Mentre in Italia la campagna elettorale europea vive dei piccoli scontri locali (verace quello tra Giorgia Meloni e De Luca con la premier che riesce ad anticipare il governatore, mentre Elly Shlein va in Sicilia e boccia il Ponte sullo Stretto perchè, dice, sull’isola si può arrivare anche con il traghetto), in Europa Macron e Sholz fanno sul serio: oltre a occuparsi di come aiutare l’Ucraina, secondo molti osservatori si sono già ripartiti gli assetti della prossima Commissione europea, nomi a parte. Del resto, l’asse franco- tedesco è quello prevalente da sempre a Bruxelles grazie anche alla massiccia presenza dei professionisti che rappresentano i lander tedeschi, le regioni francesi e le imprese dei due paesi. Repubblica e nel suo titolo principale dà per certa la “liquidazione” di Ursula Von der Leyen mentre il testo dell’articolo è più dubitativo.
Il Corriere invece si concentra su Rafah, dove entrano i tank israeliani e dove viene anche danneggiato il pontile artificiale costruito dagli americani per far arrivare gli aiuti umanitari. Una situazione difficilissima, che si incrocia con quella ucraina dove i russi cercano di sfondare prima che Zelensky riceva le armi per colpire i depositi bellici in territorio russo.
Ovviamente sono meno impegnativi i commenti sul linguaggio del Papa sui gay e sul “buongiorno, sono quella stronza, come va?” rivolto dalla premier a Caivano al presidente della Campania De Luca, che aveva usato quell’aggettivo nei suoi confronti. Bergoglio si scusa, e la cosa va iscritta negli scontri interni al Vaticano che hanno generato la fuga di notizia sulla frase incriminata. E i principali giornali aggiungono alla cronaca un articolo sulle ingiurie in politica, un piccolo comune riflesso pavloviano.
Arriva oggi in Consiglio dei ministri il disegno di legge sulla separazione delle carriere, ieri Nordio e Mantovano lo hanno presentato a Mattarella: Repubblica scrive di “freddezza” da parte del Quirinale, il Giornale mette nel,suo titolo principale che “Mattarella dice sì”. Entrambe le versioni tirano la giacca al Presidente, in omaggio al proprio posizionamento politico e basta. Che poi ci siano posizioni di partenza diverse tra palazzo Chigi e il Colle lo si vede ovviamente anche dal commento alla strage di Brescia: Mattarella va nella città lombarda e attacca la matrice neofascista della strage, Meloni in una nota se la prende “con tutte le forme di terrorismo”.
Intanto a destra non hanno ancora capito che escludere le icone di sinistra regala loro più spazio mediatico: Mazza non porta Saviano alla Fiera del Libro di Francoforte e lo invitano i tedeschi. Scurati invece è stato invitato ma ha declinato, e si è fatto invitare anche lui dagli organizzatori.
Emanuele Orsini ottiene il primo risultato utile per le imprese a pochi giorni dal suo insediamento in Confindustria: Urso manda il decreti attuativi di Transizione 5.0 al concerto dell’Economia e dell’Ambiente ed entro giugno vara anche la piattaforma per gestire i crediti di imposta relativi agli investimenti, che così potranno ripartire.
Riapre l’ospedale di Tivoli, a poco meno di sei mesi dall’incendio che lo aveva devastato. Allora se ne occuparono in prima pagina tutti i giornali, oggi solo un articolo in cronaca da parte del Messaggero e di qualche altro giornale locale. E’ abbastanza normale che sia così, anche se alla sanità serve una contronarrazione sulle tante buone pratiche che pure esistono nel Servizio.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Patto franco-tedesco contro le destre, von der Leyen perde l’appoggio di Scholz. Dopo le aperture di Ursula a FdI dal vertice con Macron esce l’impegno a blindare l’attuale maggioranza nella Ue. Ancora ieri la presidente della Commissione ha avuto parole di elogio per la premier italiana. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
Claudio Tito, chi conta davvero in Europa. La premier Meloni durante il Consiglio europeo. Giorgia Meloni si è tuffata nella campagna elettorale sperando in un plebiscito che rafforzi la sua premiership.
