Nota del 20 Febbraio

Yulia Navalny accusa Putin di aver usato di nuovo il veleno Novichok per uccidere il marito, di cui prende il posto come leader virtuale dell’opposizione russa ma restando giustamente in Europa. Si prende anche le prime pagine, a partire da quella del Financial Times e dai titoli di battaglia di quelli italiani: “Yulia sfida Putin” (La Repubblica), “Io sono Navalny” (La Stampa). La madre di Alexei dovrà aspettare 14 giorni prima di riavere (forse) il corpo del figlio, poichè evidentemente devono prima sparire gli effetti del veleno riscontrabili dagli esami. E poi non è certo che il Cremlino voglia che si celebri un funerale che comunque diventerebbe una manifestazione dell’opposizione, anche se i coraggiosi partecipanti dovessero essere poche centinaia. In Italia Carlo Calenda riesce ad organizzare una fiaccolata unitaria al Campidoglio alla quale partecipa Elly Schlein e dove viene fischiato Massimiliano Romeo, capogruppo leghista il quale sostiene che “non sono provate le colpe di Putin”, stessa solfa di Travaglio. Aldo Cazzullo sul Corriere si chiede “cosa resta della Lega delle origini, libertaria, antifascista, che simpatizzava per i popoli oppressi. E che senso ha appoggiare il governo Draghi e rivendicare l’eredità,di Berlusconi per poi fare opposizione a Meloni non dal centro ma da destra?”. Repubblica intervista Ljiuba Sobol, compagna di opposizione di Navalny, la quale dice che le destre europee sono “utili idioti al servizio del Cremlino”.

Per gli ex grillini in Campidoglio si rivede Virginia Raggi (Conte aveva altri impegni), che ne approfitta per dire che non vanno date più armi all’Ucraina, mentre sul Fatto il mitico Alessandro Orsini certifica che la Russia sta vincendo la guerra come lui, “analista indipendente” aveva previsto. E Travaglio ne approfitta per dedicare la prima pagina ad Assange, caso occidentale non certo paragonabile a quello di Navalny, dove Conte invece trova il tempo e il modo di sostenerlo a riprova dello strettissimo collegamento con il quotidiano. Anche Trump parla di Navalny senza nominare Putin, e davvero non si capiscono gli scenari futuribili se il tycoon dovesse essere eletto alla Casa Bianca a novembre.

Ursula Von der Leyen annuncia la sua ricandidatura alla guida della Commissione europea dopo le elezioni.

Le cronache italiane invece hanno un protagonista che pensavamo in pensione: lo smog a Milano, anzi in Lombardia secondo l’apertura del Sole. Secondo il Corriere scattano i divieti di circolazione in nove province della regione, e sono vietati anche i fuochi. Eppure, ci eravamo tutti convinti che il clima meno freddo a Milano e dintorni si fosse portati via anche lo smog. Il punto è che se ne era convinto anche il sindaco a sala, colto in contropiede.

A Mirafiori, lo storico stabilimento ex Fiat, potrebbero arrivare i cinesi per costruire 150 mila vetture elettriche low cost, la nemesi dell’intera Europa che ha di fatto rinunciato ad avere una propria industria automobilista quando ha abbandonato cin il Green deal la neutralità tecnologica per salvaguardare l’ambiente, e ora è pressochè impossibile tornare indietro. E Libero titola “Guai grossi a Mirafiori”. Gli altri giornali registrano, anche pensando al fatto che ci saranno posti di lavoro.

Intanto gli Elkann sono sempre alle prese con la contesa sull’eredità con la madre Margherita e appare sempre più evidente che Marella è stata guidata passo passo dai nipoti, e anche le sue firme sulle carte decisive appaiono di incerta attribuzione. La Verità rivendica di aver scoperto “i custodi dei fondi esteri degli Agnelli” in Liechtenstein.

Si riaffacciano i gravi problemi della sanità: il Manifesto titola “Incurabili” e fa sapere che l’audizione di Amerigo Cicchetti, direttore della programmazione del ministero della Salute, il 6 febbraio alla Camera (nessuno se n’era occupato sinora) certifica che 12 regioni sono sotto il livello minimo di assistenza: non solo quelle del Sud ora minacciate anche dall’autonomia differenziata, ma anche Piemonte, Lazio e Abruzzo. La Stampa si focalizza sugli “anziani abbandonati”. Il Sole invece si occupa del business dei farmaci falsi nel mondo: “Guadagni miliardari nelle mani del crimine”.

