Leonardo: Spostare la produzione manifatturiera in Cina è stato un grave errore

 

LEONARDO

Furbizie. Spostare la produzione manifatturiera in Cina è stato un grave errore: a dirlo è Roberto Cingolani, ad di Leonardo, intervenuto alla Camera nell’ambito di un’indagine conoscitiva sull’IA. Delocalizzare è stata una «furbizia», ma «è durata poco»: «Abbiamo perso capacità manifatturiera su componenti essenziali. Abbiamo fatto più ebitda per un po’ di anni ma non è stato lungimirante perché quelle dell’hi-tech sono partite a lungo termine. Non abbiamo avuto capacità di discernere».
Andrea Ducci sul Corriere

Cybersecurity. Cingolani spiega che l’Italia dovrebbe puntare a rafforzarsi nel cloud e nella cybersecurity, mentre sulle altre priorità tecnologiche la soluzione passa per grandi alleanze In Europa. «Non potendo fare tutto e avendo perso la corsa al 5G. Punterei a un cloud molto forte a livello nazionale: c’è un tentativo adesso ma siamo un po’ lenti, per cui già se avessimo buona competenza di calcolo e informazioni dei cittadini protette in un cloud mi sentirei in un Paese più sicuro. Poi cercherei con un consorzio europeo di potenziare la rete 5G. Infine dobbiamo essere forti sulla cybersecurity che è nazionale». Infine, sui supercomputer «l’Italia è arrivata ad avere 460 milioni di miliardi di operazioni al secondo, si tratta della quinta potenza di calcolo al mondo», dopo Usa, Giappone, Cina e Finlandia.
Andrea Ducci sul Corriere

Il 5G. «La strategicità del 5G oggi è importante e serve una riflessione nazionale ed europea», dice Roberto Cingolani. Secondo l’Ad di Leonardo, non si deve parlare di tecnologia, ma di «un fenomeno economico: non c’è un settore che cresce così. Chi possiede questa rete possiede le autostrade digitali sulle quali viaggeranno tutte le informazioni».
Sul messaggero

Cloud. «Dove butta male è sulla memoria, sulla parte cloud, che va intorno ai 100 miliardi di dollari e cresce al 17%; siamo totalmente fuori, l’informazione è tutta Usa che hanno quasi tutta la memoria di massa. Fare una memoria non è molto costoso ma il dato sensibile del cittadino finanziario deve essere garantito, altrimenti è un disastro. Dobbiamo capire che cosa facciamo per garantire il cloud protetto ai cittadini, prima a livello domestico e poi a livello europeo».
Su Libero

Complementari. Con Fincantieri «c’è una complementarietà naturale che dobbiamo sfruttare». Così Roberto Cingolani, Ceo di Leonardo, a margine della sua audizione in commissione Attività Produttive della Camera. «Dopo due mesi che sono diventato Ad ho incontrato Folgiero e abbiamo stabilito di rafforzare molto la collaborazione. Abbiamo fatto ripartire Orizzonte Sistemi Navali, abbiamo la parte subacquea e c’è una complementarietà naturale che dobbiamo sfruttare». Sulla possibilità che il nuovo piano di Leonardo, che sarà annunciato il 12 marzo, preveda altri ambiti di collaborazione, Cingolani aggiunge: «Con Fincantieri la macchina è partita, siamo sempre in contatto e non c’è nemmeno bisogno di metterlo nel piano». «Nel 2017 – ha aggiunto – sono entrato a Leonardo, come capo della tecnologia, e ho detto che eravamo digitalmente indietro. Ho fatto una proposta al cda che è stata valutata bene su supercomputer, supercloud, interfaccia veloce e ora siamo tra i primi 3-4 al mondo come cloud computing nell’aerospace&defense. Questo ora sta pagando perché abbiamo una capacità di calcolo che i competitor anche più grossi non hanno e ci vengono a cercare».
Su Repubblica Genova

