“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi ritroverete ad aver fatto l’impossibile” (San Francesco d’Assisi)
Porta più voti provare a ridurre le liste d’attesa nella sanità pochi giorni prima delle elezioni o denunciare alla Procura antimafia le truffe sui flussi d’ingresso degli immigrati, soprattutto dove sono gestite dalla criminalità come nel caso Campania, regione che assorbe più immigrati del Veneto, pochissimi dei quali poi lavorano? I giornali di destra non hanno dubbi e scelgono l’immigrazione, anche perchè avevano già più volte anticipato le misure sulla sanità. Repubblica, principale giornale di opposizione al governo (il Fatto contiano attacca anche spesso e volentieri il Pd come oggi nell’articolo di Travaglio), giudica il provvedimento sulle liste d’attesa “un bluff” del governo perchè non c’è copertura alle maggiori spese necessarie, in linea con Schlein che lo giudica “fuffa”. Remuzzi sul Foglio dice che basterebbe dare maggiore efficienza al sistema, togliendo le nomine alla politica e dando agli ospedali lo stesso status delle società. Per il governo si tratta comunque di una scommessa rischiosa, poichè il tema della sanità è delicatissimo: di qui al voto di domenica non sarà possibile capire se le nuove norme funzioneranno o no, quindi o si vota sulla fiducia oppure chi crede a Repubblica vota contro. Va ricordato che alle politiche del 2022 nessun partito, tranne Azione di Calenda, si occupò di sanità mentre oggi che si dovrebbe parlare di come il Paese può incidere di più in Europa si discute di liste d’attesa.
Quanto alla criminalità nella gestione degli immigrati, sempre Repubblica scrive che la premier avrebbe dovuto rivolgersi al Viminale e non alla Direzione Antimafia, che non può svolgere indagini.
Il Foglio (che da un pò di tempo ha una prima pagina più interessante) scrive che Draghi, Enrico Letta e Tajani sono le carte italiane per la Commissione europea: Meloni ne sceglierà una a seconda dei risultati delle diverse forze politiche in Europa.
La Confindustria italiana e quella francese si incontrano a Parigi per fare fronte comune sulle priorità della prossima Commissione: Orsini e Michel concordano su strategie ambientali da rivedere, politiche industriali, competititività, investimenti e nucleare.
Repubblica spiega che sull’ambiente e in particolare sul Green Deal il nostro governo per 17 volte si è allineato alle decisioni europee nonostante in Italia dica il contrario: solo in un caso, quello degli imballaggi, ha votato contro. Intanto sulle rinnovabili sono in arrivo tasse per 35 miliardi.
Soltanto venti persone sono andate a vedere a Milano il film su Giuseppe Conte (ingressi gratuiti). Lo scrive il Giornale.
La Stampa apre con una intervista a Salvini, il quale (sai la novità) dice che voterà Vannacci.
Bisignani sul Tempo fa il bilancio di Mani Pulite trentadue anni dopo: 25.400 avvisi di garanzia, 4525 arresti, 1069 politici coinvolti, 32 suicidi, 1330 condanne: “la Dc decimata, il Psi annientato, il Pci graziato da un’ amnistia chirurgica”.
Svelato il boom delle richieste di incentivi per le auto elettriche: la domanda viene dalle società che gestiscono affitti e noleggi, non dai privati.
Sette indagati per il patto occulto alla Fondazione Crt, si muove anche Giorgetti ed è più vicino il commissariamento.
Il Fatto attacca il governo sulle privatizzazioni: se in tre mesi ha avuto dalle società pubbliche 5 miliardi di dividendi perchè ridurre la propria quota?
Il Sole apre sul boom del turismo, tornato ai livelli pre Covid. Il Veneto la regione più gettonata.
Santanchè immette 4,5 milioni in Visibilia per evitare la bancarotta, e dunque le dimissioni da ministro. Lo fa attraverso un’altra sua società.
Si insedia il nuovo direttore del Messaggero, Guido Boffo: firma un editoriale in cui non si occupa dei sovranisti.
Sinner è il numero uno del mondo nel tennis. Una vignetta del Foglio dipinge Meloni che esulta per questo record “arrivato dopo solo 18 mesi di governo”.
La Nazionale di calcio pareggia con la Turchia nella prima amichevole di preparazione degli Europei.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Sanità, decreto e polemiche. E si apre il fronte migranti. Il sì del governo al testo per tagliare le liste d’attesa. L’opposizione protesta: non ha fondi.
