Intanto Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, che ha avuto colloqui con Yoav Gallant, il suo omologo israeliano, ha riaffermato l’“impegno ferreo” dell’America nei confronti dello stato ebraico.
La prima fase dell’attacco contro Israele è stata completata. Lo ha affermato il gruppo libanese Hezbollah dopo il lancio di centinaia di razzi verso lo stato ebraico per vendicare l’uccisione da parte di Tel Aviv di un proprio leader, avvenuta lo scorso mese. Hamas ha accolto con favore l’operazione, sottolineando che sono stati colpiti “obiettivi vitali e strategici” in Israele. Di contro, l’esercito israeliano ha affermato che i razzi hanno causato “pochissimi danni”. Nel frattempo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito i massiccu attacchi preventivi messi a segno dal proprio esercito contro obiettivi Hezbollah in Libano non rappresentano “la fine della storia”.
Intanto Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, che ha avuto colloqui con Yoav Gallant, il suo omologo israeliano, ha riaffermato l’“impegno ferreo” dell’America nei confronti dello stato ebraico. Vanno avanti in una sorta di schizofrenia politica i colloqui a Cairo per il cessate il fuoco. Ma la conclusione dei negoziati sembra tutt’altro che imminente. Lo ha confermato anche Hamas, che oggi ha inviato nella capitale egiziana una delegazione, respingendo le nuove condizioni di Israele per il corridoio Filadelfia. Secondo il rappresentante della formazione, Osama Hamdan, che ha parlato domenica ad Al-Aqsa TV, le voci in merito a un accordo vicino sono false.
La situazione a Gaza nel frattempo peggiora di giorno in giorno e la “zona sicura” continua a restringersi. Mercoledì e giovedì l’esercito israeliano ha invitato i palestinesi ad evacuare. Le condizioni della popolazione sono allo stremo.. Circa l’80% dei 2,3 milioni di abitanti della striscia sono ora raggruppati solo sull’11% del suo territorio, rendendo la zona uno dei luoghi più densamente popolati della terra. Ogni giorno arrivano centinaia di persone. L’assistenza medica è scarsa. La settimana scorsa il ministro della Sanità palestinese ha confermato il primo caso di poliomielite a Gaza, in un bambino di dieci mesi che non poteva essere vaccinato. Le Nazioni Unite stanno ora cercando di organizzare l’invio di vaccini per centinaia di migliaia di bambini, ma l’impresa non si prevede facile.