Atr +54%. Atr, joint venture tra Airbus e Leonardo, ha aumentato gli ordini e le consegne nel 2023. I nuovi ordini sono stati 40, rispetto ai 26 del 2022 (+54%), i velivoli consegnati ai clienti sono stati 36, rispetto ai 25 dell’anno precedente (+44%). I risultati sono stati annunciati ieri da Tolosa. Il 2023 si chiude con quasi 1,2 miliardi di dollari di ricavi, per la prima volta dalla pandemia, anche grazie ai risultati dei servizi, con ricavi per oltre 400 milioni di dollari. «Il 2024 sarà un anno di stabilizzazione, aprendo la strada alla crescita futura. Abbiamo già consegnato due aerei dall’inizio dell’anno, questo rappresenta un ritmo promettente», ha dichiarato Nathalie Tarnaud Laude, Ad di Atr. Roberto Cingolani, Ad di Leonardo, ha detto che «nella seconda parte di marzo» Leonardo e Knds si incontreranno per valutare lo stato di avanzamento della partnership dopo il Mou, siglato a dicembre, finalizzato a un’alleanza strategica negli armamenti terrestri. «Tra cinque settimane – ha aggiunto – avremo un incontro per vedere lo stato di avanzamento dei numeri e che direzione prendere».
Gianni Dragoni sul Sole

1,2 miliardi di ricavi. Il «piccolo» Atr, a 40 anni dal suo primo volo il 16 agosto 1984, continua a dare soddisfazioni e ha chiuso un brillante 2023 con ricavi a 1,2 miliardi di euro (tornando ai livelli post pandemia) e un importante crescita del 53% di aerei venduti. Soddisfazioni che interessano in pieno la Campania, dove a Pomigliano d’Arco, negli stabilimenti di Leonardo viene costruita e assemblata la fusoliera, mentre gli impennaggi di coda verticale e orizzontale, realizzati in materiale composito, sono prodotti e assemblati nello stabilimento di Foggia.
Gianni Molinari sul Mattino

Atr. Se il mercato asiatico resta quello più dinamico, sono arrivati ordini anche dall’America Latina e dall’Europa sia per ampliamenti di flotte sia per la sostituzione di mezzi esistenti. Pomigliano è uno dei siti con più lunga tradizione, attivo sin dal 1926, e NEMESI – fanno sapere da Leonardo, – «gli consentirà di continuare a muoversi verso il futuro. Un’innovazione di prodotto, di processo e di stabilimento che garantirà la crescita di capacità e competenze, esportabili in tutto il contesto industriale di Leonardo e dell’intera filiera»
Sul Mattino.it

Leonardo +6%. Leonardo è balzata del 6% chiudendo a 18,29 euro, livello che non vedeva dal 2008, con una capitalizzazione di 10,5 miliardi. Martedì Banca Akros ha alzato il tp da 18 a 21 euro, con rating buy, attendendo sorprese positive dai conti del IV trimestre e accogliendo positivamente le parole del cancelliere tedesco Scholz sull’aumento della spesa militare e il passaggio dell’industria della difesa europea alla produzione di massa. Sui conti, Banca Akros sottolinea che il IV trimestre è il più forte dell’anno: in media in 5 anni ha generato circa il 36% dei nuovi ordini e il 33% dei ricavi. Per gli analisti Leonardo beneficerà di un’eventuale ripresa del settore, essendo «leader nel segmento degli elicotteri medi e super medi con gli AW139 e AW189. La notizia dimostra che il segmento è in ottima salute e che probabilmente si riprenderà costantemente dopo 10 anni di sottoinvestimenti».
Guido Marzetti su Mf

Nuovo campus digitale. Un nuovo Digital Customer Experience per la sede di Sesto Calende di Leonardo che ha scelto per la sua realizzazione Progetto CMR. L’idea sviluppata nasce dal concetto di immersione in uno spazio del futuro, di ingresso in una galleria tecnologica che è il cuore pulsante del progetto, con aree altamente digitalizzate dotate di schermi touch, monitor, spazi interattivi e riconfigurabili. Leonardo oggi è in grado di offrire soluzioni nel campo del volo a oltre 150 Paesi nel mondo. La sede italiana di Sesto Calende è attualmente il quartier generale di servizi di addestramento e di sviluppo di tecnologie e simulazioni di volo sempre più avanzate e all’avanguardia. All’interno del grande campus si sviluppa il concept di uno spazio totalmente digitale, dove Leonardo affianca all’immagine di un’azienda solida e consolidata l’aspetto più attuale dei suoi valori di innovazione, tecnologia e creatività. I nuovi spazi sono stati studiati per accogliere e ibridare diverse funzioni, anzitutto l’accoglienza di delegazioni e gruppi di clienti.
Sul Giorno

