La Nota del 30 Luglio

“I cinesi, avendo fatto a meno di noi per 5 mila anni, pensano di poter continuare a farne a meno” (Henry Kissinger)

 

Oggi i quotidiani si dividono in due filoni: quelli che vogliono evitare di dare a Giorgia Meloni e alle imprese italiane merito di un buon successo in Cina (le intese vanno applicate ma ci sono) e dunque puntano sull’attesa per l’attacco annunciato di Israele contro il Libano, e quelli che invece danno spazio al viaggio cinese della premier. Tra i primi vi sono ovviamente Repubblica (che bolla come un bluff l’idea della premier di fare da ponte tra Pechino e l’Europa, visti gli attuali rapporti con la futura Commissione), La Stampa, il Fatto e Domani. Gli altri, a cominciare dal Sole e dal Messaggero, raccontano bene i rapporti Cina-Italia. Il Corriere dà meno spazio in prima e quello giusto all’interno. L’incontro tra Meloni e Xi Jinping è durato quasi il doppio di quanto previsto: il leader cinese ha bisogno di sponde in Europa e deve collocare auto elettriche (anche con dazi moderati) che non sa dove vendere; l’Italia ha da 30 a 40 miliardi di sbilancio commerciale da colmare, mentre la premier aveva bisogno di un riscontro internazionale dopo il no a Ursula Von der Leyen a Strasburgo, e in un contesto geopolitico difficile l’Italia a Pechino non è stato ostacolata nemmeno dagli Stati Uniti poichè comunque è un segnale di distensione mentre “una guerra tira l’altra” (titolo del Manifesto). E la missione è stata un successo anche per la Confindustria di Emanuele Orsini: era da molto tempo, almeno un decennio, che una missione delle imprese non riceveva il rilievo avuto questa volta. Che il viaggio (al di là di alcune sbavature, come quella della capo segreteria, Daniela Scurti, e del marito capo scorta seduti al tavolo dell’incontro) anche dalle polemiche di Conte e del Fatto:“Meloni rientra nella via della Seta”, titola Travaglio, poichè la premier effettivamente ne era uscita, solo che il governo dell’avvocato pugliese in cambio della totale apertura ai cinesi aveva collocato a Pechino solo alcuni container di arance siciliane. Il Sole dà lo spazio giusto alle intese, che comunque ora vanno sviluppate. Magari bisognerà fare attenzione a quelle sull’intelligenza artificiale, che non piaceranno molto a Washington. L’altro titolo principale dei quotidiani riguarda ancora l’escalation possibile in Medio Oriente. La Stampa titola sulla Farnesina che invita gli italiani a lasciare Beirut. Netanyhau dice che la risposta al missile di Hezbollah sui ragazzi che giocavano a calcio sarà dura. Erdogan vuole fare il leader dei paesi arabi pro Gaza e si spinge a dire che potrebbe invadere Israele. Intanto Maduro vince di un soffio le elezioni in Venezuela con i complimenti di Putin, Khamenei e Kim Jong, mentre l’Europa parla di brogli. Paolo Ermini, già vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura per conto del Pd, diventa presidente della Holding di Spinelli, l’imprenditore genovese che finanziava Toti. Il Pd giudica “inopportuna” la scelta, anche se tutto sembra orientarsi a favore della vittoria di Andrea Orlando alle prossime regionali, visto che la destra ancora non ha un candidato. Il Corriere regala una pagina di intervista a Renzi, per fargli ricordare quando da premier non rispose per qualche ora al telefono ad Obama e Biden fece da mediatore. Il Fatto apre sulle 250 mila firme raccolte in 4 giorni contro l’autonomia differenziata. Renato Brunetta, presidente del Cnel, si prende mezza pagina dei commenti del Sole per dire che ci vuole “un patto sociale per superare le disarticolazioni dell’intelligenza artificiale” con indennità,a favore dei soccombenti e riqualificazione professionale specifica. La Stampa riporta i dati di Bankitalia sui mutui in forte calo per l’acquisto della casa. Pesano i tassi e il taglio delle agevolazioni per i giovani. Quadro favorevole per il lancio effettivo del piano casa di EO a settembre. Veronica de Romanis su La Stampa racconta storia ed epilogò del Superbonus 110 per cento. Carlos Sainz, mollato dalla Ferrari, va alla Williams con un contratto biennale. Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Meloni, l’incontro con Xi: «Serve reciproca fiducia». La premier a Pechino, 90 minuti con il presidente cinese: rilanciare la cooperazione, che sia equilibrata e mutualmente vantaggiosa. La visita alla Città Proibita e alla mostra su Marco Polo. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera) “Noi il ponte con l’Europa” Il bluff di Meloni davanti a Xi. La premier prova a ritagliarsi un ruolo da mediatrice nei rapporti con la Cina senza delega da parte dei vertici Ue con cui ha rotto. E firma un’intesa per “sforzi congiunti” sulle auto elettriche. (Gianluca Modolo, Repubblica) La ricucitura dei rapporti di «amicizia» e il colloquio a tu per tu. Critiche le opposizioni: una giravolta. Palazzo Chigi punta a riequilibrare la bilancia economica e commerciale. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera) In bilico fra le opportunità di crescita e la necessità di ridurre la sua dipendenza dalle importazioni cinesi, l’Europa è alla ricerca di una relazione più equilibrata con Pechino. Per ora, la bilancia resta a favore del Dragone ma non è così per tutti i Paesi. La Cina è, oggi, il più importante partner commerciale dell’Ue. Il “sorpasso” sugli Usa è avvenuto nel 2020, soprattutto per la fornitura dei dispositivi di protezione individuale durante la pandemia. Nel 2023, Europa e Cina si sono scambiate merci per un valore – fra import ed export – pari a 739 miliardi di euro (dati Eurostat). Ma il disavanzo commerciale europeo con Pechino – sebbene in calo rispetto alla cifra “monstre” di quasi 400 miliardi di euro nel 2022 – ammonta tuttora a 291 miliardi di euro. Proviene dalla terra del Dragone, in media, il 20,5% dei beni importati nel Vecchio continente (in confronto, la “dipendenza” degli Usa da merci cinesi si ferma al 12,7%). (Anna Maria Angelone, La Stampa) Conte va all’attacco della premier. “Riesuma il nostro Memorandum”. Giuseppe Conte osserva da lontano l’incontro di Pechino, parla di giravolta della premier e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. «Ricordate quando Giorgia Meloni si scagliò contro il Memorandum d’intesa con la Cina approvato dal governo Conte I? Ebbene, oggi Meloni è in Cina a bussare al presidente Xi Jinping implorando Pechino di investire in Italia, per rilanciare un partenariato strategico ed egualitario e riequilibrare la bilancia commerciale tra i nostri due Paesi». Tutti obiettivi, sottolinea, che erano già previsti nell’accordo del 2019. «La differenza – prosegue – è che noi siamo stati attaccati e vituperati» mentre «i giornali compiacenti col governo titolano con enfasi: “Giorgia ricuce lo strappo della Via della Seta”. Ma chi ha procurato lo strappo con la Cina? Sempre lei: Giorgia Meloni» che – accusa il leader del Movimento 5 stelle – nel 2023 agì «oppressa da cieco fanatismo ideologico e dall’ansia di compiacere Washington». (La Stampa) Cina, quando la destra inveiva: “Pechino è sleale, comunista e nemica”. Un regime contro “le più elementari regole del mercato”, un Paese “che fa concorrenza sleale a tutto il pianeta”, le cui mire sono “espansionistiche e predatorie”. Di fronte a Xi Jinping, Giorgia Meloni avrà potuto citare un florilegio di complimenti che in questi anni FdI e FI hanno dedicato a Pechino, soprattutto commentando il Memorandum sulla Via