La nota del 28 maggio

“La guerra è una cosa triste, ma ancora più triste è il fatto che ci si fa l’abitudine” (Tiziano Terzani)

Le bombe israeliane cercavano due capi di Hamas a Rafah, ma hanno ucciso 45 civili a causa, dicono le cronache, dell’incendio che ne è scaturito. Netanyhau parla di “tragico errore” ma l’isolamento di Israele rischia di diventare ancora maggiore, e anche Crosetto si dissocia. Sul fronte ucraino invece è significativo che la Polonia non escluda di mandare i propri soldati per evitare che i russi sfondino le difese di Kjiv, mentre Macron manda gli istruttori. Le parole di Stoltenberg sulla necessità di rifornire Zelensky armi per colpire in Russia hanno avuto come conseguenza anche il rafforzamento delle postazioni Nato a Nord Est, a scapito (secondo La Verità) del lato Sud dell’alleanza, quello che ci riguarda più da vicino. Il Corriere apre su Rafah, “orrore e condanna”. Repubblica sceglie di enfatizzare “la Nato divisa sulle armi anti Russia”.

Il Papa (lo scrivono tutti dopo lo scoop di Dagospia di alcuni giorni fa) attacca “la frociaggine” nei seminari, ce n’è troppa dice a porte chiuse ai Vescovi, ma la cosa non poteva passare sotto silenzio, visto che Bergoglio aveva esordito dicendo “chi sono io per giudicare i gay”: è un contributo indiretto alla campagna elettorale di Vannacci. I giornali provano a difenderlo spiegando che dallo spagnolo all’italiano c’è il rischio di semplificare. Sechi su Libero scrive addirittura di pontificato “rivoluzionario”.

E’ ancora aperto lo scontro tra Fitto e i Comuni sui tagli (il ministro avrebbe voluto fare meno fondi agli enti locali che avevano avuto più risorse dal Pnrr): lui cerca la tregua con un comunicato, mentre secondo La Stampa è sempre “rottura”. Sul quotidiano torinese Veronica De Romanis chiarisce molto bene il meccanismo di assegnazione dei fondi europei, avvenuto in base a parametri oggettivi e non in base a chi sapeva alzare più la voce, versione “venduta” dal governo Conte, e scrive che è stato un errore prendere tutti i 203 miliardi (fondo perduto e prestito) perchè il governo “non li sa gestire”.

Si affollano i candidati alla guida della Commissione e/o del Consiglio europeo: secondo Repubblica, Meloni candida Tajani al posto di Von der Leyen come piano B se l’ipotesi Draghi non dovesse avanzare. Secondo La Stampa non le dispiace Enrico Letta al Consiglio europeo. Il giornale torinese fa il nome di Daniele Franco, ex ministro dell’Economia, come commissario.

Intanto lo scontro elettorale diventa più duro. Nel fondo del Giornale Osvaldo De Paolini attacca l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico perchè da ex gestore del reddito di cittadinanza ora è in conflitto di interesse se chiede i voti a quelli che avevano beneficato della misura. Molinari, capogruppo leghista, prende le distanze da Vannacci (preferiamo votare i nostri candidati) ma difende Salvini. Il Fatto apre con il titolo “Alle urne con il morto”, poichè Forza Italia usa il traino del defunto Berlusconi. Domani sottolinea “il caos” nel governo sul premierato dopo che Meloni ha abbandonato lo schema Renzi, quello di giocarsi il tutto per tutto sulla riforma.

Stellantis riporta la 500 ibrida a Mirafiori e annuncia nuovi modelli e assunzioni. Il Fatto precisa che vuole anche nuovo sussidi. Benetton, Edizione mette 150 milioni nel gruppo. Intesa avvia un buy back da 1,7 miliardi per ricomprarmi azioni proprie sino a un milione. La Cina investe 45 miliardi nei chip, scrive il Sole. Il Fatto fa sapere che degli ex percettori del reddito di cittadinanza su 250 mila aventi diritto solo 24 mila hanno avuto accesso ai corsi di formazione.

