L’Economist, ecco perchè metà degli americani vota Trump. La cultura il fattore che divide l’elettorato

Trump domina da nove anni la destra americana, tuttavia, sottolinea il settimanale, molti analisti non riescono ancora a capirne il  vero motivo. Gli elettori non sono stanchi di lui. E anche dopo lo scandalo e il caos del suo primo mandato, culminati nel tentativo di aggrapparsi al potere dopo aver perso le elezioni nel 2020, circa metà di  loro, ovvero quasi 75 milioni di americani, voterà ancora per lui.

Trump

L’Economist. il prestigioso magazine che ha pubblicamente dichiarato la scorsa settimana di appoggiare Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca, che termina domani 5 novembre, si chiede come mai la metà degli elettori americani continua a credere e a sostenere un candidato come Donald Trump. Trump domina da nove anni la destra americana, tuttavia, sottolinea il settimanale, molti analisti non riescono ancora a capirne il motivo. Gli elettori non sono stanchi di lui. E anche dopo lo scandalo e il caos del suo primo mandato, culminati nel tentativo di aggrapparsi al potere dopo aver perso le elezioni nel 2020, circa metà dell’elettorato, ovvero quasi 75 milioni di americani, voterà ancora per lui.

Cosa spiega la sua forte e durevole capacità attrattiva? All’inizio era comune a attribuire  il suo successo alla sua capacità di fare leva su razzismo, misoginia e xenofobia radicati in alcuni strati sociali.  Oggi gli osservatori forniscono diverse e più elaborate spiegazioni. C’è chi, per spiegare l’appeal di Trump,  punta il dito contro il sistema di voto uninominale maggioritario basato sulle primarie che danno più potere nella selezione del candidato presidenziale alla base ribelle piuttosto che alle elite, costingendo queste ultime ad adeguarsi e a riconoscere la nuova leadership. Un discorso che non ha mai funzionato a livello dei democratici. Basti pensare alle brevi fiammate del 2016 e del 2020 di Barnie Senders e di Elizabeth Warren, che non sono riusciti però a portare dalla propria parte più del 25-35% degli elettori.

C’è poi chi sostiene che il favore di cui gode Trump sia legato alla crescita dell’economia che ha caratterizzato il suo primo mandato fino alla pandemia. Sebbene molti elettori, osservano gli analisti, non abbiano approvato la sua condotta il 6 gennaio del 2021, quando i suoi sostenitori fecero irruzione con violenza nel Campidoglio, la loro rabbia per l’inflazione e il loro pessimismo  li stanno spingendo a criticare l’attuale amministrazione e a schierarsi dalla parte di Trump. Anche se di fatto l’economia statunitense continua a fare invidia al mondo, con i salari reali delle fasce più povere che sono notevolmente aumentanti.

Quest’ultima costatazione lascia spazio a chi ritiene che la chiave del successo di Trump vada piuttosto ricercata nei mutamenti sociali che si sono verificati in quest’ultimo decennio. Gli elettori certamente sono meno divisi per reddito o razza rispetto a prima; ma tra loro si sta venendo a creare una nuova linea di demarcazione costituita dal livello culturale. I democratici attraggono sempre più il sostegno della classe dirigente professionale e suburbana che trova Trump ripugnante e inadatto a ricoprire la carica di presidente. I repubblicani vicini al Tycoon al contrario hanno cominciato ad attrarre una quota crescente della classe lavoratrice non bianca, che si riconosce in Trump, nel suo linguaggio e nelle sue promesse di un futuro in cui riceveranno dignità e verrà riconosciuto loro il giusto merito finanziario.  L’ex presidente arriva ai suoi elettori perché dice loro ciò che vogliono sentirsi dire nutrendoli di speranze e presentandosi abbigliato come loro, con le uniformi che usano per andare a lavorare.

Il riallineamento in base ai titoli di studio, sottolinea l’Economist, significa che la divisione più seria in America riguarda la cultura piuttosto che i soldi. Sotto Trump, il Partito Repubblicano sembra sempre più laburista di sinistra nella sua economia, sostenendo il protezionismo, le esenzioni fiscali per la classe operaia e la conservazione dell’attuale sistema di diritti. Per molti americani senza una laurea, i Democratici non parlano più con loro, ma con loro dall’alto in basso. Ecco perché, nonostante siano stati inondati di dollari dal governo federale sotto il presidente Joe Biden, i membri dei sindacati industriali si stanno spostando verso Trump. Decine di milioni di elettori di Trump (erroneamente) credono, prosegue il magazine, che l’America sia in recessione. Pensano che i democratici abbiano causato l’inflazione quando hanno gestito l’economia, che è cresciuta sotto la Trumponomics. E ancora. Osservano che non sono state lanciate nuove guerre quando Trump era alla Casa Bianca…insomma il trumpismo è estensivamente radicato negli Stati Uniti e potrebbe riportare Trump alla Casa Bianca.

 

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