La nota del 6 marzo

“Poco importa sapere dove l’altro sbaglia, perchè lì non possiamo fare molto. E’ interessante sapere dove sbagliamo noi stessi, perchè lì si può fare qualcosa”
(Carlo Giustav Jung)

La Stampa e La Verità dilatano ancora il bancomat delle indagini abusive della Direzione antimafia svolte dal duo Laudati/Striano e sostengono che sono “migliaia”, cosa molto verosimile poichè il giochino era facile e proficuo: ci voleva poco ad andare ad approfondire nelle banche dati qualsiasi cosa riguardante personaggi che si affacciavano alla cronaca, soprattutto politica, e poi decidere cosa farne delle notizie ricavate, la più banale delle quali era passarle ai giornalisti amici, in particolare a quelli di Domani. Il Corriere titola “alta tensione sui dossier” (“alta tensione” è il massimo livello di allerta informativa nella prassi di via Solferino), Giorgia Meloni vuol sapere chi siano “i mandanti” delle indagini abusive, cosa che fa svegliare anche il Messaggero e la sua prima pagina (dove si apprende che ci sono altri due finanzieri coinvolti, oltre a Striano).

E si sveglia anche Elly Schlein, che definisce “gravissimi” i dossieraggi e chiede “chiarezza”. Libero la prende in giro e titola a tutta prima pagina che “ci arriva pure lei”. Sallusti sul Giornale ci vede “manine estere” e vorrebbe riconoscerle in quelle di John Elkann, “di nascita americana e vicino ai francesi nel business” e di Carlo De Benedetti, residente in Svizzera. Sempre sul Giornale Michele Brambilla racconta cos’è il giornalismo investigativo e la differenza con la “buca delle lettere” a cui è ridotto in Italia. Paolo Mieli dice in tv che tutto finirà in una bolla di sapone come avvenuto con il caso Palamara e altri simili. Il Fatto continua a dare poco spazio al caso Laudati/Striano, ma rivendica di aver fornito i primi elenchi delle vittime delle indagini abusive. E poi accusa non si sa chi di usare il caso per “smontare l’Antimafia”, peraltro in altre faccende affaccendata.

Molto spazio i quotidiani riservano a Sergio Mattarella che ricorda alcuni fondamentali del diritto costituzionale: promulgare le leggi non significa condividerle poichè non siamo sotto lo Statuto alberto o dove il re era responsabile anche della legislazione, quindi il presidente della Repubblica controlla la costituzionalità delle norme, non il loro contenuto. Poi difende la libertà di stampa, anch’essa tutelata dalla Costituzione, e Domani lo mette strumentalmente in pagina come se fosse in contrapposizione alla premier sui dossieraggi. Un po’ la stessa cosa fa anche Repubblica.

Il Sole, quasi a sorpresa, apre sul “primo via libera alla difesa europea”, fatto importante ma ancora privo di contenuto economico pari all’ambizione di essere autosufficienti in materia: infatti la previsione di spesa e di solo un miliardo e mezzo di euro, e il Giornale ha buon gioco a titolare “la Ue si arma ma senza soldi”. Servirebbero, secondo gli esperti, 100 miliardi di euro per fare sul serio. Cerasa sul Foglio firma un fondo favorevole all’incremento: “difendere la pace con le armi” (Giuliano Ferrara invece vuole il cessate il fuoco, ma contro i nascituri e dunque contro la decisione francese di inserire il diritto all’aborto nella Costituzione).

Il Parlamento dà via libera alla missione delle navi da guerra del Mar Rosso anche con il sì dei contiani: è bastato che Tajani cambiasse un avverbio, da “eminentemente” difensiva la missione è diventata “soltanto” difensiva. Ovviamente, per difendersi sarà anche necessario, se le circostanze lo richiederanno, attaccare.

Il Fatto dedica la sua prima pagina al costo reale del sostegno italiano all’Ucraina secondo il Kiel Institute: 5,4 miliardi, molto di più di quanto le cifre ufficiali dicono. E ovviamente Travaglio scrive che sono soldi buttati perchè Zelensky la guerra l’ha già perso. Anche Libero si chiede se l’Ucraina non stia franando.