I tank nel cuore di Rafah. Danni al ponte Usa: stop agli aiuti. L’esercito: la strage colpa di un deposito d’armi. Norvegia, Spagna e Irlanda riconoscono la Palestina. Bibi teme l’inchiesta Così fece intimidire la procuratrice dell’Aia dal Mossad. Le pressioni del capo dei Servizi nel 2015. Gli errori del 7 ottobre. Il premier ha paura che il Parlamento voti l’istituzione di una commissione di Stato. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Ancora molti morti in bombardamenti nell’area umanitaria a Mawasi ma l’esercito nega di aver colpito. L’Unrwa: 1 milione di persone scappa dalla tendopoli, senza rifugio sicuro. Il coro di critiche e polemiche per la strage che domenica ha ucciso almeno 45 palestinesi a Rafah è ancora acceso e arrivano altre vittime nel campo profughi: ieri, secondo Hamas, 21 persone sarebbero state uccise e decine ferite da attacchi israeliani, nell’area umanitaria a
Mawasi, nella parte occidentale di Rafah. L’esercito israeliano però nega: «Non abbiamo colpito nella zona umanitaria di Mawasi», ha detto il portavoce militare. Rapporti palestinesi locali hanno riferito che tank israeliani sono arrivati al centro della città. (Il Sole 24 Ore)
L’Aja: da Netanyahu e Mossad minacce da dieci anni per evitare le accuse. “I nove anni di ‘guerra’ di Israele contro la Corte Penale Internazionale”: questo il titolo dello scoop del Guardian, in collaborazione con le testate israeliane +972 Magazine e Local Call, che rivela come Netanyahu abbia tentato di intimidire la Cpi per quasi un decennio per impedire che indagasse sull’operato del suo governo contro i palestinesi. L’inchiesta chiarisce il perché: Bibi Netanyahu sarebbe ossessionato dall’azione della Corte e da quasi un decennio starebbe tentando di sabotarne le indagini “schierando le sue agenzie di intelligence per sorvegliare, hackerare, fare pressione, diffamare e presumibilmente minacciare i dirigenti della Cpi”. Operazione iniziata nel 2016, quando Yossi Cohen, allora capo del Mossad e poi alleato di Netanyahu, avrebbe cominciato a fare pressioni sull’avvocatessa del Gambia, Fatou Bensouda, predecessore di Khan dal 2012 al 2021, per evitare che aprisse un’indagine per crimini di guerra commessi da Israele nei territori occupati. Agendo come emissario di Netanyahu e con la piena autorizzazione ai più alti livelli, Cohen avrebbe adottato toni minacciosi nei confronti di Bensouda, tentando di ricattarla anche con intercettazioni private di suo marito: “Dovresti aiutarci e lasciare che ci occupiamo di te. Non vuoi entrare in cose che potrebbero compromettere la tua sicurezza o quella della tua famiglia”. A un certo punto Cohen avrebbe ottenuto perfino la collaborazione di Joseph Kabila, l’ex presidente della Repubblica Democratica del Congo. Bensouda non si è fatta intimidire: è stata la prima procuratrice a estendere l’attività della Corte penale all’operato di Israele, con l’apertura, nel 2021, di una indagine formale sulle attività dell’Idf, aprendo la strada alla successiva inchiesta di Khan. (Sabrina Provenzani, Il Fatto Quotidiano)
Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono la Palestina. Schlein: “Ora lo faccia l’Italia”. Sánchez: “Una scelta per la pace, non contro Israele, Paese amico”. Ora sono più di 140 i membri dell’Onu che hanno detto “sì” al nuovo Stato. (Stefano Baldolini e Alessandro Oppes, Repubblica)
Armi alleate per colpire la Russia. Sì (con limiti) di Macron e Scholz. Ue divisa, gli Usa frenano. Salvini contro Borrell: bombarolo. Putin insulta Stoltenberg. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Quei colpi di Kiev già oltre il confine. L’uso di sistemi a lungo raggio è stato limitato anche per il veto occidentale. (Marta Serafini, Corriere della Sera)
