“Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconta”. (Pablo Neruda)
La magistratura con i suoi pm colpisce dopo tre anni di indagini a tappeto, fa pure un comunicato (cosa insolita) e fa capire di avere ben altro in canna oltre le accuse di corruzione. Il presidente della regione Giovanni Toti, già per una brevissima stagione “delfino” di Berlusconi, ai domiciliari, il suo capo di gabinetto pure ma per voto di scambio con ambienti malavitosi/mafiosi. L’ex presidente dell’autorità portuale, Signorini, è il beneficiario di quei benefit (dalle escort alle fiche per giocare al Casinò di Montecarlo) che eccitano l’opinione pubblica. Spinelli, ex patron del Genova calcio e titolare di concessioni portuali, ed Esselunga gli interlocutori imprenditoriali. Repubblica titola “crolla il sistema Toti”, dando per certo che esistesse un metodo e una consuetudine corruttiva. Anche La Stampa, molto diffusa in Liguria, è colpevolista anche se Mattia Feltri in prima pagina difende Toti a spada tratta. Il Fatto sfotte (“per Toti il terzo mandato. Di cattura”), i giornali di Angelucci fanno quadrato a difesa, Sallusti nell’editoriale del Giornale mette la mano sul fuoco sull’onestà dell’ormai ex governatore, suo amico personale. L’avvocato di Toti dice che il suo assistito non si dimette ma si sospende dalla carica. Per questo Meloni è fredda, vorrebbe che lasciasse. Nordio invece si espone contro i pm. Sui magistrati altre due notizie: il Csm retrocede Fabio De Pasquale: “non è imparziale”, altro segnale del declino dell’influenza della Procura di Milano. Anche Boccassini viene indagata a Firenze per non aver rivelato l’identità di una fonte del giornalista di Repubblica, Giuseppe D’Avanzo che attaccava Berlusconi.
Dopo che la sinistra è stata sulla graticola per la Puglia, ma senza arresti eclatanti, ora il colpo a destra. Ovviamente a destra si scrive della solita “giustizia a orologeria” mentre a sinistra si sottolinea che in Italia si è molto frequentemente in campagna elettorale e dunque la magistratura non dovrebbe indagare più. In ogni caso, si tratta di un copione già visto: la politica costa e anche il più onesto dei politici (ammesso che Toti lo sia) deve procurarsi le risorse e appalti e concessioni pubbliche sono tentazioni ricorrenti, la legge sul finanziamento dei partiti lascia spazi di interpretazione, il paese è piccolo e la gente mormora. Non a caso, è il manager Signorini e non il politico Toti quello che non ha remore nel chiedere benefit e favori a Spinelli. E, purtroppo, nessuna forza politica può considerarsi davvero innocente. Ovviamente, anche i commenti sono ripetitivi.
Resta sempre, e non potrebbe essere altrimenti, la grande incognita della situazione internazionale: Israele prende il valico di Rafah e l’affida alla gestione Usa, e non vuol saperne di accordi che giudica solo specchietti per le allodole. Putin si fa incoronare capo assoluto della Russia per i prossimi sei anni, e c’è polemica per gli ambasciatori di Malta, Grecia, Slovacchia e Ungheria che hanno partecipato alla cerimonia. Giallo sulla presenza di un rappresentante diplomatico francese.
Sergio Mattarella parla chiaro all’Onu: «Premiare Mosca sarebbe pericoloso». Su Gaza: «Evitare operazioni militari, le conseguenze sui civili sarebbero drammatiche».
Il Messaggero scrive che Giorgia Meloni vorrebbe indicare Elisabetta Belloni come commissario alla Difesa nella nuova Commissione europea. La cosa stride con le aspirazioni di Fitto e dello stesso Giorgetti, ma il legame tra le due donne è molto solido.
Il Sole apre sulla povertà in lieve diminuzione e sulla pressione fiscale che resta elevata al 47,6 per cento. Poi sottolinea che nel mondo il debito è al 300 per cento del Pil. Repubblica fa notare che 66 miliardi dei 117 totali dei crediti fiscali del Superbonus sono stati prodotti durante l’attuale governo e scrive sullo scontro tra Salvini e Urso sugli incentivi alle auto (che privilegia di fatto quelle elettriche cinesi), che il capo della Lega non vuole anche se sul provvedimento c’è anche il concerto del suo ministero.