della Seta siglato dal governo Conte nel 2019 (sostenuto pure dalla Lega). Senza dimenticare che quindici giorni fa la Nato, durante il suo vertice di Washington, ha definito la Cina “una minaccia” per l’Alleanza, condannando l’appoggio alla Russia nel conflitto in Ucraina. Insomma c’è modo e modo di porsi. A volte la Cina è un partner prezioso, altre volte viene liquidata come un nemico da cui stare lontani. Qualche mese fa, alla notizia che l’Italia avrebbe rinunciato al Memorandum del 2019, il capogruppo di FI in Senato Maurizio Gasparri inveiva: “Si cancella il rischio di una subordinazione alla dittatura comunista cinese. Il colosso asiatico fa concorrenza sleale a tutto il pianeta, non rispetta le regole ambientali e alimenta l’inquinamento. La Cina deve adeguarsi a regole di democrazia e di rispetto delle regole di mercato. Non può marciare sui nostri porti, non può colonizzare la nostra economia”. (Lorenzo Giarelli, Il Fatto Quotidiano) Israele: «La risposta sarà dura». Gli Usa provano a evitare la guerra. Netanyahu contestato a Majdal Shams. Minacce dall’Iran. L’Italia e altri Paesi Ue: lasciate il Libano. Un altro duro scambio di accuse con la Turchia: tra i due Paesi sale la tensione. (Marta Serafini, Corriere della Sera) Hezbollah sposta i missili e si prepara a reagire. Secondo indiscrezioni, Israele vorrebbe infliggere un duro colpo ad Hezbollah ma non avrebbe intenzione di trascinare il Medio Oriente in una guerra totale. Questo si potrebbe tradurre in alcuni giorni di combattimenti e attacchi mirati. La preoccupazione è però alta, anche perché in caso di conflitto con Hezbollah, è difficile che non entrino in gioco l’Iran e i suoi sodali dell’area. È stato lo stesso presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che oggi entrerà in carica a Teheran, a dire in una telefonata con l’omologo francese Macron che «ogni possibile attacco israeliano al Libano avrà gravi conseguenze per Israele». Tutti i Paesi, compresa l’Italia (il ministro Tajani ha avuto contatti con gli omologhi libanese e israeliano), stanno lavorando per la de-escalation, mentre Netanyahu è stato contestato a Majdal Shams, la cittadina drusa del Golan dove sabato un razzo di Hezbollah ha colpito un campetto di calcio uccidendo dodici bambini e ferendo una trentina di persone, quattro delle quali in condizioni critiche: «Vai via, assassino», «Sei il nemico di tutti noi», «Quest’uomo non entrerà qui», «Solo ora ti ricordi del Golan», sono alcune delle frasi urlate al premier. (Nello Del Gatto, La Stampa) Netanyahu sul Golan: “La risposta sarà dura”. Stranieri via dal Libano. Il premier israeliano in visita nel villaggio druso della strage: un gruppo di cittadini lo contesta. Hezbollah arma i missili e si prepara all’attacco. Passeggeri in attesa di imbarcarsi all’aeroporto di Beirut. Molti stranieri stanno abbandonando il Libano. (Paolo Brera, Repubblica) Vali Nasr «Forse è un errore di Hezbollah, lo Stato ebraico deve rispondere. Si lavora per il contenimento». il fuoco? Non è detto che arrivi. A Netanyahu giovano la guerra e lo stato di emergenza: il governo non può cadere. Ci sono stati scambi di messaggi tra Usa e Iran per discutere di quello che potrebbe accadere. (Viviana Mazza, Corriere della Sera) Evitare l’escalation e temporeggiare. Così Netanyahu guarda a novembre. Il premier vuole scongiurare passi falsi fino alle presidenziali americane. Ma corre dei rischi. Il Gabinetto di guerra ha ribadito l’annuncio del leader israeliano: un’azione ci sarà. (Marta Serafini, Corriere della Sera) Polveriera Libano. Milizie, missili e l’appoggio dell’Iran. Hezbollah ha le forze per riaccendere la guerra d’attrito al confine con Israele. (Guido Olimpio, Corriere della Sera) Operazione Hezbollah. l’Italia in prima linea nella tela diplomatica per evitare la guerra. Trattative frenetiche tra Roma, Washington, Abu Dhabi per circoscrivere la reazione israeliana e spingere i miliziani libanesi a Nord del fiume Litani, lontano dal confine. (Daniele Raineri, Repubblica) Questa volta, l’escalation verbale del leader turco parte dalla costa del Mar Nero, a Rize, da dove proviene la sua famiglia. Non è un caso che proprio lì, nella sua terra d’origine – parlando ai funzionari del suo partito -, abbia evocato la possibilità che il Paese della Mezzaluna possa invadere Israele, un colpo di teatro del suo repertorio: «Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia, potremmo fare lo stesso con Israele» e poi l’affondo: «Niente è impossibile. Dobbiamo essere forti per fare tali passi». La risposta di Israele non si è fatta attendere accostando il leader turco a Saddam Hussein: «Erdogan sta seguendo le orme di Saddam. Dovrebbe ricordare cosa è successo in Iraq e come è finita» ha scritto su X il ministro degli esteri Katz. (Giovanni Locatelli, La Stampa) Paolo Garimberti su Repubblica: Medio Oriente, la guerra totale non giova a nessuno. È partita una frenetica attività diplomatica per cercare di disinnescare questa ennesima miccia. La settimana scorsa quarantacinque tra chirurghi, medici di pronto soccorso e infermieri statunitensi che hanno lavorato come volontari a Gaza negli ultimi mesi hanno scritto una lettera aperta di otto pagine al presidente Joe Biden, a sua moglie e alla vicepresidente Kamala Harris. Denunciano che il numero reale delle vittime è molto più alto di quanto riportato finora (a oggi 39 mila vittime) e chiedono agli Stati Uniti di ritirare il sostegno diplomatico e il supporto militare a Israele per ottenere, finalmente, un cessate il fuoco e fermare il «massiccio tributo umano dell’attacco israeliano a Gaza, e in particolare quello di donne e bambini». Secondo i medici americani, con solo eccezioni marginali, tutti a Gaza sono malati, feriti o entrambe le cose. Ciò include ogni operatore umanitario nazionale, ogni volontario internazionale e probabilmente ogni ostaggio israeliano: uomini, donne, giovani e anziani. In più, avverte la lettera, il ripetuto spostamento di decine di migliaia di persone malnutrite, senza acqua corrente e senza servizi igienici sta favorendo la diffusione di epidemie. (Francesca Mannocchi, La Stampa) Angelo Panebianco sul Corriere: Le riforme che pochi vogliono. La nostra forma di governo garantisce e tutela categorie che hanno poteri di veto contrari al cambiamento. Lo stupore della Ue per le proteste italiane: sulla libertà di stampa. Roma è stata consultata. La Commissione: il rapporto frutto di un metodo inclusivo. (Federico Fubini, Corriere della Sera) I giornalisti anti-Meloni dietro il report europeo. Nuovo giro, altro report. Stavolta a bacchettare l’Italia sotto il profilo della libertà di informazione è un documento firmato dal consorzio Media Freedom Rapid Response, cofinanziato dall’Unione Europea. Con la partnership, tra gli altri, della Federazione Europea dei giornalisti (Efj). La stessa organizzazione guidata da quel Ricardo Gutierrez che, dopo la pubblicazione del rapporto europeo sullo Stato di diritto, aveva gridato alla deriva illiberale dell’Italia, chiedendo a Bruxelles di avviare una procedura di infrazione contro Roma. Se non fosse che tra i cronisti che hanno partecipato al lavoro che dipinge una svolta autoritaria del governo italiano nel rapporto con i media, ci sono una serie di firme note per l’ostilità contro l’esecutivo di Giorgia Meloni. Giornalisti che lavorano per testate vicine all’opposizione come La Repubblica, La Stampa, Radio Popolare, Il Fatto