Passo dopo passo, anche gli ultimi tabù europei sul sostegno militare all’Ucraina stanno cadendo. Ieri mattina il presidente Volodymyr Zelensky è atterrato a Bruxelles per toccare con mano gli F-16 in dotazione all’esercito belga che saranno consegnati a Kiev entro la fine dell’anno, dopo che per mesi quella dei caccia sembrava una linea rossa infrangibile. In contemporanea i ministri Ue della Difesa hanno discusso concretamente di un’altra questione che ancora resta controversa per molti Stati: l’addestramento dei militari ucraini in loco, con l’invio di istruttori. Ma soprattutto si sono confrontati sulla decisione di rimuovere le restrizioni all’utilizzo di armi sul territorio russo: «Alcuni Paesi che fino a poche settimane fa erano contrari – ha rivelato Josep Borrell – ora hanno accettato di rimuovere queste limitazioni». È il caso della Francia di Emmanuel Macron. (Uski Audino e Marco Bresolin, La Stampa)
Borrell: “Colpire in Russia”. Putin evoca la guerra globale. All’inizio del conflitto tutti gli Stati erano contrari a questa ipotesi ed era stato deciso di non varcare questo limite. Ora “alcuni hanno cambiato idea e oggi accettano di far cadere questa limitazione”, ha rimarcato Borrell. “Gli ucraini devono poter neutralizzare le postazioni militari da cui viene attaccata l’Ucraina”, rimarca il presidente francese Emmanuel Macron, che aggiunge un dettaglio importante: “Ma non dovremmo permettere loro di colpire altri obiettivi in Russia”. Non poter colpire quelle postazioni “significherebbe dire loro ‘vi stiamo consegnando armi, ma non potete difendervi’”. Parole incendiarie arrivano da Mosca: Vladimir Putin dice di ricordare il segretario generale della Nato quando “non soffriva di demenza: i leader della Nato devono essere consapevoli con chi stanno giocando”, ha detto lo zar durante la sua visita in Uzbekistan, commentando la possibilità di permettere a Kiev di lanciare attacchi contro obiettivi in Russia. Non solo: l’invio di truppe occidentali in Ucraina “è un’escalation e un altro passo verso un grave conflitto in Europa e un conflitto globale”. (Il Fatto Quotidiano)
I timori del Cremlino per i blitz in profondità. “Vogliono accecare i nostri sistemi d’allerta”. Dietro le parole di fuoco di Vladimir Putin si nasconde una vera preoccupazione, di carattere strategico militare. Ed è legata all’ultimo raid in profondità condotta dagli ucraini con l’uso di droni a lunga gittata, a 1.800 chilometri dal fronte, nella regione di Orenburg. E cioè che Kiev, con l’autorizzazione della Nato, possa colpire «oltre l’orizzonte Voronez», nel cuore della Russia, dove ci sono le grandi infrastrutture radar dell’early warning, compresi i sistemi di allarme rapido Sprn. Mezzi potenti che consentono di anticipare un eventuale attacco massiccio e reagire in tempo con tutti i mezzi, compresi quelli nucleari. «Ci stanno strappando gli occhi», ha commentato un funzionario anonimo su un canale Telegram. Per questo il Cremlino alza i toni e le minacce. Vuole evitare a tutti i costi questa eventualità mentre si fa sempre più serrato il duello tra Russia e Occidente. L’ipotesi di consentire alle truppe ucraine di colpire in Russia con i missili forniti dai Paesi occidentali ha subito scatenato l’ira di Mosca, che ha accusato la Nato di giocare col fuoco. «Questa costante escalation può innescare gravi conseguenze», ha tuonato Putin durante una trasferta in Uzbekistan tornando ad agitare il terribile spettro di «un conflitto globale». (Giuseppe Agliastro, La Stampa)
Barbara Stefanelli sul Corriere: Kharkiv, Kiev: la guerra non è perduta. Kharkiv, l’ex capitale, tornata simbolo della resistenza, traboccante di rifugiati. Gli ucraini hanno finito le munizioni, non il coraggio.
Rischio escalation, i dubbi dell’Italia Meloni e Salvini cercano la sponda Orban. Il governo non ha alcuna intenzione di sposare la linea bellicista del premier francese Emanuel Macron. D’altronde le Europee sono a un passo e nel centrodestra non si vuole riaccendere su questo tema l’opinione pubblica italiana, da sempre incline al pacifismo. Meloni e Tajani, poi, preferiscono evitare nuovi scontri con la Lega, che da mesi suona il tamburo sul pericolo di una imminente terza guerra mondiale. Tanto che persino l’ottavo decreto armi, già pronto da tempo, verrà formalizzato subito dopo le elezioni. Per questo le delegazioni parlamentari di centrodestra, all’Assemblea Nato, votano compattamente contro l’emendamento con cui il Canada vuole permettere a Kiev di attaccare alcuni obiettivi militari sul territorio russo. L’emendamento viene comunque approvato, finisce come uno dei venti punti della dichiarazione finale dell’Alleanza atlantica e, stavolta, Fratelli d’Italia, Lega, Udc e Forza Italia votano a favore, insieme al Pd, assicurando la compattezza del fronte di sostegno all’Ucraina. (Federico Capurso, La Stampa)
Brescia, 50 anni dalla strage Mattarella: «Volevano la paura. Ma oggi la Repubblica è qui». Folla in piazza della Loggia. Il capo dello Stato ricorda «il filo dell’eversione nera». (Francesco Battistini, Corriere della Sera)
Carlo Galli su Repubblica: Piazza della Loggia, le parole non dette. Ora, sembra quasi impossibile che il vertice governativo si sia mostrato reticente, e riluttante a nominare apertamente la matrice fascista della strage.
«Sono quella stronza, come sta?» Meloni-De Luca, il saluto è un caso. La premier a Caivano inaugura il centro sportivo. E risponde agli attacchi del governatore. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Ci siamo chiesti a lungo dove ci avrebbe portato questa escalation del grottesco nello spazio pubblico. Adesso lo sappiamo. Ci porta a un Pontefice che usa la parola “frociaggine” davanti a una platea di vescovi e obbliga i giornali a scriverla (con imbarazzo) per dare la misura dell’enormità. Ci porta a una presidente del Consiglio che nel più importante evento della settimana si presenta al governatore di Regione Vincenzo De Luca dicendo: eccomi, sono «quella stronza di Meloni, come sta»? Il grottesco sta diventando il nuovo linguaggio del potere. Parla perlopiù romanesco, che in Italia è la lingua di chi comanda dai tempi di Giulio Andreotti e Franco Evangelisti. Cerca tonalità assertive attraverso il vocabolario delle liti di periferia. Ribalta l’insulto e lo fa suo per usarlo come una medaglia (Giorgia Meloni che si auto-definisce “la stronza”). Sposa il politicamente scorretto (la “frociaggine”) per scuotere una platea giudicata forse poco sensibile al tema. (Flavia Perina La Stampa)
Sarà che siamo abituati a guardare più la luna che il dito. Ma la notizia, anticipata da Dagospia, che papa Francesco, parlando a porte chiuse con i vescovi italiani, ha usato un’espressione romanesca degna del Belli o di Osho-Palmaroli sulla lobby gay nella Chiesa ci ha scandalizzati fino a un certo punto. Basta leggere la biografia di questo Papa “venuto dalla fine del mondo”, cioè dalle favelas che frequentava più dell’arcivescovado di Buenos Aires, per capire perché gli è sfuggito quel “c’è troppa frociaggine”. Non era un discorso ufficiale, ma una chiacchierata informale fra gente che dovrebbe capire e invece s’è precipitata a spifferarla all’esterno. Come nei covi di vipere. E come si conviene a chi finge di non capire la sostanza della questione. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)
Con tutta evidenza, non c’è un grammo di omofobia nel discorso ratzingeriano. Benedetto era preoccupato dal clima creatosi nei seminari, decisamente inadatto a un luogo in cui ci si dovrebbe prima di tutto concentrare sulle questioni dell’anima lasciando la carne da parte. Non dissimile, per quanto ben più sommario, è stato il ragionamento di Bergoglio. A quanto pare, però, il Papa «popolare» piace soltanto se esonda in una direzione e non nell’altra. (Francesco Borgonovo, La Verità)
Vittoria o sconfitta nella corsa per l’Europa. Dalla Lega ai Cinque Stelle le «asticelle» dei partiti. Meloni punta al bis del 26%, Salvini al 9% e Tajani tenta il sorpasso. Il «peso» degli alleati. Il risultato del voto si peserà anche nel raffronto con gli alleati di coalizione. (Marco Ascione, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: I pregiudizi e i sospetti che abbattono il dialogo. Quanto è successo ieri al Senato conferma che il dialogo sulle riforme istituzionali rimane in salita. E probabilmente lo sarà sempre più, soprattutto sul premierato. Quando è cominciata la discussione, la tensione tra governo e vertici del Senato, e le opposizioni ha assunto toni così alti che la seduta è stata sospesa per alcuni lunghi minuti. Il dialogo appare avviato su un binario morto, perché né la maggioranza di destra né le opposizioni lo ritengono davvero possibile.