Repubblica si incarica di tenere sotto pressione il centrodestra sull’Abruzzo, usando tutta la sua prima pagina per affermare che “la partita è aperta”: in effetti, l’autostrada che collega Roma, L’Aquila e Pescara non è mai stata così affollata di leader del centrodestra, con Salvini dato ai minimi termini nei sondaggi che si sfila dal palco con Meloni e Tajani non si capisce in base a quali astrusi calcoli. Colpisce ovviamente che in campagna elettorale siano tutti li, maggioranza e opposizione, a promettere di tutto e di più per poi farsi vedere poco o nulla subito dopo.

Il Messaggero fa sapere che con il nuovo contratto le forze dell’ordine avranno un aumento di 190 euro al mese.

Il Veneto decide domani come schierarsi o confermare le attuali divisioni rispetto ai candidati in corsa per la presidenza: i quotidiani veneti sono concordi nel sostenere che le manovre e i distinguo finiranno per avvantaggiare Emanuele Orsini.

Secondo il Corriere si delinea l’accordo per il vertice di Tim con Roberta Figari alla presidenza, la conferma di Pietro Labriola come ad, Gorno Tempini in rappresentanza di Cdp e i probabili nuovi arrivi di Domitilla Benigni e Ilaria Romagnoli.

Mf fa sapere che Donnarumma, ex Terna, è stato visto spesso dalle parti di via della Scrofa a Roma, sede di Fratelli d’Italia, e lo mette in relazione alla partita delle nomine, tra Ferrovie e Cdp (precisando su quest’ultima che Scannapieco appare in rimonta). Ma c’è sempre Salvini che al vertice di Ferrovie vorrebbe insediare Corradi, attuale ad di Trenitalia. Chissà che il tutto non favorisca la conferma di Ferraris.

Il Fatto conferma che Mara Campitiello, ginecologa e compagna del vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli (leade campano di Fratelli d’Italia), verrà nominata a capo del Dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute.

La Lazio perde male con il Bayern ed esce dalla Champions: ai suoi tifosi resta il rimpianto di aver fallito l’occasione di andare in vantaggio con Immobile, poi il buio e i tre gol dei tedeschi.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Dossier, il doppio affondo di Meloni e Schlein. La premier: metodi da regime, ci dicano chi sono i mandanti. La leader pd: uno scandalo, va fatta chiarezza. Melillo oggi all’Antimafia, Cantone domani, giorno in cui entrambi andranno al Copasir. «Lotito non fa certi giochetti». Floridi, l’uomo-chiave del braccio di ferro sul calcio. Né io né la Lazio c’entriamo con il dossieraggio. Comprendo l’escalation mediatica ma sono estraneo. Qui si confondono piano politico e fatti personali. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Mentre domina il giallo sull’inchiesta calcio e veleni per le accuse contro il presidente della Figc Gabriele Gravina, è destinata ad allargarsi l’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi. Sono diverse migliaia, e non 800, infatti, gli accessi abusivi alle banche dati del Sos (Segnalazione operazioni sospette) da parte del finanziere dell’Antimafia Pasquale Striano indagato per divulgazione illecita. Ottocento sono le consultazioni finora esaminate dai magistrati di Perugia, diretti da Raffaele Cantone, ma il tenente delle Fiamme gialle si è collegato ai server alcune migliaia di volte. È quindi probabile che, nello sviluppo delle indagini, emergano nuovi nomi del mondo della politica, dell’imprenditoria e dello sport “spiati” a loro insaputa. E se è ormai acclarato che non è stata scoperta dai magistrati perugini un’attività di dossieraggio nei confronti di politici – coinvolti esclusivamente per la diffusione di notizie da parte di Striano a giornalisti amici – tutto da chiarire è invece il dossier ad hoc, confezionato al puro scopo di danneggiarlo a livello penale, contro il presidente della Federcalcio Gravina. Questo capitolo vede come protagonista anche il pm della Dna (Direzione nazionale antimafia) Antonio Laudati, indagato per falso e abuso d’ufficio, prossimo alla pensione. E probabilmente avrà una nuova evoluzione giudiziaria. (Grazia Longo, La Stampa)