La Fondazione Crt va avanti mentre Giorgetti non decide sul commissariamento e nomina Lucia Calvosa, ex presidente Eni e amica e consulente del Fatto nel Cda di Cassa depositi e prestiti.
Mentana prepara la rottura con Cairo e La7, forse per andare a fondare il tg di Discovery. Altrimenti non avrebbe risposto con studiata durezza a Lilly Gruber che lo aveva accusato di “incontinenza” per aver sforato di 15 minuti con il suo tg e non avrebbe definito “ignavi” i vertici aziendali che non lo hanno difeso visto che con il suo tg lo share della rete passa dall’uno al nove per cento e traina anche Otto e mezzo.
Il presidente del Lazio, Francesco Rocca, assume in un colpo solo 10 mila tra medici, infermieri e operatori sanitari (tra nuovi contratti e stabilizzazioni) entro il 2024 e si prende i complimenti della premier e dei sindacati. Fatica però a trovare gli specialisti.
Muore per un malore improvviso il sessantunenne Fabio Gallia, ex capo di Bnl e Cdp, persona stimata (quasi due pagine di necrologi sul Corriere, anche se ora era solo consigliere di Edison).
Anche quest’anno il Psg dice addio ai sogni di conquistare la Champions, perde in casa la seconda semifinale con l’outsider Borussia Dortmund, che è comunque campione di Germania che ha un campionato più duro di quello francese. M’bappè, peraltro poco servito dai compagni, gioca anche male. Stasera il ritorno dell’altra semifinale tra Real Madrid e Bayern.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimemti. Terremoto Liguria: «Soldi in cambio di favori». Toti ai domiciliari. Genova, accusa di corruzione anche per l’imprenditore Spinelli e l’ex capo dei porti Signorini. I l governatore: « Sono tranquillissimo». (Giulia Mietta, Corriere della Sera)
Il governatore della Liguria agli arresti domiciliari. È accusato di corruzione: favori in cambio di voti e soldi per le elezioni. In carcere l’ad di Iren. Nei guai anche l’ex presidente del Genoa.
Un’inchiesta sta terremotando la politica ligure. Alle tre di notte di ieri il governatore Giovanni Toti è stato arrestato in un albergo di Sanremo, dove si trovava in vista di una conferenza stampa con Flavio Briatore. L’accusa è di aver ricevuto finanziamenti elettorali in cambio di concessioni e sblocco di pratiche burocratiche. Per il gip «dalle indagini è emersa una allarmante abitualità e sistematicità di un meccanismo perfettamente collaudato». Gli indagati sono in tutto 25, con dieci misure cautelari. Le accuse contestate, a vario titolo, sono di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa e favoreggiamento personale. L’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale ad di Iren Paolo Emilio Signorini è stato portato nel carcere di Marassi. Sono finiti ai domiciliari come Toti, il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani (raggiunto anche da un’ordinanza di arresto per corruzione della Procura della Spezia), organizzatore delle campagne elettorali della lista «Cambiamo con Toti», e l’imprenditore Aldo Spinelli, secondo i pm il più attivo nell’opera di corruzione. Tutti e tre hanno «divieto di comunicazione con qualsiasi mezzo con persone diverse dagli stretti congiunti e familiari che con loro coabitano o li assistono». A Roberto Spinelli, figlio di Aldo, a Francesco Moncada (marito di Marina Caprotti), membro del Cda di Esselunga, e a Mauro Vianello, imprenditore nel settore portuale, è stato vietato l’esercizio dell’attività imprenditoriale. (Giacomo Amadori, La Verità)
Il sistema Toti alle urne: “Vediamoci sul tuo yacht, ho bisogno di una mano”. Il gip: il governatore, ora ai domiciliari, per reperire fondi mise la propria funzione a disposizione di interessi privati in quattro campagne elettorali. (Giuseppe Filetto e Marco Lignana, Repubblica)
«Sono buttato in barca da Aldo, facciamo la proroga così è tranquillo». Le intercettazioni del presidente: «Le spiagge libere? Mettiamoci un piede dentro». «Ora festeggiamo, dai porta un po’ di caviale. Così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiamo bisogno di una mano». Dall’ufficio di Toti. Moncada in vivavoce chiama Brunetta: «Abbiamo bisogno del governatore». L’allora ministro risponde che sta organizzando l’incontro. I voti pericolosi. Il pacchetto di voti di persone originarie di Riesi viene dirottato sulla lista Toti. «Non vorrei trovarmi la Dia», commenta Cozzani. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