Signorini, l’ex presidente del porto di Genova, unico finito in carcere e non ai domiciliari per le tangenti liguri, è stato interrogato e ha respinto le accuse. Ha ammesso solo «di avere avuto un comportamento non appropriato, ma non sono un corrotto». Dice di avere accettato i regali di Aldo Spinelli perché erano amici. Si è risolto il giallo sul verbale di Spinelli jr: ha detto che i finanziamenti a Toti erano «leciti», non «illeciti»

Sinner parte bene al Roland Garros, dove ufficializza anche il legame con la collega russa Anna Kalinskaja.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Rafah, choc per la strage dopo il raid di Israele. Netanyahu: «Un tragico errore». Sale il bilancio delle vittime dopo il raid sul campo: 45 morti. Israele: indagheremo. Borrell: inorridito. Polemica dopo le parole del ministro Crosetto: «Così si semina odio». (Davide Frattini, Corriere della Sera)

La strage di civili a Rafah: «I nostri bambini dilaniati dalle bombe. Forse non siamo considerati esseri umani». La rabbia degli abitanti del campo profughi colpito dal raid israeliano: «Chi non ferma queste atrocità è complice di chi le compie» scrive Reham Moeen. (Greta Privitera, Corriere della Sera)

È con un comunicato di un portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale che Washington rompe il silenzio sulla strage a Rafah di domenica sera. Nel giorno solenne del Memorial Day, con Biden dal cimitero di Arlington che parla del sacrificio dei soldati statunitensi nella difesa per la democrazia, gli Usa sottolineano ancora una volta i pilastri della loro azione in Medio Oriente. Le «immagini» del raid militare sono «devastanti», dice la nota che precisa che «Israele ha il diritto di dare la caccia ad Hamas». Washington condivide la spiegazione dello Stato ebraico che nell’attacco aereo «sono stati uccisi due leader terroristici di Hamas, responsabili degli attacchi contro i civili israeliani». (Alberto Simoni, La Stampa)

Armi contro la Russia, la Nato in ordine sparso. Macron pronto a inviare gli istruttori a Zelensky. Stoltenberg precisa: “Spetta a ogni governo dare l’ok a colpire Mosca con le sue armi”. Regno Unito, Polonia e Baltici favorevoli. Il “no” di Germania e Paesi mediterranei. Le armi occidentali possono essere usate per colpire i territori annessi da Putin, come la Crimea. (Daniele Raineri, Repubblica)

Il Cremlino: siamo già al confronto diretto. Se diversi Paesi Nato non intendono dare a Kiev il permesso di indirizzare in territorio russo le armi da loro fornite, temendo un’escalation, per la Russia il rischio è già realtà: «Siamo già scivolati in un confronto diretto», ha chiarito dai corridoi del Cremlino il portavoce Dmitrij Peskov. Commentando così le dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che in un’intervista del 24 maggio al settimanale britannico Economist aveva espresso l’auspicio che le restrizioni imposte all’Ucraina dalla Nato vengano abolite, per dare a Kiev la possibilità di difendersi senza avere le mani legate. È la prima volta che Stoltenberg invita espressamente gli alleati ad abolire il divieto opposto a Kiev sull’uso di armi Nato in territorio russo: e non soltanto, come è avvenuto finora, per attaccare obiettivi militari russi in Crimea o nelle altre regioni occupate da Mosca in Ucraina.Dichiarazioni che la Russia considera come una presa di posizione ufficiale destinata ad alzare il livello del confronto. (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

Armi a Kiev per colpire in Russia cresce il fronte pro-Stoltenberg. Il sasso lanciato nello stagno da Jens Stoltenberg non ha fatto un buco nell’acqua, ma al contrario ha iniziato a produrre una serie di cerchi che si stanno allargando sempre più. Gli effetti di questa dinamica sono emersi ieri mattina nel dibattito tra i 27 ministri degli Esteri dell’Unione europea: diversi Paesi stanno riflettendo seriamente sulla possibilità di consentire all’Ucraina di usare le loro armi per colpire sul territorio russo, alcuni hanno già dato il via libera, nonostante altri – tra cui l’Italia – siano nettamente contrari. Il punto è che l’invio di armi è finanziato con fondi comuni europei e dunque la questione, finora rimasta sottotraccia, potrebbe presto esplodere come nuovo argomento di divisione. Non subito, però, perché al momento l’esborso delle ultime tre tranche della European Peace Facility – 1,5 miliardi in tutto – più il nuovo Fondo per l’Ucraina da 5 miliardi sono ancora bloccati dal veto dell’Ungheria. Per non parlare dei 2,7 miliardi derivanti dall’uso degli extraprofitti dei beni congelati alla Russia, ancora in alto mare. (Marco Bresolin, La Stampa)

