“Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. E’ il destino dell’Europa di diventare Napoli” (Curzio Malaparte)
L’affluenza davvero scarsa del sabato estivo, il 14,64 per cento, difficilmente sarà compensata da quella di oggi al ritorno dal mare per cui stavolta i sondaggisti dovrebbero prenderci. Nessun brivido nella prima giornata di voto per il nuovo Parlamento europeo, salvo la zampata di Umberto Bossi contro Salvini: il fondatore della Lega fa sapere che vota un indipendente ex leghista nelle fila di Forza Italia. Il segretario non commenta per non dilatare ancora di più la posizione dell’anziano ex leader, ma attacca ancora Macron. Meloni va al mercato a comprare le ciliegie, un numero di puro intrattenimento senza significato politico, e tace.
Belpietro su La Verità riassume così la situazione per i politici italiani: “la maggioranza deve confermare i numeri delle politiche, Schlein ha il fiato di Gentiloni sul collo, ma un Pd sopra al 21 per cento le farebbe zittire i volponi. Conte si gioca tutto. E Renzi e Calenda possono farsi del male a vicenda”. Von der Leyen intanto apre ai Verdi per le alleanze del dopo voto.
Quanto ai contenuti, sempre poca roba: La Stampa mette al primo posto il fatto che il nuovo Parlamento europeo può cambiare le regole del Green deal, ma lo vede come un pericolo. Il Sole ha l’articolo di Fabbrini che ritiene conciliabile sovranità europea e sovranità nazionale, Buccini sul Corriere e Vittorio Feltri sul Giornale con parole diverse rimpiangono l’Europa dei fondatori. Il Giornale è ottimista e titola sul “vento di destra” che si muove in Europa, Libero in scontata difesa della maggioranza attacca la sinistra. Il Fatto fa il solito di tutt’erba un fascio e se la prende con le lobby delle Rsa, del formaggio e delle armi: sono loro a condizionare l’Europa.
Repubblica pensa di far male a Fratelli d’Italia rivelando che il portavoce sospeso di Lollobrigida, Signorelli, era stato condannato per aggressione armata ad un tifoso avversario. Il Tempo fa sapere che il dossier era stato confezionato nel 2022 da Striano (il finanziere che usava le banche dati e di cui nulla si è più saputo).
Ceccarelli su Repubblica e Bisignani sul Tempo raccontano il bestiario delle elezioni, e quest’ultimo ricorda l’attacco di Conte al “capitalismo infetto” a Rapallo che “il gagliardo neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha stigmatizzato con un laconico “è campagna elettorale”.
L’esercito israeliano libera quattro ostaggi, tra cui Noa, già simbolo del raid del 7 ottobre da parte di Hamas, la foto di lei che abbraccia il padre fa il giro del mondo sulle prime pagine e Netanyhau evita la crisi di governo. Biden e Macron sono d’accordo nel contenere la Russia e difendere l’Ucraina. I giornali festeggiano perchè così hanno il secondo titolo della giornata senza dover dilatare ancor di più le (scarse) notizie sul voto.
Hoara Borselli intervista Schillaci sul Giornale: il ministro della Sanità difende ovviamente i provvedimenti sulle liste d’attesa, dice che non favoriscono i privati, attacca le regioni e invoca un “cambiamento culturale” nel servizio sanitario.
Il presidente dell’Abi va sul Sole a difendere la linea Lagarde di non fare quasi più nulla per la discesa dei tassi perchè “l’inflazione è dura da domare”. Del Debbio su La Verità attacca invece al alzo zero la presidente della Bce.
Il Sole apre sulla prima rata dell’Imu, che vale 11 miliardi di incassi per l’Economia.
Federico Fubini del Corriere parla con Larry Fink, il capo di Black Rock, il quale ritiene che il populismo dei politici alimenta l’inflazione e si spende contro il protezionismo. A proposito di inflazione dice una frase molto efficace: “danneggia il 25 per cento più povero della popolazione e non il 25 per cento più ricco”.
Per La Stampa il commissariamento della Fondazione Crt “è sempre più vicino”. Il quotidiano torinese intervista Francesco Profumo, il quale dice che l’Economia può sindacare i singoli atti ma che l’autonomia della Fondazione non è in discussione.
L’Economia insieme al fondo spagnolo Asterion offre 800 milioni per i cavi di Sparkle, società strategica di Tim.
Cingolani racconta la sua Leonardo al Messaggero: difesa e intelligenza artificiale.
Dompè sul Corriere fa sapere che il biotech italiano può competere nel mondo a patto di fare squadra e dice che a Roma si sono appena riuniti 100 scienziati internazionali.
A Toti, secondo il Fatto, sarebbero arrivati 250 mila euro di finanziamenti per le elezioni europee. Sempre secondo il giornale diretto da Travaglio ora c’è lo scudo penale sulle Olimpiadi Milano- Cortina, cosa che vanifica l’inchiesta della Procura di Milano.
Benanti e Maffettone (Luiss) scrivono sul Corriere che un fronte decisivo dello scontro geopolitico è quello sul controllo dei 12.897 satelliti che affollano il cielo (Elon Musk ne possiede 5.874): la rivoluzione sarebbe quella che i telefoni cellulari potrebbero operare via satellite e non come ora con le reti terrestri e il wi-fi.
Disastro Ferrari in Canada, Leclerc e Sainz partono quasi dal fondo. Jacobs vince i 100 agli Europei di atletica. Jasmine Paolini perde la finale del Roland Garros ma si gioca oggi quella del doppio. Il doppio maschile la sua finale la perde.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Affluenza appena oltre il 14%. Dalle urne il giudizio per leader e alleanze. Oggi si vota dalle 7 alle 23, subito dopo lo spoglio. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
Strappo di Bossi e stoccata a Salvini: scelgo Forza Italia. Mi ha appena telefonato Umberto Bossi. Seppur tardi, mi ha chiesto di far sapere cosa voterà lui, mi limito a riportare quanto mi ha chiesto di fare e di far sapere: Umberto Bossi voterà Reguzzoni perché la Lega è stata tradita». Il fatto che il fondatore e tuttora deputato della Lega, dopo aver criticato in pubblico e in privato l’attuale segretario, arrivi a dichiarare a urne aperte che metterà la sua croce sul simbolo di Forza Italia, è qualcosa che mai nessuno avrebbe immaginato. Al di là delle questioni di lana caprina – ovvero che Marco Reguzzoni, già capogruppo della Lega a Montecitorio, sia candidato come indipendente nelle liste azzurre in rappresentanza dell’associazione “I repubblicani” – la mossa del “capo” suona come una chiamata alle armi. Come un appello affinché la vecchia base leghista giri una volta per tutte le spalle «al partito multicolor di Salvini», come lo chiamano gli avversari interni. Molti, però, si stanno interrogando anche sul tempismo di questa uscita. (Federico Capurso e Francesco Moscatelli, La Stampa)
Lo sgarbo di Bossi: «Voto Forza Italia». Pur non tirando al piccione su Salvini, più volte in campagna elettorale ha ribadito: «Io non ho mai tradito il Nord». Negli ultimi giorni si è fatto fotografare anche a Legnano, sotto la statua di Alberto da Giussano, simbolo da 40 anni del Carroccio. Gli azzurri, a microfoni spenti, gongolano, scherzano sulla «Padania libera» e assicurano di non essere sorpresi mentre leggono le agenzie che riportano la presunta telefonata tra Grimoldi e Bossi. D’altronde la competizione tra Forza Italia e Lega è stata senza esclusioni di colpi, soprattutto negli ultimi giorni di campagna elettorale, con gli azzurri che bramano il sorpasso e il Carroccio che non vuole diventare il fanalino della coalizione. (Nicolò Rubeis, Il Giornale)
Europee, il derby dei leader. Bassa l’affluenza e Salvini viola il silenzio elettorale. I capi dei partiti tutti al seggio ieri per spingere l’affluenza: alle 23 ha votato il 14,64%. Anche Meloni aggira le regole: “Si decidono 5 anni”. Schlein la incalza. Il leghista attacca ancora Macron e invoca la “Decima” per Vannacci. (Concetto Vecchio, Repubblica)
