di Massimo Cellini
Annunciazione: “L’annunciare; annuncio, messaggio. Rara in senso generico, la parola è soprattutto usata per indicare il messaggio dell’angelo Gabriele a Maria Vergine, in Nazareth, per annunciarle l’Incarnazione” (Treccani). Al di là dell’origine sacra, questo è un termine anche molto usato dai napoletani (vedi la Smorfia di Massimo Troisi) e in momenti storici per dare risalto a discorsi, riforme politiche, economiche o sociali. Insomma, un modo per sottolineare l’importanza dell’enunciato.
Nel tempo l’annunciazione è passata da qualcosa di eccezionale da comunicare a qualcosa di cui si abusa e che non produce sempre atti conseguenti. La politica (e sempre di più anche gli Italiani) ha capito quale sia la forza della comunicazione al tempo di internet e con essa la capacità di orientare le speranze, gli umori e la vita quotidiana del paese. Televisione, radio, libri, e-book, quotidiani cartacei ed on-line, social-media, blog, eccetera: tutti i mezzi servono a favorire un bombardamento quotidiano di informazioni e appunto di annunci.
In un periodo così difficile da affrontare, come è quello post Covid 19, dove ognuno di noi cerca di capire gli scenari sia di breve che di medio/lungo periodo, tentando di aggrapparsi a qualche certezza, ascoltare le annunciazioni (in primis del Governo) rappresenta la possibilità di guardare avanti per cercare di capire cosa ci attende e per trovare lo spirito necessario per affrontare uno dei periodi più complicati della storia moderna.
Ma cosa succederà se le tante annunciazioni verranno poi disattese o smentite da azioni e da esiti difformi rispetto a quanto dichiarato e promesso? Creare false aspettative è una di quelle attività che può produrre effetti catastrofici, acuire i problemi anziché risolverli provocando manifestazioni di grande sofferenza, se non vere e proprie insurrezioni di scontento. E già oggi per la verità i primi sintomi di questo malessere si iniziano a cogliere da più parti: on-line come in qualche piazza.
Questo pericolo, ormai già al quanto consistente, può essere evitato solo ricorrendo ad una attività di informazione seria e scrupolosa. Occorrerebbe cioè affrontare con ben altro spirito critico il mondo della comunicazione, seguendo le buone regole del giornalismo e dell’informazione, dando peso soltanto alle notizie verificate e verificabili, e lasciando che le “annunciazioni” cedano il passo alla verità. Tuttavia, è necessario porsi una domanda. Le persone hanno bisogno della verità o cedono al fascino delle “fakenews” e delle finte promesse perché in realtà sentono l’inconscio bisogno di aggrapparsi alle “annunciazioni” per andare avanti? Il quesito è alquanto “marzullesco” ma coglie nel segno. In altre parole, in questo momento viene il dubbio che molta gente senta quasi il bisogno di credere a messaggi positivi e di speranza, ancorché dubbi, per trovare la forza di andare avanti. La sparata mediatica insomma vissuta come le cure palliative: non hanno effetto ma aiutano a tirare ancora un po’.
Certamente il quesito non è facile da redimere, ma ciò che sappiamo è che ci aspetta un periodo economico molto difficile e soltanto con la consapevolezza di sapere cosa ci aspetta si potranno trovare le forze, le idee, le soluzioni per affrontare le difficoltà. Se al contrario ci abbandoniamo alle “annunciazioni” e crediamo che queste saranno la panacea delle nostre sventure e che queste risolveranno tutti i nostri problemi, rischiamo che le eventuali delusioni possano portare a conseguenze ben più gravi rispetto a quelle che oggi riusciamo a capire o immaginare.
(Alighiero Boetti 1988)
Le domande che dovremmo porci sono alquanto dure. Cosa succederà quando le aziende potranno di nuovo licenziare? Cosa succederà quando sarà terminata l’erogazione della cassa integrazione? Cosa succederà se migliaia di aziende chiuderanno? Come reagiranno i mercati alla nostra debolezza rispetto all’imponente supporto dato dagli altri paesi europei? Come riusciranno alcune filiere ad uscire dalla crisi? In quali settori è opportuno concentrare le risorse pubbliche? Quali sono i tempi per una seria riforma della burocrazia? Quale futuro aspetta le nuove generazioni? Quali competenze bisognerà sviluppare nel breve, medio, lungo periodo?
Domande da brivido che soltanto a porsele viene il mal di testa. E potremmo continuare a farci decine e decine di domande per capire come affrontare il futuro. Il problema più grave però sono le risposte. La verità è che la politica degli annunci – come dicevamo – poi genera disagi e frustrazioni che aggravano l’entità dei danni provocati dalle mancate soluzioni. Del resto, si sa che il medico pietoso fa la piaga purulenta. Il medico disonesto poi fa di peggio: illude il malato sapendo che invece non potrà guarire. Dunque, occorre ricercare a tutti i costi la verità. Distinguere il vero dal falso, ricercare e premiare la buona informazione, da quella falsa. Ricordarci di chi ha mentito per imbonirci e di chi ha detto le cose come stanno. Soppesare le fonti, distinguendo chi fa informazione da chi fa propaganda.
Affidarci a chi fa buon giornalismo e non a chi diffonde corbellerie. Dobbiamo soprattutto essere socratici, conoscere noi stessi e la realtà che ci circonda. Dobbiamo cioè cercare di essere realisti, per comprendere l’entità dei problemi che ci aspettano e poi saper guardare avanti per affrontare con fiducia e determinazione il futuro. Lasciamo le annunciazioni ai testi sacri e alla smorfia. Diffidiamo dei venditori di fumo e dei trafficanti di fakenews. La politica degli annunci va messa al bando. Oggi più che mai è richiesta serietà e affidabilità per cogliere l’occasione rappresentata dai finanziamenti che arriveranno e che serviranno per ammodernare il paese e per creare le condizioni di uno sviluppo stabile.
(Massimo Cellini è un manager e consulente d’azienda esperto in sviluppo digitale. È anche Vicepresidente Esecutivo di Fad srl, casa editrice di Associated Medias)
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