Aiuti a Kiev, Orbán dice ancora no. I partner Ue: veto inaccettabile. Borrell: «Ogni ritardo costa vite». Stop anche sulle nuove sanzioni. In ballo oltre 6,5 miliardi. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Il centrodestra si spacca su Orban e armi Salvini: “Un disastro attaccare la Russia”. Di fronte al veto posto a Bruxelles dal premier ungherse Viktor Orban, contrario all’invio di 7,7 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina, non una parola viene spesa da Giorgia Meloni, né da Matteo Salvini. Al contrario, entrambi impegnati, da mesi, a corteggiarlo e a contenderselo nella speranza che aderisca a una delle loro famiglie europee: quella dei Conservatori di Meloni o degli Identitari di Salvini. L’unico a opporsi alla decisione di Orban è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Noi siamo contrari al blocco ungherese, vogliamo avanzare», dice. Meloni preferisce invece affrontare il tema dei possibili negoziati di pace: «Stiamo iniziando a lavorare con gli ucraini per capire i passi da fare, ma se Putin vuole la pace – sottolinea – si deve ritirare». (Federico Capurso, La Stampa)

Missili per colpire in Russia: “Crosetto dica se li mandiamo”. Domani il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sarà alla Camera per rispondere al question time. E il capogruppo del M5S Francesco

Silvestri gli chiederà perché l’Italia copre ancora con il segreto natura e quantità degli armamenti inviati all’Ucraina, e soprattutto se davvero Roma abbia inviato missili Storm Shadow a Kiev, come rivelato alla fine di aprile dal ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, al Times: “Gli Storm Shadow sono un’arma straordinaria. Il Regno Unito, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate nella guerra in Ucraina, soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”. L’8 maggio Silvestri in aula aveva chiesto al governo di chiarire sulla fornitura di questi missili a lunga gittata, quindi in grado di essere usati contro la Russia. E Stefano Graziano (Pd) e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) si erano accodati, chiedendo che l’esecutivo rendesse conto sulla guerra. Non se n’è saputo più nulla. (Luca De Carolis e Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano)

Baltici e nordici accelerano: l’idea di un «muro dei droni» contro le provocazioni russe. La «barriera» correrebbe sul confine dalla Norvegia alla Polonia. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Sikorski: “Non escludo truppe polacche a Kiev. Putin ci deve temere”. Intervista al ministro degli Esteri polacco: “Se davvero il presidente russo vuole la pace, gli basta fare una telefonata per ottenerla”. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)

La sveglia di Macron a Dresda: «Sull’Europa un vento maligno». Il presidente francese (in tedesco) cita Kohl e De Gaulle. L’allarme sull’estrema destra. (Mara Gergolet, Corriere della Sera) Profeta all’estero, criticato in patria: le spine di un leader «condannato» a volare troppo alto. Nelle sue missioni sfodera ambizioni e simboli per rinnovare il sogno universalista. In Francia le sue competenze spesso rischiano di danneggiarlo. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Bernard Guetta su Repubblica: Il terzo momento dell’unità europea. La dichiarazione di Radoslaw Sikorski, Stéphane Séjourné e Annalena Baerbock fa presagire un passo importante. Mercoledì scorso i ministri degli Affari esteri dei tre Stati che compongono il cosiddetto «Triangolo di Weimar» — Polonia, Francia e Germania — hanno valutato che l’Unione Europea deve diventare un «attore geopolitico a tutto tondo», quella che la Francia in altre occasioni aveva chiamato «la potenza Europa».

Per due giorni abbiamo atteso invano che Elly Schlein dicesse qualcosa su quel trascurabile dettaglio chiamato terza guerra mondiale (e nucleare) contro la Russia, dopo i deliri di Jens Stoltenberg. Ieri la segretaria del Pd ha sciolto la riserva sul Corriere che ci ha fatto esclamare “finalmente!” prima di leggere le sue parole e “purtroppo!” dopo averle lette. Perché fanno rimpiangere i silenzi: “Noi siamo per sostenere il diritto di Kiev a difendersi dall’invasione criminale di Putin… Ma questo non può e non deve tradursi… in un ingresso diretto dell’Ue in guerra con la Russia. L’Ue deve avere una sua autonomia strategica e lo sforzo deve essere tutto orientato a sostenere la conferenza di pace in Svizzera di metà giugno, non a creare ulteriori escalation”. È come chiedere a uno “Che ore sono?” e sentirsi rispondere “In famiglia tutto bene, grazie, e lei?”. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

L’appello al voto di Meloni «Nella Ue c’è margine per un’altra maggioranza». Lo spot di FdI: scegli Giorgia, è una del popolo. Tensioni Renzi-Bonini. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Ipotesi Letta al Consiglio europeo. La premier non metterebbe il veto. È italiano, è un ex presidente del Consiglio, è candidato ai vertici delle istituzioni europee, e tutto sommato a Giorgia Meloni potrebbe andar bene. Ma non è Mario Draghi. Di Enrico Letta non si sentirà parlare esplicitamente fin dopo il voto europeo dell’8-9 giugno, ma è il nome che più circola negli ambienti vicini alla premier e dentro Fratelli d’Italia come possibile futuro successore di Charles Michel alla guida del Consiglio europeo. Sembrerà paradossale – per una leader che non passa giorno che non si scagli contro la sinistra e i socialisti – pensare di poter digerire colui che guidò alla sconfitta il Pd proprio contro di lei, nella breve e feroce campagna elettorale del 2022. (Ilario Lombardo, La Stampa)

Le fatiche di Conte, terzo incomodo. Fuori dai duelli (persino sul Covid). Il tentativo del leader di rompere la dinamica tra Schlein e Meloni. «Giorgia, pur di sfuggire al confronto con me, ora te la prendi con Schlein». (Roberto Gressi, Corriere della Sera)

Maurizio Ferrera sul Corriere: Due idee (opposte) di Europa. Si confrontano una visione popolare e moderata e una progressista: gli elettori avranno perciò concrete possibilità di scelta andando a votare l’8 e il 9 giugno.

Tajani alla Commissione: è il piano B di Meloni. Parigi e Berlino la frenano. Meloni pensa al suo vice anche per sminare Salvini. Gli alleati però non vogliono far scegliere a lei. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)

«Salvini non è in discussione. Vannacci cerchi elettori diversi». Molinari: noi leghisti preferiamo i nostri rappresentanti. Va bene fare come alle Politiche. «Salvini non è in discussione. Vannacci cerchi elettori diversi». Molinari: noi leghisti preferiamo i nostri rappresentanti. Va bene fare come alle Politiche. (C.Z., Corriere della Sera)

Salvini, Calenda e lo scontro sul ‘tappo Ue’. Il tutorial-sfottò del leader di Azione: “Apri, bevi e richiudi”. Il vicepremier sui social critica le “eco-norme surreali volute da Bruxelles” e posta l’immagine di una persona che beve con difficoltà una bottiglietta d’acqua. La risposta ironica: “Nel 2019 il governo Conte-Salvini ha votato a favore della direttiva europea”. (Repubblica)

Massimo Franco sul Corriere: Il tentativo di rovesciare gli equilibri in Europa. La scommessa è quella di un «modello italiano» esteso all’Unione europea. Giorgia Meloni sembra tornata all’idea di un effetto domino destinato a cambiare le maggioranze continentali a partire dalla sua coalizione di governo; o comunque a rendere determinante lo schieramento delle destre quando si negozierà la nuova Commissione col Partito popolare. Più ci si avvicina al voto dell’8 e 9 giugno, più il progetto prende forma. Di fatto, cadono i paletti verso l’estremismo che la premier aveva piantato prima, irritando l’alleato Matteo Salvini. Si tratta di una sfida che sfiora l’azzardo.