Esposto della premier all’Antimafia sugli ingressi legali: dati allarmanti, la Bossi-Fini cambierà. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
La denuncia di Meloni: una frode organizzata dalla criminalità su stranieri e click day. Nel mirino anche Pd, M5S e il «nemico» De Luca. In Campania il record di domande e pochi contratti. Oggi il viaggio della premier in Albania. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Dietro il click day e il cosiddetto Decreto flussi ci sarebbe una gigantesca truffa per aggirare le regole e far entrare “legalmente” in Italia decine di migliaia di immigrati. E forse c’è lo zampino della criminalità organizzata. È il sospetto che ha spinto Giorgia Meloni a depositare una denuncia presso la Superprocura Antimafia.Ultimi giorni di campagna elettorale per la premier e leader di Fratelli d’Italia che ha messo sé stessa al centro della scena personalizzando il messaggio politico anche se poi a Agorà su Rai3 ha confidato di sentirne il peso («Percepisco troppa morbosità sulla mia vita privata e non aiuta perché ognuno ha bisogno della sua dimensione di normalità che a me viene tolta»). Sui migranti non c’è un’emergenza, come dimostrano gli stessi dati illustrati dal governo, ma il tema torna comunque a essere lo strumento perfetto per piegare il dibattito pubblico verso un tema che ha sempre eccitato l’elettorato di destra e sovranista. (Francesco Grignetti e Ilario Lombardo, La Stampa)
Migranti, Meloni scopre le truffe dei decreti Flussi. A quattro giorni dal voto Giorgia Meloni e il suo governo hanno scoperto che il decreto Flussi, attraverso il quale gli stranieri possono venire a lavorare in Italia, è pieno di buchi. E nei buchi si è infilata, specie in Campania, la criminalità organizzata: false proposte di assunzione in cambio di denaro, fino a 15 mila euro; lo straniero ottiene il visto, entra nel nostro Paese ma poi va a gonfiare l’esercito degli irregolari perché il contratto di lavoro, in realtà, non c’è. Lo racconta da due anni in modo dettagliato un’organizzazione non governativa come Action Aid. Ci sono inchieste giudiziarie sul fenomeno dalla Puglia a Napoli, dalla Calabria all’Emilia. Meloni però ha presentato ieri un esposto a Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, che dev’essersi sentito tirato per la giacchetta, tanto che i suoi uffici hanno precisato di avere solo “funzioni di impulso e coordinamento di indagini delle procure distrettuali”. (Alessandro Mantovani, Il Fatto Quotidiano)
Carlo Bonini su Repubblica: Migranti, se Meloni va in Procura. La premier dimostra con quale disinvoltura interpreti il suo ruolo istituzionale e con quanta doppiezza politica lei e la sua maggioranza guardino alla funzione della magistratura inquirente.
«Ai pazienti esami entro i tempi e straordinari detassati ai sanitari». Il ministro Schillaci sulla norma taglia-liste d’attesa: il Mef? Ha fatto quadrare i conti. Gli ambulatori saranno aperti anche nel fine settimana, volendo con orario prolungato. Le Regioni saranno obbligate a dotarsi del Centro unico di prenotazione. (Margherita De Bac, Corriere della Sera)
Esami nel weekend e visite dai privati. Ma mancano i soldi. Fact checking del decreto legge sulle liste di attesa, tra misure già esistenti o irrealizzabili e proliferare di commissioni. (Michele Bocci, Repubblica)
Liste d’attesa, se c’è la fila il Ssn paga le cure dal privato. Nel piano per abbattere le liste d’attesa – il nemico numero uno degli italiani che bussano al Ssn – c’è una piccola rivoluzione, ma anche tante incognite: la più grande di tutte è quella delle coperture. A cominciare dalla misura simbolo contenuta nel mini decreto legge (7 articoli) varato ieri tra più di una polemica dal Governo insieme a un disegno di legge (uno spacchettamento necessario proprio per rinviare il nodo dei fondi): a spiegarla ieri è stata lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci assicurando che per i cittadini «scontenti» di aspettare per farsi curare l’Asl «dovrà garantire» la stessa prestazione dal privato accreditato (teoricamente anche non convenzionato) con tariffe concordate o in intramoenia (la libera professione dei medici nello stesso ospedale), con il cittadino che dovrà pagare solo il ticket (se non è esente). «Se un paziente deve ottenere una risonanza entro 72 ore l’avrà dove è possibile e a pagare sarà il Ssn», conferma Schillaci. (Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore)
