Nelle elezioni regionali in Sardegna lo 0,3 per cento fa la differenza. Davvero un pugno di voti, e se non ci fossero i sospetti di voto disgiunto da parte della Lega e se non ci fosse stata la lista di Renato Soru a dividere la sinistra forse il risultato sarebbe rimasto al fotofinish lo stesso. Ma basta per segnare la sconfitta del centrodestra e la vittoria del centrosinistra, cioè dell’alleanza M5S e Pd ma con il candidato scelto dal primo. In teoria, dovrebbe far bene ai vincitori e persino agli sconfitti, in pratica non andrà così perchè da una parte il Pd non potrà farsi trainare da Conte e dall’altra Salvini accentuerà ancor di più, se possibile, la sua fuga solitaria dentro e fuori dalla maggioranza sino alle elezioni europee, passando per quelle in Abruzzo e Basilicata. Dopo il voto per Strasburgo si rifanno i conti e ciascuno, Meloni in testa, tirerà le sue conclusioni. Ma il caso sardo spiega molte cose: la premier ha sbagliato clamorosamente candidato, anche se Solinas non era certo il massimo, e infatti Truzzu ha perso rovinosamente la partita a Cagliari, città di cui è stato il sindaco. E la stessa cosa là premier aveva fatto con “Michetti chi?” a Roma. Ed è evidente che Fratelli d’Italia è al bivio: non ha classe dirigente interna e non si apre all’esterno. In queste condizioni può vincere solo se il centrodestra è unito, ma Salvini ormai è ingestibile. Dall’altro lato, dietro il luccichio della vittoria che copre tutto c’è il rischio del sorpasso del camaleonte Conte su Schlein, cosa che complicherà la prossima scelta dei candidati e delle stesse alleanze. La vincitrice, Alessandra Todde, è la prima donna che batte Meloni, venne scoperta dall’ex fidanzata sarda di Luigi Di Maio, la lavorato all’estero ed è stata sottosegretaria con più annunci che risultati all’ex Mise, ma complessivamente ha fatto una campagna elettorale senza grandi picchi ma senza errori.
I titoli dei quotidiani non riservano ovviamente sorprese, visto il posizionamento ormai consolidato che hanno: per Repubblica la Sardegna “punisce Meloni” e Cappellini scrive della “populista che si è persa il popolo”. Per La Stampa si tratta di uno “schiaffo” al governo, e Sorgi attribuisce qualche responsabilità anche alla ferma posizione di Mattarella sui manganelli della Polizia. Per il Fatto “Todde azzoppa le destre” grazie al “populismo gentile e competente dei Cinque stelle contiani” (così, testuale, si emoziona Travaglio). Per il Giornale si tratta di un “autogol” della destra, e Sallusti scrive che si è trattato di “una giornata storta”, di cui però vanno rimessi insieme i cocci subito. Per Libero si tratta di una “sveglia” al governo, e Mario Sechi ritiene che “siamo all’inizio di un Big Bang: i cicli politici sono accelerati, gli anni passano veloci, il centrodestra dovrà trovare un assetto diverso da quello che abbiamo visto finora”. Il Corriere registra la “sorpresa Todde e il colpo al centrodestra” e Massimo Franco scrive di “eccessi di certezze” a destra, il Messaggero registra senza commento. Il Foglio l’amore de molto bene: Cerasa vede “un allegro bagno di realtà” perchè le elezioni sarde offrono “buone notizie per il futuro dell’opposizione ma anche della maggioranza”. Ferrara invece scrive che “il regime è già finito, altro che deriva autoritaria, l’Italia è semplicemente il solito casino, ma con una certa stabilità”.
A Bruxelles invece sono di scena i trattori da tutta Europa, briciano anche i pneumatici, la Ue si affretta a dichiarare bandiera bianca e a dire che cambierà le norme contestate. D’ora in poi le aziende e le associazioni datoriali dovranno calcolare se rende ancora la lobby nelle aule della Commissione e del Parlamento europeo o se serve di più portare gli attrezzi di lavoro di ciascun settore in piazza e fare casino fisico.
Ancora non si sa come e dove ci saranno le esequie di Navalny, il quale poteva essere scambiato con un killer caro a Putin, ma poi ci avrebbe ripensato. Dal rilascio all’assassinio, troppe oscillazioni per uno come il capo del Cremlino.
Vannacci viene indagato anche per “l’istigazione all’odio razziale” che sarebbe contenuta nel suo libro di luoghi comuni della maggioranza silenziosa. Il Corriere lo mette in prima, la Lega continua a difenderlo, ma si tratta davvero della sopravvalutazione di un personaggio comunque mediocre.