Quotidiano, Domani di Carlo De Benedetti. (Domenico Di Sanzo, Il Giornale) Sconcerto nella Ue. “Metodo corretto nel Rapporto sui diritti in Italia”. La sorpresa per i toni usati dalla premier nella lettera a von der Leyen pubblicata prima che la presidente della Commissione la leggesse. (Claudio Tito, Repubblica) Toti, pm pronti a chiedere il giudizio. Ermini al gruppo Spinelli spiazza il Pd. L’ex numero due del Csm nominato presidente. I dem: scelta personale inopportuna. L’avvocato dell’ex governatore ha chiesto la revoca dei domiciliari dopo le dimissioni. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera) Csm, indagata la consigliera Natoli. L’ipotesi di violazione di segreto e abuso d’ufficio dopo il colloquio con la magistrata condannata. Finora Natoli ha resistito al pressing. (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera) Carceri, mossa di FI con i radicali «Ma no all’amnistia». Tajani e Turco: ora un giro negli istituti di pena. Nordio: il governo ha comunque già fatto tanto. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera) Gli altri temi del giorno Trump definisce la prima criptovaluta «una riserva strategica» e annuncia che gli Usa non ne venderanno. Anche Kamala Harris prova a seguirlo sulla stessa strada. «Bitcoin è come l’industria dell’acciaio di cento anni fa. Penso che sia solo all’inizio. In soli 15 anni, Bitcoin è passato da un’idea pubblicata anonimamente su un forum online a diventare il nono asset più prezioso al mondo. E un giorno, probabilmente, supererà anche l’oro. Non c’è mai stato nulla di simile e penso che non abbiate mai visto nulla di simile. La blockchain e Bitcoin non sono solo una meraviglia tecnologica, ma un miracolo di cooperazione e realizzazione umana. Se verrò eletto, sarà la politica della mia amministrazione mantenere il 100% di tutti i Bitcoin che il governo degli Stati Uniti attualmente possiede o acquisisce in futuro». Parola di Donald Trump, candidato repubblicano alle presidenziali statunitensi di novembre. In un ampio intervento a Nashville, dove nel fine settimana si è svolta la Bitcoin conference, il tycoon ha confermato il suo totale appoggio al protocollo gBitcoin e, in senso più lato, all’industria delle criptovalute: «Faremo in modo che non dobbiate trasferire le vostre attività in Cina o altrove. L’America sarà il luogo migliore per il mining di Bitcoin». (Vito Lops, Il Sole 24 Ore) L’America stringe la cinghia e McDonald’s paga il conto. Prima riduzione della domanda globale dal 2020. L’inflazione negli Usa pesa sui poveri. Sotto accusa l’aumento dei prezzi per burger, patatine fritte e bevande. (Massimo Basile, Repubblica) In Venezuela vince sempre Maduro. Il leader rieletto. L’opposizione: «Gravi violazioni». Lui ribatte: «Trionfo irreversibile». Scontri a Caracas. (S. Gan., Corriere della Sera) Sabotaggi senza fine, dopo i treni i telefoni Colpita la fibra ottica in mezza Francia. Aperta un’inchiesta. Darmanin: «Più sorveglianza». (S. Mon., Corriere della Sera) Olimpiadi, la Senna è ancora troppo inquinata: rinviata la gara di triathlon. Rinviata, come da pronostico. Mancava solo l’ufficialità, arrivata in mattinata: la gara maschile di triathlon oggi – martedì 30 luglio – valida per i Giochi Olimpici di Parigi non si farà. I livelli di Escherichia coli e degli altri batteri presenti nella Senna sono troppo alti per poter consentire agli atleti di gareggiare nelle acque del fiume. Non balneabile da almeno cento anni, oggi troppo inquinato e impraticabile. L’organizzazione sta cercando di rinviare la competizione nella giornata di domani, quando sarà in programma anche quella femminile.Il rischio di temporali previsti nei prossimi tre giorni sta mettendo a dura prova una scelta