Meloni e il dossieraggio: “Sono metodi da regime ora voglio i mandanti”. Una questione «antidemocratica», dice anche Antonio Tajani. Matteo Salvini è il più loquace, quasi cerca i cronisti per annunciare azioni di ogni tipo, comprese quelle giudiziarie: «Denuncerò in tutte le procure questa vergogna che non può ripetersi. Andare a spiare padri e madri di famiglia». La Lega, dice il suo leader, chiederà anche i danni:

«Se c’era veramente un comitato di spioni che poi vendeva queste informazioni per danneggiare la Lega e il centrodestra penso che 60 milioni di italiani abbiano il diritto di saperlo». (Francesco Olivo, La Stampa)

«Perché le notizie finivano al foglio di De Benedetti?». Non si placa, anzi si infiamma, la polemica sull’ex procuratore antimafia, Federico Cafiero de Raho, attualmente deputato del M5s e vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia. La commissione, presieduta da Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia, ha calendarizzato le audizioni del Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, per oggi alle ore 16.30, e quella del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, per domani alle ore 10. Forza Italia e Italia viva vanno all’attacco di Cafiero de Raho: «Depositerò una richiesta di audizione», annuncia Raffaella Paita, senatrice e membro della commissione, «del vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia, in merito all’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi. Sarà la presidente Colosimo a valutare la richiesta». Due giorni fa l’altro vicepresidente della stessa commissione, Mauro D’Attis, aveva chiesto che de Raho si astenesse dal partecipare alle sedute che riguardano l’inchiesta. Va all’attacco il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Cafiero de Raho», sottolinea Gasparri, «dovrà essere chiamato a rispondere di quello che è avvenuto alla Procura antimafia quando lui la dirigeva. E non può svolgere certo la funzione di controllore su vicende che riguardano la sua stessa attività. Pertanto non può partecipare alle riunioni della Commissione antimafia, dove, con la sua presenza, realizza un colossale conflitto di interessi sul quale Forza Italia non intende tacere. É una cosa gravissima sulla quale richiamiamo l’attenzione delle massime istituzioni della Repubblica, attente alla vita quotidiana del Paese».(Carlo Tarallo, La Verità)

Caso Gravina, si indaga per riciclaggio e appropriazione. Verifiche sui diritti del calcio e la casa a Milano. Il presidente della Lega Pro non è un pubblico ufficiale, perciò non si parla di corruzione. (Fulvio Fiano, Corriere della Sera)

“Troppi poteri e senza regole”. Gli allarmi inascoltati su quell’ufficio all’Antimafia. Le obiezioni dei tre principali procuratori italiani lasciate cadere nel vuoto. Così un semplice luogotenente come Striano ha potuto fare per anni centinaia di accessi illegali. “Nessuno di quelli che oggi si stracciano le vesti ha fatto nulla per evitare il disastro”. (Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, Repubblica)

«Il presidente non è un sovrano. Promulgare leggi non è condividerle». Mattarella: sarebbe grave assegnarsi compiti che la Carta attribuisce ad altri poteri. La libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia, come per qualunque democrazia. «Quando il presidente della Repubblica promulga una legge fa il suo dovere». (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

E mai Mattarella era stato esplicito come ieri mattina nel dire basta all’andazzo. «C’è chi si rivolge al presidente della Repubblica», ha fatto presente, «chiedendo con veemenza: “Non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata”, oppure, “il presidente ha firmato quella legge e quindi l’ha condivisa, l’ha approvata, l’ha fatta propria”». Una pressione quotidiana, uno stillicidio costante e fuori luogo in quanto l’uomo del Colle «non firma le leggi, ne firma la promulgazione che è una cosa ben diversa». Quest’ultima semplicemente «attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità». Nulla di più, nulla di meno. (Ugo Magri, La Stampa)

Isaia Sales su Repubblica: Perché Pd e 5S ora si parlano. C’è stata una sottovalutazione di Elly Schlein e delle motivazioni profonde che erano alla base della sua elezione.