Domani non molla la presa e racconta ancora gli affari privati di Capùto, capo di gabinetto di Meloni a palazzo Chigi: un’azienda controllata dal burocrate ha vinto un appalto con Unirelab, società del ministero dell’Agricoltura.
Il Sole apre sulla “sparizione” di 11 mila aziende nate e morte per i lavori del Superbonus, altro esempio di come la misura voluta dai grillini sia stata distorsiva. Poi fa sapere che il piano Industria 5.0 prevede 6,3 miliardi per le imprese e che la domanda per il BTp Valore al debutto supera i 6 miliardi.
Secondo Confimprese i consumi in Italia a gennaio vanno giù del 2,1 per cento.
Il Giornale si occupa del nuovo vertice ABI: Intesa vuole al vertice Francesco Profumo.
Filippo Gori è il nuovo capo di JpMorgan per l’Europa.
Muore a 66 anni Ernesto Assante, giornalista, grande esperto di musica e firma storica di Repubblica.
La canzone Yesterday dei Beatles non nacque da uno screzio con una ragazza ma da un bisticcio tra Paul Mc Carney e sua madre. Lo ha rivelato lo stesso artista. L’articolo è sul Corriere.
La Roma batte il Torino con una tripletta di Dybala, la Lazio perde a Firenze.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La Sardegna a Todde. Il centrodestra di Truzzu perde la corsa nelle città. Duello fino all’ultimo. Vincono centrosinistra e 5 Stelle. Conte e Schlein a Cagliari. L’ex premier: il nostro primo governatore, grande lavoro. L’ex esponente del Pd al terzo posto e resterà fuori dal nuovo Consiglio regionale. Testa a testa per il vertice tra dem e FdI, che in alcuni Comuni chiede il riconteggio. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)
“Sono governatrice”. Todde esulta nello spoglio infinito. La candidata: “Una pagina storica” E la premier vede la sconfitta.
A rilento per tutto il giorno lo scrutinio gestito dalla Regione, il comitato della sfidante protesta. Pessimismo e ricorsi pronti al quartier generale della destra Schlein e Conte volano insieme in Sardegna. (Concetto Vecchio, Repubblica)
«Io prima donna a guidare l’isola». La manager M5S che riapre i giochi. Ex viceministra, fautrice dell’alleanza con i dem: contenta e orgogliosa, vittoria di squadra. (Roberto Gressi, Corriere della Sera)
La delusione scuote il centrodestra. Scambio di accuse tra FdI e Lega. Salta la partecipazione di Salvini in tv. E il Carroccio vede nero sulle prossime Regionali. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
Meloni infuriata accusa la Lega per il voto disgiunto. E Salvini lascia il cdm. Tensioni nel governo: FdI vuole la fiducia sul terzo mandato Pnrr, lite tra Fitto e il vicepremier leghista. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
Sardegna, miracolo Todde il centrodestra sotto choc. Lo scandalo dello spoglio. Todde si avvia a diventare la prima presidente di Regione del Movimento 5 stelle, un traguardo storico per i pentastellati e molto importante anche per il campo largo del centrosinistra, tanto che Giuseppe Conte e Elly Schlein hanno preso insieme un aereo per volare nell’isola. Alta tensione tra gli alleati di centrodestra: ieri a pranzo Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Matteo Salvini e Antonio Tajani. «Clima cordiale» fanno filtrare i leader, ma in realtà si respira un clima da resa dei conti per come si era arrivati alla candidatura di Truzzu: imposto da Meloni ai danni di Christian Solinas, presidente uscente sostenuto dalla Lega. La vittoria di Todde rischia non solo di cambiare gli equilibri del centrodestra in vista delle candidature nelle prossime elezioni regionali, ma di riflettersi sull’esecutivo. Il sospetto di alcuni esponenti del centrosinistra è che i dati delle città più popolose siano stati inseriti volutamente in ritardo, una strategia mediatica che il centrodestra avrebbe utilizzato per far emergere un testa a testa, mascherando una situazione che altrimenti sarebbe divenuta chiara già nel primo pomeriggio, aumentando i termini della sconfitta. Secondo la Regione, invece, lo spoglio lumaca è dovuto alle comunicazioni tardive dei Comuni, che hanno inserito i numeri sulle piattaforme dei siti locali anziché in quella regionale. (Luca Monticelli, La Stampa)
Un segnale per Meloni in vista delle europee. Per Meloni una giornata amara. Certo, una sconfitta locale non è il segno di un declino né ha riflessi sulla tenuta del Governo ma suggerisce correzioni di rotta. Soprattutto se il voto in Sardegna è il gong che apre la grande stagione delle elezioni – europee e amministrative – diventa indispensabile leggere anche tra le righe di questo risultato. È vero che Meloni perde tre volte, perché si è esposta in prima linea andando sul palco di Cagliari, perché Truzzu l’ha scelto lei e perché è al Governo da più di un anno ma la morale di questa storia è che una leadership, per quanto forte, non riesce a sanare un malcontento. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)
Al pranzo con i suoi vice Meloni avvisa Salvini: non facciamoci dispetti. Per il partito della leader, la necessità di «aprirsi» a risorse esterne. Leghisti indietro e dopo Zaia anche Fontana dice di avere «nostalgia per il nome Lega Nord». (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
Stefano Cappellini su Repubblica: Meloni, la populista che si è persa il popolo. Il voto dei sardi non ha smentito solo il luogo comune dell’imbattibilità della premier, ma soprattutto la mitologia del suo legame con il Paese reale.
