“L’ape e la mosca volano entrambe, è dove si posano che fa la differenza” (proverbio francese)
La sorpresa e il caos sono le due parole più gettonate sui giornali a proposito dei ballottaggi francesi: Marine Le Pen finisce terza dopo la sinistra-sinistra di Melanchon (che rivendica la guida del governo) e il partito di Macron. Il presidente ha per ora vinto la sua scommessa impedendo la vittoria della destra amica di Putin ma deve fare i conti con un Paese senza maggioranza, anche se l’Eliseo ha i poteri per restare punto di riferimento. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, non nasconde il suo disappunto parlando di elezioni truccate, mentre Zelensky tace ma tira un grosso sospiro di sollievo visto che Le Pen avrebbe fermato la fornitura di armi che possono colpire in territorio russo. In generale, più e oltre lo scontro destra-sinistra c’è anche Oltralpe un ceto medio impoverito che protesta da una parte e dall’altra e una divaricazione tra “la Francia profonda” e quella delle grandi città, come negli Stati Uniti. Lo racconta bene Aldo Cazzullo sul Corriere.
I riflessi italiani sono abbastanza semplici: Meloni ha evitato che Salvini debordasse oltre quanto già sta facendo se avesse vinto Le Pen e ha meno concorrenza nella leadership europea della destra, Schlein canta vittoria. Repubblica esagera titolando “Rivoluzione francese”, Il Giornale sintetizza così: “Flop Le Pen, Macron prigioniero” (della sinistra che lui stesso ha evocato per impedire la vittoria della destra). Il Fatto titola che “Le Pen sconfitta, sinistra prima e nessun governo”. Il Financial Times fa notare che la seconda economia d’Europa è “nel limbo”.
Il punto vero sono le conseguenze sulla partita dei nuovi assetti della Commissione europea, la maggioranza Ursula tira un sospiro di sollievo, e la stessa Meloni potrebbe essere indotta a spostarsi (come vorrebbe Tajani) in direzione dei Popolari. Quanto ai problemi interni francesi, i commentatori sono concordi sull’italianizzazione dello scenario politico parigino, con il Parlamento più centrale e la possibilità di un governo tecnico. L’affluenza è stata record, 67 per cento. Il Corriere stima che i francesi hanno acquistato aziende in Italia per 20 miliardi in 4 anni.
Raffaele Fitto va alla masseria di Vespa e dice che della Von der Leyen l’Italia dovrà valutare innanzi tutto il programma, cosa assolutamente coerente anche se maschera maggiore incertezza rispetto ai giorni scorsi. La stessa cosa dice Lollobrigida. Decaro, uno dei più votati europarlamentari del Pd, fa da sponda a Fitto oltre l’appartenenza pugliese, dice che ha lavorato bene ed è pronto a sostenerlo come commissario, sia pure con discrezione.
A New York, alle celebrazioni per i 75 anni della Nato, si discute dell’aumento delle spese militari per i paesi europei, e un due per cento in più potrebbe cambiare molte scelte anche nella legge di bilancio d’autunno. Intanto Orban continua il suo tour promozionale personale (e anche per conto di Putin) e va in Cina.
Repubblica scrive che l’Inail ha un tesoretto da tre miliardi non utilizzato, mentre aumentano gli infortuni sul lavoro.
Milena Gabanelli e Simona Ravizza spiegano perchè il provvedimento sulle liste d’attesa è un flop: solo sanzioni, niente soldi e privati alla finestra.
Hamas sceglie di negoziare anche senza tregua permanente.
Il Cardinal Ruini ricoverato al Gemelli per problemi al cuore, condizioni stabili.