Fabrizio Palenzona spiega al Sole le mosse della Fondazione Crt: ha guadagnato molto su Bpm e ha venduto per consolidare la sua quota (circa il due per cento) in Generali. E a Meloni consiglia di parlare “con l’umano Andrea Pignataro piuttosto che con il transumano Elon Musk”.

I candidati alla guida di Confindustria hanno presentato i programmi: solo Marenghi difende (appena un pò) la continuità con Bonomi. Tutti vogliono essere più presenti a Roma e Bruxelles, Orsini mette al primo posto la capitale europea.

Marco Gilli è stato designato dal sindaco di Torino come prossimo presidente della compagnia San Paolo.

Il Giornale dedica il suo titolo più visibile alla richiesta di archiviazione avanzata dai pm di Piacenza rispetto alle accuse di corruzione a Tommaso Fori, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia.

Salvini cerca popolarità vietando gli autovelox sotto i 70 km all’ora.

Muore Ira Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, sposa bambina, principessa e attrice: incarnò al massimo la Dolce vita.

Stasera l’Inter di Simone Inzaghi affronta in Champions l’Atletico Madrid di Diego Simeone, i due sono stati compagni di gioco nella Lazio. Intanto De Laurentis sino a giugno sostituisce Mazzarri con Calzona, già vice di Sacchi e Spalletti, il quale resta anche commissario tecnico della Slovacchia. Insomma, un altro pasticcio che il Napoli scudettato non meritava.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Rabbia e fierezza, Yulia raccoglie il testimone: «Navalny è stato avvelenato, restate al mio fianco». La vedova parla da Bruxelles: in Russia potrebbe essere dichiarata «agente straniero» Alla madre ancora non è stata mostrata la salma. Il giallo del convoglio dal carcere nella notte. (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)

Due donne contro lo Zar. L’eredità politica di Navalny. L’Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha annunciato che il regime di sanzioni dell’Unione Europea sui diritti umani avrà il nome di Aleksej Navalny. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha offerto alla vedova le condoglianze a nome del Governo italiano e dell’intero G7, di cui l’Italia detiene la presidenza di turno. (Riccardo Ricci, Repubblica)

Paolo Garimberti su Repubblica: Navalny, la forza di due donne. La madre Lyudmila vaga in una delle più remote e ostili regioni della Siberia per chiedere la restituzione della salma del figlio. E la moglie, Yulia Navalnaya, ha lanciato il guanto della sfida politica a Putin.

Sui media gamberetti e banane oscurano la morte del «blogger». Il mondo capovolto di Mosca. Il falco Markov: «Perché farci del male da soli?». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Fiaccolata bipartisan a Roma E la piazza fischia la Lega “Amici di Putin, vergognatevi”. In piazza del Campidoglio, a Roma, tra le fiaccole accese per onorare la morte di Alexey Navalny, sventolano le bandiere dei dissidenti, bianche e blu. «Sono bandiere russe, ma senza il rosso, simbolo del sangue versato dal regime di Putin», racconta Olga, una ragazza partita dalla Russia dieci anni fa per venire a studiare in Italia, e che adesso, guardando la piazza, si dice «per la prima volta felice, perché vedo quante persone si rendono conto che nel mio Paese c’è un regime. C’è sempre stato, ma ora tutti hanno aperto gli occhi». Intorno a lei ci sono cittadini ucraini, romani, delegazioni politiche di ogni schieramento, rappresentanti dei sindacati. È una piazza piena, unita in una testimonianza a difesa dei valori della democrazia, ma all’arrivo della delegazione della Lega, con il capogruppo del Senato Massimiliano Romeo in testa, si sollevano rumorosamente le voci della contestazione, che non perdonano le passate posizioni filorusse della Lega, né la reazione morbida, a tratti ambigua, avuta da alcuni suoi esponenti di peso di fronte alla morte di Navalny. (Federico Capurso, La Stampa)

Massimo Franco sul Corriere: Il coro solidale reso ambiguo dalle manovre elettorali. La tendenza a usare le Europee per regolare i conti interni sembra, di nuovo, difficile da arginare. Gran parte delle mosse di queste settimane rafforzano la sensazione. Perfino la solidarietà nei confronti di Aleksei Navalny, il dissidente lasciato morire, forse assassinato in un lager siberiano, si presenta gonfia di contraddizioni. La manifestazione di ieri a Roma ha rispecchiato questa ambiguità, e il tentativo di usare in chiave nazionale le responsabilità di Vladimir Putin. Sostenitori degli aiuti all’Ucraina e fautori di un pacifismo gradito al Cremlino si sono trovati fianco a fianco: chi per rivendicare una coerenza, chi per allontanare il sospetto di filoputinismo.