Mulé: “Dalla Sardegna una lezione per la premier. Non si vince imponendo nomi”. Il vicepresidente della Camera: “Berlusconi sceglieva i candidati al di là dei partiti. Ripartiamo da quell’eredità”. (Antonio Fraschilla, Repubblica)
La premier ha bisogno di contenere sin da subito la disgregazione causata dal voto, e di addomesticare le reazioni. Rivolge una preghiera ai due vice: «Comunque vada evitiamo divisioni». Meloni conosce le dinamiche politiche. Sa che un minuto dopo la certificazione della vittoria della candidata del centrosinistra, le addosseranno la responsabilità della sconfitta. Di più. È consapevole che tutti e due gli alleati, Lega e Forza Italia, considerano la disfatta sarda come «la fine del mito dell’invincibilità» della leader. D’altronde è lei ad aver imposto Paolo Truzzu, come fece a Roma con Enrico Michetti, velocemente finito nel dimenticatoio della recente storia politica italiana. Meloni adesso dovrà fare i conti con le sue stesse scelte. I leghisti in Sardegna sono sprofondati a percentuali di altri tempi e hanno poco da festeggiare. Ma, come sempre avviene, tutto può essere rapidamente relativizzato. E così Fratelli d’Italia già sa che da questa mattina sarà rimesso in discussione anche il no al terzo mandato. (Ilario Lombardo, La Stampa)
Stefano Folli su Repubblica: Una partita tutta da scrivere. Da oggi comincia un nuovo capitolo nella storia del governo Meloni e della maggioranza che lo sostiene, ma anche dell’opposizione, in prospettiva della stessa legislatura. Il voto sardo ha spazzato via molte certezze e fatto giustizia di altrettante illusioni. La prima delle quali era l’idea che la Sardegna fosse a disposizione della coalizione regnante a Roma, dimenticando che gli abitanti dell’isola sono gente poco incline a farsi dire come comportarsi.
Conte: “L’appetito vien mangiando battuta la premier, ora l’Abruzzo”. Il leader M5S a Todde: “Una campagna straordinaria”. Ma su Basilicata e Piemonte niente certezze: “La strada è il campo giusto, non largo”. (Lorenzo De Cicco e Matteo Pucciarelli, Repubblica)
Da Berlusconi a D’Alema e Veltroni l’isola che anticipa il destino dei leader. A parte Gramsci, e un po’ anche Togliatti, l’albo d’oro della Prima Repubblica indica i nomi di ben due Presidenti, Segni e Cossiga, poi Lussu, Berlinguer, Mariotto Segni, Arturo Pari. Filippo Ceccarelli, Repubblica)
Il primo «punto» di Schlein: «E adesso cambia il vento». La soddisfazione della leader che preme per altri patti con il M5S in Basilicata e Piemonte. Appena la leader viene a sapere che Conte andrà in Sardegna, dice: «Vado anche io». (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
«Non c’è alternativa e senza di noi si perde. Primi nella coalizione, non siamo sudditi». Boccia: non ci hanno visti arrivare nell’isola. Calenda e Renzi sono andati da soli? Sui diritti civili e sociali abbiamo molti punti in comune su altri temi siamo più distanti. Non tenere conto delle convergenze e enfatizzare le divergenze sarebbe un regalo alla destra. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Magistrati, è saltato il concorso agevolato per legali e giudici onorari Le minacce di sciopero. Prevedeva l’ingresso di 700 toghe. I rilievi di Mattarella. Il progetto di Palazzo Chigi per sanare parzialmente il vuoto d’organico. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
I trattori (ri)assediano le istituzioni europee. E il commissario apre ad altre concessioni. Bruxelles, blocchi stradali e scontri: feriti tre agenti. Il surplus commerciale dell’Ue vale 6,9 miliardi, con 20 miliardi di euro di esportazioni. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Bruxelles sotto assedio. A meno di un mese di distanza, il copione si è ripetuto. Circa mille trattori hanno marciato su Bruxelles paralizzando la città, alcune centinaia di manifestanti ne hanno approfittato per scatenare una guerriglia urbana, una delegazione è stata invitata a entrare nei palazzi dell’Unione europea e un nuovo set di concessioni è stato approvato. Il movimento degli agricoltori segna un altro punto in Europa – il secondo dopo le manifestazioni del 1° febbraio – e ora è pronto ad alzare ulteriormente la posta, approfittando del clima da campagna (elettorale) in cui si trovano ad agire i politici europei. (Marco Bresolin, La Stampa)
