Il presidente della Socint offre una riflessione approfondita sul ruolo storico, etico e civile dei servizi segreti, sfatando pregiudizi e stereotipi che ne distorcono la comprensione e servendosi di grandi capolavori d’arte
Attraverso “Le parole dell’intelligence”, Mario Caligiuri, presidente della Socint e docente all’Università della Calabria, uno dei massimi esperti del settore, offre una riflessione approfondita sul ruolo storico, etico e civile dei servizi segreti, sfatando pregiudizi e stereotipi che ne distorcono la comprensione. Il lavoro si inserisce nel programma Le parole contano, promosso dall’Istituto Treccani per celebrare il centenario della sua fondazione, e si distingue per il rigore dell’analisi scientifica.
Caligiuri ha esaminato i termini riferiti all’Intelligence più ricorrenti negli abstract di articoli pubblicati tra il 2019 e il 2023 sulle principali riviste accademiche del settore, arrivando a enucleare dieci espressioni chiave che costituiscono le colonne portanti del lessico di questa disciplina, corredandole e arricchendole di senso anche attraverso immagini tratte da celebri capolavori. Un’operazione culturale di grande pregio e rigore scientifico.
Si comincia proprio da “Intelligence”, che se è una delle parole più usate negli ultimi anni, è anche quella che viene più spesso fraintesa o usata in modo approssimativo. Per identificarla il professore ha scelto non a caso la “Scuola di Atene di Raffaello (Musei Vaticani, 1509-1511), affresco che raffigura i grandi del sapere umano, assorti nella riflessione o intenti al confronto animato, con Aristotele e Platone al centro, l’uno a significare la realtà empirica, l’altro il mondo delle idee. Una metafora efficace che imprime natura culturale al processo di sintesi delle informazioni e che identifica la “capacità di visione del futuro” e la “consapevolezza dei rischi della società contemporanea, che richiedono la partecipazione di tutti i cittadini”. Il termine intelligence, spiega Caligiuri, “deriva da intelligenza e ricomprende le doti umane della logica, della razionalità, del pensiero”. “La radice latina è intelligere, quindi comprendere, e da qui inter-legere, collegare, unire, mettere insieme. Intanto con questa parola – sottolinea- indichiamo tre aspetti distinti: un apparato dello Stato (i Servizi di intelligence), un metodo di trattazione delle informazioni (che supportano tutte le decisioni), il complesso delle funzioni (distinte nelle fasi di raccolta, analisi e utilizzo). Appunto per questo, secondo me, la migliore definizione di intelligence si può dedurre da questa riflessione di Bill Gates: “Ho una certezza semplice ma incrollabile: il [modo] migliore per porre una qualche distanza tra sé e gli altri, è eccellere sul piano dell’informazione. Il successo o il fallimento di un’impresa dipendono dal modo in cui si raccolgono, gestiscono e utilizzano le informazioni”.
Le altre parole sono:
“Sicurezza Nazionale”, che lo stato ha il dovere di assicurare ai propri cittadini attraverso eserciti e forze di polizia, che operano attraverso una costante raccolta, analisi e utilizzo delle informazioni. Il dipinto scelto da Caligiuri è la celeberrima “Ronda di Notte” di Rembrandt (Rijksmuseum, 1642)-
Il “Servizio di Intelligence” trova espressione ne “La Battaglia di Scannagallo” di Vasari (Palazzo Vecchio, 1567-1571), dove il motto “cerca trova” e il possibile dipinto nascosto di Leonardo rimandano alla complessità della stratificazione delle informazioni.
Le “Spie dell’Intelligence” vengono raffigurate da “Mosè con i Messaggeri” di Giovanni Lanfranco (J. Paul Getty Museum, 1621-1624), a sottolineare il ruolo cruciale della raccolta informativa nelle decisioni strategiche.
Il tema del “Segreto” è illustrato da “Il laboratorio dell’alchimista” di Van der Straet (Palazzo Vecchio, 1570-1572), che suggerisce una trasmissione del sapere riservata a pochi eletti, sottolineando la contraddizione tra la volontà di scoprire le leggi della natura e la necessità di custodire tali scoperte.
Poi c’è la parola “Democrazia” accompagnata da “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (Galleria d’Arte Moderna, 1898-1901), a sottolineare che la sicurezza include anche quella sociale, essenziale nelle democrazie. Precisa Caligiuri: “L’ideologia della democrazia si fonda su due elementi molto precisi: la consapevolezza dei cittadini che individuano i propri rappresentanti e la responsabilità delle élite pubbliche che governano in funzione degli interessi della maggioranza. Entrambe queste condizioni sono strettamente legate all’educazione”.
Per l’“Inganno”, il capolavoro scelto è il “Bacio di Giuda” di Giotto (Cappella degli Scrovegni, 1303-1305) che simboleggia il potere della manipolazione informativa che sarà sempre di più un ambito prioritario dell’intelligence.
L’impatto dei “Social Media” sul mondo dell’Intelligence trova un parallelo nel “Ritratto di Lutero” di Cranach il Vecchio (Museo Poldi Pezzoli, 1529), che richiama al pensiero critico e alla rivoluzione della stampa. Il messaggio qui è che l’intelligence deve cogliere i cambiamenti e illuminare i governanti.
I “Bias cognitivi”, che influenzano la percezione della realtà, condizionando i nostri comportamenti e decisioni, sono corredati dalla “Persistenza della memoria” di Dalì, a rammentare come il tempo sia percepito in modo soggettivo e che per ridurre l’influenza dei pregiudizi, è essenziale un’analisi corretta delle informazioni.
Il percorso si chiude con “Gli Effetti del Buon Governo”, rappresentato dall’omonimo affresco di Ambrogio Lorenzetti, situato nel Palazzo Pubblico di Siena, che evidenzia il delicato equilibrio tra potere e responsabilità, rimarcando come la giustizia e la sicurezza favoriscano il benessere della società. La figura alata della Sicurezza con il suo cartiglio simboleggia la libertà e la prosperità garantite da un’amministrazione giusta.
Un lavoro quello di Caligiuri che non solo restituisce un quadro inedito dell’Intelligence, ma invita a ripensare il mondo della sicurezza e dell’informazione attraverso un linguaggio più preciso e consapevole, rimarcando al contempo come questa attività non sia solo di una pratica operativa, ma anche uno strumento indipensabile per la difesa della democrazia.
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