La nota del 5 marzo

“Il bugiardo mente. Il vigliacco delude. L’egoista ferisce. L’inutile riesce a fare le tre cose contemporaneamente” (proverbio abruzzese)

Ove mai ci fosse stato bisogno di una conferma dello stato comatoso del nostro giornalismo la faccenda degli 800 accessi abusivi alle banche dati digitali offre conferme puntuali se non definitive: Repubblica che ha sempre cavalcato storie simili se ne disinteressa in prima pagina (lasciata ad una certo non fondamentale intervista al Capo di stato maggiore della Marina, del quale apprendiamo che si chiama Enrico Credendino e che si intesta più del necessario la difesa dagli Houthi nel Mar Rosso), magari anche per non parlare di Domani, il quotidiano fondato dal suo ex editore Carlo De Benedetti che ha beneficiato delle notizie ottenute da Striano. Lo stesso fa il Fatto, mentre La Stampa si incarica di gettare tonnellate di acqua sul fuoco con il titolo “Perugia smonta il dossieraggio”, seguito dal sommario dove si spiega che Cantone “esclude la costruzione di notizie false e il passaggio di denaro”. Ma allora a cosa servivano gli accessi, visto che il tenente della Finanza Striano e il vice procuratore nazionale antimafia Laudati non sono certo dei mitomani o non avevano altro da fare? Ed è incredibile come il giornale torinese cerchi di ridimensionare il tutto sostenendo che “le notizie recuperate abusivamente non servivano per ricatti ma c’è il sospetto che l’accusa di abuso d’ufficio al presidente della Figc Gravina fosse pilotata”. Cioè: il tutto sarebbe servito solo ad alimentare le faide di potere tra i presidenti nella gestione federale del calcio. E tutti gli altri accessi? Ovviamente, i giornali di destra cavalcano la storia come meglio possono con i fondi di Sechi su Libero, che scrive di “sabotaggio al governo” e di Facci sul Giornale. Il Corriere ne coglie meglio la rilevanza e titola “Indagini pilotate con i dossier”. Il Messaggero prudentemente sceglie di non occuparsene in prima pagina.

La Corte suprema americana stabilisce che Trump è eleggibile, eliminando l’ultimo e più insidioso ostacola alla sua ricandidatura: Massimo Gaggi sul Corriere scrive che “la via giudiziaria è fallita”. Il generale Petraeus, intervistato dal Corriere, dice che il problema più grande che il mondo si troverà ad affrontare con Trump probabile presidente degli Usa è “l’imprevedibilità”.

La Francia inserisce nella Costituzione il diritto all’aborto, comunque una forzatura visto che nessuno Oltralpe lo mette in discussione. Flebili le proteste della Chiesa, Avvenire fa appena un titolino in prima pagina.

In Abruzzo davvero il voto di domenica rischia di essere una lotteria visto che anche Gianni Letta si preoccupa di avvertire Meloni che la destra rischia di perdere. Tajani invece dice al Messaggero, che lo mette bene in prima, che va tutto bene e che il Pd di Schlein “lascia spazi a Forza Italia”. La premier si organizza un comizio da sola, senza alleati. In Sardegna lo scarto finale tra Todde e Truzzu è di soli 1600 voti.

Il Fatto dedica la sua prima pagina a Salvini, “che fa campagna elettorale con i nostri soldi”, 12 appuntamenti in giro per l’Italia che sarebbero costati mezzo milione. Così, purtroppo, han fatto e faranno tutti gli esponenti politici, a qualsiasi governo di destra o di sinistra appartengano. Travaglio tanto per cambiare confeziona l’ennesimo soffietto, per non dire altro, a Conte. Poi fa sapere che Giovanna Melandri potrebbe venir ripescata dal Pd per la Rai.

Il Sole apre su tutte le correzioni al Pnrr su sanità, treni, strade e porti inviate in Europa. Il Messaggero si occupa della nuova dichiarazione dei redditi senza 730, basterà rispondere ad un questionario.