200 milioni per il Cloud. Polo Strategico Nazionale ha ottenuto un finanziamento da oltre 200 milioni di euro. A offrirlo è stato un pool composto da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Cdp. Il finanziamento comprende una quota da 73 milioni concessa dalla Bei: si tratta di prestiti intermediati da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Cdp che consentiranno alle banche di agevolare le condizioni di finanziamento a Polo Strategico Nazionale. La società partecipata da Tim, Leonardo, Cdp Equity e Sogei, a seguito dell’aggiudicazione di gara e firma della convenzione con il Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio dei ministri, si è impegnata a erogare a ciascuna amministrazione aderente servizi cloud che possano beneficiare di alte garanzie di affidabilità e resilienza.
Anna Messia su Mf

Difesa Europea. All’interno del Seae, il Servizio Ue di azione esterna di Bruxelles, polizia e intelligence monitorano la scena internazionale confrontandosi con gli esperti nelle delegazioni dei Paesi a rischio. I funzionari operativi sono 140, di cui 70 a Bruxelles e 70 nelle delegazioni più a rischio. Prosegue il negoziato tra I Ventisette per la nascita di una forza di intervento rapido di 5mila uomini.
Beda Romano sul Sole

Rutte per Stoltenberg. Mark Rutte è a un passo dalla nomina a segretario generale della Nato. L’iter per designare il successore di Jens Stoltenberg non si è ancora concluso, ma l’amministrazione Biden preme per chiudere la partita entro fine marzo, in modo da evitare che la scelta finisca nel calderone delle trattative tra i leader europei per eleggere i prossimi vertici delle istituzioni Ue. E l’attuale premier olandese, come confermano autorevoli fonti diplomatiche, al momento è nettamente il favorito, nonostante la Turchia stia cercando di ottenere contropartite per dare il suo via libera.
Marco Bresolin sulla Stampa

Due per cento per 18 Paesi. Il riarmo europeo si tocca ormai con mano. Sono 18 i Paesi membri della Nato che ormai spendono in armamenti più del 2% del loro Pil. Nel frattempo, in un contesto internazionale drammaticamente incerto, la Germania dibatte pubblicamente della possibilità di un ombrello nucleare europeo. «Dal 2014 a oggi il Canada e i Paesi europei membri dell’alleanza atlantica hanno impegnato oltre 600 miliardi di dollari nella spesa in difesa», ha detto ieri a Bruxelles il segretario generale Jens Stoltenberg, a ridosso di un incontro dei ministri della Difesa.
Beda Romano sul Sole

Italia ferma all’1,46%. Il rapporto tra spese militari e Pil in Italia nel 2023 è stato pari all’1,46%. Nel 2022 era dell’1,51%. Nel 2015 il picco più basso degli ultimi 10 anni, 1,07%. Con riferimento alla quota del budget della Difesa destinata in Italia agli investimenti, il report Nato del 7 luglio 2023 stima per lo stesso anno una percentuale del 23%, superiore al parametro del 20%. Per quanto concerne i contributi operativi, oggi le Forze armate italiane partecipano a 9 missioni della Nato, con una presenza massima autorizzata dal Parlamento di 5.200 unità e un finanziamento di 463,5 milioni di euro.
Marco Galluzzo sul Corriere

Sforzi senza precedenti. La spesa militare europea cresce a un ritmo senza precedenti. “Gli Stati Uniti non hanno mai combattuto una guerra da soli”, risponde il segretario generale della NATO a Donald Trump. L’Estonia mette nuovamente in guardia da un possibile conflitto con la Russia. Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO, non ama le battute politiche. Soprattutto quando minano la solidità dell’Alleanza atlantica. Senza mai nominare Trump, che ha nuovamente dichiarato di non voler aiutare gli inadempienti europei, il Segretario generale ha salutato mercoledì la crescita senza precedenti degli sforzi finanziari europei. E ha ribadito l’importanza dell’Alleanza per gli stessi americani e ha condannato qualsiasi commento che ne minasse la credibilità.
Anne Bauer su Les Echos