Camaleonte Ursula. Il Green Deal come marchio di fabbrica del suo primo mandato è ormai soltanto un ricordo. Per il suo bis alla guida della Commissione, Ursula von der Leyen ha deciso di cambiare la scaletta delle sue priorità: al primo posto c’è la Difesa, in particolare il sostegno all’industria militare europea, al secondo c’è la necessità di supportare la competitività delle imprese europee. Un programma obbligato visto che questa volta la sua candidatura non potrà essere “calata dall’alto” come cinque anni fa, estratta dal cilindro di Emmanuel Macron durante le trattative post-elettorali tra i leader. Questa volta von der Leyen dovrà passare per una campagna elettorale sotto l’insegna del Partito popolare europeo e in particolare del suo partito, la tedesca Cdu. L’esito del percorso iniziato ieri, con l’ufficializzazione della candidatura come Spitzenkandidaten, è dunque tutt’altro che scontato perché per arrivare fino in fondo bisogna superare diverse tappe e dietro ognuna di esse si nascondono insidie. (Marco Bresolin, La Stampa)

Tradotto in termini personali e di Paesi membri, vuol dire che la candidatura di Von der Leyen sarà sostenuta da Macron, meno ufficialmente, ma in sostanza sì, anche dal cancelliere tedesco Scholz, e in Italia, come si era capito, da Meloni, con cui ha costruito una solida amicizia, promettendole un ruolo di primo piano nella nuova legislatura europea. Al centro della quale il progetto di una Difesa comune (VdL ha già proposto un commissario ad hoc) dovrebbe prima sovrapporsi e poi sostituire quello del Green deal. E il tema dell’immigrazione dovrebbe passare sullo sfondo, in ossequio alla regola che è inutile continuare a parlare di problemi che non si possono risolvere. (Marcello Sorgi, La Stampa)

Centrodestra, vertice sui candidati. Le tensioni per il terzo mandato. Oggi il confronto. La Lega rivendica Cagliari, Forza Italia «resiste» sulla Basilicata. In Lucania si voterà il 21 e 22 aprile. E parte la trattativa per la corsa nei Comuni. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Schlein evita lo strappo sul limite agli incarichi Stop di Todde ai leader: la sfida è tra noi sardi. La M5S: no al comizio finale con la segretaria e Conte. Da qui nasca la resistenza contro un governo fascista. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Sardegna, la roulette di Meloni: la destra di Truzzu ora rischia. E Todde sogna il colpaccio. Salvini ha dovuto sacrificare il “suo” governatore: “Nessuna coalizione qui ha mai vinto due volte”. (Stefano Cappellini, Repubblica)

Da Zaia a Bonaccini, da Toti a De Luca, destino in bilico per i sette governatori più popolari: cosa faranno se salta il terzo mandato. Vorrebbero ricandidarsi, se invece arrivasse lo stop avrebbero un tesoretto di voti da mettere in gioco. Già pronte le strategie, tra Strasburgo e Montecitorio. E c’è chi pensa di forzare la mano. (Giovanna Casadio, Repubblica)

Sabino Cassese sul Corriere: Le nomine, il merito e la logica politica. La politica è anche gestione di uomini e donne: anche i politici devono saper scegliere le persone giuste.

Allarme smog in Lombardia e in tutta la Pianura padana. È ancora emergenza smog in Lombardia e in generale in tutta la Pianura Padana. Ci sono però due tipi di classifica. La prima più allarmistica, realizzata dalla società svizzera IQair (che realizza purificatori), secondo cui – come accaduto l’anno scorso – Milano sarebbe al terzo posto nella classifica mondiale, insieme a Nuova Delhi, considerando che il Pm2.5 sarebbe stato 29,7 volte i valori indicati dall’Oms, nella giornata di domenica. IQair prende in considerazione 111 città con più di 300mila abitanti. Meno catastrofica la classifica dell’Arpa Lombardia, l’ente che si occupa di monitorare in regione l’andamento di Pm10 e Pm2.5 con 83 stazioni fisse, secondo cui i valori nello scorso weekend hanno registrato una media di 76 microgrammi per metro cubo (mentre il limite è a 25) e il Pm10 di 100, mentre il limite europeo è di 50. Dati sempre molto alti ma, secondo l’Arpa, limitati al periodo di febbraio, in cui tipicamente c’è mancanza di piogge e vento mentre l’attività agricola riprende (gli spandimenti sono bloccati a livello regionale a dicembre e gennaio). (Sara Monaci, Il Sole 24 Ore)

“Milano paragonata a Delhi per l’inquinamento atmosferico: la crisi del clima non aiuta a respirare”. Il Fisico del Clima del Cnr Antonello Pasini spiega cosa sta accadendo in Pianura Padana. “L’unica soluzione per limitare l’impatto dello smog? Fermare le emissioni”. (Giacomo Talignani, Repubblica)

Immobiliare, 2023 in caduta Ancora un anno per la ripresa. Un 2023 da dimenticare, con un crollo dei volumi che ha superato il 50% in molti paesi europei. Ora c’è solo la risalita, lenta in questi mesi del 2024, ma prevista in accelerazione nel secondo semestre per arrivare alla ripresa nel 2025. A minare le fondamenta del real estate una serie di concause, dalla decrescita del capitale globale ai cambiamenti nei modi di vivere e lavorare, che hanno portato a ripensare e riutilizzare in modo diverso gli spazi, in primis gli uffici, dal rialzo dei tassi di interesse ai rincari delle materie prime. Ma la domanda delle famiglie, seppur in contrazione, ha arginato la crisi nel residenziale. Ora senza calo dei tassi l’appeal dell’immobiliare resterà basso rispetto ad altre asset class di investimento. (Paola Dezza, Il Sole 24 Ore)

E’ stato un 2023 da record per le banche europee: sfondata quota 100 miliardi di utili. Tre quarti dei maggiori istituti del Vecchio continente hanno registrato il record di profitti. (Repubblica)

L’opzione cinese di Stellantis per Mirafiori Leapmotor può produrre 150 mila auto. Cinesi a Mirafiori? L’indiscrezione circola per tutta la giornata e la sede europea del sito americano Automotive news, uno dei più accreditati del settore, la rilancia con molti particolari. L’ipotesi, dice il sito, sarebbe stata avanzata da Carlos Tavares in una riunione con i manager di Stellantis nei giorni scorsi. Prevede che i cinesi di Leapmotor, dall’ottobre scorso posseduti al 21 per cento dall’azienda guidata da Tavares, possano realizzare a Mirafiori fino a 150 mila city car elettriche a basso costo all’anno già a partire dal 2026. Uno stock importante che rappresenterebbe un terzo delle auto che Leapmotor prevede di costruire fuori dalla Cina entro il 2030. Sempre secondo le indiscrezioni circolate ieri, tra due anni la produzione della 500 elettrica, oggi realizzata a Mirafiori, potrebbe essere trasferita a Pomigliano, stabilimento dedicato alla piattaforma per le auto small del gruppo Stellantis. Sul versante delle auto premium invece a Mirafiori resterebbero le due Maserati Gran Cabrio e Gran Turismo mentre il nuovo Levante sarebbe trasferito a Cassino. (Paolo Griseri, La Stampa)

Ex Ilva, pronto il decreto per il commissariamento. Sarà firmato a ore, probabilmente già oggi, il decreto del ministero delle Imprese e del made in Italy che apre l’amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia. La conferma è arrivata ieri dopo gli incontri a Palazzo Chigi tra la delegazione del governo, i rappresentanti delle imprese dell’indotto e i sindacati. Il decreto sarà poi trasmesso al Tribunale che dovrà confermare lo stato di insolvenza. Al netto della battaglia legale già preannunciata dal socio privato ArcelorMittal, inizia quindi una nuova era con un doppio commissariamento: all’Ilva in amministrazione straordinaria dal 2015, proprietaria degli impianti, ora si aggiunge la società che li gestisce. Si dovrebbe partire per ora con un solo commissario, per poi arrivare a una terna. (Il Sole 24 Ore)

Cacao, la corsa delle quotazioni. I fondi scommettono 8 miliardi. Prezzi raddoppiati, superati i 5.800 dollari a tonnellata. L’effetto del calo del raccolto. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera)