I quattro candidati alla presidenza di Confindustria spiegano i loro programmi a Vicenza, ma nemmeno i giornali veneti riescono a capire per chi si pronunceranno gli imprenditori locali, probabilmente ciascun candidato, soprattutto i due più forti, se ne prenderà una fetta.

Chicco Testa, presidente di Assoambiente ed ex presidente Enel, spiega al Giornale il grave conflitto di interesse di Edoardo Garrone, uno dei candidati alla guida di Confindustria: “Il presidente del gruppo Erg è un imprenditore importante che oggi ha il suo business esclusivamente dalle rinnovabili, quindi la profittabilità del suo business dipende dalle autorizzazioni che vengono rilasciate dagli organismi pubblici e dal livello dei prezzi, fissato per legge, che magari possono favorire la sua azienda, ma che non favoriscono i consumatori e le altre aziende che la devono consumare».

I quotidiani di Elkann scendono in campo a favore di Philippe Donnet, ceo di Generali, contro il Ddl Capitali che ridimensiona i poteri dei Cda nella formazione delle liste per designare i vertici delle società quotate.

Il Foglio accusa la Lega di mettere al primo posto non gli italiani ma gli stranieri: prima Putin, ma poi anche lobbyng a favore di Netflix, Amazon e Disney. E poi stila un preciso atto di accusa contro il ragioniere generale dello Stato, Mazzotta: “perchè non ha segnalato per tempo il mostruoso buco del Superbonus?”

Giovanni Pellegrino, Pd ed ex presidente della Commissione Stragi, commenta l’intervista di Jucci e aggiunge che “Moro doveva essere ucciso perchè i suoi avevano fatto pervenire alle Br il documento segreto su Gladio”. Concorda sul fatto che nessuno pedinava i postini che portavano messaggi alle Br. Intanto muore Barbara Balzarani.

Il Corriere scopre che l’Italia è al quarto posto nel mondo nella classifica delle donne miliardarie, capeggiate dalla vedova di Alberto Aleotti e da quella di Bernardo Caprotti.

Secondo Repubblica, è sfida aperta tra Forza Italia e Fratelli d’Italia per aggiudicarsi i direttori generali di Inps e Inail.

Dopo 11 anni, parte la commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, capo della comunicazione del Monte dei Paschi, quasi certamente fatto precipitare da una finestra del suo ufficio per simularne il suicidio.

L’Inter batte con qualche fatica il Genoa e porta il vantaggio sulla Juve a 15 punti. Stasera la Lazio affronta il Bayern a casa sua in Champions.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Dossier, il caso in Antimafia. Ma è scontro su De Raho. Le audizioni di Melillo e Cantone. FI: l’ex capo Dna è incompatibile. Il M5S: no al fango. La Lega chiederà i danni. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

L’inchiesta su Gravina e le fonti nascoste. La «guerra» del calcio con gli accessi abusivi. Gli «atti d’impulso» sospetti alla base delle indagini. Gli accertamenti sul ruolo del pm della Direzione nazionale antimafia, Laudati. Le consultazioni di Striano su Iervolino dopo l’acquisto della Salernitana da Lotito. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)

Il centrodestra alza il tiro. L’inchiesta di Perugia su una serie di accessi sospetti a banche dati, attacca Matteo Salvini, sta tirando fuori «una vergogna di stampo sovietico». Una Russia che alla Lega non piace. «Spiare la vita privata è da regimi totalitari», aggiunge FdI. Le vite degli altri accendono le polveri della maggioranza, che continua a denunciare il disegno politico dietro l’intera vicenda: «Metodi tipici di una sinistra che vuole colpire gli avversari politici», accusa il partito di Giorgia Meloni. La maggioranza, con l’apporto di Azione e Italia Viva, punta l’indice contro il deputato dei Cinque stelle Federico Cafiero De Raho: «Non deve partecipare alle sedute dell’Antimafia», di cui è membro, perché all’epoca dei fatti su cui indagano Cantone e Melillo, lui era a procuratore nazionale antimafia. «Che sia vicepresidente della commissione è uno scandalo nello scandalo», dice Maurizio Gasparri. Al quale ribatte subito il Movimento 5 stelle: «Lui che accusa altri di conflitti di interessi è la fine di ogni barlume di credibilità per la politica del centrodestra». E il leader Giuseppe Conte incalza: «La magistratura vada fino in fondo». (Antonio Bravetti, La Stampa)