Hamilton vince il Gran Premio d’Inghilterra davanti a Verstappen. Leclerc 14esimo. Sinner e Paolini avanzano a Wimbledon.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Vittoria del Fronte popolare. Le destre soltanto terze. L’alta affluenza ribalta i sondaggi. I centristi secondo blocco. Il rebus della governabilità. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
“Macron si deve dimettere o deve darci l’incarico. Il nostro popolo ha votato in coscienza. Ha scartato il peggio. La
mobilitazione ha permesso di strappare un risultato che si diceva impossibile”: Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, è stato il primo a prendere la parola ieri sera. I primi risultati del ballottaggio alle Legislative anticipate in Francia erano stati appena usciti: le urne hanno ribaltato le classifiche del primo turno del 30 giugno, portando in testa il Nuovo fronte popolare (Nfp), l’alleanza delle sinistre, facendo precipitare il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen in terza posizione, e dando inaspettatamente a Ensemble, la coalizione del presidente Macron, il secondo posto. (Luana De Micco, Il Fatto Quotidiano)
L’alleanza anti-natura porterà alla palude L’Eliseo si aggrapperà a gollisti e socialisti. H anno fermato la destra del Rassemblemant National, ma hanno anche chiuso la porta in faccia alla governabilità e alla democrazia. Da ieri sera la Francia è un paese paralizzato incapace di darsi un esecutivo che non coinvolga la sinistra estremista e antisemita della «Francia Indomita» (La France Insoumise) di Jean Luc Melenchon. «Il voto non risponde alla domanda su chi governerà», confermavano ieri sera fonti dell’Eliseo dove il presidente Emmanuelle Macron era riunito con ministri e collaboratori per analizzare le possibili alleanze di governo. Prima di tutte quelle con una sinistra ripulita dai deputati di Insoumise e con quei repubblicani gollisti rimasti lontani dal Rassemblemant National. In tutto ciò i primi a restare con l’amaro in bocca sono Jordan Bardella e Marine Le Pen. Dopo tante battaglie s’erano convinti di aver finalmente esorcizzato l ‘ ultra- ventennale « diabolisation». Invece no. La demonizzazione del loro movimento funziona ancora. Soprattutto se accompagnata da un formidabile «catenaccio» elettorale. (Gian Micalessin, Il Giornale)
Il fronte democratico risveglia la République: Le Pen è sconfitta. La sinistra e Macron avranno più seggi della destra, solo terza. A Parigi si festeggia in piazza. L’affluenza record al 67% e i patti di desistenza fermano il Rassemblement. (Anais Ginori, Repubblica)
Storia (e tattica) di un colpo di teatro. Macron si salva ma dovrà coabitare. Può respingere le dimissioni del «suo» premier Attal. (Alessandra Coppola, Corriere della Sera)
Il Nuovo Fronte Popolare punta a guidare il Paese Ma è diviso sul presidente. Riunita in Piazza della battaglia di Stalingrado la gauche celebra una vittoria sperata ma inattesa e fissa le sue “linee rosse”: nessuna stampella al presidente e marcia indietro sulla riforma delle pensioni. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
Ezio Mauro su Repubblica: Il vero suffragio universale. Al momento decisivo, un’altra Francia prende il sopravvento, il Paese antifascista della libertà e dei diritti.
Le dinamiche francesi avranno inevitabilmente un impatto sulla nascente maggioranza che guiderà la prossima legislatura al Parlamento europeo. E viceversa. Perché le fasi post- elettorali coincideranno con l’ultimo miglio dei negoziati a Bruxelles per assicurare a Ursula von der Leyen una maggioranza al Parlamento europeo. E le evoluzioni politiche nelle due capitali d’Europapotrebbero influenzarsi a vicenda.
«Il rimpasto elettorale francese in corso coincide con un’importante riconfigurazione del panorama politico dell’Ue – spiega Alberto Alemanno, professore di diritto europeo all’Hec di Parigi –. Grazie a questo risultato elettorale inaspettato, Macron continuerà ad avere la possibilità di plasmare non solo la Francia, seppure ridimensionata, ma anche l’Ue alla vigilia del voto su von der Leyen e sul prossimo collegio dei commissari». Non è un mistero che le istituzioni di Bruxelles, ma anche i mercati finanziari, non vedano di buon occhio l’avanzata e le ambizioni governative della “France Insoumise” di Mélenchon. Il programma elettorale dell’estrema sinistra rappresenta un campanello d’allarme per la stabilità dei conti pubblici. (Marco Bresolin, La Stampa)
Aldo Cazzullo sul Corriere: Francia, il voto popolare e due messaggi che nessuno. La vittoria della sinistra, la rivincita di Macron e l’incertezza sul governo che si andrà formando.
Ore 20, i dati spengono la festa di Bardella e Le Pen: silenzio e rabbia tra i sostenitori. «Contro di noi l’alleanza del disonore». Bardella sconfitto al secondo turno delle legislative, dopo aver accarezzato per giorni il sogno di governare. Al quartier generale la festa – tra catering di altissimo livello e flute di champagne – si spegne prima di iniziare. E Le Pen compare solo in tv: «La marea sale e salirà, abbiamo raddoppiato il numero di deputati». (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Il tribuno Mélenchon tra birre e canti. «A noi il governo, ecco le condizioni». Il leader degli «insoumis»: no sotterfugi. Ma Glucksmann: restiamo adulti. Di fronte a un’Assemblea divisa tutti noi, esponenti dei partiti di ogni orientamento politico, dovremo comportarci da adulti: parlare, discutere, dialogare Raphaël Glucksmann. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Gros sulle elezioni in Francia: “Ma attenzione all’effetto sui mercati. Con questo risultato c’è il rischio instabilità”. L’economista: “Preoccupato per i conti pubblici: il Paese è in procedura d’infrazione per l’eccessivo disavanzo e Melénchon vuole continuare a spendere”. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
In Italia l’opposizione esulta. Schlein: la destra si può battere. Conte: premiati i progressisti. I socialisti spagnoli festeggiano. Gentiloni: vive la République. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
«Ottima notizia per l’Europa. Ma bisogna dare risposte alle ansie emerse con le urne». Letta: il centrosinistra qui trovi una sua strada, come fu con Prodi. La chance. Questo secondo turno è l’ultima chance data dagli elettori francesi alla politica europeista. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Palazzo Chigi vede un Paese diviso. E sottolinea la «stabilità» di Roma. Il verdetto per Le Pen considerato anche come una battuta d’arresto per l’alleato Salvini. La soddisfazione sulla scelta di Starmer: ha chiamato l’Italia prima di Berlino o Parigi. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)
La Lega e la scelta anti Ue, entra nel gruppo di Orbán «Ora conteremo di più». I «Patrioti» verso quota 82, sarebbero davanti a Ecr. Oggi lo scioglimento di Id. In Europa aumenta la distanza tra la premier e il suo vice. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)
La sconfitta del Rassemblement rafforza una convinzione: Marine Le Pen da oggi entrerà nel nuovo gruppo dei Patrioti di Viktor Orbán. Che succederà da quel momento? Giorgia Meloni si aspetta ripercussioni interne: la Lega adesso colpirà ancora più duro. Forte di quel grande gruppo sovranista che per anni ha invocato, Matteo Salvini metterà tutta la pressione possibile sulla premier, in vista del voto su Ursula von der Leyen previsto fra dieci giorni a Strasburgo. C’è anche un altro fronte che preoccupa Fratelli d’Italia. Al centro del vertice Nato che comincia domani a Washington ci sarà l’aumento delle spese militari. L’Alleanza atlantica, come noto, chiede agli Stati membri di investire il 2% del Prodotto interno lordo, un obiettivo ancora lontano per l’Italia, al quale occorrerà avvicinarsi. E in questo senso, il possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump non allenterà il pressing americano. Bisognerà spendere di più, quindi, e le continue dichiarazioni “pacifiste” di Salvini lasciano pensare che il percorso sarà pieno di ostacoli, non solo per questioni di bilancio.Meloni, però, è convinta che i due maggiorenti dei Patrioti, Orbán e Le Pen, avranno un atteggiamento diverso. (Federico Capurso e Francesco Olivo, La Stampa)
Meloni alla Nato: 2% per le spese in armi. Due incroci pericolosi sulla rotta Bruxelles-Washington. Che rischiano di mandare nel caos la maggioranza di governo. Perché l’argomento è tra i più scivolosi nelle cancellerie internazionali e diventerà la faglia, in Europa e negli Stati Uniti, della politica estera dei prossimi mesi: il sostegno militare all’Ucraina. Oggi a Bruxelles, passate le elezioni francesi, si formerà il gruppo “Patrioti per l’Europa” di cui faranno parte i leader di estrema destra europei Viktor Orbán, Marine Le Pen e Matteo Salvini che nelle ultime settimane hanno accentuato, seppur con sfumature diverse, le posizioni filo-russe. Dall’altra parte la premier italiana Giorgia Meloni volerà a Washington dove, da domani a venerdì, parteciperà al vertice Nato con altri 40 capi di stato e di governo: al summit, spiega una fonte diplomatica italiana, la premier dovrà dare garanzie agli alleati atlantici di iniziare un percorso di investimenti per portare le spese militari al 2% del Pil entro il 2028, un impegno che i governi precedenti hanno preso ma senza una precisa road map per raggiungerlo. L’obiettivo è ancora lontano: servirebbero circa 10 miliardi l’anno. (Giacomo Salvini, La Stampa)
Decaro apre a Fitto commissario: con lui abbiamo sempre collaborato. Il ministro scherza: mi sono messo a dieta. E dal Pd filtrano altri spiragli per lui. L’ex sindaco di Bari: vorrei la maggioranza Ursula senza FdI ma nel segreto dell’urna… (V. Pic., Corriere della Sera)
Francesco Lollobrigida «Salvini ci punzecchia? In politica contano gli atti concreti, non ci sono difformità». Il ministro: in Algeria via ai progetti del piano Mattei. Contro Le Pen hanno creato un’alleanza innaturale. Il fatto che la Francia non abbia un governo stabile è un problema per tutta l’Europa. Sceglierà Meloni ciò che è meglio. Sull’agricoltura la presidente Ue ha cambiato atteggiamento dopo 4 anni micidiali. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
Sanità, liste di attesa: dov’è la fregatura. Il decreto Meloni propone misure già previste e mai attuale il monitoraggio di visite ed esami finora è un fallimento. I privati non collaborano mai. Pochi soldi, solo più sanzioni. Unica vera novità: medici e infermieri beneficeranno di un’agevolazione fiscale del 15% sui compensi per le prestazioni aggiuntive. Il medico che oggi prende 100 euro lorde l’ora, di fatto, è come se ne prendesse 150. La misura costerà in 3 anni (2025-2027) 491,7 milioni di euro, sempre a carico del Fondo sanitario nazionale. Il decreto si concentra sull’obiettivo di produrre più prestazioni, ma non interviene sull’appropriatezza: nel 2023 le prescrizioni delle prime visite sono aumentate del 31% rispetto al 2019 e quelle delle risonanze magnetiche del 38% (dati Agenas). Resta il fatto che oggi gli italiani per superare le liste di attesa spendono di tasca loro per le visite ambulatoriali e gli esami diagnostici oltre 8 miliardi all’anno (dati Cergas-Bocconi). (Milena Gabanelli, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
La Nato teme la fronda dell’Est. “Orban non è il solo guastafeste”. Occhi puntati sui leader della Nato che si riuniscono da domani a giovedì al vertice di Washington, dove 75 anni fa fu firmato il trattato costitutivo dell’Alleanza. Diverse le novità, la Svezia sarà ufficialmente accolta come membro a pieno titolo, al contempo sarà ufficializzata la nomina a segretario generale dell’olandese Mark Rutte, che a ottobre prenderà il posto di Jens Stoltenberg. Il vertice vedrà l’esordio di nuovi volti, uno dei quali è il neopremier britannico, Keir Starmer. In cima all’agenda dei lavori ci sono le iniziative di deterrenza e difesa, e la modulazione di strategie e procedure per realizzare e rafforzare partenariati e relazioni con vari Paesi. Si ragionerà inoltre sulla gestione delle catene di approvvigionamento e di acquisizione. Non ci saranno tuttavia grandi celebrazioni, affermano alcuni diplomatici dell’Alleanza, dietro i sorrisi di circostanza si celano timori e dubbi di diversa natura. Le forze russe stanno facendo progressi sul fronte orientale dell’Ucraina nel terzo anno di guerra, e ciò ha spinto gli alleati di Kiev a fare di più, dalla consegna delle batterie di difesa aerea Patriot all’agognata fornitura dei caccia F-16, tutti previsti per la fine dell’anno. (Francesco Semprini, La Stampa)
Hamas sceglie di negoziare anche senza tregua permanente. Israele, il premier Netanyahu tra i due fuochi di ministri oltranzisti e opposizione. In mano agli islamisti di Gaza ancora 116 persone. Per l’esercito 30 sono morte. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Il lobbista Podesta: “Biden è molto testardo ma per il bene del Paese il cambio è necessario”. Intervista a Tony Podesta sul futuro del presidente degli Stati Uniti. “Se non si ritira, i Dem rischiano di perdere anche Camera e Senato. Harris sostituta naturale, ma ci sono valide alternative”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Tour e comizi, Biden rialza la testa. Ma i Dem «pregano» per il ritiro. Il presidente americano durante una serie di appuntamenti elettorali in quello che è uno degli stati chiave per la conquista della Casa Bianca torna a ribadire che «la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Vinceremo queste elezioni e batteremo Donald Trump». Biden è più che determinato a rimanere in corsa, e per ora solo cinque deputati dell’Asinello hanno chiesto pubblicamente un suo passo indietro, ma molti altri privatamente sarebbero frustrati dal suo atteggiamento troppo spavaldo sul risultato del voto. Secondo quanto riporta il New York Times sulla base di interviste con oltre 50 democratici, le preoccupazioni aumentano. (Valeria Robecco, Il Giornale)
La tentazione di Starmer, via le barriere con la Ue. Blair: pensi all’immigrazione. Le accuse dei conservatori e il richiamo dell’ex premier. La necessità, da un lato, di recuperare voti a sinistra, dall’altro di contenere il populismo. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)
Vittima di fake news il 62% degli italiani: “Colpa della Russia”. Notizie false, video e voci manipolate dall’IA più diffuse quando si parla di gossip e politica. Il 71% dei giovani teme di aver creduto alle “bufale”. Per la maggioranza Facebook è il social dove circolano di più, seguito da Instagram. (Antonio Noto, Repubblica)
Alex, interrogati in 5 «Lo sciamano e il suo compagno lo hanno seguito». Treviso, la madre del barista: temono di dire la verità. Il 25enne aveva le costole rotte. Da ricostruire un buco di quattro ore. (Roberta Merlin, Corriere della Sera)
Il 7 ottobre e i miei Pink Floyd. Lo scrittore Keret e il «messaggio» a Roger Waters dopo le frasi negazioniste sul massacro di 9 mesi fa. Il dolore e la nostalgia per «Wish you were here». (Corriere della Sera)
Un tuffo nella libertà alla Spiaggia dei valori. “Qui i disabili più gravi possono fare il bagno”. È a Punta Marina, nel Ravennate. “L’idea è nata quando mio marito si è ammalato di Sla: il mare era un miraggio, oggi il suo sogno è una realtà”. (Caterina Giusberti, Repubblica)
La corsa all’eolico divide la Sardegna. “Troppe pale rovinano il paesaggio”. La legge regionale che blocca i nuovi impianti è a rischio incostituzionalità Legambiente: “Inquiniamo più degli altri, dobbiamo fare la nostra parte”. (Francesca Zoccheddu, Repubblica)
Quando Pavarotti mi confessò che non sapeva leggere la musica. Il grande tenore raccontato da Valerio Cappelli: «Scrivilo, mi renderai più umano e la gente si identificherà con me». (Valerio Cappelli, Corriere della Sera)
Repubblica intervista al cantante Raiz: “Non sempre l’amore vince sulla morte. Ora sto imparando a vivere di nuovo. Ho perso mia moglie alcuni mesi fa e messo in piazza il mio privato intenzionalmente: mi serviva, cercavo consolazione”.
Gli Anniversari
52ac, Giulio Cesare getta le basi di Parigi
1167, Innocenzo III scomunica Ruggero II
1497, Vasco da Gama salpa da Lisbona
1776, mostrata a Filadelfia la Dichiarazione d’indipendenza
1822, muore in Italia Percy Bysshe Shelley
1897, emanata la costituzione della Repubblica cisalpina
1889, nelle edicole il primo numero del Wall Street Journal
1904, in Italia obbligo scolastico da 9 a 12 anni
1919, nasce l’Associazione nazionale alpini
1947, Nuovo Messico: un Ufo si sarebbe schiantato al suolo
1972, attentato a Beirut: ucciso lo scrittore Kanafani
1977, giovane sparato e ucciso a Roma per errore
1978, Sandro Pertini settimo Presidente
1988, Stevie Wonder: mi candiderò a sindaco di Detroit
1994, muore a Pyongyang Kim Il Sung
1994, si apre a Napoli il 20° G7
1997, Repubblica Ceca Ungheria e Polonia presto nella Ue
2000, World Gay Pride a Roma nell’anno del Giubileo
2011, ultima missione per la navetta spaziale Atlantis
Nati oggi
1621, La Fontaine
1831, John Pemberton
1934, Marty Feldman
1940, Sergio Cola
1941, Pierre Dukan
1942, Cesare Lanza e Pier Luigi Celli
1945, Mara Malavenda
1951, Antonio Paravia
1955, Donatella Rettore
1965, Virgilio Degiovanni
Si festeggiano Sant’Edgardo e Santa Priscilla
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