Via libera (anche del M5S) alla missione nel Mar Rosso. Tajani: intervento difensivo. Il voto bipartisan (con l’eccezione di Avs). Crosetto: interessi vitali. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

La svolta si palesa in mattinata. Quando il ministro annuncia il parere favorevole del governo alla risoluzione del M5s e in Aula si leva un brusio di sorpresa, al punto che Tajani deve ripeterlo tre volte: «Testo 0.95 dei Cinque Stelle, governo favorevole». Il ministro ricorda la posta in gioco. La missione europea a guida italiana difende le navi commerciali che passano per il Mar Rosso diretta al canale di Suez. Gli attacchi degli Houti sul piano economico hanno compromesso «la regolarità del rifornimento merci con effetti negativi sulle aziende italiane. Siamo un Paese che vive di esportazioni, il 40 per cento del Pil è fatto di export, e il 40 per cento dell’export marittimo passa attraverso Suez. Il costo del nolo, in una sola settimana a inizio gennaio, è aumentato del 25 per cento». La sera precedente in commissione i 5 Stelle erano ancora fermi sull’astensione. (Andrea Carli ed Emilia Patta, Il Sole 24 Ore)

Antonio Polito sul Corriere: Un voto poco settario. Via libera bipartisan alla missione Aspides. Segnale positivo. Troppe volte la politica estera è ostaggio di contesa politica interna. La maggioranza ha rimosso l’ambiguità: il ministro degli Esteri Tajani ha chiarito a Montecitorio che la missione è «soltanto» difensiva. E ha dato così saggiamente il via libera alle risoluzioni di Pd e Cinquestelle.

La nuova Difesa Ue: più acquisti comuni, incentivi e linee «civili» Ma i fondi sono pochi (e senza Eurobond). Da una parte l’ombra lunga di Donald Trump. Dall’altra quella di un Vladimir Putin ormai vicino a mangiarsi l’Ucraina. In mezzo un’Europa ancora una volta in ritardo per quanto consapevole di dover correre ai ripari prima di ritrovarsi a fronteggiare la Russia senza lo scudo della Nato. Ma per quanto la paura faccia novanta, le divisioni, le rivalità e gli egoismi dei 27 ostacolano l’adozione di una politica di difesa comune. Per capirlo basta una scorsa al documento sulla «strategia europea per l’industria della difesa» presentato ieri alla Commissione Ue. Il documento non prevede neppure lontanamente la creazione di un esercito europeo considerato, inutile dirlo, un’irrealizzabile utopia da gran parte dei 27. Il piano, messo a punto dal francese Thierry Breton – Commissario europeo per l’Industria – è piuttosto un decalogo economico e finanziario rivolto a garantire lo sviluppo di un’industria della difesa europea e spingere i 27 a preferirla a quelle degli Stati Uniti. (Gian Micalessin, Il Giornale)

Tutto il centrodestra sul palco: «L’Abruzzo non cambierà guida». La spinta di Meloni: mi sono messa l’elmetto. E Tajani: Berlusconi amava questa terra. Prima dell’Inno di Mameli Salvini se ne va e la premier lo cerca: «Matteo, ma ’ndò sta ?». (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Sondaggi politici, FdI cala dopo la Sardegna: mai così giù dal 2022. Forza Italia incalza Salvini: l’aggancio alla Lega è vicino. Nel rilevamento Swg il partito della premier è al 27,3%. Derby interno al centrodestra, Tajani in rapida ascesa mette pressione al leader del Carroccio. (Repubblica)

Bersani in tour, la seconda vita dell’ex leader: io ascolto il popolo. In missione per conto del Pd. «Guardate al voto nei paesini sardi, noi tutti abbiamo smesso di andare al bar». (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

