L’iniziativa di Macron per ricompattare l’Unione, mentre Washington sta trattando da sola con Mosca e Kiev
Di fronte a un panorama geopolitico sempre più incerto e al mutato atteggiamento degli Stati Uniti verso l’Europa, il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato un vertice straordinario a Parigi sull’Ucraima. L’incontro, che riunisce i principali leader europei, mira a definire una strategia comune per evitare la marginalizzazione dell’Europa nei negoziati e sulla scena internazionale e individuare alternative alla sicurezza tradizionalmente garantita da Washington. L’iniziativa rappresenta anche un tentativo di rafforzare la coesione dell’Unione Europea e riaffermarne il ruolo globale, mentre la presidenza Trump è impegnata a ridisegnare le alleanze con decisioni che preoccupano le cancellerie del Vecchio Continente. Anche l’Italia parteciperà, seppur con riserve. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avrebbe preferito che la risposta all’atteggiamento statunitense fosse formulata attraverso un Consiglio europeo straordinario, evitando così di trasmettere l’impressione di un’Europa divisa in più centri di potere e, di conseguenza, priva di una guida unitaria.
Il punto è che l’orizzonte internazionale appare sempre più instabile dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. L’Europa, osserva l’Economist, è stata travolta da una serie di shock diplomatici in rapida successione. Il Segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, ha dichiarato che gli Stati Uniti non sono più il “garante primario” della sicurezza europea. Poco dopo, Trump ha annunciato l’intenzione di avviare colloqui con la Russia, sollevando preoccupazioni per l’Ucraina e l’intero continente. A ciò si è aggiunto l’attacco alla Ue sferrato durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dal vicepresidente J.D. Vance, che ha espresso il suo sostegno all’estrema destra tedesca di Alternativa per la Germania (AfD) alla vigilia delle elezioni. Un gesto che ha trovato eco nelle dichiarazioni di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e influente alleato di Trump.
Dopo decenni di alleanza con Washington, i leader europei sono ora costretti a interrogarsi sul futuro delle relazioni transatlantiche. Dal 2022, la strategia americana sulla guerra in Ucraina si è basata su due pilastri: garantire all’Ucraina la possibilità di autodeterminarsi e mantenere un fronte occidentale compatto contro la Russia. Tuttavia, la Conferenza di Monaco sembra aver segnato una svolta, mettendo in discussione entrambi i principi e minando l’integrità della Nato.
L’approccio di Trump alla questione ucraina prevede concessioni significative a Mosca e nessuna voce in capitolo per l’Europa: ripresa dei contatti diplomatici tra Washington e il Cremlino, possibile reintegrazione della Russia nel G7 e il riconoscimento che l’Ucraina non riavrà i suoi confini prebellici né potrà entrare nella Nato o beneficiare di protezione internazionale. A peggiorare il quadro, l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, che ha escluso un coinvolgimento europeo nei negoziati, mentre l’ altro emissario, Steve Witkoff, sta conducendo colloqui con Mosca in Arabia Saudita, dove sarà presto raggiunto dal Segretario di Stato Marco Rubio. Secondo indiscrezioni, il Cremlino avrebbe già stilato una lista di richieste stringenti, tra cui la riduzione delle forze armate ucraine e il riconoscimento dell’occupazione russa su parte del territorio ucraino.
Il pragmatismo transazionale di Trump nelle relazioni internazionali alimenta ulteriori inquietudini. L’invio del Segretario al Tesoro Scott Bessent a Kiev con la richiesta di cedere i diritti su 500 miliardi di dollari di minerali essenziali come “risarcimento” per gli aiuti americani ha suscitato forti resistenze da parte ucraina. La trattativa è ancora in corso, ma il messaggio di Washington è chiaro: l’assistenza non è gratuita.
Nonostante il clima di incertezza, il caos potrebbe rivelarsi un’opportunità per Kiev e i suoi alleati per influenzare gli eventi. Dal palco di Monaco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito i leader europei che non possono più contare sull’America. Se Trump è disposto a soddisfare gran parte delle richieste di Putin, l’Ucraina potrebbe decidere di agire autonomamente. Tuttavia, dietro la retorica incendiaria, alcuni funzionari statunitensi hanno rassicurato i loro omologhi europei che non sono previsti cambiamenti immediati nella presenza militare americana nel continente, generando un temporaneo sospiro di sollievo.
Molti leader europei nutrono ancora la speranza di poter influenzare Trump e orientare un eventuale accordo di pace. Stati Uniti ed Europa restano interdipendenti: Washington ha bisogno di fondi e capacità militari europee per non lasciare l’Ucraina indifesa, mentre l’Europa necessita del supporto americano per garantirne la sicurezza. In questo contesto, il vertice di Parigi rappresenta un primo passo verso un’Europa più autonoma e coesa, capace di affrontare con determinazione la nuova realtà imposta dalla presidenza Trump.
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