Fonti della procura di Perugia precisano che le notizie recuperate abusivamente dal tenente della Finanza Pasquale Striano, mentre era in servizio alla Dna (Direzione nazionale antimafia) su importanti esponenti della politica come gli ex premier Matteo Renzi e Giuseppe Conte e ministri come Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Giuseppe Valditara o ex ministri come Letizia Moratti e Vittorio Colao, venivano utilizzate per comunicarle a giornalisti amici. I quali poi usavano le informazioni per scrivere delle inchieste. Ma contro i politici, va ribadito, non sono stati prodotti ad hoc dossier, fascicoli, o altri documenti utilizzati per mettere in atto un’attività estorsiva, un ricatto. Non a caso i magistrati perugini diretti da Raffaele Cantone non hanno contestato a Striano l’ipotesi di reato di corruzione, ma quelli di accesso abusivo a dati informatici e illecita divulgazione degli stessi. L’unico dossier preconfezionato per colpire e incastrare qualcuno sarebbe quello realizzato da Striano e il pm antimafia che lo dirigeva Antonio Laudati, indagato per falso e abuso d’ufficio, contro il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. (Grazia Longo, La Stampa)

Tutti zitti sulla vera macchina del fango. Quando i giornali di centrodestra pubblicano qualche scoop scomodo, fioccano gli allarmi democratici. Ora invece si finge di non vedere l’intreccio oscuro tra finanzieri e cronisti che hanno libero accesso ai dati sensibili di ministri, parlamentari e imprenditori. Un finanziere in servizio presso la direzione nazionale antimafia ha spiato centinaia di esponenti politici, industriali e vip non per esigenze di servizio, ma per motivi oscuri e di quei dossier a quanto pare non soltanto era a conoscenza qualche magistrato, il quale si è guardato bene dal denunciare gli accessi illegali, ma anche alcuni giornalisti, che per mesi, forse anni, hanno campato di presunte inchieste. Di questi ultimi abbiamo scritto ieri, perché un documento utilizzato per giustificare verifiche sul conto del ministro della Difesa Guido Crosetto è contenuto in un file creato da un cronista del Domani, quotidiano di proprietà di Carlo De Benedetti. Per inciso, il direttore della suddetta testata anni fa scrisse parecchi articoli e addirittura immaginò di vergare un libro per spiegare che cosa fosse la macchina del fango, accusando i colleghi della stampa moderata di non lavorare per l’informazione, ma per la politica, naturalmente di destra. (Maurizio Belpietro, La Verità)

La corsa del governo in Abruzzo. Meloni oggi sul palco con i leader. Il tour dei ministri nella Regione al voto domenica.

«Folla» anche di big del centrosinistra. Calenda «contento» che arrivi anche Conte Ma su un incontro dice: facciamo giri diversi. Giorgetti e le parole di Salvini su Trump: siamo concentrati sull’Abruzzo e l’Italia. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Le voci dell’Aquila dove Meloni si gioca la sfida d’Abruzzo “Non c’è più nulla”. Il capoluogo ferito dal sisma del 2009 è governato da un sindaco di FdI “Ci salva l’Ateneo”. È questa la provincia decisiva per il voto di domenica. (Concetto Vecchio, Repubblica)

Sardegna, spoglio finito. Todde: lo scarto resta di 1.600 voti. Il dato ufficiale arriverà a metà mese. Il centrodestra non ha ancora deciso sul ricorso. Donzelli: è un pareggio. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)