Le Borse di oggi, 20 febbraio. La Cina taglia i tassi sui mutui, ma i mercati restano incerti. Carte di credito, Capital One compra Discover per 35 miliardi. Le banche cinesi tendono la mano al mercato immobiliare. Tokyo chiude debole (-0,3%). M&a, operazione da record per il 2024. (Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Gaza, Borrell: 26 Paesi Ue chiedono pausa umanitaria. Il monito di Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera è chiaro e forte: « Pausa umanitaria immediata, concordata con 26 Paesi Ue». Ma non trova ascolto in una fase della guerra tra Israele e Gaza in cui le minacce soverchiano il dialogo. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che le truppe israeliane entreranno a Rafah a prescindere da un eventuale accordo con Hamas. E dal gabinetto di guerra il ministro Benny Gantz ha aggiunto che se gli ostaggi non verranno liberati entro l’inizio del Ramadan, le forze israeliane lanceranno l’offensiva su Rafah. Sul fronte militare l’Idf ha proseguito nelle sue operazioni, non soltanto nella Striscia di Gaza. Le forze armate israeliane hanno effettuato un bombardamento nei pressi di Sidone in Libano, a una quarantina di chilometri dalla capitale Beirut. Il video trovato dall’Esercito israeliano a Khan Younis dove si vedono i ’baby ostaggi’ Kfir e Ariel Bibas (rispettivamente di uno e quattro anni) assieme alla madre Shiri scuote Israele. (Il Sole 24 Ore)

Mar Rosso, via libera Ue a missione Aspides. Nell’annunciare la nuova missione nel Mar Rosso, l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Josep Borrell ha osservato che si tratta della settima operazione comunitaria (militare o civile) decisa nel corso del suo mandato, iniziato nel 2019. «È un successo italiano – ha aggiunto il ministro degli Esteri Antonio Tajani – Siamo stati il Paese che più di ogni altro ha insistito affinché ci fosse una missione militare europea (…) per garantire la sicurezza della navigazione e proteggere le esportazioni». L’obiettivo è di proteggere le navi europee dopo che negli ultimi mesi, sulla scia della crisi in Medio Oriente, numerosi bastimenti sono stati attaccati dagli Houthi yemeniti. Prima delle tensioni scoppiate nella regione nell’ottobre scorso, dal Canale di Suez passava il 12% del commercio marittimo internazionale. Molte navi sono ora costrette a circumnavigare intorno al Capo di Buona Speranza, allungando il viaggio tra Asia ed Europa di quasi il 40% in termini di miglia. (Beda Romano, Il Sole 24 Ore)

Scarpe d’oro, profumi e il social in Borsa. Trump cerca soldi per pagare le condanne. L’ex presidente ha già sanzioni per mezzo miliardo. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

L’intellettuale Mounk e l’accusa di stupro che divide l’America. Bufera sul politologo. Ma la scrittrice Marcus non ha denunciato. Il Council on Foreign Relations ha sospeso la collaborazione e così la rivista «The Atlantic». (Federico Rampini, Corriere della Sera)

“Nel cantiere della strage irregolarità e operai in nero” S’indaga sui tempi serrati. Cinque giorni fa, il crollo. Un boato. Cinque uomini morti. Quattro li hanno recuperati e portati a medicina legale. L’ultimo, un ragazzo dall’età ancora incerta, che dicono marocchino, è ancora laggiù. Sotto questo gigantesco shanghai di putrelle di cemento spezzate, lastre, pilastri, tondini di ferro attorcigliati. Cinque giorni, e poche certezze. «In quel cantiere abbiamo riscontrato molte criticità» si limita a dire, con linguaggio burocratico, il capo della procura fiorentina che, con due sostituti, ha preso in mano l’indagine. Non aggiunge altro. Non svela quali siano questi “molti” guai. Mancavano protezioni? Già si sapeva. Ma questo non giustifica il disastro che c’è stato. C’erano lavoratori non in regola con il permesso di soggiorno? Anche questo dettaglio è cosa nota. Si era detto due. Sono di più. E sono a tutti gli effetti lavoratori in nero: portati lì dentro per una paga da miseria. «Molte criticità» è una frase che fa a pugni con quel che, invece, sostiene Renzo Berti, ovvero il direttore del Dipartimento di prevenzione della Asl cittadina: «Non sono mai state rilevate criticità». Lo sostiene all’uscita dell’area che a giorni sarà posta sotto sequestro. Spiegando che sì, l’Asl era andata più volte a controllare quel mega intervento. L’ultima? Il 12 gennaio. Esattamente un mese e quattro giorni prima del crollo. Tutto in ordine. Nessun rilievo da fare. Operai con le protezioni. Nessuna traccia di elementi pericolosi. (Lodovico Poletto, La Stampa)

