Nota del 2 marzo

Le gravi questioni internazionali giustamente la fanno da padrone sulle prime pagine: ai funerali di Navalny tremila coraggiosi incuranti delle foto, delle schedature e degli arresti postdatati da parte dei servizi segreti di Putin, si mettono in fila alla periferia di Mosca per dimostrare contro Putin e la guerra (il cimitero viene mantenuto aperto sino alle 22,30 affinchè la polizia non si faccia sfuggire i volti di nessun oppositore). Tuttavia, cinque quotidiani non mettono una riga in prima pagina sui funerali del principale oppositore di Putin, ed è tempo perso chiedersi perché: sono il Fatto, La Verità, L’Unità, la Gazzetta del Mezzogiorno e l’Osservatore romano. Seguono i timori di sfondamento della Russia in Ucraina, con il ministro americano della Difesa che dice che se Kjiv perde la Nato dovrà combattere con Mosca, mentre in Francia Rafael Glucksmann, alternativa progressista a Macron, chiede in una intervista a La Stampa che l’Europa “passi subito ad una economia di guerra”; a Gaza gli americani bypassano Israele e organizzano un ponte aereo per portare gli aiuti umanitari ai palestinesi affamati, mentre Hamas fa sapere che 70 ostaggi israeliani sono stati uccisi dai raid dell’esercito di Tel Aviv. E infine l’incontro tra Biden e Meloni, con il si ai due Stati, israeliano e palestinese, anche se l’obiettivo non è mai stato così lontano, e l’intesa a continuare ad aiutare l’Ucraina. Scrive Federico Fubini nel fondo del Corriere: “Incombono scelte drammatiche sull’Ucraina. O prima o dopo l’elezione americana, aumenterà la pressione su Zelensky perché accetti un armistizio nei termini graditi a Putin: lasciando alla Russia pezzi di Ucraina conquistati con un’aggressione criminale. Sarà una terribile ingiustizia. Per farla digerire agli ucraini bisogna offrirgli delle compensazioni. Un’accelerazione del loro ingresso nell’Unione europea, affinché sia chiaro che l’Ucraina si merita di essere in Occidente. E poi delle garanzie di sicurezza. Perché non appena Putin avrà incassato le concessioni per l’armistizio, comincerà a preparare la prossima guerra. Gli scarponi francesi-europei sul terreno dovrebbero far parte di trattati di difesa, magari bilaterali all’inizio, poi più ampi. Si potrà cominciare da patti di difesa franco-ucraini, anglo-ucraini, e andare avanti. Così, se e quando morirà la Nato, speriamo di non dover morire tutti insieme a lei”.

E due direttori di quotidiani che di solito si trovano su fronti opposti come Belpietro (La Verità) e Travaglio (Il Fatto) denunciano con parole simili la deriva bellicista. Le questioni italiane invece, accanto alle prossime elezioni in Abruzzo dove governano gli amici romani di Fratelli d’Italia e per questo la disputa è ancora più incandescente (Repubblica si porta avanti titolando sul “bunker Meloni”), si avvalgono di una new entry che ha a che fare con le modalità con le quali alcune notizie sensibili approdano sui giornali: dopo la denuncia autunnale di Crosetto sulla confezione di dossier contro il governo la Procura di Perugia (competente per le indagini che riguardano i magistrati romani) ha indagato il procuratore antimafia Antonio Laudati e il finanziere Striano per aver effettuato 800 accessi illeciti nel sistema informatico della Dia per preparare dosssier su ministri, politici (persino su Marta Fascina) e varia umanità tra cui Fedez. Il Fatto ci fa la copertina perchè vi è anche un dossier sulla fidanzata di Giuseppe Conte. Tra gli indagati ci sono tre giornalisti di Domani, il quotidiano finanziato da Carlo De Benedetti, evidentemente ricettori di alcuni dossier. E il Giornale ha buon gioco a indicarli come “centro del dossieraggio”.