Gli altri temi del giorno
Giustizia, lo sprint del governo. Nordio al Quirinale con il dossier. Oggi il testo in Consiglio dei ministri. Con Mattarella discussione sull’Alta Corte per gli illeciti. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
L’appello dei magistrati e il ruolo del Colle per garantire in futuro l’indipendenza dei pm. Le mosse di governo e toghe in attesa del Parlamento. Anche le riforme costituzionali non devono toccare i principi fondamentali. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
Riforma, sì del Colle Il Csm si sdoppia, togati sorteggiati e nasce l’Alta corte. A doppia firma. Si scrive disegno di legge Meloni- Nordio, si legge separazione delle carriere. Dopo anni e anni di dibattiti, finalmente ci siamo. Il testo è stato portato ieri sera all’attenzione del presidente della Repubblica e sarà oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per le ore 13. Il punto chiave è la creazione di due Csm. Due circuiti che, almeno nella versione attuale, non entrano mai in contatto. Al Csm oggi i pm votano con i rappresentati dei giudici e dunque possono far pesare il proprio orientamento su nomine e procedimenti disciplinari riguardanti appunto i magistrati che magari hanno bocciato le loro tesi in sentenza. Un intreccio che dovrebbe saltare con il cambio di passo. Due consigli, dunque, composti per due terzi da togati e per un terzo da laici. I togati, in questa formulazione, saranno sorteggiati. (Stefano Zurlo, Il Giornale)
«Con Salis una battaglia per i diritti umani. Noi più forti senza litigare». Bonelli e Fratoianni: ora un’iniziativa popolare sul salario minimo. Cos’è la modernità? Per noi è garantire una sanità pubblica che funziona. O far viaggiare i treni. (C.Z., Corriere della Sera)
Senatori a vita addio, c’è il primo sì: premierato al via con un colpo al Colle. Bagarre in aula: l’articolo 1 passa per alzata di mano. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Spinelli e il giallo dei 30 milioni «Questi me li hanno dati cash». Genova, le intercettazioni dell’imprenditore sugli incassi grazie al 4% del terminal al porto. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Le scuse del Papa sugli omosessuali «Non volevo offendere nessuno». Il caso dopo le parole di Bergoglio sui seminaristi gay: «Nella Chiesa c’è posto per tutti». «Frase tolta dal contesto e usata per dividere Francesco non è omofobo, da lui nessun no a priori». Savino, vicepresidente Cei: messaggio del tutto diverso. Era preoccupato della felicità del futuro prete, che sia omosessuale o eterosessuale. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)
Luigi Manconi su Repubblica: L’umanità di Francesco. Le parole di papa Francesco sull’eccesso di «frociaggine» all’interno dei seminari dove si formano i futuri sacerdoti vanno prese anche sul serio.
