Meloni in Senato, la vera sfida è costruire un solido pilastro europeo della Nato

Approvata la risoluzione della maggioranza che  non menziona il piano di riarmo varato dalla Commissione Europea e ribadisce il sostegno all’Ucraina “per tutto il tempo necessario”, sottolineando  la necessità di una politica di difesa che rafforzi le capacità operative degli Stati nazionali nel quadro della Alleanza Atlantica

 

milleprorogheL’Aula del Senato ha dato il via libera alla risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in preparazione del Consiglio europeo previsto per giovedì 20 e venerdì 21 marzo. I voti favorevoli sono stati 109, i contrari 69, mentre quattro senatori si sono astenuti. Con questa approvazione, le altre cinque risoluzioni presentate dalle forze di opposizione sono decadute.La risoluzione della maggioranza si compone di 12 articoli e non fa riferimento al piano di riarmo promosso dalla Commissione europea. Sottolinea, tra le altre cose, il sostegno all’Ucraina “per tutto il tempo necessario, fermo restando l’auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace”, il rafforzamento della politica di difesa per aumentare le capacità operative degli Stati membri dell’UE nel quadro della NATO e la contrarietà a eventuali nuove imposte nell’ambito del prossimo bilancio dell’Unione Europea.

L’intervento della premier

“La bussola sulla competitività non può rimanere sulla carta”, ha affermato Giorgia Meloni nel suo intervento in Senato. Ha chiesto azioni concrete per una nuova reindustrializzazione, sganciata dalle vecchie logiche del Green Deal, con particolare attenzione al settore automobilistico. “Il principio della neutralità tecnologica deve governare le scelte”, ha dichiarato tra gli applausi. Ha inoltre ribadito la necessità di ridurre la sovraregolamentazione europea: “Sosteniamo dunque la campagna di semplificazione iniziata”.

A proposito dei dazi imposti dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, Meloni ha sottolineato la necessità di lavorare per trovare intese ed evitare un’escalation di rappresaglie commerciali, evidenziando come le guerre economiche non portino beneficio a nessuno. E  ha osservato: “I dazi possono avere un impatto inflattivo e portare a un innalzamento dei tassi da parte della Bce”, sottolineando l’importanza di un approccio pragmatico. Infine, ha escluso l’ipotesi di una manovra correttiva.

“Un ulteriore punto di discussione al Consiglio Europeo sarà il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo per attrarre investimenti privati e rafforzare la competitività europea”, ha aggiunto evidenziando come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea vengano investiti fuori dall’UE, un fenomeno che l’Italia intende contrastare con politiche mirate.

Meloni ha anche rivendicato il ruolo chiave dell’Italia nella gestione dell’immigrazione, sottolineando la riduzione del 60% degli sbarchi rispetto al 2023 e del 35% rispetto al 2022 e confermato l’impegno del governo nel protocollo Italia-Albania, dichiarando che il ricorso alla Corte di Giustizia UE non fermerà il progetto. La premier, che ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina, ricordando che Fratelli d’Italia ha sempre votato per questa linea fin dall’inizio della guerra, ha sostenuto l’importanza di mantenere uniti Europa e Stati Uniti nel perseguire una “pace giusta e duratura”, appoggiando gli sforzi diplomatici del presidente Trump. Sul piano “ReArm Ue”, Meloni ha chiesto di cambiarne il nome per evitare fraintendimenti, sottolineando che il rafforzamento della difesa non significa solo acquistare armamenti, ma anche potenziare la produzione industriale europea. Ha inoltre assicurato che non verranno utilizzati fondi destinati alla coesione sociale per finanziare questo piano.”L’Italia vanta oggi  indicatori economici estremamente positivi, con uno stato di salute dei conti pubblici testimoniato dal basso livello dello spread”, ha sottolineato la premier, citando  il rapporto del Fondo Monetario Internazionale, che riconosce l’Italia come l’unico Paese del G7 tornato in avanzo primario dopo la pandemia. Poi, concludendo il suo intervento, Meloni ha dichiarato: “Non è un tempo facile quello nel quale ci è stato dato il compito di guidare questa nazione. Il quadro è in continua mutazione, ma c’è una certezza che per me non viene meno: con una visione chiara, un po’ di coraggio e mantenendo come principale riferimento l’interesse nazionale, l’Italia ha tutte le carte in regola per attraversare anche questa tempesta”. Ha quindi chiuso citando Pericle: “La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio”.

“La difesa riguarda la sicurezza globale della nostra nazione, dai confini al terrorismo, fino agli attacchi informatici, che possono essere più dannosi delle bombe”, ha dichiarato Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia che ha poi ricordato che “tutti i governi hanno sottoscritto l’impegno con la Nato, inclusa l’amministrazione Conte II, che nel 2019 ha aumentato la spesa per la difesa di 6 miliardi”. Mentre Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama,  ha ribadito l’importanza del tema sicurezza: “È all’ordine del giorno da 70 anni e continuerà a esserlo”. Ha poi lanciato una stoccata a Renzi sul caso Autogrill: “Di sicurezza si parla nelle sedi istituzionali, non davanti a un panino”.

. “Come Lega, ci siamo opposti subito al piano Europeo che è stato presentato senza alcun negoziato con nessuno e dalle cifre astronomiche. Come mai ora che si sta andando verso una soluzione diplomatica improvvisamente si vogliono spendere tutti quei soldi in armi?”. Così il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, nella dichiarazione di voto sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio europeo. “E’ un piano senza visione e con rischio di pesanti ricadute sulle spese sociali che generano ansia e sfiducia – ha aggiunto – E noto che queste perplessità non sono condivise solo dalla maggioranza, magari in forme diverse, ma anche nell’opposizione. Quindi c’è una stragrande maggioranza del Parlamento che vede con perplessità questa corsa agli armamenti”. Poi rivolgendosi alla premier, ha ribadito che la Lega è contraria all’invio di soldati italiani in Ucraina e che “lei, su questo, ha dato ampie rassicurazioni”, aggiungendo di preferire l’opzione di zone cuscinetto smilitarizzate. Quindi ha concluso: “Altra questione invece è la necessità di potenziare la sicurezza interna, dei confini nazionali ed esterni” ripetendo che la risoluzione di maggioranza è stata “ben redatta dal governo, è nella filosofia giusta. Speriamo di riuscire a indirizzare il Consiglio europeo su quello che è il nostro obiettivo”.

Sul fronte dell’opposizione Francesco Boccia (Pd) ha attaccato Meloni: “Tra Trump e l’Europa ha scelto Trump”. Il capogruppo dem ha accusato la premier di un “silenzio imbarazzato” sulla politica estera e di non contrastare le scelte protezionistiche di Washington, che potrebbero colpire duramente l’economia italiana con dazi fino al 200% su alcuni prodotti. “La UE deve rispondere con misure unitarie, non con negoziati bilaterali inefficaci”, ha insistito.

Supercritico  anche Stefano Patuanelli (M5S), secondo cui “questo governo è il più diviso d’Europa”. Il senatore pentastellato ha definito la risoluzione della maggioranza “vuota” e ha sottolineato come, per la prima volta, il sostegno all’Ucraina non venga accompagnato dall’aggettivo “militare”.

Matteo Renzi (Italia Viva) ha invece consegnato una lettera alla premier, chiedendo la revoca del segreto di Stato sulla vicenda dell’incontro tra lui e l’ex dirigente del Dis Marco Mancini all’Autogrill di Fiano Romano. “Se credi davvero nella trasparenza, dimostralo”, ha scritto, accusando il governo di incoerenza sulle questioni di sicurezza e giustizia.

Carlo Calenda (Azione) ha sottolineato come l’Europa non possa più contare sugli Stati Uniti: “Sono il più atlantista degli atlantisti, ma la realtà è cambiata”. Secondo il leader di Azione, la premier dovrà presto scegliere tra il sostegno all’Ucraina e la vicinanza a Trump. “Spero scelga l’Ucraina e l’UE”, ha dichiarato.

Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi e Sinistra) ha criticato l’allineamento della premier alla destra americana: “Quelle di oggi sembravano le parole di una ministra di Trump, non della presidente del Consiglio italiana”. Ha poi messo in guardia dai rischi della corsa al riarmo: “Sostenerlo significa tagliare welfare e salari”.

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