«Fiduciosa per domenica. Loro sono preoccupati, hanno governato male. Schlein: Marsilio obbedisce a Meloni, la vittoria un segnale contro di lei. D’Amico tiene insieme tutte le forze alternative alla destra. In Basilicata e Piemonte? Io continuo a pensare che uniti si vince Il Pd lavorerà per questo. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Una scommessa per spingere un progetto ancora in bilico. Senza il risultato a sorpresa delle elezioni in Sardegna con la vittoria delle opposizioni, l’interesse per il voto di domenica in Abruzzo non sarebbe così alto. Lo è diventato perché, una volta incrinato il mito dell’invincibilità della maggioranza di Giorgia Meloni, Pd e M5S hanno cominciato a sperare nel doppio sgambetto. E la coalizione di destra sembra soffrire la sfida più del previsto, percorsa da vistose tensioni interne. Il pellegrinaggio dei leader nazionali conferma la voglia di mettere il timbro sulla vittoria: sebbene il candidato del fronte di Pd e M5S, memore di quanto è accaduto a Cagliari, preferisca fare da solo il comizio finale.

Per gli alleati invece esiziale è stato l’aver sostituito il governatore in carica Solinas con un candidato, come l’ex- sindaco di Cagliari Truzzu, testardamente voluto dalla premier e rivelatosi alla prova dei fatti assai debole. Anche per questo sarebbe molto grave una seconda sconfitta, in questo caso del governatore dell’Abruzzo Marsilio, primo presidente di regione del partito della premier, oltre che suo amico personale.Nel destra-centro infatti nessuno o quasi aveva messo in conto la possibilità di una rinascita della coalizione di centrosinistra, nella formula più ristretta dell’alleanza Pd-5 stelle che ha corso e vinto in Sardegna, o in quella più allargata da Calenda all’Alleanza Verdi-Sinistra, in gara in Abruzzo. Non la si riteneva affatto realistica, dato il tenore delle polemiche quotidiane tra i partiti di nuovo alleati e fino a ieri l’un contro l’altro armati. Anche negli ultimi giorni, appena incassato il risultato sardo e dopo aver festeggiato, Conte ha ripreso le distanze da Schlein e Calenda ha spiegato che in Abruzzo sostiene il candidato comune D’Amico solo perché è un civico e ha espresso posizioni condivisibili. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Stefano Folli su Repubblica: La politica estera di Conte bifronte. Qualcuno si stupisce della nuova iniziativa di Giuseppe Conte in politica estera. Il capo del M5S ha distolto per un momento l’attenzione dall’Ucraina, dove le sue posizioni contro la Nato e contro il governo Zelensky si rinnovano sempre identiche all’inizio della guerra. Lo ha fatto per prendere le distanze da un’altra causa in cui i paesi occidentali sono impegnati: la campagna contro gli Houti del Mar Rosso che affondano il naviglio mercantile, così da rendere pressoché impossibile la libera navigazione da e per l’Europa. E non è una vera novità, dal momento che già in gennaio l’ex presidente del Consiglio manifestava le stesse idee.

Aspides, il primo sì alla missione. Ma le opposizioni si dividono. Il via delle commissioni con Pd a favore, M5S astenuto e Avs che esce. Oggi il voto in Aula. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Genova, il primo tunnel sottomarino. Salvini: modello green intelligente. Costerà un miliardo, lavori conclusi nel 2029. Il governatore Toti: lo aspettavamo da 40 anni. (Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera)

Cartabia sprona i partiti: “In Europa servono riforme l’unanimità va superata”. L’ex ministra: “Per l’allargamento un modello a cerchi concentrici”. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Gentiloni: “Rotto il soffitto di cristallo del debito comune ora tocca alla difesa”. Il commissario Ue avverte il governo italiano: “Il Pnrr non è un’eredità da subire”. Ad Banco BPM: Gli investitori italiani puntino sulle loro banche ora la metà dei soci è straniera. (Giuseppe Colombo e Diego Longhin, Repubblica)

Pnrr, l’Italia invia le correzioni tecniche alla Ue. Fitto: proficua collaborazione. Gentiloni: Pil, impatto del 2-2,5%. Decaro: recepite le nostre richieste. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