La pesca a strascico della procura che trasforma frasi in corruzione. Gli italiani devono sapere che per quasi cinque mesi è circolato un individuo «socialmente pericoloso» che poi è Giovanni Toti: è questa l’attribuzione di chi incorre nel rischio di «reiterare il reato» ed incorre nel rischio di poter fuggire dal Paese o peggio occultare le prove sparpagliate negli ultimi anni, e insomma, è questo, oggi, in Italia, che dovrebbe motivare ufficialmente un arresto: ed è appunto dal lontano 27 dicembre che questo ordine d’arresto attendeva di essere firmato dal giudice, mentre Toti circolava incredibilmente libero. A fare i precisi, non sono neanche cinque mesi, ma più di tre anni con Toti intercettato di conseguenza: da cotanto tempo duravano le indagini, ma ecco, l’urgenza degli arresti (domiciliari, ma arresti) è scattata proprio ora, a venti giorni dalle elezioni europee: segno che in Italia si vota troppo spesso. Una precisazione necessaria ai tempi dei social network: stiamo facendo ironia. (Filippo Facci, Il Giornale)
La freddezza di Meloni per le mancate dimissioni di Toti. E Nordio critica i pm. La premier preoccupata per le Europee e per gli sviluppi dell’inchiesta. Schlein, Conte e Fratoianni chiedono le dimissioni. (Tommaso Ciriaco, Emanuele Lauria, Repubblica)
Tangentopoli in Liguria. Secondo i magistrati un sistema di potere ha indirizzato per anni, con responsabilità e azioni diversificate in un cronico intreccio di tangenti e favori, alcune delle operazioni politico-amministrative più importanti avvenute in Liguria: in primis la mega-concessione per gestire fino al 2051 il Terminal Rinfuse, uno dei principali del porto genovese, e poi il via libera all’espansione dei supermercati Esselunga e la riconversione d’un pezzo di litorale nel Savonese. Al vertice della consorteria, secondo il tribunale di Genova, c’erano il presidente della Regione Giovanni Toti (rieletto nel 2020 alla guida d’una coalizione di centrodestra), l’ex numero uno dell’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini (dal 2023 ad della multiutility Iren) e l’imprenditore Aldo Spinelli, ex presidente del Genoa e del Livorno calcio. Sono in arresto con l’accusa di corruzione, su ordine della giudice dell’indagine preliminare Paola Faggioni che ha disposto il carcere per Signorini, mentre per Toti e Spinelli sono scattati i domiciliari. Una misura interdittiva è stata invece emessa per il manager Esselunga Francesco Moncada, marito di Marina Caprotti (non inquisita e figlia di Bernardo, creatore dell’impero dei supermercati), accusato d’aver pagato tangenti a Toti. (Matteo Indice, La Stampa)
Nordio: perplessità sui tempi. E FdI non esclude le elezioni. Il Pd vuole il voto e attacca il ministro. Lollobrigida: arresti clamorosi a 20 giorni dalle urne. Francesco Lollobrigida: Queste lunghe indagini, durate tre anni, si concludono a venti giorni dalle Europee. Antonio Tajani: Sono convinto che farà di tutto per dimostrare la propria innocenza, l’estraneità alle accuse. Giuseppe Conte: È bene che ne tragga le conseguenze per tenere al riparo le istituzioni da quello che è un discredito. Carlo Nordio: Sono stato pm per 40 anni e raramente ho chiesto provvedimenti cautelari dopo anni. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
L’arresto del governatore della Liguria Toti e di alcuni dei suoi più stretti collaboratori con gravi accuse di corruzione, e perfino, ma si tratta di ipotesi da dimostrare, di contiguità con organizzazioni mafiose, irrompe in una campagna elettorale già segnata da altre inchieste che hanno colpito esponenti della maggioranza e dell’opposizione, da Torino a Bari a Palermo. Così che si può dire che quasi nessun partito la scampi e nessuno si possa sentire in diritto di accusare il proprio avversario, senza sapere cosa lo aspetta il giorno dopo. Si sa: i magistrati da tempo non osservano la tregua elettorale che in altri tempi li spingeva ad evitare denunce ed arresti nei periodi che precedono le urne. E tuttavia c’è una circostanza che stavolta potrebbe rendere più complicato l’intreccio tra politica e giustizia attorno al quale, ad oltre trent’anni da Tangentopoli, il sistema italiano rimane bloccato. È l’annuncio che il governo sta per fare della legge sulla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistratura giudicante. Un testo di cui ieri il ministro Guardasigilli Nordio ha discusso con i vertici dell’Anm, il sindacato delle toghe, che teme che la distinzione tra rappresentanti della pubblica accusa e giudici possa rappresentare l’anticamera della sottomissione dei pm all’esecutivo, cosa che ovviamente il governo nega. (Marcello Sorgi, La Stampa)
Lirio Abbate su Repubblica: Nessun contrasto alla corruzione. Quasi ogni mese si registra in varie città l’arresto di almeno un amministratore pubblico.
L’ascesa e la caduta del presidente «per caso». «Fatemi uscire da questo incubo». In campo da delfino di Berlusconi, nel 2015 conquistò la vittoria in Liguria. Poi la crescita, tra candidati sindaci e la lista personale che arrivò al 23%. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Spinelli e le mani sul porto: “Così ci dividiamo pani e pesci”. L’assalto alle concessioni. Sollecita Aponte: “Lei non mi aiuta!”. E il patron di Msc chiama il sindaco Bucci che convincerà il membro riluttante del comitato portuale. (Marco Preve, Repubblica) Gli Spinelli simbolo tra porto e calcio. Signorini, il manager spinto dai politici. Nell’inchiesta coinvolti imprenditori, dirigenti ed ex sindacalisti. La figura dei fratelli Testa. (Massimiliano Jattoni Dall’Asén, Corriere della Sera)
Giovanni Bianconi sul Corriere: Il momento delle scelte. La politica non può limitarsi recriminare sui tempi delle iniziative giudiziarie, ma deve agire e trovare gli anticorpi.
Meloni cerca un patto con Haftar: più soldi dal petrolio, ma via i russi. La presidente del Consiglio a Bengasi incontra il generale. Due le richieste: non trasformare l’Est in una base di Mosca e fermare le partenze dei migranti in cambio di maggiori ricavi dal greggio. L’idea di portare la serie A in tournée. (Tommaso Ciriaco e Leonardo Martinelli, Repubblica)
Europee, il duello Urso-Salvini. E Meloni spinge sul premierato. La lite tra ministri sui bonus per le auto elettriche. Renzi punge Schlein: chi vota lei, vota Cgil. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)
Indennità, sgravi, Ponte e reddito minimo europeo. Nel «promessificio». anche la squadra di calcio. La rassegna degli annunci dei partiti in vista delle Europee. La direttiva green. La battaglia per evitare spese monstre sulla casa a causa della direttiva green. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Si ripropone l’interrogativo sul governo delle regioni. Al di là dell’eco rumorosa dell’inchiesta che sta destabilizzando la Liguria, emerge la questione di fondo del governo delle regioni. Dovere registrare in poche settimane iniziative giudiziarie in Puglia, Piemonte, Sicilia, e ora Liguria, da una parte rilancia il tema del conflitto tra politica e magistratura: tanto più mentre il governo sembra deciso a mettere mano a una riforma della giustizia sgradita a gran parte degli interessati. Ma dall’altra segnala una questione più generale.
Rai, un day after da resa dei conti. Tensioni, accuse e guerra di cifre. Un caso i nuovi dati di adesione allo sciopero (56%). Il ministro della Cultura all’attacco di Usigrai. Usigrai: regole di base violate e precettazioni. Unirai: orari applicati con inusuale rigidità. (A. Bac., Corriere della Sera)
Il silenziatore su guai e gaffe di ministri e familiari. I diktat meloniani sui tg Rai. Far fallire lo sciopero Usigrai ultimo atto di una strategia. Le redazioni sotto pressione dai direttori filo- governo. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Sì della Camera alla proposta di legge anti moschee, adesso il testo passa al Senato. L’opposizione: “Una proposta incostituzionale e discriminatoria”. In aula il capogruppo di FdI e primo firmatario Foti ha parlato di locali inadeguati come garage e magazzini. La deputata Dem Ouidad Bakkali: “Ma quale idea di società avete?”. (Repubblica)
Diminuisce il rischio povertà, primi effetti dell’assegno unico. Cala il rischio di povertà o esclusione sociale in Italia: nel 2023 la popolazione a rischio è scesa al 22,8%, rispetto al 24,4% del 2022, e anche la quota di popolazione a rischio di povertà – parametro statistico differente rispetto al precedente – scende al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente), mentre
sale la popolazione della fascia più debole definita come “condizione di grave deprivazione materiale e sociale”, al 4,7% rispetto al 4,5%. L’Istat comunica che nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), mentre segna una netta flessione in termini reali (-2,1%) tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno: sul 2021 i redditi familiari medi reali sono diminuiti soprattutto nel Nord-ovest (-4,2%) mentre minore è stata la riduzione nel Nord-est (-1,1%), nel Centro (-0,9%) e nel Mezzogiorno (-1,2%). Nel 2023, il 18,9% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà (circa 11 milioni e 121mila individui) avendo avuto, nell’anno precedente l’indagine, un reddito netto equivalente, senza componenti figurative e in natura, inferiore al 60% di quello mediano (11.891 euro). (Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore)
«Serve un piano Marshall per la crescita dell’Africa. Clima, no alle ideologie». Tajani al Festival del Cambiamento. Il ruolo delle tecnologie. (Sara Tirrito, Corriere della Sera)
Ex Ilva, pronti 400 milioni per ripartire. Un piano in tre fasi per Taranto, Genova e Novi Ligure. Il management di Acciaierie d’Italia illustra gli interventi ai sindacati, che chiedono impegni concreti per il rilancio della produzione e il rientro dei lavoratori dalla Cig. Il ministro Urso: lo scudo legale per proteggere gli acquirenti si farà in Parlamento. (Raffaele Lorusso, Repubblica)
Unicredit batte le stime, utile a 2,6 miliardi (+24%). I dati del trimestre. Orcel: sulla buona strada per risultati eccezionali. In Borsa vale 60 miliardi. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)
Leonardo, volano gli ordini «Alleanze per la difesa Ue». Le commesse crescono del 18%. Cingolani: focalizzati sul piano. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)
Mps corre, balzo del 41% dei profitti. Lovaglio, amministratore delegato: ad agosto rivedremo gli obiettivi. (Daniela Polizzi, Corriere della Sera)
Da Prada 60 milioni di investimenti «E porte aperte alle acquisizioni». L’ampliamento del polo di Torgiano in Umbria. (Emily Capozucca, Corriere della Sera)
Sobrio, salutare e sostenibile: il carrello della spesa degli italiani è all’insegna della cautela. Per 2 su 3 il packaging ha un ruolo decisivo nelle scelte d’acquisto. L’indagine di Largo Consumo e Nomisma. (Beatrice Foresti, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Rafah, Israele controlla il valico. Bibi: un sabotaggio l’offerta di Hamas. Una delegazione del Mossad inviata al Cairo per trattare, i mediatori tentano di ottenere una pausa nei combattimenti I jihadisti: «Questa è l’ultima occasione per liberare i rapiti». (Davide Frattini, Corriere della Sera)
L’artiglieria israeliana prende di mira il municipio di Rafah. Contano anche i simboli in questa guerra impari. Intanto il quotidiano israeliano progressista Haaretz in serata apre il sito con questa “esclusiva”: “Israele si impegna a limitare l’operazione Rafah e a concedere il controllo del passaggio con l’Egitto a una società americana privata”. E ancora: “Prima dell’invasione terrestre di Rafah, Israele aveva chiarito durante i colloqui che l’obiettivo dell’operazione era esercitare pressione su Hamas nella negoziazione degli ostaggi e danneggiare la reputazione del valico come simbolo del potere di Hamas”. Sarà, ma intanto l’esercito israeliano ha preso il controllo del valico di Rafah con l’Egitto con un’operazione fulminea, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), colpito nei giorni scorsi da Hamas con il tiro dei mortai. La popolazione di Rafah, residenti e sfollati del nord e del centro della Striscia, è terrorizzata dalla possibilità che questa ultima chiusura blocchi aiuti, medicinali, possibilità di partire in cerca di un futuro. Il valico di Rafah è praticamente l’unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano, infatti. (Il Fatto Quotidiano)
Guterres: «Evitare la catastrofe». Lo scenario peggiore, quello più temuto, si sta verificando. La Striscia di Gaza è completamente isolata. È chiuso il valico egiziano di Rafah, dove lunedì notte l’esercito israeliano è entrato con i blindati e i tanks conquistando la parte palestinese del confine. È chiuso il valico israeliano di Kerem Shalom. Ed è chiuso anche quello settentrionale, sempre israeliano, vale a dire Erez. Le organizzazioni umanitarie e le Nazioni Unite hanno subito denunciato il primo effetto dell’operazione di terra sferrata da Israele contro la città di Rafah: nessun aiuto può entrare nella Striscia di Gaza. E probabilmente non possono nemmeno uscire le persone che richiedono cure mediche urgenti. Secondo l’Onu la Striscia rimarrà a secco di carburante, indispensabile per far funzionare i generatori, nelle prossime ore. In quella che è stata definita dal Governo di Gerusalemme un’operazione limitata, le truppe israeliane, controllano il Corridoio di Philadelphia, i 14 km di confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Il timore è che questo sia di fatto l’inizio di una lunga operazione di terra. Secondo il corrispondente di Al Jazeera l’artiglieria dell’esercito israeliano ha colpito anche la sede del municipio di Rafah, mentre sta intensificando gli attacchi contro la città. Da lunedì notte, Hamas è isolata, chiusa in una morsa dall’esercito israeliano. (Roberto Bongiorni, Il Sole 24 Ore)
«La situazione è fuori controllo. Ormai nessuno crede più che questa guerra possa finire». Voci dalla città sotto attacco: «Manca tutto, anche l’acqua». (Corriere della Sera)
Gli Usa insistono a trattare «Ottimisti per la tregua» Biden: no all’antisemitismo. Nella bozza di accordo il riferimento a una «calma sostenibile». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Putin giura da «condottiero santo». Nuovo piano per uccidere Zelensky. Lo zar al quinto insediamento: aperti a un confronto ma senza arroganza. Gli ucraini: blitz sventato. Presente l’ambasciatore francese, delegato anche da altre nazioni assenti, come l’Italia. (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)
Putin V giura da Zar circondato dai fedelissimi: “Siamo forti e vinceremo”. Il leader russo si insedia per altri sei anni al potere promettendo ai russi che prevarranno in Ucraina. “Grazie ai nostri militari eroi che difendono la Patria”. (Rosalba Castelletti, Repubblica)
Non c’erano rappresentanti degli Stati Uniti, che hanno bollato come farsa le ultime elezioni in Russia, e mancavano in gran parte quelli dell’Unione europea, ad eccezione degli ambasciatori di sei Paesi. Se Ungheria e Slovacchia su posizioni pro-Putin potevano essere preventivabili, fa rumore la partecipazione di Francia, Grecia, Malta e Cipro. In particolare il diplomatico di Parigi stride, e forse è interpretabile nell’ambito di una strategia più ampia, viste la parole durissime contro Mosca utilizzate dal presidente Emmanuel Macron in questi giorni. «Ho mandato un messaggio agli Stati membri, la cosa giusta da fare è di non partecipare alla cerimonia d’insediamento di Vladimir Putin», aveva ammonito l’alto rappresentante Ue Josep Borrell specificando che si sarebbe trattato comunque di una decisione dei singoli stati membri. «Propria iniziativa e loro competenza decidere se partecipare o meno a un evento del genere. Ma la grande maggioranza degli Stati membri si è tenuto alla larga, compreso l’ambasciatore dell’Ue», ha precisato polemicamente il portavoce Ue Peter Stano. (Matteo Basile, Il Giornale)
Lucio Caracciolo su Repubblica: Fine della guerra: l’Italia tra Ucraina e Medio Oriente, Siamo obbligati a lavorare per la pace. Senza aspettarci che altri lo facciano per noi. Proponiamo un principio strategico e una derivata tattica cui attenerci.
Stormy testimonia contro Trump. No all’annullamento del processo. La pornostar: «Mi invitò a cena, mi disse che assomigliavo a sua figlia, poi finimmo a letto». (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Caso Falcinelli, prima reazione ufficiale Usa. Dipartimento di Stato: “Riconosciamo le preoccupazioni italiane sulle circostanze dell’arresto”. “Monitoriamo gli sviluppi”. (Repubblica)
Il «tappo» saltato dalla conduttura. Così il gas ha soffocato gli operai. Casteldaccia, l’appalto non prevedeva lavori dentro le fogne. Indagine sull’autorizzazione. (Lara Sirignano, Corriere della Sera)
Incidente a Casteldaccia, i misteri della ditta edile: subappalti e incarichi a pioggia. Nicolò Di Salvo è il titolare della Quadrifoglio group, la ditta che impiegava quattro delle cinque vittime della strage di Casteldaccia. O meglio, l’unico rimasto in vita. Il socio, Epifanio Alsazia, è morto in quella vasca, insieme a tre dipendenti. Tutti edili. E più di uno con qualifiche fin troppo basse per stare in quel cantiere. La srl con 16 dipendenti aveva perso la gara ma ha preso la commessa dai vincitori della Tek. (Alessia Candito, Repubblica)
Incapace di intendere, poi la patente. E in auto uccise due donne al casello. Milano, prosciolto il 40enne. Una sentenza del 2015 mai comunicata alla Motorizzazione. (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Claudio Baglioni «Volevo farmi prete, me lo impedì mia madre. La lite con De Gregori, a Venezia Dalla mi salvò». Nel ’68 partecipavo alle assemblee, come moderatore tra maoisti e missini. Non mi sarei mai scontrato con i carabinieri: nella divisa vedevo mio padre. All’università un barbuto rivoluzionario mi tirò una botta alla nuca.
Tempo di resa dei conti a LA 7 con Lilli Gruber ed Enrico Mentana che invece di telefonarsi si affrontano in un duello pubblico con lei che non gradisce la linea ricevuta con 16 minuti di ritardo parlando di “incontinenza” e lui che prima su Facebook le risponde per le rime e poi ieri nel Tg minaccia le dimissioni a meno che l’azienda, colpevole di silenzio, non intervenga in sua difesa. Mentana va dritto al punto: «Lilli Gruber ha avuto parole molto sgradevoli e offensive nei confronti del sottoscritto. Io mi siedo qui, scusate la prima persona singolare, da 14 anni per fare questo telegiornale e non ho mai offeso volontariamente nessuno tantomeno i colleghi che lavorano per questa rete. Gradirei reciprocità a questo riguardo e gradirei che da parte dell’azienda per cui lavoro non ci fosse il mutismo che accompagna questa vicenda da 24 ore.
Domani sera vedremo se c’è stato qualcosa se non ne trarrò le conclusioni e le dirette conseguenze, buona serata». (Maria Corbi, La Stampa)
Gli Anniversari
598, i Visigoti si convertono al Cristianesimo
1429, Giovanna d’Arco libera Orleans dagli inglesi
1794, ghigliottinato il chimico Antoine Lavoisier
1886, il farmacista Pemberton brevetta la Coca Cola
1898, nasce il campionato di calcio di Serie A
1899, apre a Dublino l’Irish Literary Theatre
1902, eruzione in Martinica: 30mila morti
1903, muore in Polinesia Paul Gauguin
1912, fondata a LA l’antenata della Paramount Pictures
1921, la Svezia abolisce la pena capitale
1933, Gandhi inizia un digiuno contro gli inglesi
1945, annunciata la fine della Seconda Guerra Mondiale
1951, prima esplosione della storia di bomba nucleare
1948, Repubblica: prima riunione del Parlamento
1971, Marte: fallisce il lancio della settima sonda
1976, terremoto: salgono in morti in Friuli (almeno 781)
1978, Messner scala l’Everest senza bombole di ossigeno
1982, muore nel GP del Belgio Gilles Villeneuve
1987, 8 membri dell’Ira muoiono in un agguato
1988, Mitterrand vince le elezioni in Francia
1999, muore a Londra Dirk Bogarde
1999, Soldini vince la regata solitaria intorno al mondo
2009, al via la visita in Palestina di Benedetto XVI
Nati oggi
1828, Jean Henri Dunant (Croce Rossa)
1884, Harry Truman
1903, Fernandel
1906, Roberto Rossellini
1920, Michele Sindona
1934, Luigi Necco
1940, Paolo Limiti
1944, Pietro Calabrese
1945, Keith Jarrett e Franco Malvano
1948, Alberta De Simone
1949, Divino Otelma e Vincenzo De Luca
1951, Denis Verdini e Daniela Vergara
1952, Vittorio Sgarbi
1956, Cristina Comencini
1960, Franco Baresi 1961, Bill De Blasio
1967, Luca Casarini
1970, Naomi Klein
1975, Enrique Iglesias
Si festeggiano i Santi Vittore e Agazio
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