I quotidiani di destra danno grande risalto all’annuncio fatto da Giorgia Meloni a Washington del trasferimento in un carcere italiano di Chico Forti dopo 24 anni di prigione Usa: era stato condannato all’ergastolo per un omicidio di cui si era sempre proclamato innocente, ci aveva provato Di Maio senza riuscirci e ora Biden fa questi regalo alla premier. I magistrati piemontesi incriminano 50 anni dopo gli ottantenni brigatisti rossi per il sequestro di Vallarino Gancia. Gramellini sul Corriere ha buon gioco a irridere la giustizia lenta. Il Sole apre sul Superbonus che nel 2023 è costato 76 miliardi ed sfondato i conti pubblici portando il rapporto deficit/Pil al 7,2 per cento. E per quest’anno si prevede che il conto del regalo grillino sia ancora di 40 miliardi. In compenso l’Istat rivede al rialzo la crescita dell’anno scorso, allo 0,9 per cento. De Paolini spiega bene come stanno le cose nel fondo del Giornale. In Sardegna è in corso il riconteggio dei voti su una decina di sezioni: il vantaggio di Todde scende sa tremila a 800 voti, ma lei è già quasi in Abruzzo a fare campagna elettorale. Il Messaggero si occupa della cosiddetta medicina difensiva: la paura delle cause da parte dei medici costa 20 miliardi l’anno tra esami superflui, burocrazia e ritardi. Schillaci promette ancora la legge, aveva cominciato a farlo alcuni mesi fa.

Mf e Secolo XIX (quest’ultimo fan obbligato di Garrone e Gozzi) vedono Emanuele Orsini in vantaggio nella corsa alla presidenza di Confindustria, con più voti sia assembleari sia nel Consiglio generale che si pronuncia il 4 aprile. Il Foglio dedica un ritratto a Marchi, l’imprenditore degli aeroporti veneti che ha anche acquistato, in cordata con altri colleghi veneti, alcuni quotidiani locali della Gedi. Tim avrà una presidente donna, nella lista di maggioranza dovrebbero esserne presenti due. Lo scrive Repubblica. Enrico Mistron è il nuovo amministratore delegato di Geox, che ha chiuso il 2023 in rosso di sei milioni. Visibilia, società del ministro Santanchè, è stata commissariata: l’amministratore giudiziario è Maurizio Irrera. Il Milan batte la Lazio con l’aiuto dell’arbitro (dice Lotito). Oggi riparte dal Bahrein la Formula Uno: in pole c’è sempre Verstappen, seguito da Leclerc. Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Nato-Russia l’escalation. In una situazione già incandescente con Vladimir Putin impegnato a mostrare al mondo la sua potenza bellica a spese degli ucraini e l’Europa che annuncia l’aumento di produzione di armi, le parole del segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin hanno dato corpo e peso alle preoccupazioni che travalicano da una parte all’altra la nuova Cortina di ferro: «Se l’Ucraina perde, la Nato dovrà combattere con la Russia». Le parole di Austin non rivelano nulla di nuovo, ma per Mosca l’occasione è troppo ghiotta per non sfruttarla: «Sono una minaccia diretta alla Russia o vogliono essere una scusa per Zelensky? – si chiede su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova -. In entrambi i casi è una follia, però ora tutto il mondo vede chi è l’aggressore: Washington». Zakharova torna a insistere sulla teoria di Mosca secondo cui la necessità di “denazificare l’Ucraina” scaturisce dall’aggressività della Nato e degli Usa.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «irresponsabili» le affermazioni di Austin, ma non solo le sue: «Stiamo ascoltando dichiarazioni estremamente irresponsabili che provengono da diverse capitali europee, e ora anche da oltreoceano. Queste dichiarazioni portano ad un’ulteriore escalation della tensione». (Monica Perosino, La Stampa) Ha cominciato Macron, ipotizzando l’invio di soldati della Nato in Ucraina. Ha proseguito la von der Leyen chiamando alle armi l’Europa per investire centinaia di miliardi dei cittadini in ordigni di morte “come con i vaccini” e facendo approvare dall’Europarlamento una demenziale risoluzione votata da tutti, eccetto il M5S (e incluso il Pd), per prepararci a combattere la Russia accanto all’Ucraina fino alla riconquista delle quattro regioni occupate da Putin dopo il 2022 e persino della Crimea annessa nel 2014, cioè in saecula saeculorum. Ieri, a completare il trittico infernale, ha parlato il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin, preannunciando la guerra mondiale Nato-Russia (ovviamente nucleare) perché “se l’Ucraina cade, Putin non si fermerà”. Scenario possibile in Transnistria e altri territori russofoni rivendicati da Mosca, per carità. Ma ad avanzare di più contro l’avversario in questi vent’anni è stata la Nato, tradendo per ben 16 volte l’impegno assunto con Mosca insieme agli Usa e all’Ue nel 1990 di non allargarsi neppure di un palmo a Est della Germania. Dopodiché la Nato passò da 16 a 32 Stati membri e rovesciò gli alleati di Putin in Serbia, Iraq e Libia. E ne fu ripagata della stessa moneta. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Truppe Nato sono già in Ucraina. Vogliono trascinarci in guerra. Dal capo dell’Alleanza atlantica al segretario alla Difesa americana, tutti fremono per iniziare l’offensiva diretta contro lo zar. Una prospettiva disastrosa che ricadrebbe in gran parte sulle spalle dell’Europa. Ci vogliono far fare la guerra a tutti i costi. Più si raffredda il sostegno dell’opinione pubblica a favore dell’Ucraina e più si riscaldano gli allarmi di quanti intravedono, nella sconfitta di Kiev, un pericolo per la stessa Europa. Dal segretario della Nato Jens Stoltenberg al segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, tutti da giorni ripetono a rullo che se vincesse Putin, dopo la fragile democrazia ucraina toccherebbe ai Paesi baltici e successivamente alla Polonia e, forse, all’intera Unione. Ci mancava che Donald Trump ci mettesse del suo, dicendo che qualora riconquistasse la Casa Bianca lui non muoverebbe un dito se un Paese europeo finisse sotto i missili russi. Risultato, da giorni non si discute d’altro che della possibile aggressione di Mosca nei confronti di qualche appartenente all’Alleanza atlantica. Ad agitare le acque ha perfino contribuito quel semolino di Emmanuel Macron, il quale come un Rambo qualsiasi ha parlato di dislocare in Ucraina delle truppe Nato, non si sa se come deterrente nei confronti di una possibile estensione del conflitto o per contribuire fattivamente alla difesa dei territori sotto attacco. L’uscita del presidente francese è stata spernacchiata da chiunque, ma tuttavia la questione di un intervento militare che non si limiti all’invio di armi in Ucraina ormai è sul tavolo. (Maurizio Belpietro, La Verità)