«Investiamo nel Made in Italy: nell’alimentare un polo da 8 miliardi». Bonomi: «La prossima sfida è l’aerospazio. Finanza alleata della crescita industriale». «In Italia le aziende hanno le fabbriche migliori al mondo ma non hanno i capitali». Oggi il mercato vuole il 20% di ritorno annuale, possibile solo con un progetto industriale. Negli Usa stiamo comprando un’azienda che produce pasta. Farà parte della piattaforma italiana. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Bollette gas, a febbraio prezzi in calo del 4% per i clienti vulnerabili. L’aggiornamento mensile pubblicato dall’Arera: prezzo a 100,37 centesimi al metro cubo. (Repubblica)

Tim stringe sulla lista del board Pronto il piano per la svolta. Sale l’ipotesi di Figari alla presidenza. La nuova strategia di Labriola per ServCo. (Francesco Bertolino e Federico De Rosa, Corriere della Sera)

La sfida della musica. Dalla Ue maxi-multa di 1,8 miliardi a Apple: «Posizione dominante». Il gruppo: faremo ricorso. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Intercettazioni tedesche: soldati inglesi in Ucraina. Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, ieri il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito il suo “nein” alla consegna all’Ucraina dei missili da crociera Taurus, che hanno un raggio di azione di 500 chilometri. «Io sono il cancelliere e vale la motivazione della mia posizione», ha chiarito Scholz a un evento a Sindelfingen, presso un centro di formazione nel Baden- Württemberg. «E se vuoi avere il controllo, il controllo è possibile solo se sono coinvolti i soldati tedeschi, questo è fuori discussione». Oltre all’imbarazzo, altri dubbi tuttavia restano aperti. La Bundeswehr, esercito tedesco, esce da questa storia malissimo: sebbene le riunioni via Webex tra militari abbiano preso piede durante la pandemia e continuino a tutt’oggi, resta il fatto che la Russia abbia potuto intercettare un dialogo riservato su un tema incandescente come quello dei missili Taurus in piena guerra tra Russia e Ucraina. Altri dubbi serpeggiavano ieri sulla tenuta della fiducia del Regno Unito e degli Stati Uniti nella Germania, dopo questo imbarazzante episodio: se non altro perché nelle intercettazioni i militari tedeschi hanno commentato la presenza dei militari inglesi e americani, come già operativi in Ucraina. (Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore)

Berlino e l’offensiva di Mosca: «Il Cremlino vuole dividerci». Dopo le intercettazioni sui Taurus timori degli alleati per le infiltrazioni dei servizi russi. Il governo Scholz è al minimo nei gradimenti La Cdu-Csu sarebbe pronta a subentrare. (Mara Gergolet, Corriere della Sera)

«Putin non si fermerà. La nostra sicurezza comincia sul confine tra Russia e Ucraina». Petraeus: «Il grande rischio con Trump è l’imprevedibilità». Il «Pivot to Asia» è stata una definizione infelice, la parola migliore è riequilibrio, tenendo sempre gli occhi aperti sul Medio Oriente. Tra l’amministrazione Biden e quella Trump ho visto più continuità che cambiamenti, l’approccio alla Cina è stato molto simile. La differenza potrebbe riguardare il rapporto con Nato e Russia. (Federico Rampini, Corriere della Sera)

Medvedev ha anche toccato una questione molto delicata: quella delle presunte intercettazioni di ufficiali tedeschi che sta mettendo in imbarazzo il governo di Berlino. Stando a un audio diffuso dalla direttrice della tv filo-Cremlino Russia Today, Margarita Simonyan, gli ufficiali avrebbero discusso di possibili forniture di missili a lungo raggio Taurus a Kiev ipotizzando un loro possibile utilizzo per colpire il ponte di Crimea. L’ex delfino di Putin si è lanciato su questo episodio tirando in ballo niente meno che l’invasione nazista dell’Urss nella seconda guerra mondiale. «La strada diplomatica non è chiusa, ma devono capire cosa abbiamo fatto loro durante la Grande Guerra Patriottica», ha detto Medvedev, di fatto rispolverando la tesi della propaganda di Mosca che dipinge come una guerra per la difesa della Russia quella che in realtà è un’aggressione militare contro un altro Paese. (Giuseppe Agliastro, La Stampa)

Paolo Valentino sul Corriere: Le trame di Putin su Berlino. La guerra ibrida: la Germania è il Paese dove più che altrove il Cremlino cerca di dividere e impaurire la società attraverso fake news, destabilizzazione e spionaggio.