Marina Sereni: “Senza assunzioni nella sanità nulla potrà cambiare, così il governo illude chi non riesce a curarsi”. La responsabile salute del Pd boccia il decreto Schillaci sulle liste d’attesa: “È indegno fare un provvedimento fuffa quattro giorni prima del voto”. (Gabriella Cerami, Repubblica)
«Sulla salute solo misure-fuffa». L’attacco di Schlein al governo. La segretaria pd insiste su salari e diritto all’aborto: previsioni sul voto? L’asticella porta iella. La replica a Meloni: noi cancelliamo l’identità? La nostra è antifascista e ne sono orgogliosa. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
Togliere a Schlein negli ultimi giorni di campagna elettorale un argomento di propaganda – la sanità pubblica che non funziona, l’impossibilità di curarsi per chi ne ha bisogno e non ha soldi – che ha funzionato più di quel che era dato prevedere per Meloni. Di qui il decreto approvato ieri mattina in Consiglio dei ministri e accolto dalla segretaria del Pd come un pannicello caldo, anche perché, per verificare se funzioni, dovranno passare settimane, forse mesi, e intanto la scadenza del voto dell’8 e 9 giugno sarà trascorsa. La verità è che nei due maggiori partiti di maggioranza e di opposizione cresce la paura che l’astensione di metà dell’elettorato – queste sono le previsioni, ma potrebbe anche andare peggio – possa giocare brutti scherzi e influire sul risultato finale. Anche perché la partecipazione al voto potrebbe distribuirsi sul territorio a macchia di leopardo, cioè con record di diserzione dalle urne soprattutto al Sud, su cui ad esempio il centrodestra confida perché ha solidi serbatoi di voti e il centrosinistra tradizionalmente fa fatica e per questo talvolta si avvale di alleanze spurie nelle elezioni locali. (Marcello Sorgi, La Stampa)
La prima domanda è se, chiuse le urne, tutto tornerà come prima nella maggioranza. Non che mancassero le divisioni, ma in questo rush finale in prossimità delle europee, sono diventate di un certo peso. Ieri, per esempio, Salvini è tornato a fare propaganda contro Tajani e il suo partito. «Forza Italia governa da anni con i socialisti, con la Von der Leyen, con i fautori delle auto elettriche cinesi e delle bistecche sintetiche, con chi non controlla i porti e i confini italiani». Ha detto proprio così il leader leghista, come se avesse il nemico in casa e fosse costretto a coabitarci. Ora, è vero che teme il sorpasso dei forzisti, che non vuole l’umiliazione di scivolare in fondo e diventare l’ultimo tra i leader della coalizione, ma il punto sono gli argomenti che si è scelto per la sua sfida a destra. E non è un caso che dopo aver lanciato la candidatura di Vannacci abbia
messo in pista l’onorevole Borghi che nella Lega rappresenta l’ala estrema, quella che una volta predicava l’uscita dall’euro. Ora non c’è più di mezzo la moneta ma il bersaglio è il Quirinale mentre ieri è stato rispolverato pure il cavallo di battaglia “no vax” con l’annuncio di un emendamento sullo stop all’obbligo di vaccinazione per i bambini. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)
«Tarquinio? Contributo prezioso. Un valore le liste con voci diverse. A Elly do 8, il partito è migliorato». L’ex europarlamentare Bettini: campagna efficace, sono fiducioso. Darò le mie tre preferenze alla segretaria, a Matteo Ricci e all’ex direttore di «Avvenire». (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Luigi Manconi su Repubblica: “La sinistra e la difesa: perché serve una Nato più europea. È indispensabile riprendere la discussione sulle alleanze internazionali non limitandosi alla riflessione geo- militare, ma considerando la dimensione culturale e valoriale che le è sottesa”.
«Serve un reddito di cittadinanza europeo. No alla corsa al riarmo». Conte: il campo progressista? È questione di obiettivi, non di leader. Meloni personalizza il voto, ma il vero test su di lei sarà il referendum sul premierato. (Claudio Bozza, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Sovranismo destinato a dividersi sull’Ucraina. Più che uno scontro tra schieramenti, gli ultimi giorni stanno accentuando quello all’interno delle alleanze. Di singolare c’è che la polemica nelle opposizioni, pur divise, sta rimanendo sullo sfondo. Quella tra le forze di governo, invece, tende a lievitare. I toni con i quali la Lega attacca Forza Italia, accusandola di tramare con i socialisti, riflettono il timore del sorpasso, nonostante il vicepremier Matteo Salvini insista su una «sorpresa» favorevole. Peserà molto di più il rapporto con la Nato e dunque l’atteggiamento nei confronti della Russia.