Giorgetti sui conti pubblici: «Bisogna tornare sulla terra». I timori del ministro del Tesoro: momento della verità per la maggioranza. Il
19 giugno Bruxelles proporrà l’apertura di una procedura di infrazione per l’Italia. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Fmi rialza al 5% il Pil 2024 della Cina. Il Fondo monetario internazionale ha alzato le sue previsioni grazie a grazie alle recenti misure politiche adottate da Pechino. (Repubblica)
Tregua governo-Stellantis, piano auto entro giugno. Sul futuro degli stabilimenti italiani fiduciso il ministro Urso: “Siamo finalmente sulla strada giusta, è cambiato il clima”. Ora il tavolo finale a Palazzo Chigi per definire l’accordo. (Diego Longhin, Repubblica)
Benetton, la famiglia lascerà il board. Timone a Sforza, fondi per 260 milioni. La riunione del consiglio. Assemblea il 18 giugno per il cambio. L’impegno di Edizione. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Edizione chiama Sforza per rilanciare Benetton. Sarà Claudio Sforza il nuovo amministratore delegato di Benetton Group. La nomina ufficiale del manager, con un passato in Poste, Wind e Ilva, è attesa per l’assemblea del 18 giugno, che segnerà l’uscita dell’attuale amministratore delegato Massimo Renon, in carica dall’aprile 2020. Il cambio al vertice, che sarà operativo a fine giugno, arriva dopo le accuse mosse dal fondatore Luciano Benetton ai manager, ossia di essere stato tradito sull’entità delle effettive perdite del gruppo. Il bilancio 2023 evidenzia infatti a fronte di ricavi pari a 1,098 miliardi (in lieve crescita rispetto a 1,004 del 2022), una perdita netta di 230 milioni e sarà sottoposto all’assemblea dei soci di fine giugno, chiamata anche a rinnovare il board. Un rosso che parte da un ebit negativo per 113 milioni a cui si sommano svalutazioni per 150 milioni relative al magazzino. Quanto basta per erodere il patrimonio netto che si attesta a 105 milioni. (Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore)
Hermès, ombre e trame sull’eredità da 11 miliardi. L’ultimo discendente del creatore del marchio vuole donare i beni al domestico, ma la sua fondazione gli toglie i poteri. (Mario Gerevini, Corriere della Sera)
Da Ilva ad Astaldi, chi è il manager specializzato in ristrutturazioni. Sforza è stato Cfo delle Poste. Il ruolo di Laghi. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Cogne Acciai Speciali raddoppia: rileva la tedesca Mannesmann St. Con l’acquisizione in arrivo il fatturato della società valdostana sale a 2 miliardi. (Sara Tirrito, Corriere della Sera)
«Più umanesimo e più tecnologia». I piani di futuro delle start up. Al via Tech.Emotion: «L’innovazione può aiutare l’inclusione». La spinta delle donne. (Giuliana Ferraino, Corriere della Sera)
Trump, affondo finale: «Su di lui solo bugie». De Niro-show in strada «Sporco imbroglione». Le arringhe degli avvocati. L’attore fuori dal tribunale. Fuori dal tribunale si sono scontrate le campagne elettorali di Biden e del tycoon. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Wuhan e le mail cancellate. Gli imbarazzi di Fauci nel mirino del Congresso. I repubblicani vogliono «processarlo» per le colpe di un collaboratore. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Sergio Vastano: «Con il Bocconiano al Drive In guadagnavo 4 milioni di lire a puntata. Fiorello? Il suo livore nei miei confronti mi fece male».
Gli Anniversari
757, consacrato Papa Paolo I
1176, Legano: il Barbarossa sconfitto dalla Lega
1414, Concilio di Costanza
1453, fine dell’Impero Romano d’Oriente
1660, restaurazione inglese: Carlo II sul trono
1727, Pietro II zar di Russia
1848, battaglia di Curtatona e Montanara
1886, il farmacista Pemberton mette in vendita la Coca Cola
1914, affonda l’Empress of Ireland: 1.024 morti
1918, Russia: servizio militare obbligatorio
1919, dalle stelle la conferma della teoria della relatività
1940, prima maglia rosa per Fausto Coppi
1942, Bing Crosby incide White Christmas
1950, prima nave a circumnavigare il Nord America
1953, primo umano a scalare l’Everest
1967, Paolo VI nomina vescovo Karol Wojtyla
1967, scoppia la guerra del Biafra
1977, prima donna a qualificarsi per Indianapolis
1979, Genova: br gambizzano consigliere regionale
1979, arrestati a Roma i br Morucci e Faranda
1982, muore a Parigi Romy Schneider
1985, scontri allo stadio Heysel di Bruxelles: 39 morti
1994, ultima puntata della serie Star Trek
2000, Indonesia: arresti domiciliari per Suharto
2003, Ferruccio de Bortoli lascia il Corriere
2005, i francesi bocciano la Costituzione europea
2012, forti scosse di terremoto in Emilia Romagna
2013, muore a Roma Franca Rame
Nati oggi
1630, Carlo II d’Inghilterra
1874, Gilbert Keith Chesterton
1875, Giovanni Gentile
1888, Alfredo De Marsico
1903, Bob Hope
1917, John Fitzgerald Kennedy
1921, Alberto Ciampagli
1923, Giuseppe Vignola
1931, Gaetano Azzolina
1932, Mario Ciancio Sanfilippo
1934, Lamberto Cardia
1951, Piero Sansonetti
1956, La Toya Jackson
1959, Rupert Everett
Si festeggia San Paolo VI
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