Credendino: “Pronti contro tutte le armi degli Houti. La sfida è nei fondali”. Intervista al capo di Stato maggiore della Marina militare: “Il Caio Duilio può fronteggiare ogni tipo di minaccia nel Mar Rosso: sono stati addestrati a lungo. Nel Mediterraneo più navi russe e manovre da Guerra Fredda. Vanno potenziate le difese sottomarine”. (Gianluca Di Feo, Repubblica)

Stretto di Bab el-Mandeb, gli italiani imparino a memoria questo termine. Si riferisce all’ingresso nel Mar Rosso, fondamentale rotta marittima che parte dall’Oceano Indiano e sfocia nel Mediterraneo passando per il canale di Suez. Ebbene, se nel lontano Yemen gli Houthi attaccano le navi cargo e le costringono a rotte molto più lunghe e complesse, costeggiando l’intero continente africano, ecco che immediatamente rincarano i prezzi al supermercato sotto casa.

In particolare il gas liquefatto che ci arriva dagli Emirati, e che dovrebbe sostituire il gas russo, non passa più per Suez. Così qualcuno ipotizza un aumento dell’inflazione dell’1,8% per la crisi di Bab el-Mandeb. E non solo. Qualche settimana fa, Banca d’Italia stimava che è a rischio, direttamente o indirettamente, il 16% del nostro export. (Francesco Grignetti, La Stampa)

Harris accoglie il «rivale» di Netanyahu: «Sul tavolo la crisi degli aiuti e gli ostaggi». Gantz a Washington. La Casa Bianca: alcuni nel governo israeliano ostacolano l’azione umanitaria. Al Cairo la delegazione di Hamas, gli Stati Uniti: «Ora accettino l’accordo». (Davide Frattini Viviana Mazza, Corriere della Sera)

“Biden inizia a sostenere la resistenza a Netanyahu e alla sua guerra”. L’editoriale, pubblicato da Haaretz è firmato David Rothkopf, analista e commentatore americano che sintetizza la virata dell’Amministrazione Biden che ha dato luogo all’incontro tra la vicepresidente Kamala Harris e il ministro di guerra, Benny Gantz. Questo perché fin qui – anche a detta di Rothkopf, “l’America ha commesso un errore costoso: concedere sostegno incondizionato a Netanyahu” il che gli avrebbe dato “vento in poppa per la carneficina a Gaza. Ma ora, tardivamente – scrive l’editorialista – è in corso un cambiamento epocale”. Di tale virata non si sarebbe rallegrato il premier israeliano, già in rotta con l’esercito – che secondo i media israeliani avrebbe dato come risultato le dimissioni del volto di questa guerra, Daniel Hagari portavoce dell’esercito e dei suoi sottoposti–. (Il Fatto Quotidiano)

Il premier del Niger: “Portiamo i migranti verso l’Europa e non accettiamo lezioni sui rapporti con Putin”. L’intervista con Ali Mahaman Lamine Zeine: “Credo che con l’Italia raggiungeremo un accordo vantaggioso per entrambi sulla vostra presenza militare in Niger”. “L’alleanza con il Mali e il Burkina Faso ci ha permesso di compiere progressi nella lotta contro il terrorismo jihadista”. (Gianni Vernetti, Repubblica)

La Corte suprema: Trump è eleggibile. Accolto il suo ricorso in Colorado: non tocca agli Stati decidere. L’ex presidente favorito nel Super Tuesday. (Viviana Mazza, Corriere della Sera) Il sì della Corte Suprema. Bocciata all’unanimità la sentenza del Colorado che aveva escluso il tycoon. Ma a maggio i giudici potrebbero negargli l’immunità: i processi ripartirebbero a ridosso delle elezioni. Oggi il Supermartedì. I legali di Donald consegnano ai giudici i file su come voleva bloccare Biden. (Massimo Basile, Repubblica)

Marta Dassù su Repubblica: Le due Americhe nemiche. Il 5 marzo il Super Tuesday confermerà la prospettiva di un “re- match” a novembre fra Trump e Biden.