Meloni in video con le ciliegie. E Salvini rompe il «silenzio». I post dei politici al voto. Strappo di Bossi, Grimoldi: voterà Reguzzoni (Forza Italia). La segretaria pd Elly Schlein, a Bologna per votare, ha schivato i cronisti e evitato commenti. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
La premier e il fattore Vannacci. Il solco tra le due destre mina il governo su Kiev e conti. Meloni al seggio non nasconde l’insofferenza per le uscite di Salvini e si prepara alla prova del dopo voto, tra difficili equilibri europei e il rischio rottura sui dossier più delicati. Giorgia Meloni ha depositato la scheda poco dopo le 15 in un seggio del quartiere Mostacciano a Roma. (Emanuele Lauria, Repubblica)
Chi rischia grosso col voto. Giorgia Meloni, la Lega e Fi devono confermare i numeri delle Politiche. Ma i pericoli sono per la sinistra: Elly Schlein ha il fiato di Paolo Gentiloni sul collo, però un Pd sopra il 21 le farebbe zittire i volponi dem. Giuseppe Conte si gioca tutto. E Matteo Renzi e Carlo Calenda possono farsi male a vicenda. Secondo il Corriere della Sera, da domani inizierà la stagione della caccia alla volpe e la preda più ambita sarà Giorgia Meloni, la quale non solo dovrà riuscire a confermare in Europa il risultato ottenuto da Fratelli d’Italia il 25 settembre di due anni fa, ma avrà anche il compito di mantenere la coalizione unita, intorno al 44%, percentuale che alle ultime politiche le consentì di conquistare il governo del Paese. Non intendo fare pronostici, ma è assai probabile che l’asticella indicata dal quotidiano di via Solferino venga raggiunta. Tuttavia, se per Giorgia il giornale più diffuso parla di caccia alla volpe, degli altri leader che si deve dire?
Se Conte si gioca molto o tutto, anche Elly Schlein è – restando alla metafora del Corriere della Sera – una volpe a cui molti danno la caccia. Oltre al leader pentastellato, ad averla messa nel mirino sono tanti dei suoi compagni, in particolare una parte di coloro che hanno contribuito alla sua ascesa, vale a dire Dario Franceschini e gli eredi di quella tradizione cattocomunista che purtroppo ancora ci perseguita. La sinistra dc rimprovera alla segretaria del Pd di non farsi manovrare come i suoi esponenti vorrebbero. Quando l’appoggiarono, riuscendo a sconfiggere Stefano Bonaccini, i Franceschini boys pensavano di avere un burattino nelle loro mani da poter usare a piacimento. Invece la giovane arrivata al vertice al Nazareno senza che nessuno se ne accorgesse ha l’abitudine di fare quello che le pare, nominando i suoi fedelissimi e non quelli di Romano Prodi e compagni. Risultato, da mesi il gruppo dirigente che l’ha sponsorizzata lavora a un piano per la sua sostituzione. Il progetto prevede che in caso di insuccesso alle Europee, la Schlein sia costretta a cedere il passo a Paolo Gentiloni, fresco disoccupato dopo aver fatto il commissario europeo. (Maurizio Belpietro, La Verità)
Ancora una volta Giorgia Meloni potrebbe essere chiamata a mediare con l’amico Viktor Orbán. E dovrà farlo rapidamente se, dopo il G7 che riunirà i grandi in Puglia, l’Europa vorrà evitare che il premier ungherese, teorico della democrazia illiberale, solida spalla di Vladimir Putin nella Ue , faccia saltare l’accordo sugli extraprofitti dei beni russi congelati negli istituti europei. È il tema, cruciale, che terrà impegnati i leader occidentali da qui fino al summit Nato di Washington di luglio. Questa notte gli occhi di Meloni saranno puntati sui dati che piano piano arriveranno dal Viminale. Nei 2-3 punti percentuali che ruotano attorno al 26% conquistato alle politiche del 2022, la premier si gioca molto: perché quelle cifre disegnano il confine tra il successo e il flop. Da domani mattina Meloni potrebbe riemergere sulla scena internazionale più rafforzata o più fragile. Certo è che dovrà subito misurarsi con appuntamenti impegnativi. Si parte mercoledì: G7 in Puglia, subito dopo vertice di pace sull’Ucraina in Svizzera e poi cena dei ventisette leader Ue, che prelude al Consiglio europeo di fine giugno, ma serve soprattutto a sondare le chance di una Ursula Von der Leyen bis alla guida della Commissione europea. (Ilario Lombardo, La Stampa)
Goffredo Buccini sul Corriere: Elezioni, il diritto di scrivere il futuro. L’Europa dei padri era fuoco e anima, non codicilli e ubbie regolamentari: e quell’idea deve accompagnare chi in queste ore sta andando ai seggi.
Maurizio Molinari su Repubblica: Alle urne contro il ritorno dei nazionalismi. Ciò che più conta è la scelta dei cittadini di reagire e respingere l’assalto sovranista. Votando per un’Europa più coesa, integrata, forte e credibile.
Dai diritti al rapporto con Putin L’unità impossibile dei sovranisti. Le Pen e Orbán, Fdi e Vox, ma anche polacchi e austriaci: Id ed Ecr potrebbero diventare influenti come mai prima Tuttavia le divergenze tra loro sono forti, sulla politica estera e la Russia, ma anche sulla guerra e la lotta all’antisemitismo. (Anais Ginori, Repubblica)
Stop Usa alle sparate di Macron: «Esercito europeo? Basta la Nato». Malgrado la cordialità di facciata fra l’inquilino dell’Eliseo e Joe Biden («C’è una tabella di marcia comune»), Washington non gradisce le velleità di Parigi. E l’ambasciatore americano in Italia lo afferma chiaramente. Dalla testata di Zidane a Materazzi a quella dell’ambasciatore americano in Italia a Macron, quando si gioca «contro» i cugini transalpini c’è sempre qualcuno pronto ad alzare un cartellino rosso. Parliamo, in questo caso, di una testata diplomatica, sferrata a mezzo stampa, dall’ambasciatore Usa a Roma, Jack Markell, che attraverso un’intervista al Messaggero gela i sogni di Emmanuel Macron di dare vita a un esercito europeo, e magari di comandarlo pure. Alla precisa domanda sull’argomento, Markell ha risposto in maniera nettissima: «Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto un’Europa forte, unita, libera e in pace. Italia e Usa sono entrambi membri originari della Nato, che da 75 anni garantisce la sicurezza dei nostri paesi. È l’alleanza difensiva di maggior successo, la più duratura della storia. Questo successo è dovuto al legame tra Europa e Nord America basato su storia, valori e obiettivi condivisi». In sostanza, secondo il diplomatico Usa un esercito europeo non serve a niente finché a «garantire la sicurezza» di Stati Uniti e Europa c’è la Nato. (Carlo Tarallo, La Verità)
Pace e immigrati, le carte di Scholz (contro lo spettro dell’ultradestra). Europee in Germania. Il cancelliere (Spd) deve sventare il sorpasso di AfD: i rischi per il governo. Nei giorni scorsi il via libera alle espulsioni degli immigrati illegali verso Paesi non sicuri. (Mara Gergolet)
Coltellate a un tifoso dell’Olympiakos a Roma. La macchia di Signorelli. Il portavoce del ministro Lollobrigida fu condannato per lesioni a un anno e mezzo Pena poi andata prescritta in appello. Ma i vertici di FdI non potevano non sapere. Il progetto partorito con Diabolik: esporre uno striscione allo stadio con la scritta “negri di merda”. La preghiera scritta per l’amico Piscitelli padrino al battesimo “Che Dio ti protegga, e viva il Duce”. (Giuseppe Scarpa, Repubblica)
Mps, le tre opzioni del Tesoro: fusione, azionisti stabili o mercato. Musk, no di Oslo al maxi stipendio. L’ipotesi dell’addio. Dal 2 luglio lo Stato potrà scendere sotto il 26,7%. La soglia del 20% e l’Europa. I mercati in 4 mesi hanno assorbito un blocco delle azioni del Monte pari al 37,5%. L’aggregazione bancaria è per il ministro Giancarlo Giorgetti la via maestra. (Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi, Corriere della Sera).
Airbnb, nel 2023 boom di transazioni: 7,5 miliardi in Italia. Oltre 7,5 miliardi di euro transati, più di 608mila alloggi offerti online, commissioni incassate dagli host e quote di servizi pagate dai clienti che superano gli 1,2 miliardi mentre a livello nazionale il potenziale gettito fiscale della sola imposta di soggiorno potrebbe raggiungere i 167,6 milioni. In questi numeri si riassume il fenomeno Airbnb in Italia nel 2023. Un fenomeno il cui peso nell’industria dell’ospitalità cresce anno dopo anno. Infatti il valore del transato sulla piattaforma Usa cresce ininterrottamente, con una cifra che nel 2019 era di poco superiore ai 4,1 miliardi e nell’arco di 5 anni ha messo a segno una crescita dell’82%. È quanto rivelano i dati elaborati dalla società di marketing turistico Jfc su dati Airdna. Il Belpaese è una destinazione chiave per la piattaforma. «Per Airbnb l’Italia vale l’11,8% del suo fatturato mondiale. (Enrico Netti, Il Sole 24 Ore)
Mef e Asterion pronti Per i cavi di Sparkle offerta da 800 milioni. Lo Stato alzerà la valutazione di febbraio d’intesa con il fondo spagnolo In pochi mesi finiranno in mano pubblica le principali infrastrutture Tlc. (Sara Bennewitz, Repubblica)
L’Arabia fa i conti con il calo del petrolio: l’Opec va in crisi, delude l’operazione Aramco. La vendita di una quota del colosso petrolifero è stata chiusa solo con un forte sconto sul prezzo. I tagli alla produzione non hanno prodotto un rialzo delle quotazioni. (Luca Pagni, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Operazione Arnon, liberi 4 ostaggi. Fuoco e morti nel centro di Gaza. Nuseirat, ucciso uno degli ufficiali del raid. Il ruolo degli Usa. Abu Mazen: strage di civili. (Marta Serafini, Corriere della Sera)
Gaza, liberati 4 ostaggi israeliani: “Oltre 200 morti tra i palestinesi”. Ma Netanyahu è salvo. Quattro ostaggi liberi, 210 palestinesi uccisi e 400 feriti, secondo il ministero della Sanità di Gaza. È il bilancio dell’operazione “ad alto rischio” condotta ieri dall’esercito israeliano a Nuseirat, nel centro della Striscia, da giorni bersaglio di bombardamenti (tra cui quello contro un edificio scolastico dell’Unrwa che ha provocato 33 morti). Un trionfo, per Netanyahu, che ha anche sventato le dimissioni di Gantz. Alle 10 del mattino, a Nuseirat, secondo la ricostruzione dei media israeliani due squadre delle forze speciali Yamam e dello Shin Bet, supportate da veicoli militari e da un camion dall’apparenza civile (ripreso da Al-Jazeera), hanno fatto irruzione in due palazzi a 200 metri l’uno dall’altro. Hanno sfondato le porte di due appartamenti, sapevano di trovarci dentro, vivi, alcuni israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre, al festival Supernova. (Riccardo Antoniucci, Il Fatto Quotidiano)
Gantz rinvia l’uscita dal Governo. La notizia ha spinto il ministro del Gabinetto di guerra e leader del partito centrista, Benny Gantz, a rimandare la conferenza stampa prevista per ieri sera, in cui era atteso l’annuncio del ritiro del suo partito dal Governo di unità nazionale di Netanyahu. Gantz aveva lanciato un ultimatum, chiedendo un cambio di linea nel conflitto e sul dopo guerra. Domani, in Israele arriverà il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Washington spera che Gantz resti nel Governo, a fare da contrappeso alle destre oltranziste. (Il Sole 24 Ore)
Noa, la ragazza simbolo trascinata via con la moto «Torno a parlare ebraico». Le lacrime del padre, in ospedale con la mamma malata terminale. Di Shani Louk, altra vittima dell’orrore del rave, è stato ritrovato il corpo il 17 maggio. (Marta Serafini, Corriere della Sera)
La doppia esultanza di Netanyahu. Così (per ora) salva la poltrona. Gantz rimanda l’addio al governo. Arriva Blinken, gli Stati Uniti: ora avanti con la tregua. Il premier all’uscita dell’ospedale dove ha incontrato Noa: «Non ci fermeremo». (Francesco Battistini, Corriere della Sera)
Biden a Parigi: «Tutta l’Europa è sotto la minaccia della Russia». Il presidente: «Siete il nostro primo alleato». Ma leader distanti su soldati e beni congelati. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Nell’Ucraina dell’Ovest e lontano dalla guerra. Che cosa faranno gli addestratori francesi. Formeranno le nuove reclute. Macron: non è un’escalation. Sui fronti. Con Kiev combattono centinaia di occidentali, ma da volontari e a titolo personale. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Aiuti, Zelensky commissariato. L’inviato Nato vigilerà sui fondi. “La Nato prova a creare una nuova carica da inviato speciale in Ucraina”. Porre, in maniera permanente e in pianta stabile a Kiev, un alfiere occidentale, in rappresentanza dell’impegno a lungo termine preso dall’Alleanza con gli ucraini sotto attacco. Lo hanno detto dei funzionari e membri del Congresso Usa al giornale Foreign Policy, dove Robbie Gramer scrive che si tratta di un incarico simile a quello già creato in Afghanistan durante il conflitto ventennale: “Il nuovo inviato coordinerebbe il sostegno dell’alleanza all’Ucraina, compresi flussi di assistenza militare da vari paesi occidentali”. Escalation in Europa, esercitazioni al largo dei Caraibi, tiro al bersaglio mondiale. Mentre l’Ue valuta l’invio di truppe occidentali sul campo gialloblu, gli Usa hanno dato luce verde agli ucraini per attaccare la Russia con armi occidentali, e il Cremlino minaccia probabili consegne di armamenti a Paesi terzi capaci di attaccare l’Ovest, sessantadue anni dopo la crisi dei missili di Cuba, Mosca torna dall’alleato dell’Urss, che anche questa volta si è schierato al suo fianco. In arrivo all’Avana, per onorare “un’amicizia storica”, tre navi da guerra della Federazione, tra cui il sommergibile a propulsione nucleare Kazan e la fregata Admiral Gorshkov. In questo contesto, la missione dell’inviato speciale potrebbe “anche aumentare il rischio che la guerra si espanda in un più ampio confronto”. Senza escludere, scrive Gramer, il passo nucleare. (Michela Iaccarino, Il Fatto Quotidiano)
Clima da Erasmus e lezioni da Top Gun. Nella scuola dei piloti di supercaccia. A Decimomannu, in Sardegna, ottanta allievi di dieci nazioni si preparano a decollare su aerei da combattimento di ultima generazione. (Gianluca Di Feo, Repubblica)
I nuovi padroni del Niger. Cacciati i francesi, isolati gli americani, solo la presenza italiana e tedesca è tollerata. A quasi un anno dal golpe il Paese africano si è consegnato mani e piedi alla Russia e alla Cina cavalcando l’odio per i vecchi colonialisti. A risentirne sono gli equilibri di tutto il Sahel. (Carlo Bonini, Repubblica)
Il ricatto alla 12enne. Poi la violenza sessuale e il video in una chat. L’inchiesta a Modena. La denuncia partita dai genitori. Il fidanzato finito sotto accusa. La ragazzina si è confidata con lo psicologo della scuola. (Alfio Sciacca, Corriere della Sera)
«I ragazzi nel Natisone potevano essere salvati L’allarme sottovalutato». Il legale del fratello di Cristian. I funerali di Bianca e Patrizia. (Alessio Ribaudo, Corriere della Sera)
«Ho inventato protesi hi-tech sensibili al caldo e al freddo E torno in Italia a fare ricerca». La scienziata Coclite: «Dopo 20 anni all’estero ho scelto Bari». (Rosarianna Romano, Corriere della Sera)
L’addio. Partecipò nel 1968 alla missione dell’Apollo 8. L’astronauta che «scoprì» la Terra. Anders fotografò per primo il nostro pianeta visto dalla Luna. L’ex ufficiale Nasa è precipitato con il suo aereo. Aveva 90 anni. (Giovanni Caprara, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Antonio Franchini: «Dalle classifiche dei libri venduti la pura letteratura è scomparsa Uno scrittore allo Strega girava con le lastre per racimolare voti». Lo stesso quotidiano intervista Fabrizio Biggio: «Con Mandelli e mia moglie ho fatto pace dopo anni di liti. Fiorello mi ha tolto dal buio. Ho un po’ di talento, ma ho avuto tanta fortuna».
Gli Anniversari
68, muore suicida Nerone
1537: Paolo III: gli indiani sono esseri umani
1588, Venezia: prima pietra per il nuovo Rialto
1660, Luigi XIV sposa Maria Teresa di Spagna
1805, la Repubblica Ligure annessa alla Francia
1815, Congresso di Vienna: restaurazione
1822, a NY il brevetto per la protesi dentaria
1870, muore a Godshill Charles Dickens
1889, Roma: monumento a Giordano Bruno
1898, la Cina cede Hong Kong alla Gran Bretagna
1934, Paperino debutta con Walt Disney
1936, Ciano ministro degli Esteri
1940, la Norvegia si arrende alla Germania
1940, prima vittoria di Fausto Coppi
1962, nasce la Repubblica del Tanganica
1970, Princeton: laura ad honorem a Bob Dylan
1976, delitto Coco: Curcio e Gallinari confessano
1983, Margareth Thatcher vince le elezioni
1985, Claudio Baglioni produce La vita è adesso
1991, Democrazia proletaria va in Rifondazione
1999, muore a Milano Ernesto Calindri
1999, trattato di pace tra Jugoslavia e Nato
2007, Vaticano: George W Bush incontra il Papa
Nati oggi
1672, Pietro il Grande
1781, George Stephenson
1937, Giuliano Urbani
1938, Piergiorio Maoloni
1940, Claudio Azzolini
1945, Pierluigi Castagnetti
1946, Giulio Terzi di Sant’Agata
1948, Cesare Salvi
1951, Alessandro Pansa
1954, Milena Gabanelli e Edoardo Agnelli
1956, Patricia Cornwell
1963, Johnny Depp
1971, Flavia Cercato
1981, Natalie Portman
Si festeggia Sant’Efrem
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