Spinelli resta agli arresti. E i pm si correggono: «Contributi leciti a Toti». Resta ai domiciliari Aldo Spinelli, l’84enne imprenditore della logistica accusato dalla Procura di Genova di aver corrotto il governatore Giovanni Toti e l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. I suoi legali Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza avevano fatto istanza di revoca al giudice per le indagini preliminari, a cui per altro Spinelli aveva scelto – a differenza di altri indagati – di rispondere nell’interrogatorio di garanzia subito dopo gli arresti del 7 maggio. Ma per il gip i presupposti cautelari non sono cambiati. (Lodovica Bulian, Il Giornale)

Caso Fassino, giallo su un presunto accordo economico dopo la denuncia di furto al duty free. Da giorni si rincorrono le voci di una trattativa per chiudere la questione avvenuta a Fiumicino lo scorso 15 aprile. Ma le parti non confermano. (Andrea Ossino, Repubblica)

Piazza della Loggia (1974-2024): il valore del dissenso. I funerali delle vittime ebbero una valenza profondamente politica. Furono un grande esercizio di democrazia, conflittuale, ma civile. E invitano a riflettere, ancora oggi. (Benedetta Tobagi, Repubblica)

Pnrr, il governo: via alla fase 2. Scontro con i sindaci sui tagli. La premier: «Siamo i primi nell’attuazione». Cabina di regia con i prefetti. (Enrico Marro, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Leo: «Contro i grandi evasori 200 banche dati interconnesse». La grande complessità è la sintesi fra pianificazione ed emergenza, fra ansia di recuperare risorse per finanziare parti di riforma (come la trasformazione duratura e non annuale del calo delle aliquote Irpef) e necessità di costruire un percorso di lunga durata che sia sostenibile e che abbia un carattere di non emergenza continua. Ha sottolineato Federico Maurizio D’ Andrea, presidente dell’organismo di vigilanza della banca Bpm: «Io ritengo molto più efficaci le misure ex ante. La fatturazione elettronica, per esempio, ha aiutato moltissimo a incrementare legalità, misurabilità, efficacia e trasparenza». Leo si è detto d’accordo con D’Andrea: «Oggi le nostre duecento banche dati sono connesse. La loro interoperabilità rappresenta una delle condizioni migliori per la lotta alla grande evasione, senza la quale un fisco equo, giusto, non vessatorio verso il comune cittadino non ha alcuna possibilità di realizzarsi». (Paolo Bricco, Il Sole 24 Ore)

Stellantis risponde al governo: «Avanti nonostante le critiche». L’ad Tavares: un milione di auto? Serve un ambiente imprenditoriale favorevole. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)

Newlat compra Princes Food, nasce un polo europeo da 3 miliardi di ricavi. Il gruppo cambia nome in New Princes. Mitsubishi secondo socio. (Daniela Polizzi e Francesco Bertolino, Corriere della Sera)

Energia, tecnologia e spazio. Rina punta a 2 miliardi di ricavi. Il ceo Luzzatto: il nostro impegno per l’innovazione. Il lancio della «fabbrica dell’AI». (Giovanni Stringa, Corriere della Sera)

Fisco, Ups versa 86 milioni alle Entrate dopo l’inchiesta di Milano sul caporalato. Intesa con la Procura del capoluogo lombardo: è la stessa somma che era stata sequestrata lo scorso dicembre nell’ambito di una delle indagini sui cosiddetti “serbatoi di manodopera”. (Repubblica)

Elon Musk, i consulenti di Glass Lewis dicono agli azionisti Tesla di votare contro il maxi-stipendio da 46 miliardi. In vista dell’assemblea della Tesla del 13 giugno si aggiorna la battaglia sul contestatissimo piano di stock option. Intanto raccoglie 6 miliardi per l’Ia. (Repubblica)

Sudafrica 30 anni dopo: l’elezione più contesa. In calo l’Anc di Mandela. E il discusso Zuma, ormai 82enne, sogna la rivalsa. L’African National Congress rischia per la prima volta la maggioranza assoluta. (Michele Farina, Corriere della Sera)