L’addio a Navalny: sfida allo zar e alla paura. Tra la folla tornano i cori «Russia senza Putin». Alle esequie in migliaia, di generazioni diverse. Il messaggio di Yulia: grazie per l’amore assoluto. (Marco Imarisio, Corriere della Sera) Paolo Garimberti su Repubblica: Navalny, il peso del dissenso nelle urne. Il muro eretto dal Cremlino ha mostrato delle crepe. È una lezione che il funerale di Aleksej ha impartito a Putin. Gaza, gli Usa caleranno aiuti dal cielo «Israele deve fare di più, niente scuse». Pressioni per un’inchiesta sulla strage dopo la calca per il cibo. Hamas: 7 ostaggi uccisi dall’esercito. «Calpestati dalla folla», «spari solo alle gambe». Le 2 versioni dei militari. Un medico: l’80% delle ferite risulta da armi da fuoco. (Davide Frattini, Corriere della Sera) L’annuncio choc di Hamas. ” Uccisi 70 ostaggi nei raid”. I primi tre nomi che la fazione islamica dichiara «uccisi a seguito dei bombardamenti sionisti» nella Striscia di Gaza sono quelli di Chaim Peri (79 anni), Amiram Cooper (84) e Yoram Metzger (80). I volti scavati, con la barba lunga, dei tre kibbutznikim di Nir Oz erano già apparsi in un video del 18 dicembre del 2023 in cui imploravano: «Non lasciateci invecchiare qui». L’identità di altri quattro ostaggi israeliani che avrebbero fatto la stessa fine sarà resa nota, si legge nel messaggio su Telegram, «dopo aver confermato la loro identità». Questo perché, spiega Hamas, si sono persi i contatti con i mujaheddin incaricati di sorvegliare gli ostaggi, eliminati negli attacchi di Tsahal nell’enclave. Insieme con l’accusa rivolta dalla fazione palestinese a Israele, di aver commesso un “massacro” di 112 palestinesi che tentavano di accaparrarsi gli aiuti umanitari in transito a Gaza City, l’avvertimento che oltre 70 sui 134 ostaggi israeliani prigionieri nella Striscia possano essere morti sta destabilizzando ulteriormente le trattative per un accordo e una tregua, già tutti in salita. (Fabiana Magrì, La Stampa)

