“L’educazione, l’anello mancante tra informazione e democrazia”- Intervista a Mario Caligiuri sul suo ultimo saggio “Maleducati”

Il volume, edito da Luiss University Press, offre un’ appassionata e impietosa analisi di quella che è l’emergenza, assolutamente e pericolosamente sottovalutata della nostra epoca: l’ipertrofia della comunicazione nella nostra società, che è sempre più barbarica, ignorante e incapace di formarsi una coscienza critica

“Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia” è il titolo del nuovo saggio di Mario Caligiuri, intellettuale raffinato, professore ordinario all’Università della Calabria e Presidente della Società Italiana di Intelligence, che Associated Medias ha intervistato. Il volume, edito da Luiss University Press, offre un’ appassionata e impietosa analisi di quella che è l’emergenza, assolutamente e pericolosamente sottovalutata della nostra epoca: l’ipertrofia della comunicazione nella nostra società, che è sempre più barbarica, ignorante e incapace di formarsi una coscienza critica. Tra informazione e istruzione l’anello mancante è l’educazione, spiega il professore, che mette in guardia anche dal rischio che le elite istituzionali assumano il totale controllo del potere mediatico indebolendo i sistemi democratici. A questo si aggiunge la grande sfida rappresentata dall’ intelligenza artificiale, i cui esiti non li conosce nessuno e sono controversi e aperti.

Professore Caligiuri, come è nata l’idea di questo libro?

Dalla necessità di capire le cause  dei fenomeni sociali per evitare di essere sottoposti alla tirannia degli effetti. Siamo schiacciati sul presente senza profondità, senza riflessione e senza visione. Se tentiamo di analizzare con onestà intellettuale quello che accade, unendo i fili e  cogliendo i segnali deboli non è impossibile comprendere alcune tendenze del futuro. In questo quadro è fondamentale investire nell’arma spuntata dell’educazione.

Mai, come in questa epoca della storia, c’è stata una così enorme diffusione di informazioni né mai, come oggi, viene assicurata a tutti senza distinzioni un’istruzione. Eppure si osserva un generale imbarbarimento sociale…Cos’è che non funziona? 

Non c’è alcuna reale correlazione tra possibilità teorica di acquisire informazioni e la capacità di assumere decisioni reali a vantaggio delle persone e delle comunità. Infatti, l’anello mancante è rappresentato appunto dall’  educazione,  che oggi è principalmente un ammortizzatore sociale per studenti e docenti. Scuola e università vengono invocate spesso come soluzioni ma invece fanno parte rilevante del problema.

Quali sono i confini che separano cultura e istruzione?

Se hai difficoltà alfabetiche – e in Italia il 75 per cento non comprende una frase complessa in italiano – come puoi apprezzare un quadro di Caravaggio, una sinfonia di Mozart, una poesia di Alda Merini?

La disinformazione nasce più dall’ignoranza o più  dalla manipolazione?

La disinformazione si manifesta in modo assai preciso: con la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello di istruzione dall’altro. Questo crea un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla sempre difficile comprensione della realtà.  In questo quadro va compreso che la disinformazione  profonda non è affatto rappresentata dalle fake news, che sono facilmente individuabili e poco dannose, ma soprattutto dalla comunicazione istituzionale dei governi e delle multinazionali. Per Jacques Seguela più di trent’anni fa “il ministro era una pagina di pubblicità”. È lo stesso schema della pubblicità dei Rotoloni Regina. Oggi questo è davanti agli occhi di tutti ma la “Crisi della verità”, come delineata da Byung-Chul Han, rende tutto indistinguibile

Qual è il futuro delle democrazie occidentali in un mondo in cui il degrado culturale si nasconde nelle pieghe di una comunicazione ipertrofica e ipertecnologica?

La globalizzazione ha creato delle asimmetrie profonde che favoriscono di fatto e in modo evidente le multinazionali finanziarie e criminali.  Inoltre, la Globalizzazione richiede decisioni veloci che le democrazie occidentali per loro natura non sono in grado di assicurare e quindi sono in difficoltà. Lo scontro tra Russia e Ucraina che cosa altro è se non uno scontro tra diversi sistemi di governo? Il tema centrale è quello della formazione e selezione delle élite che rendono fragili e improbabili le democrazie del primo quarto del XXI secolo.

L’Intelligenza artificiale ci salverà o ci distruggerà, erodendo ancor di più la nostra capacità di autocoscienza?

La guerra più drammatica in atto non è quella dell’Ucraina o della Striscia di Gaza ma lo scontro che si sta inevitabilmente verificando tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Al di là delle affermazioni di principio, gli esiti non li conosce nessuno e sono controversi e aperti: controversi perché ci sono posizioni opposte e aperti perché puo’ condurre da qualsiasi parte. Secondo me possono esserci tre strategie di resistenza, discutibili e pericolose, ma lo scontro è talmente feroce che non si può escludere alcuna possibilità.   La prima, che è quella più probabile, è l’ibridazione “inevitabile” tra uomo e macchina, determinando uno spill over, un salto di specie che caratterizzerà la metamorfosi del mondo. La seconda è costituita dalla scoperta e dalla valorizzazione dei poteri nascosti della mente, come CIA e KGB hanno cercato di fare durante la guerra fredda. La terza è quella che giustamente fa arricciare di più il naso: aumentare “le porte della percezione” attraverso la stimolazione della mente umana, riflettendo sulle controverse esperienze di Aldous Huxley, Albert Hofmann e Timothy Leary, dalle quali, oltre a esagerazioni inaccettabili, potrebbero derivare spunti interessanti e vitali.