Sì a micro-alloggi e soffitti bassi. Salvini allarga il «salva-casa». Gli emendamenti al decreto. E Vannacci: con Stalin si è trattato e Putin non è peggio. Il leader: spero che potremo aggiungere la «e» di edilizia alla sigla del mio ministero. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
«Toti adesso dimettiti» «No, voi usate l’inchiesta» Respinta la sfiducia. Liguria, la mozione e la replica del governatore letta in aula. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Gian Antonio Stella sul Corriere: La Terra non può più attendere. Il cambiamento climatico e l’urgenza di intervenire senza sottovalutare. Anche i freddi estremi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni della stessa causa.
La sacralità del Quirinale invocata in questi giorni è cosa recente. E, soprattutto, si applica solo ai presidenti graditi ai progressisti. Faccio una premessa: nei panni di Claudio Borghi, parlamentare della Lega che ben conosco perché vent’anni fa fu collaboratore di un giornale che dirigevo, non avrei sollecitato le dimissioni di Sergio Mattarella. Non tanto perché sia scandaloso chiederle, ma perché è impossibile ottenerle. È vero che l’onorevole non ha ingiunto di far le valigie al capo dello Stato, ma si è semplicemente interrogato, a proposito della frase in lode della sovranità dell’Europa, se il presidente non avesse sbagliato Repubblica e dunque non fosse il caso che si facesse più in là. Ma a parte questo dettaglio, che certo inquadra meglio la questione, Borghi non poteva ignorare che appena si sfiora il Quirinale si scatena una tempesta. Eppure, non è sempre stato così. Questo cerchio di luce che circonda il presidente della Repubblica, assicurando l’inviolabilità di ogni cosa dica o faccia, è roba recente, cominciata ai tempi di Oscar Luigi Scalfaro (quello dell’«io non ci sto», cioè non ci sto a essere indagato, dichiarazione che chiaramente confligge con l’articolo 3 della Costituzione in cui si sostiene che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge). Ecco, quando i compagni hanno incontrato presidenti che non tenevano bordone alla sinistra, li hanno insultati e minacciati senza andare troppo per il sottile. Ma poi è arrivata la stagione nuova, quella con gli Scalfaro, i Napolitano e i Mattarella e la musica è cambiata. (Maurizio Belpietro, La Verità)
Emanuele Orsini: «Costo unico dell’energia per rafforzare la competitività». Recuperare competitività, con un’azione shock sugli investimenti, mettendo l’industria al centro, semplificando le norme e con una politica energetica tecnologicamente neutrale, rilanciando il nucleare. «Insieme agli imprenditori francesi abbiamo individuato le azioni che occorrono per la salvaguardia della Ue, stiamo perdendo troppe posizioni rispetto a Usa, Cina, India. La doppia transizione che ci ha fatto perdere competitività. Non si può fare a meno di pensare ad un nuovo Industrial Act». Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, parla accanto a Patrick Martin, numero uno del Medef (imprese francesi). Hanno appena firmato la dichiarazione congiunta che invieranno ai rispettivi governi. Per Orsini il primo impegno internazionale, a pochi giorni dalla nomina al vertice degli industriali. Un dialogo che coinvolge anche la Bdi tedesca (a novembre il trilaterale), oltre che BusinessEurope. (Nicoletta Picchio, Il Sole 24 Ore)
Università, il balzo del Politecnico. L’ateneo milanese primo tra gli italiani nella classifica mondiale. Al top il Mit e l’Imperial College. (Orsola Riva, Gianna Fregonara, Corriere della Sera)
Saipem, maxi-multa Consob a 2 fondi olandesi. La Consob chiede quasi 10 milioni, tra profitti confiscati e multe, ai due fondi d’investimento olandesi Optiver e Flow Traders, colti con le mani nel sacco dell’aumento di capitale 2022 di Saipem. Optiver e Flow Traders movimentarono il 51% delle azioni. Confisca di 4,9 milioni di “profitti illeciti” e multa da 4,7 milioni. (Andrea Greco, Repubblica)
“Il Fmi non basta più. Ora aiuti ai Paesi poveri per la transizione”. La proposta alla conferenza Global South in Vaticano. L’ex ministro argentino Guzmán: “Il Fondo è stato creato per solidarietà ma ora impone tassi iniqui a chi è in difficoltà”. Non si tratta solo di alleviare il peso di un debito ormai insostenibile, che impedisce a Paesi come l’Angola, l’Ecuador, il Senegal, lo Sri Lanka di investire in settori chiave per lo sviluppo, dalla salute all’istruzione. Ma soprattutto di rendere più equo una volta per tutte, spiega Martin Guzmán, ex ministro argentino dell’Economia, il sistema di finanziamento delle istituzioni internazionali e in particolare del Fondo Monetario. (Rosaria Amato, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Hamas prende tempo sull’accordo. I jihadisti: nessun patto senza stop alla guerra. Il capo di stato maggiore israeliano: pronti al conflitto in Libano. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Hamas: “Non siamo noi a bloccare l’accordo” Raid dal Libano, la tensione torna ai massimi. Il Qatar ha confermato di aver inviato ad Hamas la proposta di accordo israeliana, presentata dal presidente Biden venerdì scorso, e attende risposte. Majed Al-Ansari, portavoce del ministro degli Esteri di Doha ha detto che l’Emirato, come mediatore, non ha però neanche visto una posizione chiara da parte israeliana. «Abbiamo già visto dichiarazioni provenienti da ministri israeliani che non ci danno molta fiducia riguardo all’esistenza di una posizione unitaria in Israele sull’attuale proposta sul tavolo», ha detto il portavoce a Doha citato da Al Jazeera.
«Possiamo anche notare che si sta sviluppando uno slancio positivo da entrambe le parti». Nonostante le aperture dei partiti religiosi, ultimo l’ultra ortodosso Shas, verso la proposta, sono ancora più che critici sia i ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Il premier Benjamin Netanyahu non sembra preoccupato più di tanto, anche perché gli sarebbe stata offerta una stampella dal trio Lapid, Saar e Liberman, oggi all’opposizione, per continuare l’azione di governo con la promessa di elezioni anticipate. (Nello Del Gatto, La Stampa)
Biden: “Bibi allunga la guerra a Gaza per ragioni politiche”. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è in forte contrasto con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sul futuro di Gaza. “È necessaria una soluzione a due Stati – ha detto Biden in un’intervista al settimanale Time – e questo è il mio più grande disaccordo con Bibi Netanyahu”. Biden ha confermato che Hamas, con l’attacco del 7 ottobre, ha portato al conflitto in corso, ma ha anche detto che gli israeliani hanno “tutte le ragioni” per credere che il premier “stia prolungando la guerra a Gaza per ragioni politiche”. Anche se in serata dopo il bastone ha mostrato la carota: “Bibi sta cercando di risolvere questioni molto serie”. Eppure al Time il presidente americano ricorda che prima della guerra Netanyahu ha tentato di cambiare la legge e l’ordinamento giuridico per non affrontare le accuse di corruzione. Il conflitto ha nascosto, ma non cancellato il problema. Non appena si interromperanno le operazioni militari, e conseguentemente cadrà il governo, Netanyahu rischierà la galera.(Cosimo Caridi, Il Fatto Quotidiano)
Gli Usa per il cessate fuoco all’Onu Israele pronto a guerra in Libano. Sul primo fronte l’atmosfera si è surriscaldata con le dichiarazioni rilasciate dal presidente Joe Biden in una intervista alla rivista «Time», dove l’inquilino della Casa Bianca sostiene che ci sia «ogni ragione» per pensare che Netanyahu stia prolungando il conflitto per suoi interessi politici. La Casa Bianca ha cercato di ridimensionare l’uscita e ribadito che il presidente «farà in modo che Israele abbia tutto il necessario per difendersi da Hamas». Ma l’incidente rimane, sullo sfondo di una giornata che vede vacillare le speranze di un accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani superstiti. Il quotidiano «Haaretz» parla di un totale di 124 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, 42 dei quali già «dichiarati morti» dalle autorità. Mentre l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Türk ha confermato ieri che dal 7 ottobre gli israeliani hanno ucciso 500 palestinesi in Cisgiordania. (Il Sole 24 Ore)