Guterres: «Serve indagine indipendente sulla strage». Si moltiplicano le pressioni internazionali per stabilire le responsabilità dei fatti di giovedì. Nelle stesse ore il capo della diplomazia europea Josep Borrell denuncia «una nuova carneficina» e vittime «totalmente inaccettabili». Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha scritto su X di essere «scioccato e disgustato dall’uccisione di civili innocenti». Mentre il presidente francese Macron: «Cessate il fuoco subito». Il capo della diplomazia europea Borrell denuncia «una nuova carneficina» e vittime «totalmente inaccettabili» mentre il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che il cessate il fuoco «probabilmente» non arriverà in tempi brevi. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha scritto su X di essere «scioccato e disgustato dall’uccisione di civili innocenti». Tuttavia gli Stati Uniti hanno bloccato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una dichiarazione di condanna di Israele per la strage avvenuta l’altro ieri a Gaza City. (Il Sole 24 Ore) Iran, alle urne senza opposizione: l’affluenza più bassa della storia. Sarebbe sotto il 40%. Il cantautore dell’inno delle proteste condannato a tre anni e 8 mesi. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera) Iran, il voto è blindato e l’affluenza ai minimi

La vera posta in gioco è l’eredità di Khamenei. (Gabriella Colarusso, Repubblica) L’Italia per ora frena per non dividere la Ue. Il presidente Usa accoglie la premier nello Studio Ovale: “Giorgia, my friend”. Tour della Casa bianca per la figlia Ginevra. Portavoce della Casa Bianca “Per l’Ucraina serve la collaborazione di tutti gli alleati”. Sul Medio Oriente: “Evitare l’escalation”. (Tommaso Ciriaco e Paolo Mastrolilli, Repubblica) Meloni-Biden, uno scambio su Africa e Cina al G7. I piani comuni partono da qui. All’Italia la presidenza del vertice serve per avere un tornaconto strategico, in questo caso l’appoggio esplicito e finanziario di Washington per il Piano Mattei. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera) Migranti, Meloni a Biden: serve un’alleanza globale. E su Gaza: «Due Stati unica via». Il presidente la accoglie con «Georgia on my mind». Un’ora e mezza per parlare delle priorità per il G7 di giugno in Puglia. (Viviana Mazza, Corriere della Sera) Danilo Taino sul Corriere: Quel passo per l’Aiuto a Kiev. L’Italia, che ha la presidenza del G7, potrebbe spingere per trasferire all’Ucraina le riserve finanziarie russe congelate nel 2022.

Chico Forti tornerà in Italia: l’annuncio di Giorgia Meloni (che cancella il punto stampa con i cronisti). L’annuncio della premier Giorgia Meloni in un video da Washington: «È un giorno di gioia per Chico, per la sua famiglia, per tutti noi». L’ex imprenditore italiano in carcere dall’ottobre 1999. Il trasferimento? «Non sarà immediato». (Valentina Santarpia, Corriere della Sera) Dossieraggio, tra i politici «spiati» dal finanziere Striano ci sarebbero anche Urso, Lollobrigida, Fascina: le accuse. Le interrogazioni alle banche dati riservate contestate a Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di finanza, nell’inchiesta della Procura di Perugia su presunte attività di dossieraggio. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera) Gli altri temi del giorno Si temono tensioni per i nuovi cortei. Cariche, gli agenti si autoidentificano. Le indagini sull’uso dei manganelli. Ieri a Bologna vernice sulla prefettura, bruciate foto di politici. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera) Luigi Zanda: “Dopo Pisa il governo sbaglia ad alzare la tensione. Così le piazze rischiano di esplodere”. L’intervista all’ex senatore del Pd che negli anni Settanta fu portavoce di Francesco Cossiga. (Viola Giannoli, Repubblica) La difesa degli studenti di Pisa da parte di Sergio Mattarella ha spiazzato Giorgia Meloni, causando un fastidio superato dalla paura delle conseguenze di uno scontro istituzionale.

Con il presidente Meloni in questi mesi ha evitato contrasti pubblici, costruendo anzi un rapporto personale a tratti buono. Mattarella ha ricambiato dimostrando correttezza istituzionale e rifuggendo il ruolo di leader ombra dell’opposizione che alcuni hanno tentato di assegnargli. Tutto, però, è stato messo in discussione dall’intervista di mercoledì scorso al Tg2 Post, sulle «istituzioni che negano ai poliziotti solidarietà e sostegno». Un errore di comunicazione, secondo la versione di alcuni dirigenti di FdI, ma al tempo stesso il frutto della rabbia per un intervento, quello di Mattarella a difesa degli studenti malmenati, vissuto come uno sgambetto al governo nel giorno che precedeva le elezioni in Sardegna. Lo stupore del Colle per quelle parole è arrivato chiaro a Palazzo Chigi e a Washington, anche per questo, probabilmente, la premier ha evitato di incontrare i giornalisti al termine del suo colloquio con Joe Biden. (Francesco Olivo, La Stampa) Così la vittoria di Todde può diventare l’asso di Schlein. La «competition» tra la segretaria e Conte.

