L’Italia del turismo recupera e supera i valori pre-Covid grazie agli stranieri

Intesa Sanpaolo riserva un plafond di altri 10 miliardi di euro alle imprese del settore. Barrese “Come banca di riferimento dei del Paese rinnoviamo il nostro sostegno all’industria turistica, la cui crescita è determinante per rafforzare strutturalmente l’economia italiana”

La filiera turistica italiana sta affrontando nuove e importanti sfide: crisi geopolitiche, effetti climatici estremi, aumento dei costi e forte attenzione alla sostenibilità. Come emerge dall’ultimo report annuale “Turismo e Territorio” di SRM, centro studi che fa capo al gruppo Intesa Sanpaolo, l’offerta turistica italiana deve basarsi sul sistema delle 5D, ovvero quegli elementi che possono preservare e rafforzare la competitività turistica dei territori: diversificazione, delocalizzazione, destagionalizzazione, digitalizzazione, dimensione d’Impresa.

Durante il convegno di presentazione del report, svoltosi a Giardini Naxos, in Sicilia, sono intervenuti Gaetano Miccichè, Chairman IMI Corporate & Investment Banking; Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo; Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia.

Nel convegno è emerso anche come la prima banca italiana abbia rinnovato il proprio impegno per il turismo mettendo a disposizione delle imprese 10 miliardi di euro di nuovo credito, di cui 3 miliardi destinati alle aziende del Mezzogiorno, che si aggiungono a circa 9 miliardi di liquidità già erogati al comparto dal 2020.

STEFANO BARRESE RESPONSABILE DIVISIONE BANCA INTESA SANPAOLO

Questo nuovo intervento a favore delle imprese turistiche è parte del programma “Il tuo futuro è la nostra impresa” della divisione Banca dei Territori guidata da Stefano Barrese, che destina 120 miliardi di euro fino al 2026 per gli investimenti delle aziende italiane e dedica un sostegno specifico al Turismo e all’Agribusiness, settori strategici per l’economia del Paese. “Come banca di riferimento dei principali settori del Paese – ha detto Barrese – rinnoviamo il nostro sostegno all’industria turistica, la cui crescita è determinante per rafforzare strutturalmente l’economia italiana”.

Dal report illustrato in Sicilia si evince che nel 2023 il turismo ha raggiunto 1.300 milioni di arrivi internazionali, ovvero quasi l’89% del dato 2019, un recupero che nel primo trimestre di quest’anno è salito al 97%. Guardando all’intero 2024, l’Organizzazione mondiale del turismo stima che si arriverà a oltrepassare del 2% i valori pre-Covid.

L’Italia, considerando anche i flussi domestici, nel 2023 era al quarto posto in Europa per numero di arrivi nelle strutture ricettive (126,7 milioni, il 96,4% rispetto ai livelli 2019, quindi ancora inferiore ai livelli pre-pandemia), con un netto distacco dalla Francia, al primo posto con 178,8 milioni. Il nostro Paese era però al 3°posto se si considerano i giorni di presenza, cioè il numero di notti, pari a 446,1 milioni (in questo caso la prima posizione era della Spagna con 484,2 milioni di notti), e questo è un dato che invece era già superiore ai livelli precedenti la pandemia (2,2% in più).

Lo scenario sviluppato da SRM stima per l’Italia un proseguimento, nel 2024, della crescita delle presenze turistiche che raggiungerebbero 467,2 milioni, vale a dire il +3,6% rispetto al 2023 e il 107% rispetto al dato del 2019. Un risultato che evidenzia però un andamento del turismo nazionale più debole di quello estero. La componente domestica si stima che, con una crescita del 2,6% rispetto al 2023, possa finalmente superare anche se di poco i livelli pre-pandemici (101,6% rispetto al 2019). Le presenze turistiche internazionali hanno invece una crescita più robusta, con un aumento del 4,5% rispetto al 2023, portandosi su livelli pari al 112,2% rispetto a quelli del 2019. Il contributo internazionale insomma si dimostra sempre più importante per lo sviluppo del settore. Grazie a questi risultati, per il 2024 si stima la realizzazione di un Pil turistico di 104,5 miliardi di euro, il 4,6% in più del valore del 2019.

Anche il Mezzogiorno migliora le sue performance ma i dati evidenziano una ripresa più lenta che nel resto del Paese. Le stime di SRM per il 2024 prevedono infatti 89,3 milioni di presenze, con una crescita rispetto all’anno precedente del 3,2%, leggermente inferiore al dato nazionale (+3,6%) ed un sorpasso della domanda sul 2019 del 103,1% a fronte del 107% dell’Italia. La crescita della componente domestica è stimata nel 2,5% che consentirebbe di raggiungere 53,6 milioni di presenze, appena superiore al dato del 2019 (il 100,4%) e inferiore della media italiana (101,6%).

Nel 2024 anche nel Mezzogiorno si conferma un maggiore dinamismo della domanda internazionale che cresce del 4,4%: qui il recupero dei valori del 2019 è più marcato – il 107,5% – ma ancora una volta risulta inferiore rispetto al dato nazionale dell’112,2%.  La crescita della domanda porterebbe le regioni del Sud a una variazione positiva del fatturato dell’1,3% rispetto al 2023, leggermente inferiore al dato nazionale (1,5%), con un Pil che raggiungerebbe i 24,9 miliardi di euro, appena superiore (100,1%) al 2019, mentre il dato nazionale è 104,6%.

Il Rapporto di SRM si sofferma anche sul mondo delle imprese, per le quali individua cinque driver – le cinque D – per una crescita solida, sostenibile con risvolti economici positivi e duraturi, anche in considerazione dell’overtourism e di fenomeni negativi che possono essere causati da fattori geopolitici e cambiamenti climatici.

Il primo driver è quello della Diversificazione, ovvero la capacità di intercettare la nuova domanda grazie a un’offerta che può contare su settori sempre più significativi per uno sviluppo sostenibile, soprattutto al Sud: non solo mare ma cultura e tradizioni, enogastronomia, natura.

Il secondo punto, strettamente connesso al primo, è la Destagionalizzazione. Oltre al mercato della stagione estiva, ne esistono altri di minori dimensioni ma con grandi potenzialità di crescita sui quali è opportuno investire per attirare flussi con altre motivazioni, in altri periodi, garantendo così la sostenibilità dell’intero sistema. Ancora una volta, ciò vale in modo particolare per il Mezzogiorno.

Il terzo punto individuato da SRM è la Delocalizzazione. Le aree interne e quelle di prossimità alle grandi mete turistiche possono costituire un’offerta turistica alternativa e decongestionare i grandi centri dalla pressione turistica esercitando comunque un’attrazione rilevante grazie alla presenza di siti archeologici, borghi, parchi e aree protette, beni e siti Unesco e ad un vasto patrimonio enogastronomico. Rappresentano quindi un alto potenziale turistico su cui lavorare.

Infine due elementi che sono invece interni all’impresa. Il primo è la Digitalizzazione. Le imprese devono impegnarsi nella riqualificazione tecnologica e sostenibile, anche per monitorare e gestire i cambiamenti e capire come influenzare i comportamenti dei turisti. Il Rapporto SRM evidenzia che il 25% degli investimenti nell’ultimo triennio ha riguardato obiettivi di sostenibilità e di digitalizzazione dell’offerta e dei servizi; al Sud la percentuale sale al 39%.

Il secondo invece è la Dimensione. La quota di imprese che dichiarano un aumento di fatturato rispetto al 2019 passa dal 34% delle strutture con meno di 30 posti letto al 54% di quelle con oltre 100 posti letto. C’è quindi una relazione diretta tra la dimensione aziendale e i risultati ottenuti. La dimensione è insomma un fattore importante per cogliere le grandi trasformazioni del settore, soprattutto nel Mezzogiorno.

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