Due per cento. Nel 2024, 18 dei 31 Paesi della Nato dedicheranno alla difesa almeno il 2% del Pil, la fatidica soglia che sin dal 2014 al vertice di Cardiff si erano impegnati a raggiungere. E un record: in nove anni gli Stati europei e il Canada insieme hanno aumentato di ben 600 miliardi i loro bilanci militari. Fra i nuovi virtuosi, assente ancora l’Italia, c’è per la prima volta la Germania, la prima economia d’Europa. E il loro numero potrebbe anche aumentare, grazie agli aggiustamenti di bilancio in corso in alcuni Paesi.
Paolo Valentino sul Corriere

Ombrello. Una Nato forte rende più forti gli Stati Uniti, che «non hanno mai vinto una guerra da soli, dalla Corea all’Afghanistan», dice Stoltenberg. Forse c’è un po’ di esagerazione sul ruolo avuto dagli alleati. Gli Usa contano ancora per più di due terzi delle spese complessive della Nato e in fondo sono sempre 80 mila soldati americani e l’ombrello nucleare Usa a garantire la sicurezza degli europei. Ma è indubbio che l’egemonia strategica degli Usa abbia avuto nella solidarietà atlantica una componente cruciale della sua durata e del suo successo.
Paolo Valentino sul Corriere

Tante armi per tante guerre. Nel 2023, le spese militari nel mondo hanno toccato i 2.200 miliardi di dollari: il 9% in più dell’anno precedente, livello record da quando l’International Institute for Strategic Studies (Iiss) di Londra ha iniziato a pubblicare il suo atteso rapporto annuale sugli investimenti globali nel settore della Difesa. Il 2023 è stato il primo anno nel quale i governi hanno adattato i loro budget in seguito all’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022. «Le cifre per quest’anno saranno probabilmente più alte», nota il rapporto.
Danilo Taino sul Corriere

Uno scudo atomico. Il temuto ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca riapre una questione che l’Europa non ha mai voluto affrontare: servono armi nucleari proprie alla Ue, ossia c’è bisogno di uno scudo atomico? Se l’Europa non potrà più affidare la sua difesa alla Nato o se si tornerà alla situazione pre-Biden, vuol dire anche che l’Ue deve costruirsi la propria deterrenza? Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius avverte che la Russia potrebbe attaccare in un arco di 5-8 anni. Ai confini baltici il dispiegamento di truppe di Mosca è raddoppiato. E se Trump invita Putin a «prendersi quel che diavolo vuole in Europa», allora anche il tabù di una bomba atomica europea — tale per tutto il dopoguerra —, si sta incrinando, almeno in Germania e Francia, che dopo la Brexit è diventata l’unico Paese Ue dotato di armi nucleari.
Mara Gergolet sul Corriere

Nemesi. Droni marini e tranelli: così Kiev sta vincendo la guerra del Mar Nero. La lezione che arriva dai raid ucraini è netta: piccoli mezzi d’assalto che costano 250 mila euro stanno colando a picco navi che valgono oltre sessanta milioni. L’Ucraina ha distrutto un quinto della flotta russa e ha potuto riprendere l’export del grano L’ultimo blitz è avvenuto l’altra notte, davanti alle coste della Crimea: uno sciame di droni si è scagliato contro la “Cesar Kunikov”, squarciando la fiancata in almeno due punti. Il suo affondamento è una nemesi: nei piani iniziali dell’invasione, la “Kunikov” assieme a una decina di unità simili avrebbe dovuto partecipare allo sbarco sulle spiagge di Odessa per prendere alle spalle l’esercito ucraino.
Gianluca Di Feo su Repubblica

La Nato fermio Putin. I Paesi Baltici potrebbero finire presto – stando ad alcuni allarmanti rapporti – nel mirino dei cannoni di Mosca. E alla vigilia del vertice Nato e di un’edizione della Conferenza di Monaco che si annuncia infiammata, la premier lituana Ingrida Simonyte entra nel dettaglio di quegli inquietanti scenari e spiega che Putin sta preparando un’economia di guerra che si tradurrà in un «lungo confronto» con la Nato.
Tonia Mastrobuoni su Repubblica

