“L’Abruzzo ha un carattere cantonale: deve essere veduto, ricercato di valle in valle, in cento piccole capitali dei Monti” (Giorgio Manganelli)
Abruzzo ombelico d’Italia, anzi “Ohio d’Italia” come con qualche esagerazione lo definisce Massimo Giannini nel fondo di Repubblica: si vota in una regione importante ma non troppo e la campagna elettorale sinora ha avuto solo il merito di far parlare dei problemi locali della sanità, che sono gli stessi dappertutto in Italia. Certo, se la maggioranza a trazione meloniana perde per la seconda volta di fila dopo la Sardegna ci saranno turbolenze interne e Conte e Schlein avranno una buona spinta per le elezioni europee. E sempre Repubblica si porta avanti sulla Lega: se Salvini, come sembra, perde male sarebbe pronto il trio Fedriga, Fontana e Zaia per sostituirlo, ipotesi abbastanza improbabile così come viene presentata. Intanto i sondaggi più o meno riservati vengono tirati da una parte e dall’altra, anche se teoricamente Marsilio (il governatore uscente di Fratelli d’Italia) dovrebbe conservare un certo vantaggio sullo sfidante Marino. Eppure Corriere, Repubblica e Messaggero dedicano al voto il loro titolo principale (peraltro tutti senza grande fantasia), mentre è significativo che i quotidiani vicini alla destra non se ne occupano affatto in prima pagina. La Stampa è l’unica a dare grande spazio all’incontro tra Meloni, Von der Leyen e Al Sisi per cercare di ripetere in Egitto lo schema degli accordi con la Tunisia sui migranti. Il Fatto fa sapere che gli accessi di Striano/Laudati alle banche dati riservate per cercare elementi sulla Lega erano stati chiesti da Bankitalia. Il Tempo invece fa notare che su Salvini ci sono stati ben 38 accessi, e dunque ben oltre quelli chiesti da palazzo Koch.
Lo scandalo degli accessi abusivi purtroppo già sta diventando da serio grave e rischia di finire nella commedia all’italiana: Nordio vorrebbe istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, come se quella Antimafia (che Cassese vorrebbe ridefinita nei compiti perchè la relativa legislazione “è vecchia di trenta anni”, dice al Giornale) e il Copasir dove sinora si sono svolte le audizioni non bastassero. Intanto è possibile che venga sentito anche Carlo De Benedetti, editore di Domani il quotidiano che pubblicava i risultati delle ricerche illecite di Striano.
Giorgia Meloni nomina Elisabetta Belloni, capo del Dis, sherpa per il G7, cioè il riferimento politico e organizzativo più importante dopo la stessa premier e destina il suo consigliere diplomatico Luca Ferrari che aveva già preparato l’agenda dei lavori sino al comunicato finale a Tel Aviv come ambasciatore. Si tratta di una procedura inedita, poichè c’è un solo precedente internazionale di molti anni fa di un altro capo di un’agenzia di intelligence che fa anche lo sherpa. Di solito tra gli ambasciatori più importanti e i Servizi ci sono dialogo e magari consuetudini, la stessa Belloni è stata segretaria generale della Farnesina, ma la scelta denota due cose: Meloni ha designato una persona di cui si fida senza preoccuparsi di altre implicazioni, mentre con Ferrari (lo scrive il Fatto) i rapporti si erano logorati.
Carlo Calenda va in visita all’ambasciata americana e si dice pronto a sostituire Salvini nella maggioranza che sostiene il governo: il Giornale mette la cosa in prima pagina e fa notare che il capo di Azione “sogna in grande”, ma intanto spacca il “campo largo” a sinistra.
La Festa della donna 2024 esce di scena con il sapore amaro delle donne ebree escluse o non coinvolte nei cortei femministi che hanno invece scelto a senso unico la causa palestinese dimenticando il deliberato, pianificato è orribile oltraggio alle donne israeliane nel blitz di Hamas del 7 ottobre . Anche il giornalista Parenzo (La7 e la Zanzara di Radio 24) non può parlare alla Sapienza.