Crescita, Cina ancora prudente. Pechino punta al 5% nel 2024. Il governo ammette: consumi insufficienti, servono nuove forze produttive. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera)

Difesa, la mossa di Fincantieri. Vuole i siluri della Wass. Acquisizione da 200-300 milioni da Leonardo per crescere nel settore. (Francesco Bertolino e Daniela Polizzi, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

I ribelli colpiscono un cargo di Msc. Raid anche su due navi militari Usa. Gli Houthi nello Yemen hanno effettuato una «operazione militare di qualità in cui hanno preso di mira due cacciatorpedinieri da guerra statunitensi nel Mar Rosso». A dirlo è il portavoce militare del gruppo, Yahya Sarea, in un discorso televisivo, rilanciato da Al Jazeera. Un altro pesante attacco, di nuovo a navi americane. In serata la conferma di Washington. Tra le 15 e le 17 (ora di Sanaa), le forze del Comando centrale degli Stati Uniti «hanno abbattuto un missile balistico antinave e tre sistemi aerei senza pilota ad attacco unidirezionale lanciati dalle aree dello Yemen controllate dagli Houthi sostenuti dall’Iran verso la Uss Carney nel Mar Rosso». Non si registrano feriti o danni alla nave. Più tardi, «tra le 20,45 e le 21,40, le forze Usa hanno distrutto tre missili antinave e tre navi di superficie senza equipaggio per autodifesa». (Nello Del Gatto, La Stampa)

Biden: niente scuse per Israele nel bloccare gli aiuti a Gaza. Da un lato, «non ci sono scuse» per bloccare gli aiuti a Gaza e un accordo di tregua va raggiunto entro il Ramadan. Dall’altro, l’intesa sul rilascio è «nelle mani di Hamas» e si conoscerà «in un paio di giorni» il verdetto. È la diagnosi che il presidente statunitense, Joe Biden, ha offerto sulle prospettive del conflitto mediorientale e il braccio di ferro per una nuova boccata di ossigeno dalle ostilità. Biden ha alternato toni critici verso Israele, sottolineando l’obbligo di far confluire «più aiuti dentro Gaza», a un pressing su Hamas perché dia il suo placet all’intesa proposta. Il testo in discussione incorporerebbe un cessate il fuoco di un mese e mezzo e lo scambio dei prigionieri nelle mani degli islamisti. «C’è stata un’offerta razionale. Gli israeliani l’hanno già approvata» ha dichiarato Biden, rispondendo ai giornalisti prima dell’imbarco sull’Air Force One nel Maryland. In caso di mancata intesa entro il Ramadan, ha aggiunto Biden, si scivolerebbe verso uno scenario «molto pericoloso» per tutti gli attori coinvolti. (Il Sole 24 Ore)

Gaza, Biden preme su Hamas: «Accettate la tregua adesso». Rimpallo di responsabilità sullo stallo. I jihadisti: sta a Israele dire sì. Gli Usa a Gantz: fare di più. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Che il disastro del convoglio umanitario a Gaza giovedì scorso, con la morte e l’uccisione di più di cento palestinesi, sia stato un punto di svolta per l’amministrazione Biden si capisce dalla pressione sempre più ineludibile sul tema degli aiuti nella Striscia. In questa fase – superata la soglia dei 30 mila morti denunciati dal ministero della Sanità di Hamas, con metà della popolazione sfollata e una situazione umanitaria definita catastrofica dalle Ong in azione sul territorio – è il tasto su cui i mediatori incalzano le controparti in conflitto. Il premier qatarino, a Washington, insiste sulla volontà di «porre fine alle sofferenze umanitarie a Gaza e che i rapiti ritornino alle loro famiglie» e ha assicurato che continuerà a lavorare per raggiungere un accordo, «malgrado tutti coloro che cercano di minare gli sforzi per ottenere la pace». Al Thani e Blinken, hanno anche invitato Israele «a massimizzare ogni mezzo possibile» per aumentare gli aiuti a Gaza, dove la situazione per i civili è «inaccettabile e insostenibile». (Fabiana Magrì, La Stampa)

Al valico di Rafah, tra 800 tir in attesa e chi chiede invano di rivedere i figli. Davanti al checkpoint con la delegazione italiana: «Gli aiuti sono solo gocce nel mare». (Marta Serafini, Corriere della Sera)

Luigi Manconi su Repubblica: Gaza, perché non si deve usare la parola genocidio. Risponde a requisiti precisi e a circostanze rigorosamente definite. E va evocata, proprio per la sua terribile imponenza etica, solo quando effettivamente se ne verifichino le condizioni.

Federico Varese su Repubblica: “Russia, il dilemma degli oppositori: continuare a vivere nel paese d’origine e rischiare la vita, oppure emigrare ? E la seconda opzione li condanna inevitabilmente ad un ruolo marginale, come hanno scritto di recente diversi commentatori americani?”

Trump vede l’incoronazione. L’incognita del futuro di Haley. Super Tuesday: in Virginia, North Carolina e Vermont vincono Biden e il tycoon. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Super Tuesday 2024, i risultati live delle primarie Usa. Trump stravince. Haley lo batte in Vermont: incognita su cosa farà. Biden perde caucus nelle Samoa. Sono andati alle urne 15 stati, per l’appuntamento più importante delle primarie. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

«Il partito è suo e si riprenderà il Paese. Preparatevi: non ama né la Ue né la Nato». Bannon: agli alleati dovrebbe far pagare anche gli arretrati. Meloni La amo per come sta normalizzando la destra al potere, ma sbaglia ad assecondare Bruxelles. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

L’intervista allo scrittore Percival Everett: “Gli Usa come l’Impero Romano la democrazia è a rischio il tycoon fa leva sull’ignoranza”. L’autore di Erasure confida a Repubblica la sua preoccupazione “Non siamo mai stati in una situazione così”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

Carovita, pure l’Istat certifica: il “carrello tricolore” ha fallito. Il “carrello tricolore”, il calmiere dei prezzi dei beni di largo consumo lanciato dal governo Meloni tra ottobre e dicembre con l’adesione volontaria della distribuzione commerciale, è stato un fallimento. Lo attestano i dati Istat sull’andamento dell’economia italiana nel quarto trimestre dell’anno scorso. Rispetto ai tre mesi precedenti, i consumi delle famiglie sono crollati dell’1,4% nonostante il tentativo di frenare i prezzi. “Dato grave e preoccupante”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Il calo della spesa delle famiglie ha sottratto ben 0,8 punti percentuali alla crescita del Pil, perché i consumi delle famiglie rappresentano il 58,1% del Pil. L’Italia non può crescere oltre lo zero virgola finché le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese: se le famiglie non spendono, i commercianti non vendono e le imprese non producono. O si ridà capacità di spesa alle famiglie, ad esempio riabbassando l’Iva sul gas, o non si va da nessuna parte”, conclude Dona. (Il Fatto Quotidiano)

La forbice in busta paga c’è, ma meno di quattro donne su dieci chiedono un aumento di stipendio. La ricerca di Indeed: peggio dell’Italia solo il Giappone e Singapore. Il 63% delle lavoratrici crede di essere sottopagato, ma la paura di ripercussioni negative frena la richiesta di trattamenti adeguati. (Raffaele Ricciardi, Repubblica)

Daniela Hamaui su Repubblica: “Carriera e stipendio: per le donne con figli, 10 anni di zavorra. Lo studio: le retribuzioni delle mamme calano già alla nascita senza più risalire. Un invito ad abbandonare il posto. Continuare a lavorare significa girare lo stipendio a baby-sitter e nidi”.

Bitcoin, nuovo record storico sopra 69mila dollari. Battuto il livello del 2021, tra afflussi di denaro verso i nuovi Etf e prospettiva di halving. (Repubblica)

Effetto Ucraina due anni dopo: corsa al rincaro di pane e pasta, il rebus dell’olio di girasole. Il Centro di formazione e ricerca sui consumi ha analizzato i prezzi al dettaglio in cinque città italiane a due anni dallo scoppio della guerra. Per l’olio di semi si registrano aumenti al nord, ma secondo Assitol la crisi si è ormai conclusa. (Federico Formica, Repubblica)

«Kate torna». Oppure no? Il giallo della principessa che alimenta mille gossip. La Difesa annuncia un impegno a giugno, poi la marcia indietro. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)

Stupro di gruppo, prima condanna. La vittima: «Si sono bruciati la vita». Palermo, 8 anni e otto mesi di carcere per l’unico che all’epoca era minorenne. Lara Sirignano, Corriere della Sera)

Sì a due mamme sul certificato di nascita. Sara, Elisa e i quattro figli «Le nostre vite in piazza, ma ne è valsa la pena». In aula per prime: «Oggi festeggiamo per tutte». (Michela Nicolussi Moro, Corriere della Sera)

«Anche io sono stato bocciato. I quiz ai test? Domande facili». Burioni dopo le polemiche sui pre-esami: niente drammi, basta studiare di più. (Roberta Scorranese, Corriere della Sera)

García Márquez, Ana l’inquieta nel suo labirinto. Esce l’attesissimo romanzo inedito del premio Nobel scomparso E qui vi regaliamo l’incipit: una donna e madre di 46 anni torna nella sua isola caraibica per visitare una tomba molto speciale… (Repubblica)

L’amore per i dittatori era propaganda: lo scoop che inchioda Oliver Stone. Il regista e il suo socio hanno offerto a vari autocrati di girare e produrre pseudo documentari con il marchio dell’autore americano. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)

Il Corriere intervista Alessandro Lechner sul padre: «Mio padre Bombolo? Non sapeva leggere, lo aiutavo con i copioni. Mia mamma era gelosa per le commedie sexy».

Gli Anniversari

1521, Magellano scopre l’isola di Guam
1831, a Milano debutta la Sonnambula di Bellini
1836, Fort Alamo espugnato: uccisi tutti i difensori
1853, La Traviata di Verdi in scena a La Fenice
1869, presentata la tavola periodica degli elementi
1899, la Bayer brevetta in Germania il nome Aspirina
1901, tentato assassinio a Brema di Guglielmo II
1902, Juan e Carlos Padros fondano il Real Madrid
1918, la nave Cyclops scompare nel triangolo delle Bermude
1921, presentato a NY I quattro cavalieri dell’apocalisse
1946, Ho Chi Minh riconosce il Vietnam
1951, inizia il processo contro i coniugi Rosenberg
1953, Georgij Malenkov succede a Stalin
1957, nasce il Ghana
1957, Israele ritira le truppe dal Sinai
1964, Costantino II re di Grecia
1966, Radio Montecarlo: al via le trasmissioni in italiano
1975, maggiore età abbassata in Italia da 21 a 18 anni
1981, ultima conduzione in Cbs per Walter Cronkite
1983, prima stagione per la United States Football League
1983, primo cellulare in commercio
1984, inizia lo sciopero dell’industria britannica del carbone
1986, Gorbaciov lancia la Perestrojka
1987, si capovolge traghetto nel Mare del Nord: 189 morti
1992, istituito il comune di Fiumicino
1997, rubata a Londra la Testa di donna di Picasso
1998, per la prima volta l’Union Jack a Buckingham Palace
2001, afta epizootica: l’Ue blocca l’export dall’Inghilterra
2005, trafugate a Oslo opere di Munch
2007, record della lotteria Usa Mega Millions: 390 mln

Nati oggi

 

1475, Michelangelo Buonarroti
1483, Francesco Guicciardini
1619, Cyrano De Bergerac
1677, Pietro Micca
1926, Alan Greenspan
1927, Gabriel Garcia Marquez
1942, Mauro Rostagno
1946, David Gilmour
1947, Carlo Gualdi e Dick Fosbury
1950, Vieri Ceriani
1958, Vittorio Agnoletto
1960, Antonietta De Lillo

Si festeggiano Santa Rosa da Viterbo e Santa Coletta

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