Il governo ha presentato il quinto pacchetto di emendamenti alla commissione Bilancio alla Camera. Novità su pensioni, Reddito di Cittadinanza, intercettazioni preventive ai fini di intelligence. Sparisce la misura sul Pos
di Gautier Talarico
Il governo ha presentato alla commissione Bilancio della Camera un ulteriore pacchetto di emendamenti alla manovra, si tratta del quinto all’esame dei gruppi parlamentari e del Mef per comprendere quali emendamenti potranno trovare spazio. La ripresa dei lavori è stata fissata alle 18.30, si presume quindi la votazione avverrà in nottata.
La presidente del Consiglio in un post su Facebook ci ha tenuto a precisare che i lavori si stanno svolgendo a ritmo serrato. “Una nuova settimana densa di incontri e di impegni. Giornate decisive per la manovra economica, sulla quale continuiamo a lavorare incessantemente per dare risposte immediate e concrete a cittadini e imprese”, ha scritto Giorgia Meloni.
Sui tempi stringenti e sul lavoro senza sosta si è espresso anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che ha commentato: “Il governo sta facendo tutto il possibile con i tempi ristretti che ha. Se avessimo avuto 25 miliardi in meno da dare all’energia certamente avremmo fatto una manovra diversa e avremmo potuto dare molto spazio a tante istanze. Abbiamo avuto molto poco tempo e tanti problemi derivano anche dall’assenza di risorse”. Il riferimento è certamente alle accuse dell’opposizione, da più parti infatti si sostiene che la manovra non è pronta e il governo sta sfruttando i tempi di lavoro della Commissione.
Freni, comunque, ha invitato i partiti della minoranza a mantenere la calma assicurando che gli emendamenti proposti sono stati gli ultimi. Il sottosegretario all’Economia ha poi sottolineato che nell’immediatezza il governo lavorerà “alla rifinitura dei pareri di tutti gli emendamenti parlamentari in ragione del budget” riservato ai gruppi “che si è ridotto a circa 200 mln per le esigenze che sono state manifestate” anche dalle opposizioni.
Tra gli emendamenti presentati in commissione vi è anzitutto l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, valido solo per il 2023. E’ stata modificata la norma che prevedeva la rivalutazione automatica delle pensioni, si è optato per una rivalutazione dell’85% per le pensioni che supernao di 4 o 5 volte il minimo (circa 2000-2500 euro). Mentre per gli assegni pensionistici di importo più elevato si prevede una riduzione della percentuale: dal 55% al 53% per quelle tra 5 a 6 volte il minimo; da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo da 40% a 37% da 8 a 10 volte il minimo e da 35% a 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo.
Con i nuovi emendamenti è stata introdotta l’istituzione della Segreteria tecnica della Cabina di regia per la determinazione dei LEP (Livelli essenziali delle prestazioni). Tra le misure più discusse, in funzione anche di dubbi di costituzionalità, Opzione donna continua a non essere modificata. Pertanto il governo Meloni ha previsto per il 2023 la possibilità di uscire in anticipo dal mercato del lavoro a 60 anni, età che può essere ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite di due anni ma limitatamente ad alcune categorie di lavoratrici: caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti da aziende in crisi.
Con il nuovo pacchetto di emendamenti, invece, è stata soppressa un’altra delle norme particolarmente discusse: quella che modificava la disciplina sanzionatoria sull’uso del Pos.
Con le nuove modifiche aumenta da 20.000 a 25.000 euro il limite del reddito al quale potrà essere applicato il taglio del cuneo fiscale del 3%. Da 25.000 e fino a 35.000 euro il taglio del cuneo fiscale è confermato al 2%. Con lo stesso emendamento si dispone l’aumento da 500.000 a 800.000 dei redditi per i quali le imprese minori possono ricorrere alla contabilità semplificata.
Novità anche per il Reddito di Cittadinanza, che sarà versato per sette mesi e non per otto come prevedeva il disegno inziale approvato dal Cdm. Con questa ulteriore modifica il governo conta un aumento dei risparmi da 743 milioni di euro a 958 milioni di euro.
Gli emendamenti alla legge di bilancio vanno a toccare anche la giustizia. Il quinto pacchetto di emendamenti prevede alcune regole per le intercettazioni preventive ai fini di intelligence, le spese verranno addebitate al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e non più al ministero per la Giustizia. L’autorizzazione a procedere dovrà essere rilasciata dal procuratore generale per un tempo di 40 giorni, prorogabili per periodi di 20 giorni. Delle intercettazioni occorrerà redigere un verbale sintetico che sarà distrutto subito dopo le comunicazione del premier al Copasir.
I nuovi emendamenti non sono passati inosservati all’opposizione. “Come volevasi dimostrare, sui Pos (come sui rave) il governo Meloni si è schiantato da solo contro un muro. Contrordine, camerati: la soglia a 60 euro salta, va bene il credito d’imposta. Come aveva già fatto Draghi. E come aveva proposto il Pd”, ha commentato il senatore e responsabile economico del Pd Antonio Misiani.
“Per un mese hanno parlato solo del POS e oggi fanno marcia indietro. Neppure sulle pensioni hanno mantenuto la parola: i soldi che avevano promesso ai pensionati finiranno ai presidenti di Serie A. Spero che i parlamentari di maggioranza abbiano un sussulto di dignità: questa legge di bilancio è davvero imbarazzante”, ha scritto in un tweet Metteo Renzi.
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