Per identificare le vittime morte nel cantiere del megastore Esselunga, le cui salme sono irriconoscibili, la Procura di Firenze – che indaga per omicidio colposo e crollo ma non ha iscritto ancora indagati – ha dovuto disporre l’esame del Dna. I pm ieri hanno perquisito la Rdb Italprefabbricati, a Casoli di Atri, in provincia di Teramo, dove ha sede lo stabilimento in cui è stata realizzata la trave che venerdì ha ceduto causando il crollo. Secondo le testimonianze raccolte dal Fatto c’è un ulteriore elemento che caratterizza questa tragedia: nell’ultimo mese in molti raccontano un’accelerazione dei lavori. Inoltre, il giorno del crollo, alcuni operai sarebbero fuggiti dal cantiere: il sospetto è che in diversi non fossero in regola. In quei giorni c’erano una cinquantina di persone che si alternavano sul lavoro, con squadre di operai molto divise tra loro, spiega Carletti, che aggiunge: “Vedevamo operai in tuta da ginnastica, senza indumenti da lavoro, se non il giubbino ad alta visibilità, che costa 50 centesimi”. Quella mattina, quando il sindacato è arrivato sul cantiere, poco dopo il crollo, gli operai rimasti erano molti meno di 50: la sensazione è che in diversi si siano allontanati rapidamente, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. (Marco Grasso, Il Fatto Quotidiano)

Sicurezza e nero nei cantieri, il governo accelera sulla stretta. Dopo il crollo del cantiere di Firenze che ha coinvolto otto operai (di questi, quattro hanno perso la vita), il ministero del Lavoro sta preparando un pacchetto di norme ad hoc: l’obiettivo del ministro Calderone è di portarle rapidamente in consiglio dei ministri, ma nell’incontro di ieri sono emersi aspetti tecnici da valutare insieme a Mef e Inps ancora da sciogliere. Sono tre le direttrici di intervento: il contrasto al lavoro sommerso, al caporalato e la tutela della sicurezza nella filiera degli appalti. Si sta valutando un’accelerazione rispetto al timing precedentemente previsto dal governo che intendeva intervenire sul tema con emendamenti al Ddl collegato lavoro durante l’iter di approvazione parlamentare. In materia di appalti e subappalti l’intenzione dell’esecutivo è di estendere le norme dei Ccnl estendendo a questi lavoratori il contratto collettivo maggiormente applicato nel settore. (Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore)

Eredità Agnelli, guerra aperta Le case di Elkann ai raggi X. John Elkann ricorre al tribunale del Riesame contro i sequestri. E identica «mossa» difensiva arriva dai legali del commercialista Gianluca Ferrero. Istanza presentata ieri mattina dal team di legali che assiste il numero uno di Stellantis – Federico Cecconi, Paolo Siniscalchi e Carlo Re – che quasi sicuramente «non verrà coltivata». Si rinuncerà all’ultimo, ma solo prima – come da prassi – di avere ottenuto una parziale discovery degli atti in possesso della procura di Torino. Tra questi, come già anticipato nei giorni scorsi, ci sono anche le consulenze grafologiche dell’esperta della procura sulle firme di Marella Agnelli su alcuni atti «di rilievo». Consulenze effettuate a partire dalle fotocopie e non sugli originali, ma secondo le quali le firme sarebbero «ragionevolmente» false. Un aggettivo necessario, almeno in attesa di un nuovo «match» con i 14 documenti che la procura sta ancora cercando. (Manuela Messina, Il Giornale)

