La storia degli uomini negli scatti di Antonio Biasiucci

Le Gallerie d’Italia di Torino ospitano un’ampia retrospettiva dedicata al fotografo campano Antonio Biasiucci, uno dei più innovativi artisti contemporanei

La mostra è aperta al pubblico dal 27 giugno 2024 al 6 gennaio 2025 ed è curata da Roberto Koch. L’esposizione offre un’opportunità unica per osservare la profonda esplorazione dell’esistenza umana vista ed interpretata dall’obiettivo di Antonio BiasiucciRoberto Koch ha affermato che «per la prima volta i diversi capitoli del poema utopico di Biasiucci vengono presentati insieme. Tra potenti polittici, sequenze di immagini, opere singole, lo sforzo è di realizzare una rappresentazione poetica ed estesa della vita degli uomini, in un periplo che tocca i temi profondi dell’esistenza, gli elementi essenziali del vivere partendo sempre dall’esperienza personale e, dunque, dagli elementi autobiografici che hanno per prima cosa formato il carattere e la sensibilità dell’artista stesso».

La fotografia e la ricerca tra fondamentale ed effimero

Antonio Biasiucci, nato a Dragoni nel 1961, considera la fotografia come puro pensiero. La sua pratica, affinata nel corso di molti anni, semplifica il gesto fotografico alla sua essenza, rinnovando costantemente le forme alla ricerca di simboli assoluti. La sua carriera ha inizio a Napoli negli anni ’80, dove esplora le periferie urbane e la memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del suo villaggio natale. La collaborazione con l’Osservatorio Vesuviano nel 1984 gli permette di lavorare sui vulcani attivi italiani, influenzando profondamente la sua prospettiva sulla storia umana e sulla distinzione tra il fondamentale e l’effimero. Questa esperienza si riflette nelle sue opere, che spesso presentano soggetti essenziali della storia umana. La mostra rappresenta il terzo capitolo del progetto La Grande Fotografia Italiana, con l’intento di omaggiare i grandi maestri italiani della fotografia contemporanea, iniziato nel 2022 con una la mostra Suonare Forte dedicata a Lisetta Carmi e poi seguito nel 2023 da Mimmo Jodice con Senza tempo.

Prima di cominciare una serie non so mai dove mi porta e cosa può diventare il soggetto che scelgo. Seguo questo metodo di lavoro attraverso domande e risposte continue, in un processo intriso di mistero anche del mio vissuto – ha affermato il fotografo – Comincio il mio ‘laboratorio’ che è una condizione psicofisica, dove il confronto con il soggetto scelto diventa quotidiano. Non devo perdere il filo, i ritorni sono fondamentali, non puoi ripeterti, devi cercare altro puntando alla ricerca di una sorta di “inaspettato” che rappresenti quello che non avevi assolutamente immaginato potesse nascere dal confronto col soggetto scelto.

Antonio Biasiucci tra i fotografi contemporanei

Da un punto di vista curatoriale, l’impostazione di Roberto Koch sottolinea l’impegno di Antonio Biasiucci nel creare una relazione tra opposti: luce e oscurità, origini e catastrofe, vita e morte. Il metodo fotografico di Antonio Biasiucci comporta un continuo interrogarsi e confrontarsi con i suoi soggetti, mirando a catturare elementi inaspettati che emergono da questo confronto. Le opere del fotografo campano spesso affrontano temi ancestrali come il sapere, il nutrimento e il cosmo. Ad esempio, i volumi dell’archivio del Banco di Napoli nella sua serie Codex diventano elementi architettonici per nuove costruzioni, mentre il pane quotidiano si trasforma in corpi celesti. La sua serie The Dream ispirata al dramma dei migranti, rappresenta simbolicamente tutti i migranti attraverso ritratti decontestualizzati.

Così come il profondo nero che avvolge frequentemente le fotografie di Antonio Biasiucci invita gli spettatori a sperimentare la scintilla primordiale della vita, riconoscendo trasformazioni dinamiche. La mostra di Antonio Biasiucci alle Gallerie d’Italia di Torino è in altri termini una profonda esplorazione dell’esistenza umana, che invita gli spettatori a confrontarsi con gli elementi fondamentali della vita. Ma allo stesso tempo è un omaggio al suo percorso artistico, al suo originale contributo al mondo della fotografia e alla sua capacità di offrire un’esperienza profondamente introspettiva a tutti i visitatori.

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