La situazione è precipitata proprio mentre il presidente stava per essere riammesso nella Lega Araba. Il capo dei ribelli è Abu Mohammed Al Jolani, personaggio inquietante, leader di Hayat Tahir al Sham, gruppo nato in seno ad al Qaeda e all’Isis
Un altro fronte rovente si è aperto in Medio Oriente. La Siria è sull’orlo del disastro. Bashir Assad potrebbe avere le ore contate ma è stata smentita la notizia di una sua fuga con la famiglia verso una destinazione segreta. Lo stallo tra forze di opposizione, forze governative e jihadisti, durato anni è finito, proprio mentre si cominciava a muovere qualcosa dopo tanto a favore del presidente, in predicato per essere riammesso nella Lega Araba e nel consesso internazionale- (l’Italia e altre nazioni occidentali hanno riaperto le ambasciate a Damasco). Il risveglio dei ribelli è stato improvviso e sospetto. La loro avanzata appare inarrestabile. I gruppi antigovernativi sono arrivati ad Hama dove hanno abbattuto la statua del padre di Bashir, Hafez Assad, e adesso puntano sulla capitale. “Vogliamo rovesciare il regime e il nostro obiettivo è di formare un esecutivo espressione di un’assemblea eletta dal popolo. È nostro diritto usare qualsiasi mezzo per raggiungere questo scopo”, ha dichiarato intervistato dalla Cnn Abu Mohammed Al Jolani, personaggio inquietante, leader di Hayat Tahir al Sham, gruppo nato in seno ad al Qaeda e all’Isis ma dalle quali ha poi preso le distanze. Al Jolani fu fatto prigioniero dagli americani durante l’invasione dell’Iraq, che portò alla caduta di Saddam Hussein e dopo il rilascio gli Stati Uniti misero su di lui una taglia di 10 milioni di dollari. Adesso mostra un volto meno estremista e si è avvicinato ai curdi che sperano di poter vedere riconosciuti i loro diritti con lui al potere. Al Jolani è pronto ad allearsi con i russi, che stanno mostrando interesse nei loro confronti anche se fino a ieri erano stati i principali supporter di Assad, abbandonato anche dal suo partito, dal suo esercito e dagli Hezbollah libanesi, stremati da Israele.
Daraa e Suwayda, cittadine a 100 Km da Damasco sono cadute. L’Iran sta ritirando i suoi militari e i diplomatici. Gli Stati Uniti hanno invitato i propri cittadini a lasciare il paese. Libano e Giordania hanno chiuso i confini. L’Ambasciata d’Italia ha fatto sapere, tramite la Farnesina, che continua a mantenere i contatti con i connazionali, con le Ong presenti sul territorio e con le agenzie delle Nazioni Unite.
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