Uscita poco progressista di Francesco, che ribadisce norme già in vigore da anni: i percorsi di formazione del clero devono escludere chi abbia tendenze omosessuali esplicite. Come diceva (meglio) Ratzinger… Le voci si rincorrevano da una settimana e alla fine sono uscite, da Dagospia a Repubblica e poi lungo i rami della comunicazione. Il Papa lo scorso 20 maggio, durante l’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana che si è tenuta a porte chiuse in Vaticano, avrebbe detto che «nella Chiesa c’è troppa aria di frociaggine» e quindi i vescovi devono sempre letteralmente, «mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi orientate». Le espressioni grossolane attribuite al Pontefice potrebbero non essere state proprio queste, sebbene La Verità abbia incamerato più conferme. Altre agenzie in serata riportano la seguente versione: «Guardate: c’è già un’aria di frociaggine in giro che non fa bene. C’è una cultura odierna dell’omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto» in seminario perché «è molto difficile che un ragazzo che ha questa tendenza poi non cada perché vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero». (Lorenzo Bertocchi, La Verità)

Giulia, il killer in aula «Non accettavo di essere umiliato. E l’ho accoltellata». Milano, Impagnatiello: sono annegato nelle mie bugie. (C. Giu., Corriere della Sera)

I filmati: Onorato nel suv era solo. La lettera ai familiari scritta a febbraio. Palermo, indagine per omicidio: atto dovuto. Le preoccupazioni di lavoro confidate alla moglie. (Lara Sirignano, Corriere della Sera)

Don Ciotti vittima dell’AI. La voce e il volto rubati dai truffatori della Rete. Il video promuove pozioni anti artrite. Il prete antimafia ha fatto denuncia. «Attenti, i medici ci nascondono la verità. Ecco come ci si può curare anche da casa». (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)

Via al nuovo test per Medicina. Sessanta domande scelte fra 3.500. I posti sono 20.867, mille in più di un anno fa. (Gianna Fregonara, Corriere della Sera)

Duecentomila euro per un posto in freezer. A Zurigo farsi ibernare diventa una moda. Una start-up promette di crioconservare i corpi, ma ammette che “per ora è impossibile garantire il riveglio”. I clienti sono già 400 tra cui 15 italiani. (Franco Zantonelli, Repubblica)

Repubblica intervista Elisabetta Villaggio “Papà è diventato di colpo famoso, non volevo che mi accompagnasse a scuola. L’erede di Fantozzi? Per me è Zerocalcare”.

Il Corriere intervista Luca Barbareschi: «Per Lucrezia Lante della Rovere lasciai mia moglie incinta. Mamma? Non so cosa le sia passato per la testa per mollarmi così». L’attore e regista: «Mia madre mi abbandonò a sei anni. In amore ho fatto soffrire. Mi fido solo della mia veggente».

Gli Anniversari

1503, trattato della pace eterna tra Scozia e Inghilterra
1509, muore a Firenze Caterina Sforza
1533, validazione delle nozze tra Enrico VIII e Anna Bolena
1606, Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni
1738, Clemente XII condanna la massoneria
1774, Rivoluzione americana: primo congresso continentale
1871, soppressione della Comune di Parigi
1918, nasce la Repubblica democratica di Armenia
1937, San Francisco: il Golden State aperto alle auto
1940, il Belgio di arrende alla Germania
1953, primo cartone tridimensionale a Hollywood
1955, Maria Callas canta la Traviata alla Scala
1961, nasce Amnesty International
1964, si forma l’Olp
1968, disperso il sommergibile Scorpion con 92 persone
1972, muore a Parigi il Duca di Windsor Edoardo VIII
1974, strage di piazza della Loggia a Brescia: 6 morti
1978, muore a Roma Enrico Simonetti
1979, la Grecia firma i patti per l’adesione all’Ue
1980, br uccidono a Milano Walter Tobagi
1982, torna in servizio l’Orient Express
1987, diciannovenne tedesco atterra sulla piazza Rossa
1998, istituita a Seul la Giornata mondiale del gioco
1999, Milano: l’Ultima cena aperta al pubblico
2000, corruzione: il premier d’Israele Weizman si dimette
2000, il vulcano Monte Camerun erutta
2002, Pratica di Mare: la Russia entra nella Nato
2008, proclamata la Repubblica in Nepal
2016, muore a Grosseto Giorgio Albertazzi
2017, Francesco Totti gioca la sua ultima partita

Nati oggi

1839, Luigi Capuana
1908, Ian Fleming
1944, Rudolph Giuliani
1946, Totuccio Contorno
1958, Giuseppe (Beppe) Sala
1968, Kylie Minogue
1976, Elenoire Casalegno

Si festeggiano Sant’Emilio e San Germano

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati