Meloni con la quale il presidente ucraino ha cenato stasera a Villa Doria Pamphilj, gli ha ribadito che l’Italia vuole “mettere Kiev nelle condizioni di poter costruire una tavolo di pace. Una pace che non può significare – ha sottolineato la premier- una resa, come tanti, troppi suggeriscono vigliaccamente”
Dopo l’improvvisa cancellazione del vertice di Ramstein, previsto per sabato, suonata come un vero e proprio schiaffo per Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, anticipando una potenziale carenza di supporto militare statunitense dopo le elezioni presidenziali americane di novembre, ha organizzato in fretta e furia un vorticoso tour per l’Europa per illustrare il suo Piano per la vittoria contro Mosca e la fine della guerra. Densissima la giornata di oggi. In mattinata Zelensky si è recato a Londra dove ha incontrato il primo ministro britannico Keir Starmer e il segretario generale della Nato Mark Rutte, suo appassionato sostenitore. Poi è volato a Parigi per colloqui con il presidente Emmanuel Macron e in serata è arrivato a Roma per parlare con la premier Giorgia Meloni.
Baci e abbracci con tutti e promesse… mentre i soldati muoiono al fronte per una manciata di metri quadrati di terra – è stata falcidiata un’intera generazione di giovani di entrambe le parti in guerra – e un popolo, quello ucraino, è stato costretto a rinunciare alla propria vita, alle proprie cose, alla propria casa.
Baci e abbracci e promesse…ma la sensazione è che l’Europa e la Nato non faranno un passo in nessuna direzione fino a quando alla Casa Bianca non si insedierà un nuovo presidente. Perché gli Stati Uniti sono l’impero, anche se un impero ormai alla fine della decadenza, la Nato il suo braccio e l’Europa la sua provincia. L’Europa con i suoi problemi, ambiguità, divisioni. Per cui a Zelensky in cerca di rassicurazioni non resta per ora che la speranza di ricevere luce dal papa, che incontrerà domani…
Intanto per la cronaca, la premier Meloni con la quale il presidente ucraino ha cenato stasera a Villa Doria Pamphilj, gli ha ribadito che l’Italia vuole “mettere Kiev nelle condizioni di poter costruire una tavolo di pace. Una pace che non può significare – ha sottolineato- una resa, come tanti, troppi suggeriscono vigliaccamente”. Peccato che tra questi ci sia anche Francesco, che più volte, e si auspica lo faccia anche domani, ha suggerito all’Ucraina «il coraggio di sventolare della bandiera bianca».
Quanto alle posizioni degli altri leader, da Londra, appena Zelensky ha preso il volo, il portavoce di Downing Street si è affrettato a chiarire che il Regno Unito non ha cambiato linea e non intende concedere nessun ok all’uso di missili a lungo raggio contro la Russia. Da Parigi il presidente Macron si è limitato a garantire “sostegno incrollabile” all’Ucraina. Retorica che non fa né bene né male. Ma la sensazione è che la partita sia stata temporaneamente congelata dopo l’accelerazione sull’ipotesi di ingresso di Kiev nella Nato, che davvero potrebbe accendere una pericolosa miccia.
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