Abbiamo scoperto i custodi dei fondi esteri degli Agnelli. I nomi dietro le fiduciarie create in Liechtenstein e citate nell’indagine della Procura di Torino sull’eredità. A seguire la pratica un maxi esperto «papà» di centinaia di depositi offshore, dalle Bahamas a Panama. Se hai bisogno dei servizi di un professionista, rivolgiti ai migliori. Se i servizi di cui hai bisogno sono relativi al mantenere il tuo patrimonio lontano da occhi indiscreti, il migliore è quello che non si fa notare. Che non compare in indagini internazionali sui grandi casi di evasione fiscale, che non ha clienti discutibili, coinvolti in scandali e crac. E che ovviamente garantisce la riservatezza, requisito essenziale per questo genere di professione. Come Johannes Gebhart Matt, cittadino del Lichtenstein, uno dei due amministratori della Blue Dragons Ag e della Dancing Tree Ag. E di altre circa 200 società nelle più svariate legislazioni offshore, da Panama alle Bahamas fino a Singapore passando per Isole Vergini Britanniche e ovviamente Liechtenstein. Johannes Matt è anche l’uomo dietro alla Tremaco Treuunternehmen, il family office del Liechtenstein che ha curato i servizi di domiciliazione della Blue Dragons e della Dancing Tree. Ovvero, le due società del Liechtenstein citate nelle carte dell’inchiesta della Procura di Torino sull’eredità Agnelli. Tramite un mandato fiduciario, in queste due società sono custoditi circa 900 milioni di euro riferibili all’eredità di Marella Caracciolo Agnelli, vedova di Gianni Agnelli, adesso nella disponibilità di John Elkann e dei fratelli Lapo e Ginevra. I 900 milioni, come hanno chiarito i legali di Elkann, sono stati regolarizzati per il fisco italiano nell’ottobre del 2023. Nell’inchiesta della Procura, che ipotizza reati fiscali in relazione all’eredità di Marella Agnelli, risultano al momento indagati, oltre a John Elkann, il commercialista torinese Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Gruenigen. (Gianluca Paolucci, La Verità)

Scandali, cinema e gioielli. La principessa del jet-set che a 20 anni era già risposata. Nipote di Gianni Agnelli, perse il figlio Christoph in carcere a Bangkok. (Matteo Persivale, Corriere della Sera)

Il diavolo, la setta, le torture, gli esorcismi. La strage di Altavilla e le tappe dell’orrore. I deliri del muratore, il massacro di moglie e due figli. «Volevano farla cremare, l’hanno messa su delle tavole di legno e l’hanno portata nella parte sopra la mia casa e l’hanno seppellita lì — spiega dicendo che accanto alla madre sarebbero stati messi oggetti “maledetti”: tazze, bomboniere… —. Mio padre e Kevin hanno scavato la buca con piccone e pala», dice. Ai folli riti dunque partecipa anche Kevin. (Lara Sirignano, Corriere della Sera)

Gli anniversari 

1792, nasce il dipartimento postale in America
1798, Pio VI scacciato da Roma dai francesi
1816, prima a Roma del Barbiere di Siviglia di Rossini
1830, Rosmini fonda l’Istituto della Carità di Domodossola
1835, un terremoto distrugge Concepciòn (Cile)
1872, inaugurato il Metropolitan Museum di NY1
1878, eletto papa Leone XIII
1878, in Connecticut il primo elenco telefonico
1909, Marinetti pubblica il Manifesto del Futurismo
1913, parte la fondazione di Canberra
1935, prima donna a mettere piedi in Antartide
1942, O’Hare primo asso dell’aviazione Usa
1943, comincia a formarsi il vulcano Paricutìn in Messico
1952, la Grecia entra nella Nato
1958, legge Merlin: abolite le case chiuse
1962, John Glenn orbita tre volte intorno alla Terra
1965, la navicella Range 8 si schianta sulla Luna
1978, crisi diplomatica tra Cipro ed Egitto
1979, muore a Trieste Nereo Rocco
1986, l’Urss lancia il primo modulo della stazione Mir
1986, arrestato il capo mafia Michele Greco
1986, Berlusconi acquista il Milan
1991, protesta anticomunista a Tirana
1993, muore a Perugia Ferruccio Lamborghini
2003, incendio al night club The Station: 100 morti
2012, muore in California Renato Dulbecco

Nati oggi 

1925, Robert Altman
1928, Lino Jannuzzi
1937, Jonny Dorelli
1942, Ugo De Siervo
1946, Riccardo Cocciante
1949, Ivana Trump
1950, Pino Aprile ed Enrico Cucchiani
1951, Gordon Brown
1956, Giulio Scarpati
1957, Renato Pagliaro
1966, Cindy Crawford
1967, Kurt Cobain
1969, Sinisa Mihajlovic
1974, Andrea Meneghin
1988, Rihanna
1990, Ciro Immobile

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