Parigi, l’aborto è nella Costituzione. La Francia è il primo Paese al mondo a garantire il diritto nella Carta fondamentale. Resta l’obiezione di coscienza. Mathilde Panot (France Insoumise): «È una promessa per le donne di tutto il mondo». (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

«Però così si dimenticano le ragioni della vita. Estirparla resta sbagliato». Monsignor Paglia: la nostra è indifferenza verso i fragili. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

Gli schermidori denunciati, l’eroina e i telefoni sequestrati. Il giallo dello stupro di gruppo. Siena, la mamma della vittima:

«Servivano più indagini». I pm: «Falso». Il messaggio di un indagato alla ragazza il giorno dopo i fatti: «Tutto bene?». (Simone Innocenti, Corriere della Sera)

La «compagna Sara». Da via Fani alla cattura senza mai pentimento. È morta Barbara Balzerani, ultimo capo carismatico delle Br. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Felicia Kingsley, scrittrice d’amore da 2 milioni di copie.

Martina, sfregio finale Liberi gli aggressori. Per due genitori che hanno combattuto dieci anni con l’unico obiettivo di arrivare alla condanna dei responsabili della tragica fine della loro unica figlia, morta nel 2011 cadendo da un balcone di un albergo a Palma di Maiorca dove era in vacanza con le amiche per sfuggire ad uno stupro, saperli già liberi è un nuovo dolore. (Il Giornale)

Chiara Ferragni tiene incollati gli italiani alla tivù, ma non li convince. La sua intervista trasmessa ieri sera da Che Tempo che fa ha fatto registrare il 14%, pari a quasi 3 milioni di telespettatori, ma il sentiment dell’influencer milanese resta bassissimo. La Ferragni, in sostanza, ha avuto l’opportunità e il contesto più adatto per dar vita a un momento di verità, ma non l’ha voluto o saputo sfruttare. (Francesco Curridori, Il Giornale)

Gli Anniversari

 

1821, James Monroe: secondo mandato alla Casa Bianca
1827, muore a Como Alessandro Volta
1829, muore l’ultimo degli ammutinati del Bounty
1849, Zachary Taylor presidente Usa
1872, Westinghouse migliora il freno pneumatico
1876, primo numero del Corriere della Sera
1896, telegrafo senza fili: Marconi chiede il brevetto
1912, l’esercito italiano usa per primo i dirigibili
1916, nasce il Real Club Deportivo di Mallorca
1918, Urss: la capitale da Pietrogrado a Mosca
1933, Hitler raccoglie il 44 % dei voti
1933, grande depressione: Roosevelt chiude le banche
1936, primo volo del caccia Spitfire Type 300
1940, Stalin: Massacro di Katyn
1943, sciopero anti fascista alla Fiat di Mirafiori
1946, Churchill: discorso sulla cortina di ferro
1950, nasce la Uil
1953, muore a Mosca Josif Stalin
1970, trattato di non proliferazione nucleare
1976, corruzione: si costituisce il presidente della Standa
1978, muore a Roma Cesare Andrea Bixio
1982, overdose: rinvenuto a LA il corpo di John Belushi
1990, abbattuta a Bucarest la statua di Lenin
1991, Guerra del Golfo: l’Iraq rilascia i prigionieri
1995, Coppa America: uno scafo si spezza in due
1998, Nasa: c’è ghiaccio sulla Luna
2001, 35 pellegrini musulmani schiacciati dalla calca

Nati oggi

 1699, Giambattista Tiepolo
1910, Ennio Flaiano
1922, Pier Paolo Pasolini
1924, Claudio Napoleoni
1934, Luigi Spaventa
1940, Filippo Panseca
1943, Lucio Battisti e Luigi De Sena
1944, Stefano Bonaga e Ombretta Fumagalli
1963, Corrado Ocone
1974, Candida Morvillo ed Eva Mendes
1979, Luigi De Laurentiis

Si festeggiano Sant’Adriano e San Lucio

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