiamenti. Si può dire che abbiamo trovato più consonanza in un’area moderata, ma non c’è alcuna militanza, Cl non si identifica con un partito. (Marco Ascione, Corriere della Sera)

Ustica, quelle risposte che l’Italia attende da 44 anni. L’appello di Mattarella: “Manca la verità, i Paesi amici collaborino”. (Lirio Abbate, Repubblica)

Abusi e violenze in collegio. La testimonianza choc di Paris Hilton al Congresso. L’ereditiera: «Una legge che protegga anche chi non ha voce». (Andrea Marinelli, Corriere della Sera)

Gioca sulla botola di un pozzo. Precipita e annega a dieci anni. Siracusa, la tragedia a un campo estivo: i genitori hanno sperato per ore. Aperta un’inchiesta. (L.Sir., Corriere della Sera)

Venezia, la studentessa che ha ‘scioperato’ dall’esame orale contro il voto basso alla prova di greco: “Un’ingiustizia”. L’alunna Linda Cocchetto: “Noi le ingiustizie non le accettiamo. Non ho risposto e me ne sono andata”. (Vera Mantengoli, Repubblica)

Gli Anniversari

1228, Federico II guida la sesta crociata
1519, Carlo V a capo del Sacro romano impero
1838, incoronazione della Regina Vittoria
1846, Adolphe Sax inventa il Sassofono
1883, a Milano la prima centrale elettrica europea
1894, la festa del lavoro diventa ufficiale negli Usa
1914, assassinato a Sarajevo l’arciduca d’Austria
1919, trattato di Versailles: fine della Grande Guerra
1919, nasce a Versailles la Società delle Nazioni
1946, Enrico de Nicola capo provvisorio dello Stato
1947, in Usa il prototipo della Candid Camera
1950, la Corea del Nord conquista Seoul
1960, nazionalizzate le raffinerie Usa a Cuba
1967, Israele si annette Gerusalemme est
1968, suicidio sospetto del colonnello Rocca (Sifar)
1976, terroristi dirottano aereo dell’Air France
1977, Br: ferito alle gambe dirigente Ansaldo di Genova
1980, i Nar rivendicano la strage di Ustica
1990, rubati in Olanda tre dipinti di van Gogh
1992, entra in carica il governo Amato
1992, prima donna a conquistare le sette cime più alte
1997, Tyson stacca l’orecchio all’avversario
2004, riaperte le relazioni diplomatiche tra Usa e Libia
2005, Giovanni Paolo II: via al processo di beatificazione
2007, investita da un’auto la moglie di Pertini
2008, inaugurato lo speciale anni giubilare paolino
2011, Christina Lagarde presidente del Fmi
2016, attentato all’aeroporto Ataturk di Istanbul

Nati oggi

751, Carlomanno
1491, Enrico VIII d’Inghilterra
1577, Pieter Paul Rubens
1712, Jean Jacques Rousseau
1867, Luigi Pirandello
1926, Mel Brooks
1938, Leon Panetta
1940, Muhammad Yunus
1945, Allegra Caracciolo
1950, Marco Columbro
1951, Jerry Calà
1952, Pietro Mennea
1962, Valentino Valentini
1963, Giovanni La Via
1964, Sabrina Ferilli

Si festeggia Sant’Ireneo

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