Un infarto si porta via un’artista romantico del calcio del secolo scorso. Un’ondata di commozione pervade il Paese. Il Presidente Sergio Mattarella “I suoi successi sportivi, il suo carattere di grande serietà, la dignità del suo comportamento in ogni circostanza gli hanno procurato l’affetto di milioni di italiani anche tra coloro che non seguivano il calcio“. Il Premier Meloni: “Ci lascia un grande sportivo che ha segnato la storia del calcio e della nostra Nazionale”
di Ennio Bassi
Gigi Riva ci ha lasciati. il Rombo di Tuono che ha fatto sognare la Sardegna e ha emozionato gli italiani con la nazionale di Ferruccio Valcareggi è morto per un infarto dopo un ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari, dove avrebbe dovuto subire un intervento al cuore. Il malore risale alla giornata di domenica 21 gennaio.
Considerato uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi, Riva era nato a Leggiuno, in provincia di Varese, il 7 novembre 1944, ma aveva indissolubilmente legato il suo nome alla Sardegna e al Cagliari, squadra con cui ha vinto lo scudetto nel 1970, il primo e unico della storia dei rossoblù. Riva iniziò a giocare a calcio nelle giovanili del Laveno e del Legnano, prima di approdare al Cagliari nel 1963. In Sardegna, il giovane attaccante si impose subito come uno dei migliori giocatori della squadra, contribuendo alla promozione in Serie A nel 1964-65.
Negli anni successivi, Riva divenne uno dei protagonisti del calcio italiano. In Serie A, segnò 155 reti in 289 partite, risultando il miglior marcatore della squadra per 11 stagioni consecutive. Con il Cagliari, vinse anche la Coppa Italia nel 1970 e la Coppa delle Coppe nel 1979, diventando il primo calciatore italiano a vincere un trofeo continentale con una squadra di provincia.
In Nazionale, Riva collezionò 42 presenze e 35 gol, risultando il miglior marcatore di sempre dell’Italia. Con la maglia azzurra, vinse l’Europeo nel 1968, contribuendo alla vittoria della finale contro la Jugoslavia con una doppietta. Nel 1970, invece, arrivò in finale ai Mondiali in Messico, dove l’Italia fu sconfitta dal Brasile per 4-1. La carriera di Riva fu condizionata da due gravi infortuni, uno nel 1967 contro il Portogallo e uno nel 1970 contro l’Austria. Questi infortuni gli impedirono di esprimere al massimo le sue potenzialità e di vincere altri trofei con il Cagliari e con la Nazionale.
Nonostante gli infortuni, Riva è considerato uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio italiano. La sua potenza di tiro, la sua freddezza sotto porta e la sua capacità di trascinare la squadra in campo lo hanno reso un simbolo per il Cagliari e per tutta la Sardegna. Il Rombo di Tuono Il soprannome “Rombo di Tuono” fu coniato dal giornalista Gianni Brera per sottolineare la potenza del tiro di Riva. Il calciatore, infatti, era in grado di calciare la palla con una forza tale da farla arrivare a velocità superiori ai 100 km/h. Riva era un attaccante completo, dotato di una grande tecnica e di un ottimo senso del gol. Era anche un giocatore molto forte fisicamente, in grado di resistere agli scontri con i difensori avversari.
Il Cagliari di Gigi Riva una delle squadre più forti di sempre
Il Cagliari di Riva è considerato una delle squadre più forti della storia del calcio italiano. La squadra sarda, infatti, riuscì a vincere lo scudetto nel 1970, il primo e unico della sua storia. Riva fu il leader indiscusso di quella squadra. Il suo contributo fu fondamentale per la vittoria del titolo, soprattutto nei momenti decisivi della stagione. La Nazionale di Riva Con la Nazionale, Riva vinse l’Europeo nel 1968, contribuendo alla vittoria della finale contro la Jugoslavia con una doppietta. Nel 1970, invece, arrivò in finale ai Mondiali in Messico, dove l’Italia fu sconfitta dal Brasile per 4-1. Riva fu uno dei migliori giocatori della Nazionale in quegli anni.
La sua assenza, a causa di un infortunio, fu determinante nella sconfitta contro il Brasile nella finale dei Mondiali. Il ritiro Riva si ritirò dal calcio nel 1976, all’età di 31 anni. Dopo il ritiro, ha intrapreso la carriera dirigenziale, ricoprendo il ruolo di team manager della Nazionale italiana dal 1990 al 2013. Riva è uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi. La sua carriera, caratterizzata da grandi successi e da qualche rimpianto, lo ha reso un’icona per il Cagliari e per tutta la Sardegna.
La si stringe intorno ai familiari di Gigi Riva e lo celebra nel ricordo delle sue innegabili doti di calciatore e della sua straordinaria umanità. In un diluvio di dichiarazioni, gli esponenti politici ricordano il campione del mondo del 1970 e la bandiera del Cagliari, legatissimo alla sua amata Sardegna. A partire dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne sottolinea lo spessore umano: “Tanti italiani, e io tra questi, apprendono l’improvvisa notizia della morte di Gigi Riva con autentico dolore. I suoi successi sportivi, il suo carattere di grande serietà, la dignità del suo comportamento in ogni circostanza gli hanno procurato l’affetto di milioni di italiani anche tra coloro che non seguivano il calcio”.
Mattarella: “Gigi Riva ha segnato la storia del calcio”
“Ci lascia un grande sportivo che ha segnato la storia del calcio e della nostra Nazionale. Che la terra ti sia lieve, campione”, scrive invece la premier Giorgia Meloni che in quegli anni non era ancora nata. Ma il mito di “Rombo di Tuono” attraversa le generazioni e il cordoglio è unanime. Se ne va “un gigante del calcio. Con il suo ineguagliabile talento e la sua passione, Gigi Riva ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi del Cagliari, guadagnandosi al contempo il rispetto e la stima di milioni di italiani. Un simbolo, una bandiera, un grande uomo”, gli fa eco la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, si associa: “E’ stato un grande campione. Con la sua grinta e il suo talento, ha regalato emozioni indimenticabili in Italia e nel mondo”. Poi tanti, tantissimi parlamentari o ex premier come Enrico Letta che twitta: “Che tristezza. Ci lascia un mito assoluto. La persona e il calciatore”.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati