Le prospettive del mondo nel 2025: Cosa ci aspetta davvero? Le risposte nei messaggi dei presidenti

Al di là della retorica del potere, il prossimo sarà veramente un anno difficile tra guerre, conflitti umanitari, crisi economiche e geopolitiche. Scorpiamo cosa ci riserva il futuro rileggendo i discorsi di fine anno

di Guido Talarico

L’anno che verrà. Sui social gira un’ironico meme che fa vedere tutti gli ultimi presidenti della Repubblica Francese sostenere, durante il loro discorso di fine d’anno, che quello appena passato o quello in arrivo è stato o sarà “un anno difficile”. E’ la retorica del potere che ci ricorda le difficoltà dei tempi che viviamo per prepararci ai sacrifici in arrivo. Ma certo non c’era bisogno nè di Chirac, né di Mitterand e neppure di Macron per scoprire i disagi del vivere. Un cantautore spagnolo Antonio De La Cuesta, in arte Tonino Carotone, nel suo indimenticabile brano filosofico “Me cago en el amor” ci ricordava appunto che  la nostra “è una vita difficile“, spiegandoci, proprio come i presidenti francesi, che il nostro “è un mondo difficile” e la nostra è una “vita intensa” fatta di  “felicità a momenti e futuro incerto“.

meloni mattarellaDel resto è così, ogni fine d’anno i messaggi dei leader politici di tutto il mondo sembrano ripetere sempre le stesse parole: speranza, unità, resilienza, lavoro, pari opportunità, sviluppo, uguaglianza, guerra e pace e appunto sacrifici. Tuttavia, dietro a queste dichiarazioni che nella loro ripetitività appaiono banali, si nasconde una domanda ben più complessa: che cosa ci riserva davvero il futuro?  Le parole di fine anno, pur sembrando rituali, sono in realtà la sintesi delle attese collettive e delle sfide che l’umanità si prepara ad affrontare. E il 2025, basti pensare alle guerra in Ucraina e in Medioriente, all’arrivo di Trump, alle difficoltà politiche di Francia e Germania, si prospetta effettivamente come un anno cruciale in cui il mondo sarà chiamato a confrontarsi con le sue più grandi difficoltà. La politica così ha il non facile compito dell’azione e della risoluzione. Come diceva Goethe “pensare è facile, agire è difficile, e tramutare il proprio pensiero in azione è la cosa più difficile del mondo“.

Per questo i messaggi di fine anno, pur se caratterizzati da retorica e da ripetitività, sono comunque un momento importante. Da un lato contengono le promesse di progresso, di rinnovamento e di innovazione. Dall’altro elencano i segnali di preoccupazione e di difficoltà che caratterizzano la vita delle nazioni e dei loro cittadini. Per questo i discorsi che i leader mondiali fanno ai propri concittadini il 31 di dicembre, a cominciare da quelle di Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, offrono uno spunto per riflettere sulle sfide che ci aspettano nell’anno che verrà. La stessa Meloni negli auguri di Natale ha parlato di un 2025 “impegnativo”. Allora, partendo dai precedenti, proviamo a capire cosa andremo a sentire prima del cenone di Capodanno e quello che aspetta nei prossimi 12 mesi.

Le tensioni geopolitiche e le guerre economiche

E’ di fatto in atto una terza guerra mondiale. Non grave come quelle vissute nel ‘900, ma il numero di conflitti esistenti hanno conseguenze globali. Il panorama geopolitico nel 2025 sarà dunque probabilmente segnato da una crescente competizione tra le grandi potenze. La guerra in Ucraina ha aumentato le tensioni tra la Russia e l’Occidente e complicato le cose sul fronte pacifico (Cina, Corea del Nord ecc.). Per non parlare del Medioriente, dove i paesi coinvolti nel conflitto, soprattutto dopo il crollo in Siria del regime di Bashar al Assad, sono crescenti e animati da una sempre più alto tasso di aggressività.  Ma non c’è soltanto la preoccupazione bellica: la sfida si estende anche a un più ampio confronto economico e ideologico tra le potenze globali, in particolare tra Stati Uniti e Cina. E non è detto che l’approccio di Trump faciliterà la distensione dei rapporti. Il neo eletto presidente americano per altro ha già ricordato a tutti le sue note capacità di negoziatore violento ad esempio mettendo in discussione l’accordo sul canale di Panama (a suo dire troppo caro per gli Usa) e definendo il Canada come 51esimo stato della federazione, vale a dire non una nazione indipendente ma una semplice provincia di Washington.

Del resto la maggior parte degli analisti concordano nel dire che la politica internazionale sarà sempre più caratterizzata da conflitti per le risorse, da guerre commerciali e da una continua “guerra fredda” tra le potenze. L’Ucraina è l’emblema di tutto questo. Parlando dei cambiamenti che ci attendono e prendendo a riferimento proprio i discorsi di fine anno, nel 2021 Joe Biden aveva detto che: “La democrazia è sotto attacco in tutto il mondo, ma gli Stati Uniti sono pronti a difenderla e a lottare per un ordine mondiale basato su regole”. Donald Trump andrà invece in tutt’altra direzione. Lo ha già detto e ridetto. Con lui gli Usa non faranno più gli sceriffi del mondo. Ciascuno dovrà badare alla propria sicurezza. Il che per i paesi Nato, che dovranno spendere in armamenti qualcosa compreso tra il 2 e il 5% del proprio Pil, significherà un cambiamento epocale con un impatto enorme sui conti pubblici dei singoli stati. Il che comporta, ad esempio, la necessità di rivedere le tanto declamate ed invidiate politiche europee sul welfare.

Insomma, questa terza guerra mondiale latente avrà un impatto enorme su tutto il 2025. Non a caso nel suo discorso del 2023 Mattarella riferendosi al 2024 aveva cosi commentato: “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità“.

Cambiamenti climatici e crisi ambientale

moscaIl cambiamento climatico è la sfida più urgente per il mondo intero. Con un pizzico di ironia potremmo dire che questo è un “evergreen“, cioè un tema che si ripete stancamente da tempo. Ogni anno, la comunità internazionale si incontra per cercare soluzioni – quest’anno il meeting era a Baku in Arzebaijan – ma gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono ancora lontani. La COP29 ha confermato quanto siano gravi i danni già causati dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, con eventi climatici estremi che diventano sempre più frequenti, ma il vertice è stato un mezzo flop, caratterizzandosi per la scarsissima incisività degli impegni assunti.

Se nel 2025 non verranno adottate politiche ambientali più radicali, il rischio è quello di assistere a catastrofi sempre più devastanti. Come ha dichiarato il Presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno del 2022: “La lotta contro i cambiamenti climatici è una delle priorità globali. Il nostro Paese è impegnato, insieme all’Unione Europea e alla comunità internazionale, a promuovere politiche di sviluppo sostenibile per il bene delle generazioni future.” La crisi climatica, quindi, non è solo una questione ecologica, ma anche etica e sociale. La strada da percorrere è ancora lunga, e sarà necessario un impegno globale senza precedenti. Anche in questo campo l’arrivo di Trump sembra destinato a cambiare l’atteggiamento generale. Il neo presidente ha già spiegato che la sua priorità in tema di energia è un ritorno al petrolio di cui gli Stati Uniti sono il primo paese produttore.

La rivoluzione digitale e l’intelligenza artificiale

Non è una esagerazione giornalistica. Quella digitale è una vera e propria rivoluzione destinata a sovvertire l’ordine delle cose. L’intelligenza artificiale, l’automazione e la digitalizzazione stanno cambiando il nostro modo di vivere e lavorare. Il 2025 vedrà probabilmente l’espansione dell’uso di tecnologie come il 5G, la robotica avanzata e l’intelligenza artificiale a portato di chiunque. Il che produrrà   impatti profondi su tutti i settori economici e sociali. I segnali sull’arrivo di cambiamenti importanti, in alcuni casi radicali, sono tanti e documentati. Vedremo dunque a breve cose che noi umani non avremmo mai immaginato di vedere. Non a caso l’anno scorso Mattarella aveva lanciato un monito preciso: “dobbiamo fare – aveva detto – in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana”.

Le prospettive che questo settore offre sono affascinanti ma anche foriere di qualche inquietudine. Mentre da un lato queste tecnologie offriranno enormi opportunità in settori come la medicina e l’educazione, dall’altro si pongono rischi significativi. Giorgia Meloni, nel suo primo discorso di fine anno da Premier, spiegò che “la digitalizzazione è una sfida che deve accompagnare lo sviluppo del Paese, ma dobbiamo essere consapevoli che non possiamo lasciare indietro nessuno. La crescita digitale deve essere inclusiva.”  Questo è il vero nodo: come bilanciare il progresso tecnologico con l’inclusione sociale e la tutela dei diritti umani. E poi c’è la questione lavoro. Il saldo tra licenziati ed assunti non è ancora chiaro ed accertato. Su questo aspetto, che avrà un impatto sociale altissimo, occorrerà molto lavorare .

La salute globale e le pandemiche

Anche se la pandemia di COVID-19 alla fine è stata in gran parte contenuta e riposta in una cassetto della nostra memoria che ce la fa apparire come una emergenza lontana e superata, la possibilità di future crisi sanitarie rimane alta. La recente vicenda del Congo, pur nella sua piccolezza, ci ricorda che le malattie viaggiano con i passeggeri e possono arrivare da un momento all’altro ovunque. Le pandemie sono diventate insomma un rischio permanente, soprattutto in un mondo sempre più interconnesso, globalizzato e urbanizzato.

La prevenzione e la gestione delle emergenze sanitarie saranno essenziali. Come ha detto Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno del 2021: “La pandemia ha messo a dura prova la nostra società, ma ha anche mostrato la forza della solidarietà. La salute, la cura e il benessere delle persone rimangono il nostro impegno prioritario.” Nel 2025, la comunità internazionale dovrà essere pronta a rispondere a nuove sfide sanitarie con maggiore coordinamento e impegno per garantire che tutti i Paesi abbiano accesso alle risorse necessarie. E anche qui c’è il tema della coperta corta: se dovremo spendere di più in armamenti riusciremo ad adeguare i nostri sistemi sanitari ai rischi delle nuove pandemie?

L’andamento dell’economia

trumpDa questo punto di vista siamo messi male rispetto alla crescita globale ma bene rispetto a quella europea. Le attese di crescita del PIL mondiale sono infatti intorno al 3% sia per il 2024 e 2025, mentre si mostrano più basse per l’area euro e per l’Italia: nel nostro Paese il PIL ha un adamento previsto tra +0,6% e +0,8% nel 2024, tra +0,8% e +1,1% nel 2025. Se guardiamo a cosa sta succedendo in Germania o in Francia dobbiamo essere felici, se guardiamo a come va l’economia nel resto del mondo un pò meno. Ma, come dicono gli esperti, i tassi di crescita di paesi emergenti non possono essere paragonati a quelli di economia mature come le nostra. Quindi alla fine diciamo che va bene così.

Anche l’inflazione va in questa direzione: al netto di energia e alimentari, dalla BCE prevedono una media del 2,9% nel 2024, del 2,3% nel 2025 e dell’1,9% sia nel 2026 che nel 2027. Insomma, alla fine come certi studenti a scuola: in economia l’Italia potrebbe fare di più e meglio, ma nel 2025 se la dovrebbe cavare bene, anche grazie – è doveroso dirlo, alla stabilità politica del nostro paese e alla leadership di Giorgia Meloni, riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale, che potrebbe fare diventare l’Italia l’interlocutore preferito della nuova amministrazione americana. Un vantaggio geopolitico non secondario.

Le crescita delle disuguaglianze sociali ed economiche

L’ineguaglianza è uno dei temi più preoccupanti e anche questo ricorrente, quasi fosse una malattia tipica della nostra società. Nonostante i progressi tecnologici, la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi, mentre milioni di persone continuano a vivere in povertà. Le disuguaglianze sociali ed economiche potrebbero essere ancora più marcate nel 2025, creando divisioni sempre più profonde nelle società globali. Con il tema della difesa comune, la fiscalità in Europa è uno dei motivi divisivi ed è uno di quei vulnus dove si insinuano le multinazionali (soprattutto americane) per elusioni miliardarie. Se se vuole crescere colmando le disuguaglianze, il tema della fiscalità europea diventerà uno dei nodi politici del 2025.

E su questo tema il nostro Premier è stato chiaro. La crescente disuguaglianza è una minaccia alla coesione sociale. Giorgia Meloni, nel suo discorso di fine anno del 2022, ha sottolineato: “Dobbiamo costruire una società che sappia dare opportunità a tutti, partendo dai più vulnerabili. Le politiche sociali devono essere il motore di un Paese che guarda al futuro con speranza e determinazione.”  Questo, come dicevamo è un obiettivo fondamentale: promuovere politiche che riducano le disuguaglianze e favoriscano l’inclusione. Se non verranno adottate misure efficaci, il rischio di conflitti sociali e politiche di esclusione potrebbe aumentare.

Il futuro del lavoro e le nuove forme di occupazione

Nel 2025, il lavoro sarà probabilmente caratterizzato da una maggiore flessibilità, ma anche da nuove forme di precarietà. L’automazione e la digitalizzazione, come ricordavamo, sono destinati a trasformare il mercato del lavoro, ma questo processo richiede un aggiornamento continuo delle competenze e una protezione adeguata per i lavoratori. E’ una sfida epocale perché richiederà investimenti più che ingenti e, aspetto non secondario, una approccio culturale e sociale completamente nuovo

La transizione verso il lavoro digitale comporta anche sfide legate alla precarietà e all’instabilità. Angela Merkel, nel suo ultimo memorabile discorso di fine anno da cancelliera, era il 2021, spiegò con grande efficacia come “La digitalizzazione cambia radicalmente il nostro mondo del lavoro, ma dobbiamo garantire che queste trasformazioni siano accompagnate da una forte protezione sociale e che non generino nuove disuguaglianze.”  Il 2025 sarà senza dubbio un anno in cui si dovrà fare i conti con la necessità di una riforma del lavoro che tenga conto delle nuove realtà occupazionali. Se ne parla da tempo, quindi il problema è noto. Ma le soluzioni non appaiono ancora condivise e le risorse economiche necessarie per implementarle ancora ben lontane dall’essere identificate.

Nell’anno che sta per arrivare, il mondo sarà dunque sicuramente segnato da grandi sfide, ma anche da enormi opportunità. Se la comunità globale saprà collaborare, affrontando con pragmatismo i problemi ambientali, tecnologici e sociali, allora potremo gettare le basi per un futuro più equo e sostenibile. Come ha affermato Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine anno del 2021: “Solo con la cooperazione internazionale e il dialogo costante possiamo affrontare le sfide del futuro.”  A rileggere tutto questo viene da pensare che abbiano ragione i presidenti francesi: anche il 2025 sarà un anno difficile. Anzi diciamolo pure, difficilissimo. E allora forse conviene ritornare al piccolo Carotone quando ci ricorda che qui stiamo parlando della “nostra piccola vita” e del “nostro grande cuore“. Diamoci da fare. Buone feste  tutti!

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