Spinta su Hezbollah. Così l’Iran manovra all’ombra dei negoziati su Gaza. Il regime ha inviato il neoministro degli Esteri a Beirut e in Siria. Hezbollah resta la punta della resistenza contro lo Stato ebraico: i raid continuano. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)
Le armi, la tregua, i migranti. I tre fronti di Biden (e le nuove tensioni con Bibi). Stretta sugli ingressi al confine. Oggi il presidente in Francia per il D-Day. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
In Russia un concorso di vignette contro Macron ispirato dalle frasi di Salvini. Quando Matteo Salvini parla, Mosca ascolta. «A Macron dico: vai tu in Ucraina a combattere, mettiti l’elmetto e non rompere le palle agli italiani». Il vicepremier italiano aveva criticato la proposta del presidente francese di inviare soldati in Ucraina. La rivista del ministero degli Esteri pubblicherà in copertina la caricatura più efficace. (Rosalba Castelletti, Repubblica)
Kiev, altro raid in Russia: caos a Mosca. I potenti vettori sono entrati in azione nel Belgorod, annientando sistemi di difesa aerea nemici situati a circa 60 km dall’attuale linea del fronte, e a 80 km da Kharkiv. Il raid con armi Usa era stato anticipato su Facebook dalla vice ministra ucraina per la Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vershchuk, poi confermato in giornatadal ministro della Difesa Umjerov. Quella di Kiev è stata la prima vera risposta all’offensiva transfrontaliera lanciata dalla Russia a metà del mese scorso contro la regione di Kharkiv, dove Mosca è riuscita ad aprire un nuovo fronte, suscitando preoccupazioni in Occidente. (Luigi Guelpa, Il Giornale)
La vittoria dimezzata di Modi. L’India non è più il suo impero. Festa tra i sostenitori di Rahul Gandhi che raddoppia i seggi: «Abbiamo difeso la Costituzione». (Alessandra Muglia, Corriere della Sera)
Dai ragazzi quattro telefonate al 112 «Hanno chiesto aiuto per mezz’ora». Udine, inchiesta per omicidio colposo. L’analisi delle conversazioni con i soccorritori. (Alessio Ribaudo, Corriere della Sera)
Marcello Colafigli, arrestato Bufalo, l’ultimo big della Banda della Magliana: a 70 anni controllava ancora lo spaccio. L’anziano boss comandava una batteria di pusher nel quartiere dove 40 anni fa era nata la Banda. (Giuseppe Scarpa, Repubblica)
Il Corriere intervista Cristina Fogazzi l’Estetista Cinica: «Figlia di divorziati senza soldi, da ragazzina ne ho sofferto molto Mio marito era snob verso i social ora ho un’azienda da 70 milioni».
Gli Anniversari
1224, Federico II fonda l’Università di Napoli
1783, i fratelli Montgolfier mostrano la loro invenzione
1816, muore Giovanni Paisiello
1841, Torino: Giovanni Bosco ordinato sacerdote
1849, la Danimarca diventa monarchia costituzionale
1944, bombe in Normandia in preparazione del D-Day
1947, George Marshall annuncia un piano per l’Europa
1959, giura il primo governo di Singapore
1967, Guerra dei sei giorni: Israele avvia l’offensiva
1968, Los Angeles: Sirhan Sirhan spara a Bob Kennedy
1975, l’Egitto riapre in canale di Suez
1975, il Regno Unito aderisce al Mercato comune europeo
1977, colpo di Stato alle Seychelles
1977, in commercio l’Apple II
1980, muore Giorgio Amendola
1981, inizio ufficiale dell’epidemia di Aids
1984, brevettato il tappo di sicurezza per medicinali
1989, Tiananmen: un ragazzo davanti ai carri armati
1991, Gorbaciov tiene a Oslo il discorso per il Nobel
1999, Pantani fermato al Giro d’Italia per doping
2002, prima edizione di Mozilla
2004, muore a Los Angeles Ronald Reagan
2004, trasmesso in Usa l’ultimo episodio di Friends
2006, Nassiriya: un morto e 4 feriti tra militari italiani
2010, Schiavone prima italiana a vincere il Roland Garros
2012, il rover Curiosity atterra su Marte
Nati oggi
1723, Adam Smith
1830, Carmine Crocco
1878, Pancho Villa
1883, John Maynard Keynes
1898, Federico Garcia Lorca e Salvatore Ferragamo
1904, Ugo Rodinò di Miglione
1924, Carlo Bacarelli
1938, Francesco De Lorenzo
1942, Luciano Canfora
1944, Massimo Cacciari
1946, Elio Catania e Stefania Sandrelli
1947, Michele Campanella
1949, Ken Follet
1957, Enrico Ruggeri
1968, Giancristiano Desiderio
1976, Caterina Guzzanti
Si festeggia San Bonifacio
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