Titoli difesa tedeschi molto richiesti. Mercoledì si sono verificati numerosi movimenti di prezzo significativi sui mercati azionari tedeschi ed europei. I titoli della difesa tedeschi hanno registrato almeno alcuni aumenti molto significativi, con gli investitori che continuano a scommettere che ci sarà un altro aumento significativo della spesa per la difesa in Germania e in Europa nei prossimi anni. Renk si è dimostrato particolarmente solido, il suo corso azionario è balzato dell’11,9% a 27,86 euro. Dall’IPO di pochi giorni fa, il prezzo è praticamente raddoppiato. Rheinmetall ha stabilito un nuovo massimo storico a 373,50 euro, ma ha chiuso le contrattazioni con una leggera perdita dello 0,2% a 364,40 euro. Hensoldt è salito temporaneamente fino al 7%, ma alla chiusura delle contrattazioni si è registrato ancora un rialzo del 4,1% a 34,40 euro.
Su Borsen Zeitung

ECONOMIA

Lollobrigida: politica agricola da cambiare. Il contributo sul gasolio sarà oggetto di trattativa con la nuova Commissione. Al lavoro sui costi medi di produzione. «Vogliamo un’agricoltura meno subordinata all’ambiente, o meglio, all’ideologia ambientalista. Perché laddove c’è attività agricola, anche attività agricola industriale, c’è un profondo rispetto dell’ambiente e tutela del territorio». Ne è convinto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida che illustra le strategie per rispondere alla domanda di cambiamento venuta dalle manifestazioni dei trattori di questi giorni.
Giorgio dell’Orefice sul Sole

Scudo erariale. Gli amministratori pubblici avranno altri 6 mesi di scudo erariale. La loro responsabilità contabile in caso di colpa grave sarà limitata fino alla fine del 2024, non più fino al 30 giugno 2024. Lo stabilisce un emendamento al decreto Milleproroghe approvato ieri dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera.
Claudia Voltattorni sul Corriere

Confindustria. Rimandate ieri le consultazioni dei «saggi» — Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi — funzionali all’elezione del prossimo presidente di Confindustria. Da calendario dovevano partire oggi dalla sede milanese di Federchimica e continuare domani a Bologna. Entro venerdì dovrebbe essere comunicato il nuovo calendario.
Rita Querzè sul Corriere

Essilux. Francesco Milleri, presidente e ceo di EssilorLuxottica, insieme al vice ceo Paul du Saillant, chiude un 2023 da record. «È la forza del gruppo che abbiamo creato. Chiudiamo con ricavi in crescita del 7,1% a 25,4 miliardi, superiori alle nostre guidance. L’utile è salito del 9,4% a 2,94 miliardi, con una generazione di cassa di 2,4 miliardi. Risultati ottenuti senza sacrificare la marginalità, in un anno di fortissimi investimenti sul futuro dell’azienda, sulle nuove fabbriche, sul digitale, sui prodotti innovativi che allargano gli orizzonti del gruppo e di tutta l’industria. Gli effetti maggiori di queste decisioni si vedranno nel giro di un paio d’anni».
Sara Bennewitz su Repubblica

POLITICA ITALIA

Tajani: non stiamo con Trump. “Trump un punto di riferimento per Forza Italia? Noi non l’abbiamo mai detto. L’unico punto di riferimento di Forza Italia è Forza Italia”. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, risponde con queste poche, sibilline, parole e conferma la linea già espressa dal leader del Partito popolare europeo Weber, secondo cui Trump nell’attaccare i paesi della Nato sta facendo “un gioco molto pericoloso, per ragioni interne. Ciò può avere conseguenze imprevedibili per la sicurezza internazionale”. Ma dentro FdI e Lega la pensano diversamente.
Roberto Luca sul Foglio

Riforme. Il 20 febbraio il Senato affronterà il decreto elettorale che fissa l’election day per le Europee e le amministrative l’8 e 9 giugno. Nelle ore successive, forse giovedì e salvo sorprese, la maggioranza boccerà un emendamento della Lega. La questione è cruciale: la possibilità del terzo mandato per i sindaci e presidenti delle Regioni. Non si tratta di una delle non rare schermaglie della Lega. L’emendamento è indispensabile a non cedere nel 2025 a Fratelli d’Italia la presidenza del Veneto, oggi di Luca Zaia.
Marco Cremonesi sul Corriere

Il Carroccio minaccia. È il piano finale di Matteo Salvini. La exit strategy del Carroccio, che considera la guida del Veneto un passaggio di pura e semplice sopravvivenza. Scatterà, se necessario, il minuto dopo l’eventuale bocciatura definitiva della proposta leghista di introdurre la possibilità di un terzo mandato per i governatori. È un progetto in due step. Ne hanno ragionato i vertici del partito, promettendo «battaglia» per Luca Zaia che anche candidandosi come semplice consigliere in una lista civica o in quella della Lega e decidendo poi un nome a lui vicinissimo per la presidenza potrebbe vincere. Per Salvini e per il resto del partito, la conquista ddel Veneto è vitale. Non è un territorio qualunque, ma la culla del leghismo. Cederlo a Meloni significherebbe ammettere di essere residuali, irrilevanti. Se la premier non dovesse accettare le richieste, decideremo come comportarci sul premierato, dicono sibillini nel Carroccio.
Tommaso Ciriaco su Repubblica

Meloni e Schlein 1. La Lega non ci sta. Giorgia Meloni non ha concordato con Matteo Salvini la svolta nella politica estera. Ha preferito accordarsi in segreto con Elly Schlein. Forte irritazione per la telefonata tra le due leader che ha portato all’astensione sulla mozione del Pd che chiedeva l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Federico Capurso sulla Stampa

Meloni e Schlein 2. Giorgia ed Elly sole sul ring si scelgono come avversarie per la sfida alle europee e per oscurare i secondi. La strategia conviene a entrambe, Salvini e Conte finiscono nell’ombra. Gli staff al lavoro per il confronto in tv che suggellerà la partita a due per le elezioni.
Roberto Gressi sul Corriere

La giustizia di Nordio. «Migliaia di amministratori hanno visto compromessa la propria immagine e funzione a seguito di indagini inconsistenti». Il Guardasigilli Carlo Nordio spiega la sua riforma della Giustizia. «Troppi innocenti in cella. C’è un uso eccessivo del carcere preventivo». E annuncia: «Da oggi più garanzie: limiti al carcere preventivo e ai sequestri dei cellulari».
Bulian Lodovica sul Giornale

Bavaglio. Per il Procuratore Raffaele Cantone «ci sarà un passo indietro in termini di trasparenza rispetto alla possibilità di conoscere gli atti giudiziari. I cittadini rischierano di avere un’informazione tronca e rimaneggiata. Resto dell’idea che impedire la pubblicazione dei provvedimenti di un giudice come le ordinanze non sia affatto nell’interesse della pubblica opinione e neppure degli stessi indagati».
Liana Milella su Repubblica

Commissione Covid. La commissione parlamentare di inchiesta sul Covid è stata istituita. Ma la contrapposizione tra chi l’ha proposta — la maggioranza più Italia viva — e chi è al centro dell’indagine — chi ha gestito la pandemia stando al governo, ora all’opposizione — esplode violenta, per qualche momento anche fisica. La deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri nel suo intervento si riferisce all’ex premier Giuseppe Conte e all’ex ministro Roberto Speranza come «condannati» per la gestione dell’emergenza. Loro insorgono: squadristi. Il sì di centrodestra e Iv.
Adriana Logroscino sul Corriere

POLITICA MONDO

Negoziati. Israele lascia il tavolo del Cairo. I diubbi sulla sorte di Sinwar dietro la linea dura di Hamas. Netanyahu considera troppo alto il numero di palestinesi da liberare in cambio degli ostaggi. Hezbollah attacca con undici razzi Grad una base in Galilea vicino al confine con il Libano.
Daniele Raineri su Repubblica

Striscia. Il tempo è scaduto. Stanchi di Abu Mazen, i palestinesi cercano il leader del dopo Gaza. Usa e Ue in pressing perché si torni al voto. Tra i possibili candidati Fayyad e Dahlan, il cui slogan è: “No Abbas, no Hamas, serve gente nuova”.
Francesca Caferri su Repubblica

Parole deplorevoli. Tensione fra Israele e la Santa sede che con una nota dell’ambasciata replica a Parolin, ma la Santa Sede insiste: «Il diritto alla difesa sia proporzionato». Sui media vaticani un editoriale «contro la carneficina» cita Edith Bruck.
Gian Guido Vecchi sul Corriere

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