La neogovernatrice testimonial delle intese. La segretaria vuole attrarre i dirigenti M5S e ingabbiare Conte in un accordo. (Francesco Verderami, Corriere della Sera) Effetto Sardegna sugli elettori M5S. Sette su dieci vogliono l’asse col Pd. A favore di un’alleanza su scala nazionale anche il 79% di chi sceglie i dem. (NPagnoncelli, Corriere della Sera) La rete degli ex Msi, così la tribù di FdI si è presa l’Abruzzo: “È il nostro fortino”. La regione ospita la più nutrita colonia meloniana e per la premier perdere il 10 marzo sarebbe molto peggio della sconfitta in Sardegna. “Questo è il collegio della nostra leader, sarà una prova per il governo, un sondaggio sul consenso”. (Stefano Cappellini, Repubblica) Massimo Giannini su Repubblica: Quei passi falsi della destra ferita. Meloni ha scoperto in Sardegna i dolori e i livori della caduta. Il modo più giusto per reagire al rovescio sarebbe stato un sano gesto di autocritica. Purtroppo ha fatto esattamente l’opposto. La «trincea» abruzzese del meloniano Marsilio: è come JuveFrosinone. Il governatore uscente si mostra sicuro: loro insieme ma divisi. (Tommaso Labate, Corriere della Sera) «La destra si può battere. La maggioranza non è loro, noi divisi perdiamo». Provenzano: von der Leyen? Il nostro nome è un altro. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera) Massimo Franco sul Corriere: Lo specchio distorto del voto regionale. Il significato che stanno assumendo le elezioni regionali rivela soprattutto un’incertezza. Mostra una maggioranza di destra infragilita psicologicamente dalla sconfitta in Sardegna; e timorosa di perdere in Abruzzo contro ogni previsione. E consegna opposizioni esaltate da un successo sul filo di lana, nonostante l’idea di un’alleanza tra Pd e M5S sia picconata dai grillini, contrari agli aiuti militari all’Ucraina. In realtà, dietro i due atteggiamenti si indovinano la paura o la speranza che gli equilibri non siano stabilizzati.

Eppure, i sondaggi fotografano una sostanziale stabilità nelle percentuali dei partiti: non lontane da quelle che sancirono la vittoria di Giorgia Meloni nell’autunno del 2022. Salvini frena sul congresso della Lega, rinvio per evitare la resa dei conti. La mossa del segretario per mettersi al riparo dal malumore interno che monta nei territori. Pressioni dai bossiani e dai dirigenti delle roccaforti. (Lorenzo De Cicco, Repubblica) Nicolas Schmit: “La destra minaccia l’Ue Meloni un lupo travestito da pecora. Salvini è l’amico di Putin”. Il candidato alla presidenza della Commissione per il Pse attacca von der Leyen: “Dice di essere preoccupata dagli estremisti, ma si compromette con loro invece di combatterli”. (Claudio Tito, Repubblica) Pil più alto, ma il deficit vola al 7,2% Superbonus per 70 miliardi nel 2023. Istat: lo scorso anno l’economia è cresciuta dello 0,9%. L’impatto sul debito fino al 2027. Inflazione in frenata: a febbraio aumento dello 0,1%, in un anno prezzi saliti dello 0,9%. (Federico Fubini, Corriere della Sera) Il Btp Valore blinda il debito pubblico. Sempre più debito pubblico è nelle mani di famiglie e imprese italiane. Questo è un obiettivo del governo e ieri si è fatto un altro passo avanti, con il record storico macinato dall’ultima emissione del Btp Valore: in tutto sono stati raccolti 18,31 miliardi di euro. «Si tratta – afferma il Tesoro – del risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto, ma anche per numero di contratti registrati» pari a 656.369 unità. Anche la dimensione media dell’investimento è stata la maggiore rispetto alle due precedenti edizioni, essendosi attestata a quota 27.906 euro. (Marcello Astorri, Il Giornale)

