di Guido Talarico
Nuotare senza una gamba percorrendo distanze da record non è come camminare sulle acque ma qualcosa di miracoloso lo è comunque. E’ il miracolo della volontà, della forza interiore, della non rassegnazione. E’ il miracolo che nasce da una causa giusta e in essa trova le forze per fare cose straordinarie. Il protagonista di questa storia, il campione in missione per conto degli altri, è Salvatore Cimmino, 56 anni, nativo di Torre Annunziata ma da tempo adottato dalla Città Eterna, una gamba in meno tagliata a metà del femore per colpa di un osteosarcoma che lo ferì quando aveva 14 anni. La causa per la quale batte record su record è più importante di qualsiasi medaglia d’oro. Salvatore si batte per gli altri, che sono un po’ come lui ma che non tutti hanno il suo spirito. Lui si batte per i disabili. Attraversando mari ed oceani Salvatore porta sulla sua nuotata fluida tutto il peso delle discriminazioni, delle barriere architettoniche, dei pregiudizi che sottolineano le diversità. Salvatore è il campione per eccellenza, incarna lo spirito sportivo più puro, la gara come momento epico per ricordare che la vita è agone e pugna, esaltazione e dolore, sconforto e gioia. Salvatore è un ritratto fatto a mano da Pierre de Coubertin il barone che prima di essere l’inventore delle olimpiadi era un pedagogo e che – detto per inciso – era francese ma aveva origini romane. Si, Salvatore incarna lo spirito olimpico più puro, quello della partecipazione. Gli basta e gli avanza, anche perché Salvatore ogni gara che fa la vince in partenza. Quando scende in acqua non è un nuotatore ma un uomo che ha sostituito una gamba con un mondo intero: quello che ha altre abilità, quello che subisce ancora discriminazioni, quello che ha bisogno dell’attenzione di noi tutti per partecipare con normalità alla vita quotidiana.
Oggi il Corriere della Sera, con un bell’articolo di Paolo Foschi, ricorda le gesta di Cimmino. Ricorda le sue vittorie e il suo impegno sociale. Il suo progetto «A nuoto nei mari del Globo» che ha portato Salvatore dallo Stretto di Messina al Canale della Manica, dal giro dell’Isola di Manhattan al Rio Paranà in Argentina, dal Lago Kivu in Congo allo Stretto di Cook in Nuova Zelanda. E ricorda anche alcuni degli importanti riconoscimenti che ha ottenuto come la medaglia concessagli dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Io invece qui lo voglio ricordare per come lo vedono i soci del Circolo Canottieri Aniene, di cui Salvatore è splendida parte: un uomo felice. Salvatore appare così. Un uomo felice, appagato, sicuro di chi è e di ciò che fa. Lo incontri sempre, saltellando su quella sua sola fortissima gamba. Nello spogliatoio, in piscina, come in palestra. E lui è sempre sorridente, allegro, ben disposto a fare due chiacchiere e a parlarti della sua ultima o prossima fatica. No, Salvatore non cammina sulle acque ma quello che fa è decisamente fuori dall’ordinario, è un lascito straordinario per chi ha occhi per vedere e spirito per capire. Sant’Agostino diceva che “le parole insegnano, gli esempi trascinano”. Salvatore trascina con sé, sopra ogni pregiudizio e sopra ogni barriera, migliaia di persone.
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