già rischiosa di per sé in partenza. La decisione del rinvio è stata presa dal World Triathlon, dal team medico e dai funzionari della città (oltre che dal Cio). (Il Fatto Quotidiano) Londra, il governo laburista: buco da 22 miliardi nei conti. Un “buco” da 22 miliardi di sterline; 26 miliardi di euro. Da coprire, inevitabilmente, con tagli alle spese. È questa l’eredità lasciata dal governo conservatore britannico al nuovo esecutivo laburista: una cattiva gestione del budget, emersa nel corso di un audit chiesto dalla nuova Cancelliera dello scacchiere Rachel Reeves, in carica da tre settimane. L’annuncio ufficiale è stato dato ieri al Parlamento, insieme alla proposta di ridurre le spese pubbliche per 13,5 miliardi. Il governo di Rishi Sunak avrebbe destinato risorse insufficienti agli investimenti previsti e alle richieste dell’amministrazione pubblica. In particolare, non sarebbero state finanziate spese per 6,4 miliardi per il sistema carcerario e spese per 1,6 miliardi per il sistema di trasporto. (Il Sole 24 Ore) Liverpool, sangue al campo estivo. Bambine accoltellate: due vittime. Almeno nove feriti, sei quelli gravi. Fermato un 17enne, sembra escluso il terrorismo. (Matteo Persivale, Corriere della Sera) Banca d’Italia certifica la fase nera dei mutui fra fine 2023 e i primi mesi del 2024. Secondo la pubblicazione «Economie regionali» si sta confermando la difficile situazione del comparto in tutte le aree del paese (Nord, Sud e Centro) vista nel 2023 e prosegue nel semestre 2024 in attesa di nuove e più decise mosse da parte della Bce a settembre e in autunno che potrebbero ridare ossigeno. «Nel primo semestre dell’anno in corso le banche si attendono un ulteriore calo della domanda di mutui mentre le richieste di credito al consumo dovrebbero tornare ad aumentare» scrive Bankitalia che ha interrogato oltre 300 istituti di credito sul territorio. Il trend negativo era già in corso. I numeri di Banca d’Italia relativi al primo trimestre 2024 avevano messo in luce una contrazione del 17% delle erogazioni totali. Guardando però alle erogazioni per i soli mutui d’acquisto la contrazione saliva addirittura al 20%. In pratica, con i tassi alti le famiglie hanno preferito rimandare il progetto dell’acquisto della casa con i soldi della banca e si sono riversate sul mercato degli affitti dove i prezzi sono in crescita. (Sandra Riccio, La Stampa) “Paghiamo meglio i giovani medici ma il numero chiuso va mantenuto”. Cristina Tassorelli, preside di Medicina a Pavia, interviene nel dibattito sulla carenza di personale che affligge la sanità pubblica. Specializzandi che guadagnano 25mila euro lordi mandano avanti interi reparti. (Elena Dusi, Repubblica) Consulenze e cantieri le mance della destra per lobby e territori. Tredici emendamenti passati senza la relazione tecnica della Ragioneria Tra gli ordini del giorno la promessa di aiutare i noleggiatori di sci. (Giuseppe Colombo, Repubblica) Delfin, più utili in cassaforte. Ci sono 683 milioni «sospesi». La mancata intesa nella famiglia Del Vecchio congela la distribuzione dei dividendi. Le quote in Generali, Mediobanca, Essilux, Unicredit e Covivio valgono 40 miliardi. Quest’anno i dividendi dalle partecipate potrebbero superare il miliardo di euro. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera) Azimut lancia il fondo per l’inclusione sul lavoro. Investimenti nelle società che assumono senza discriminazioni, versamenti al terzo settore. Fazi: cresceremo ancora. (Virginia Nesi, Corriere della Sera) Lamborghini, record di vendite. Revuelto e Urus: tutto esaurito. La Borsa penalizza la Porsche. Sant’Agata Bolognese: 5.558 vetture. La Cina pesa su Stoccarda. (Bianca Carretto, Corriere della Sera) Gedi: l’equo compenso Agcom riconosce il valore dei contenuti. Notificato l’ammontare che Microsoft dovrà versare all’editore: 730 mila euro per il 2021 e 2022 L’ad Scanavino: “Passo fondamentale dopo anni, ora apriremo trattative con le altre piattaforme”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica) Edison verso 3milioni di contratti. Sbloccare l’impasse idroelettico. Il rinnovo delle concessioni idroelettriche? «Un caos: manca omogeneità in Europa e le Regioni italiane procedono in ordine sparso. Come operatori siamo compatti e pronti a mettere il tema sul tavolo dei nuovi commissari a Bruxelles». Il rilancio dei pompaggi? «Possiamo valorizzare una filiera tricolore con investimenti fino a 10 miliardi, ma le prossime aste di Terna sugli stoccaggi di energia devono prevedere le condizioni adeguate». Pochi giorni dopo la diffusione della semestrale, il ceo di Edison Nicola Monti – in un colloquio con Il Sole 24 Ore e Radiocor – chiede un cambio di passo, a livello di sistema Paese, su alcuni dei principali dossier legati alla decarbonizzazione. E annuncia: «Entro fine anno Foro Buonaparte arriverà a 3 milioni di contratti elettricità e gas», a fronte di un target di 4 milioni al 2030. (Cheo Condina, Il Sole 24 Ore) Finanza, la nuova indagine: «Sesso in cambio degli esami». L’Aquila, le chat degli ufficiali. Vittime altre ragazze. Le accuse di maltrattamenti. (Rinaldo Frignani e Giulio De Santis, Corriere della Sera) Dj, barbecue e rete da pallavolo. Il party choc nella cala sarda per gli ospiti dello yacht Usa. Talmone, lo sbarco tra incredulità e denunce. Il blitz della Capitaneria. (Agostino Gramigna, Corriere della Sera) I disabili e il museo che esclude “Non bastano rampe e scivoli pensate le mostre insieme a noi”. Pochissimi offrono percorsi tattili o spiegazioni nella Lingua dei segni “Eppure la bellezza è un diritto”. Solo il 62%, poi, ha ascensori o montascale e spesso il personale non sa usarli. (Luigi Gaetani, Repubblica) Gli Anniversari 1419, Boemia: prima defenestrazione di Praga 1619, in Virginia la prima Assemblea delle Americhe 1729, fondata Baltimora nel Meryland 1792, Parigi: prima della Marsigliese in pubblico 1932, primo cartone a colori 1938, Henry Ford riceve da Hitler la Gran Croce 1942, gli Usa inaugurano le donne ausiliarie in Marina 1945, in edicola il primo numero di Tuttosport 1945, Vichy: Pierre Laval catturato dagli Alleati 1945, sottomarino giapponese affonda nave Usa: 883 morti 1956, In God we trust motto ufficiale Usa 1965, Lyndon Johnson fonda Madicare e Midecaid 1966, all’Inghilterra i Mondiali di calcio: la prima volta 1969, visita improvvisa di Nixon nel Vietnam del Sud 1971, Apollo 15 raggiunge la Luna 1973, petrolio: inizia l’austerità in Italia 1975, Jimmy Hoffa scompare misteriosamente a Detroit 1975, Paolo Baffi governatore della Banca d’Italia 1978, si chiude la Conferenza dei Paesi non allineati 1978, muore a Roma Umberto Nobile 1991, Pavarotti si esibisce a Londra per i 30 anni di carriera 1999, gli Usa ritirano i soldati da Panama 1999, Mohammed VI sul trono del Marocco 2003, prodotto in Messico l’ultimo Maggiolino 2007, muore a Roma Michelangelo Antonioni 2007, muore a Faro (Svezia) Ingmar Bergman 2016, muore a Orvieto Anna Marchesini 2017, muore a Torre del Greco Ciro Cirillo Nati oggi 1511, Giorgio Vasari 1818, Emily Bronte 1863, Henry Ford 1941, Paul Anka e Marcello Spatafora 1943, Giovanni Goria 1944, Adriano Galliani 1947, Arnold Schwarzenegger 1950, Vincenzo Napoli – Andy Luotto – Gabriele Salvatores 1958, Guido Barilla 1960, Lucio Malan 1961, Elio delle Storie tese – Andrea Pancani 1974, Selvaggia Lucarelli 1980, Roberto Cammarelle 1984, Barbara Berlusconi Si festeggiano San Pietro Crisologo e Sant’Abdon