«Premiati dalla classifica dei migliori ospedali. Ma il Sud spenda i fondi». Il ministro Schillaci: 14 strutture tra le prime 250 del mondo. Non chiudiamo i Pronto soccorso, tra l’altro non spetta a noi. Al contrario ci stiamo investendo. (Margherita De Bac, Corriere della Sera) Mercato delle auto, immatricolazioni in febbraio più di 147 mila, più 11,7% rispetto al 2023. Il settore dei motori in Italia continua in positivo, nei primi due mesi dell’anno sono state immatricolate 289.103 vetture mentre i trasferimenti di proprietà sono stati 476.067. (Repubblica) Enel, ceduto il 49% delle batterie a Sosteneo. Incasso da 1,1 miliardi. Partnership con il fondo nella società di stoccaggio di energia. (Fausta Chiesa e Francesco Bertolino, Corriere della Sera) Poste, sul mercato fino al 29%. Incentivi per le azioni ai dipendenti. Il decreto del governo: il Tesoro resterà sopra al 35%. Collocamento in più tranche. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera) «Gravissima ferita alla testa e pistola accanto al corpo». Choc nella famiglia reale. Il marito della cugina di Re Carlo trovato senza vita domenica. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera) Dal Villaggio ecologico alla Senna balneabile I Giochi verdi di Macron. Inaugurato nella banlieue di Saint-Denis il quartiere degli atleti 52 ettari con piste ciclabili, poco cemento e niente aria condizionata. (Anais Ginori, Repubblica) Erba, al via il processo: «Tutto un bluff». Prima udienza per la revisione, l’accusa: cascata di prove. La folla per entrare in tribunale. Ad aprile la difesa. (Anna Campaniello, Corriere della Sera) Olindo e Rosa, silenziosi e distanti In aula col pubblico ma senza tv. Hanno chiesto di vietare foto e riprese. Gli avvocati: «Sono tranquilli». (Giusi Fasano, Corriere della Sera) Il Corriere intervista Vittorio Feltri coinvolto nel processo per istigazione all’odio razziale: «Meridionali inferiori? Non si può più dire niente. E poi io amo Napoli». E intervista anche Leemann, chef del Joia: «Lascio il mio locale stellato per fare il monaco sui monti. Ma lì continuerò a cucinare». Repubblica intervista Manuela Blanchard: “Per Bim Bum Bam la gente mi chiede l’autografo e piange. Bonolis? Sparito, sentirlo mi farebbe piacere” e Isabella Ferrari “Sono cresciuta grazie alle ferite Per le mie figlie sogno la libertà”, presto debutterà in teatro.

Gli Anniversari

1717, primo balletto eseguito in Inghilterra 1807, Usa: proibita l’importazione di schiavi 1855, Alessandro II Zar di Russia 1866, prima fabbrica di aghi per macchine per cucire 1903, primo albergo in Usa riservato alle donne 1904, debutta La figlia di Iorio di D’Annunzio 1919, a Mosca la prima internazionale comunista 1933, esordio al cinema di King Kong 1939, Eugenio Maria Pacelli diventa Pio XII 1946, Ho Chi Min presidente del Vietnam del Nord 1951, a Boston il primo Nba All Star Game 1956, il Marocco indipendente dalla Francia 1962, il generale Ne Win prende il potere in Birmania 1962, basket: Chamberlain segna 100 punti 1968, si sposano Teddy Reno e Rita Pavone 1969, primo volo sperimentale del Concorde 1974, fissata la data del referendum sul divorzio 1980, lo stadio San Siro intitolato a Meazza 1987, Chrysler acquista General Motors 1990, Mandela vice presidente dell’Anc 1992, La Moldavia entra nell’Onu 1993, devastante terremoto si abbatte sul Giappone 1998, oceani liquidi sulla luna di Giove 2000, l’ex dittatore Pinochet rimesso in libertà 2003, scontro a fuoco tra Polfer e brigatisti 2004, Onu: l’Iraq non ha armi di distruzione 2005, ordigno a Orvieto con scritta Tanti auguri 2008, esumata la salma di San Pio da Pietrelcina 2011, presentato l’iPad2 2014, la Grande Bellezza vince l’Oscar Nati oggi 1876, Eugenio Pacelli (Pio XII) 1924, Walter Chiari 1931, Michail Gorbaciov 1942, Lou Reed 1943, Francesco Gaetano Caltagirone 1948, Gianfelice Rocca 1957, Carlo Mazzacurati 1962, Jon Bon Jovi 1964, Alessandro Benetton 1968, Daniel Craig 1969, Paola Taverna 1971, Stefano Accorsi Si festeggia Sant’Agnese

 

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