Il Messaggero fa sapere che Meloni vorrebbe Raffaele Fitto in Europa come vicepresidente della Commissione con delega alla Difesa.
Biden fa un buon discorso sullo Stato dell’Unione, usa l’economia che va bene come arma anti Trump e difende il ruolo della Nato. Anche Luttwak sul Giornale lo elogia per questo.
La corsa a Confindustria rimanda le decisioni definitive più avanti poichè molte territoriali (a cominciare da Veneto Est) e federazioni come Federchimica non si pronunciano
ufficialmente. Vedremo se i saggi puntano alla corsa a due oppure se daranno il via libera alla prima votazione su tre candidati, con ballottaggio immediatamente successivo tra i primi due il 4 di aprile.
Il Giornale si occupa della nomina del nuovo comandante dei Carabinieri e conferma che la corsa è tra ingenerali Cinque e Luongo.
Francesco Lollobrigida, ministro e cognato, sceglie come suo portavoce Paolo Signorelli, nipote del fondatore di Ordine Nuovo e Repubblica si scandalizza per l’ennesima nomina nel proprio (peraltro ridotto) recinto.
La Stampa conferma la staffetta alla Rai a seguito dell’intesa tra Meloni e Salvini: Giampaolo Rossi sarà il nuovo ad, mentre Roberto Sergio torna a occuparsi della radio. Presidente dovrebbe essere Simona Agnes in quota Forza Italia.
I figli di Umberto Bossi prendevano il reddito di cittadinanza, triste nemesi per il fondatore della Lega Nord.
I fratelli Elkann sono indagati per non aver versato 44 milioni di tassa di successione. E ci sarebbero le prove che la nonna Marella non viveva in Svizzera.
Secondo il Fatto, il Comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina sarebbe già in rosso per mezzo miliardo visto che le spese sono lievitate a due miliardi. Del budget iniziale il 75 per cento era a carico del Cio e il resto dei privati, ora dovrebbe intervenire lo Stato.
Franco Parasassi viene confermato alla presidenza della Fondazione Roma.
Andrea Moscetti, leghista amico storico di Giorgetti, entra anche nel Cda di Tim.
Carlo Sainz si opera di appendicite e la sua Ferrari la guida il giovanissimo Oliver Bearman, che parte undicesimo. Leclerc è secondo dopo il solito Verstappen. Intanto Napoli e Torino si dividono un pareggio che non serve a nessuno. Stasera Bologna-Inter.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Abruzzo domani alle urne. Il duello finale tra le coalizioni. Il candidato del centrodestra chiude con 4 governatori «vicini», lo sfidante con la «portafortuna» Todde. (V. Pic., Corriere della Sera) Marco Marsilio: «Decenni ai margini, ora abbiamo più voce. Noi siamo compatti, loro che farebbero?». (Corriere della Sera)
Abruzzo: fattore affluenza, così la sinistra punta su 600 mila indecisi per il ribaltone. Marsilio resta l’uomo da battere. Il professore contadino D’Amico contro l’elmetto di Giorgia (Concetto Vecchio, Repubblica)
Le attese e le paure dei partiti. Nel lungo anno scandito dai voti tutto passa in secondo piano. Dopo lo spoglio di lunedì, la Lucania e le strategie per le Europee. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Ernesto Galli della Loggia sul Corriere: Lo scatto (dovuto) dei leader. Politica e scelte: guardando lontano, additando le mete importanti ma non nascondendo i sacrifici necessari oggi.
Conte: “Meloni non dura e il M5S da solo non vince. Nel campo progressista il Pd è un protagonista”. Il colloquio con il presidente M5S: “Se si vince qui in Abruzzo, si colpirà anche il governo. Gli abruzzesi hanno capito che questa non è la succursale di FdI”. (Lorenzo De Cicco, Repubblica)
Salvini, l’ombra del flop in Abruzzo. E tra i leghisti spunta l’idea di un triumvirato. Dopo il 3,8% in Sardegna, l’Abruzzo agita il vicepremier. Il dissenso cresce tra lombardi e veneti. L’ipotesi di dare la guida a Fedriga, Zaia e Fontana. (Emanuele Lauria, Repubblica)
«Dossieraggio, sì a una commissione». L’idea di Nordio. E Crosetto: ascoltatemi. Il ministro della Difesa d’accordo sull’organismo d’inchiesta. Tajani: chiarire chi c’era nella cupola. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
Nordio: “Commissione d’inchiesta sui dossier”. Il governo non starà con le mani in mano davanti all’esplodere del caso degli accessi abusivi alle banche-dati. Si profilano due operazioni distinte, ma coincidenti: ci sarà una risposta legislativa, in tempi non brevissimi, per mettere ordine in un sistema che si sta svelando un «colabrodo», per dirla con il superprocuratore Antimafia Giovanni Melillo; ma ancor prima ci sarà una risposta politica, e già si prefigura una commissione parlamentare d’inchiesta. Una indagine eminentemente politica, con intenti politici. Sono abbastanza chiari, gli intenti del governo. Non bastassero le parole di Giorgia Meloni, giovedì sera («Serve di capire chi sono i mandanti»), ieri è intervenuto il vicepremier Antonio Tajani. «Gravissimo che in un Paese democratico un servitore dello Stato infili mani e occhi in attività private dei cittadini». Ma Tajani non si ferma lì. Anche lui alimenta l’idea di una regia occulta. «Se il regista era un sottufficiale della Guardia di Finanza a me pare un po’ strano, probabilmente il regista è diverso». (Francesco Grignetti, La Stampa)
L’indagine su Gravina, tra i diritti tv e la casa acquistata. I messaggi in mano ai pm sui soldi da versare alla figlia. Le maxi-caparre sui libri antichi. Per i legali il denaro venne restituito. (Fulvio Fiano, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Una campagna inasprita anche dai soldi dati o negati. Dietro la polemica tra governo e opposizioni una situazione sociale ed economica in chiaroscuro, in Abruzzo e nel Paese.
I dossier sulla Lega: fu la Banca d’Italia a chiedere d’indagare. La Procura di Perugia, che si occupa di Pasquale Striano, il finanziere in forza alla Procura nazionale antimafia (Pna) accusato di accesso abusivo ai sistemi informatici, sta indagando sul dossier pre-investigativo da lui preparato sui fondi della Lega Nord. Non è rimasto nei cassetti della Pna, come sostenuto qualche giorno fa dal partito di Matteo Salvini, ma è stato trasmesso nel 2019 a quattro diverse procure: Milano, Roma, Bergamo e Genova. Che ci siano accertamenti in corso lo ha spiegato Raffaele Cantone: “Striano – ha detto il procuratore di Perugia in Commissione antimafia – quando è andato via ha presentato un diario di tutte le pratiche che aveva fatto. E abbiamo successivamente a questo lavoro acquisito altre pratiche tra cui anche una sui fondi della Lega. (…) Abbiamo acquisito il dossier, ma non ancora approfondito”. Ma come nasce questo dossier pre-investigativo? Secondo quanto ricostruito dal Fatto tutto parte non da un input autonomo, ma da una segnalazione dell’Uif, l’ufficio di informazione finanziaria di Bankitalia (quello che prepara le Segnalazione di operazioni sospette, le Sos) che la riceve da un ufficio analogo di San Marino. A quel punto l’Uif la trasmette alla Dia, che a sua volta la manda alla Pna. (Antonio Massari, Il Fatto Quotidiano)
L’anno difficile di Fuortes, l’ex manager della Rai rimasto senza incarichi. I no della Scala e del San Carlo e la lite sul Maggio Fiorentino. (Roberto Gressi, Corriere della Sera)
Sull’anno di presidenza italiana del G7 e in generale sull’agenda internazionale, Giorgia Meloni sta investendo molto e non da oggi. Eppure con l’ambasciatore Luca Ferrari, sherpa del G7 della presidenza del Consiglio, il rapporto non è mai davvero decollato. Così, certamente a sorpresa visto che mancano ormai solo tre mesi al summit dei capi di Stato e di governo che si terrà in Puglia tra il 13 e il 15 giugno, la premier ha deciso un inatteso cambio in corsa: la rimozione di Ferrari, che lunedì il Consiglio dei ministri nominerà ambasciatore in una sede comunque cruciale come Tel Aviv, e la sua sostituzione con Elisabetta Belloni, attuale capo del Dis (in scadenza a dicembre). Per ore si rincorrono voci su un imminente riassetto dei Servizi e su una possibile incompatibilità fra le due posizioni, finché è Palazzo Chigi a sciogliere il nodo: Belloni assume sì l’incarico di sherpa del G7, ma resterà a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Un duplice ruolo certamente inedito e che, pare, alla Farnesina non abbia suscitato entusiasmi. (Adalberto Signore, Il Giornale)
Un patto sui migranti, un memorandum sul modello di quello già siglato a Tunisi e su cui lavorano a Roma e a Bruxelles. La premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen tornano in Nord Africa, questa volta al Cairo, nella città che nel frattempo è diventata il crocevia dei negoziati sul complicato cessate il fuoco a Gaza. L’Egitto non è una tappa come le altre, per un presidente del Consiglio italiano. Tanto più se si parla di un accordo e di una stretta di mano con il presidente Abdel Fattah al-Sisi, considerato il responsabile dei depistaggi e delle coperture a favore dei quattro uomini della National Security imputati per la morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, avvenuta nel 2016. Meloni è già stata al Cairo. Ed è stato il primo capo di governo italiano a vedere al-Sisi in terra egiziana dopo l’omicidio. Lo ha fatto lo scorso ottobre, rompendo un tabù diplomatico che durava da quasi otto anni. Un bilaterale a margine del vertice arabo per la pace che, in realtà, è servito a preparare l’incontro che avverrà domenica 17 marzo. Con Meloni e Von der Leyen ci saranno anche il premier belga Alexander De Croo, in qualità di presidente di turno dell’Ue, e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, una presenza quest’ultima che dà l’idea della portata degli obiettivi strategici e geografici dell’area del Mediterraneo. (Ilario Lombardo, La Stampa)
Criticata dal commissario francese Breton e dal ministro tedesco Lindner, oltre che dal più prevedibile Orban, Ursula Von der Leyen parte in salita nel percorso per succedere a se stessa come presidente della Commissione Europea. Benché sia stata designata “Spitzenkandidat”, come voleva, nella votazione finale del congresso di Bucarest quasi metà degli 801 delegati si sono trasformati in franchi tiratori: un segnale preoccupante. Non ha fatto mistero della sua recente amicizia con Meloni, leader dei Conservatori europei (con cui domani andrà in Egitto, a parlare con Al Sisi di immigrazione): da lei spera di ottenere i voti che le mancheranno per rimpiazzare la crisi di socialisti e liberali; ha lasciato intuire che, con i risultati che si aspettano (successo della destra, in particolare estrema) nella prossima legislatura dell’Europarlamento sarà indispensabile rivolgere attenzione in quella direzione; non ha detto con chiarezza, come i Popolari avevano fatto fino a qualche tempo fa, che rifiuterebbe per la rielezione i voti delle formazioni più radicali; ha sostituito il Green Deal, la sua bandiera, rimasta a sventolare per aria, con un piano di Difesa comune da dettagliare. (Marcello Sorgi, La Stampa)
«Per le donne oneri, pregiudizi e stereotipi». Mattarella e l’8 marzo. Il presidente ricorda Giulia Cecchettin. Le parole di Meloni. La stretta di mano con la premier: auguri, tutto bene? Al Quirinale il primo incontro dopo il caso manganelli. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Il gender gap passa dalla busta paga alla pensione: alle donne assegno più basso di 516 euro. Le indagini di Moneyfarm e Fabi mettono in luce come la forbice retributiva si ripercuota nella previdenza. Ma le iscritte a quella complementare sono poche. (Repubblica)
Le passioni degli italiani. Cresce a sorpresa il tifo per la politica, la Chiesa perde quota. I luoghi del territorio restano al primo posto Gli anni del Covid hanno riavvicinato cittadini e partiti. (Ilvo Diamanti, Repubblica)
Reddito di cittadinanza Bossi jr. finisce nei guai. Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Umberto, è indagato per truffa ai danni dello Stato dalla Procura di Busto Arsizio. Secondo i pm, che ieri hanno depositato l’avviso di conclusione indagine che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, tra il 2020 e il 2023 avrebbe incassato indebitamente il reddito di cittadinanza. Il 45 enne figlio del Senatur avrebbe percepito 280 euro per 43 mensilità per un totale di 12.800 euro. L’erogazione del reddito di cittadinanza sarebbe stata disposta come sostegno al pagamento dell’affitto di un appartamento. Immobile da cui Bossi sarebbe però stato già sfrattato in quanto moroso. (Lodovica Bulian, Il Giornale)
Gli altri temi del giorno
Cina, Russia e tassi: il mistero dell’oro sui massimi storici. Un nuovo giorno, un nuovo record. L’oro anche ieri ha proseguito la corsa, aggiornando per l’ennesima volta il massimo storico nella valuta statunitense a 2.185,19 dollari l’oncia. L’ultimo strappo al rialzo – che ha già messo nel radar la soglia psicologica dei 2.200 dollari – è stato innescato dai dati migliori del previsto sull’occupazione Usa, che rafforzano la fiducia in un prossimo allentamento della stretta monetaria da parte della Federal Reserve. Gli investitori come noto cercano di anticipare le tendenze e il lingotto, che non stacca cedole, tende a guadagnare attrattività quando i tassi d’interesse scendono. Eppure c’è qualcosa che non torna: quando i tassi salivano alle stelle le quotazioni dell’oro non sono affatto crollate, come vorrebbe la teoria “scolastica”. Sono anzi ormai tre anni che, anziché divergere, il valore del lingotto si muove in parallelo con i rendimenti reali in area dollaro (peraltro ancora molto alti): un evento che non si era mai verificato in precedenza nella storia moderna, se non per brevissimi periodi. Ma è ormai evidente che il mercato dell’oro è guidato anche da altre forze, meno decifrabili di quelle che ci eravamo abituati ad osservare: in parte perché sono lontane dal nostro campo visivo e in parte perché derivano da fenomeni oggettivamente poco trasparenti. Benché le piazze finanziarie dominanti siano tuttora quelle di Londra e New York, anche sul mercato dell’oro il baricentro si è spostato con decisione verso oriente. E l’influenza della Cina in particolare (ma non solo) è diventata un fattore determinante, in grado di spostare la domanda globale anche quando altrove i consumi si indeboliscono. (Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore)
Erdogan ci riprova: colloqui di pace. Allarme Usa sugli attentati a Mosca. Zelensky dal leader turco per navi e grano. I media: ora rischia il ministro degli Esteri Kuleba. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Nadezhdin: «Io escluso dalle elezioni in Russia perché faccio paura». «Ma nessun aiuto dall’estero, per questo sono libero».
Io un fantoccio? No, sono autonomo. Ma evito certe linee rosse. Per opporsi occorre essere qui. (Federico Fubini, Corriere della Sera)
Gaza, i nuovi aiuti partono da Cipro. Sfuma la tregua prima del Ramadan. L’annuncio di von der Leyen dall’isola sui soccorsi della coalizione internazionale. Il corridoio umanitario americano. Banchine flottanti nella Striscia e l’incognita del punto d’attracco. Anche Israele è favorevole. «Ma ci vorranno settimane e 1.000 soldati». Non c’è un porto. I genieri statunitensi dovranno individuare l’area più adatta: probabilmente a nord. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Gaza, l’Ue apre il corridoio marittimo per gli aiuti. La conferma è arrivata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: l’esecutivo comunitario sta lanciando, insieme a un blocco di Paesi, un corridoio marittimo fra Cipro e Gaza per la consegna degli aiuti nella Striscia. L’obiettivo è attenuare la «catastrofe umanitaria» in atto, ha dichiarato von der Leyen, annunciando che il primo viaggio-pilota sarà affidato a un’imbarcazione della Ong spagnola Open Arms. La Commissione è affiancata nell’iniziativa da Grecia, Italia, Olanda, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Usa, anche se i dettagli esatti dell’operazione devono ancora essere chiariti. Il presidente americano Joe Biden ha ipotizzato la costruzione di un porto ad hoc sulla costa, sempre senza fornire un quadro chiaro del progetto. (Il Sole 24 Ore)
Paracadute difettosi cinque palestinesi uccisi dai lanci degli aiuti. Cinque persone sono morte schiacciate quando alcuni pacchi di aiuti paracadutati sul campo profughi di Al-Shati, al nord della Striscia di Gaza, li hanno colpiti in pieno. Secondo quanto ha riferito su Instagram il giornalista Ismail Alghoun molti dei pacchi lanciati da un aereo sono piombati sulla folla perché i paracadute che li trasportavano non si sono aperti. Vedendo l’aereo sopraggiungere, molti gazawi sono accorsi, per accaparrarsi gli aiuti, ma sono stati colpiti dai pacchi. Diversi anche i feriti. Due le persone morte sul posto, tre quelle ferite gravemente e morte dopo il ricovero all’ospedale Kamal Adwan. La notizia è stata confermata anche da uno dei corrispondenti di Al Jazeera, Hani Mahmoud, il quale ha detto all’emittente qatarina che «questa è la tragedia che le persone stanno vivendo nel nord di Gaza. Non solo non hanno cibo e medicine, ma mentre aspettano i pacchi di cibo vengono presi di mira dall’esercito israeliano o uccisi da un paracadute non funzionante». (Nello Del Gatto, La Stampa)
Betlemme in crisi senza pellegrini: in Cisgiordania non c’è più lavoro. Mancano i turisti, ai valichi vengano negati i permessi. Così la città muore: “È peggio che ai tempi del Covid”. (Francesca Caferri, Repubblica)
«Con Donald, Nato e Ucraina a rischio. È uno che gioca a freccette bendato». L’ex consigliere Bolton: Putin e Xi felici di rivederlo alla Casa Bianca. Trump metterebbe Zelensky e Putin nella stessa stanza L’incontro fallirebbe e lui darebbe la colpa a Zelensky Sarebbe la fine dell’aiuto americano a Kiev. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)
«Sogno di tornare sul surf In Italia mi aspetta la cella?. Almeno avrò mia madre». Chico Forti dal carcere Usa: quante delusioni in questi anni. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
Dopo il giovedì nero di Tim con il crollo del valore delle azioni di quasi il 24% a seguito della presentazione del piano industriale per il triennio 2024-2026, nella seduta di ieri 8 marzo il titolo dell’azienda ha recuperato leggermente aprendo a 22 centesimi, per raggiungere poi un massimo di 22,8 centesimi e chiudere a 22,2 centesimi per azione, +4,82 per cento. Una débâcle che, a quanto risulta, ha convinto l’amministratore delegato Pietro Labriola a convocare per domani un cda straordinario per analizzare il crollo del titolo durante il Capital market day e per valutare di fornire maggiori informazioni al mercato. (Laura Morelli, La Stampa)
Silicon Box, una fabbrica per costruire chip in Italia. Pronto maxi-investimento. Il nuovo impianto? In Lombardia, Piemonte o Veneto. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera)
Auto, scatta la prima risposta europea a Pechino: via alla registrazione delle vetture elettriche cinesi. Con l’inchiesta avviata nei mesi scorsi Bruxelles ha già raccolto le prime prove che proverebbero le sovvenzioni cinesi creando una concorrenza sleale da parte delle vetture asiatiche. E il prossimo passo in estate potrebbero essere i dazi. (Diego Longhin, Repubblica)
Molestie all’università. “Il relatore mi toccava durante la correzione della tesi”. “Il prof mi disse che potevo fare la escort”. Nel dossier dell’ Udu centinaia di casi. Millecinquecento segnalazioni raccolte in meno di un mese dall’Unione degli universitari: “C’è un problema sistemico e la paura di denunciare dietro il ricatto della carriera. Servono più sportelli anti- violenza e corsi di educazione sessuo-affettiva per tutto il personale”. (Viola Giannoli, Repubbica)
Beccati dall’autovelox, multe a casa senza foto «Violano la privacy». Il Garante: cancellare i volti delle altre persone in auto. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Lory Del Santo: «Sergio Leone nel suo studio mi ricevette in perizoma. E Clapton? Non lo sento più. Mi piace Alcaraz, è sexy».
Morta per il vaccino: cinque indagati. Camilla Canepa fu stroncata a 18 anni da una dose di Astrazeneca. Quattro medici sono accusati di omicidio colposo per non aver fatto gli accertamenti necessari in pronto soccorso e, assieme a un altro collega, pure di falso per non aver attestato l’iniezione anti Covid sui documenti. Nessuna sanzione a chi autorizzò gli open day. (Patrizia Floder Reitter, La Verità)
Gli Anniversari
1562, vietati a Napoli i baci in pubblico
1796, Napoleone sposa Giuseppina
1822, brevettata a NY la protesi dentaria
1842, debutta alla Scala Il Nabucco di Verdi
1858, brevettata a Filadelfia la cassetta postale
1902, fondata la squadra del Vicenza
1908, nasce l’Inter
1916, Pancho Villa assale la città di Columbus
1931, sperimentato il primo microscopio elettronico
1937, iscrizione obbligatoria al Partito Fascista
1945, bombe incendiarie Usa su Tokyo
1953, a Mosca i funerali di Stalin
1954, in Usa prima pubblicità tv a colori
1955, la 600 debutta al Salone dell’auto di Ginevra
1959, arriva nei negozi la bambola Barbie
1964, nasce la prima Ford Mustang
1969, ritrovato il cadavere del piccolo Ermanno Lavorini
1975, Alaska: inizia la costruzione dell’oleodotto
1976, Cavalese: precipita cabina della funivia
1978, si apre il processo a Curcio e altri 45 br
1997, assassinato a LA il rapper Notorious
1979, Palermo: la mafia uccide segretario Dc
1989, bancarotta della Eastern Lines
1999, la Nabisco dismette il settore del tabacco
2002, riaperto il tunnel del Monte Bianco
2005, prima condanna in Europa per l’Ente Tabacchi
2012, nasce il sito su Harry Potter Pottermore
Nati oggi
1454, Amerigo Vespucci
1883, Umberto Saba
1934, Jurij Gagarin
1937, Diana De Feo
1943, Bobby Fischer
1944, Paola Quattrini
1948, Emma Bonino
1953, Sandra Lonardo Mastella
1955, Ornella Muti
1966, Fabrizio Gatti
1973, Matteo Salvini
Si festeggiano le Sante Francesca Romana e Caterina da Bologna
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