Sicurezza sul lavoro, arriva la stretta. Patente a «crediti» per le imprese. Sotto i 15 punti sanzioni da 6 a 12 mila euro, anche per gli autonomi. L’attacco dei sindacati. Sul decreto i dubbi di sindacati e imprese Cgil e Uil hanno annunciato battaglia. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)
Patente a punti nei cantieri contro le morti sul lavoro I sindacati: solo chiacchiere. Per misurare il grado di sicurezza nei luoghi di lavoro e il rispetto di tutte le norme arriva la «patente a punti», ma solo dal prossimo 31 ottobre, ovvero fra sette mesi, e (per ora) solamente nel settore delle costruzioni. È questa la novità principale, la prima risposta all’emergenza continua delle morti bianche, illustrata ieri dal governo alle parti sociali ed inserita poi nel nuovo decreto sul Pnrr adottato in serata dal Consiglio dei ministri. In particolare per contrastare il fenomeno degli incidenti sul lavoro, oltre a rafforzare l’attività di vigilanza, vengono introdotti incentivi a favore del personale dell’Ispettorato nazionale e potenziato il ruolo del reparto speciale del Comando Carabinieri per la Tutela del lavoro con 50 unità in più. Quindi vengono inasprite le sanzioni per le ipotesi di «lavoro in nero» o di somministrazione abusiva di lavoratori ripristinando le sanzioni penali cancellate nel 2016 nel caso di uso improprio dell’appalto di servizio o distacco e si introducono, nel settore degli appalti, nuovi adempimenti diretti a garantire il rispetto delle norme. (Paolo Baroni, La Stampa)
Meloni: “Su Pisa narrazione falsa”. E il Viminale accusa i manifestanti. La premier, dopo l’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in Consiglio dei ministri, interviene per difendere la sua squadra. Il governo, secondo Meloni, «non può passare come repressivo quando l’Italia è uno dei pochi Paesi che ha consentito le manifestazioni» pro- Palestina. E quindi va contrastata «una narrazione falsa». Il ragionamento è di contrattacco: «Se c’è qualcuno che ha sbagliato va individuato e sanzionato, ma non si può passare dalla parte del torto». La sinistra che critica «piuttosto ci spieghi le regole di ingaggio: dobbiamo o no difendere i siti sensibili? Dobbiamo o no proteggere gli agenti delle forze di polizia? » . La priorità, anche per il Viminale, è allontanare l’idea che dietro il pugno duro di Pisa ci sia un una responsabilità politica. (Serena Riformato, La Stampa)
La fiducia di Lagarde: segnali di ripresa già nel 2024. L’inflazione verso il 2%. La presidente della Bce: serve un’Europa più integrata. (A. Rin., Corriere della Sera)
Pnrr, gli enti restituiranno i fondi se non raggiungeranno gli obiettivi. Fitto: così si responsabilizzano Comuni e Regioni. Transizione 5.0, alle imprese 6,3 miliardi. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)
Tredici miliardi di tagli per salvare il Pnrr. Ispezioni e soldi da restituire: la stretta su ministeri e Comuni in ritardo. Via libera del Consiglio dei ministri al decreto per l’attuazione del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Salvati i Piani urbani integrati (Pui) e il finanziamento per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. (Giuseppe Colombo, Repubblica)
Btp Valore, la grande corsa. In un giorno oltre 6,4 miliardi. Il collocamento del titolo a 6 anni: rendimenti fino al 4% e premio fedeltà dello 0,7%. (A. Rinaldi, Corriere della Sera)
La sfida delle dighe, ricorso di Edison e A2a contro le nuove gare. Gli operatori: concessioni idroelettriche a fronte di investimenti. (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)
Ex Ilva, i sindacati incontrano il commissario: “Adesso è il momento di ripartire”. Giancarlo Quaranta, che nei prossimi giorni sarà anche a Genova e Novi Ligure, assicura interventi per la messa in sicurezza e la ripresa graduale della produzione. Per i rappresentanti dei lavoratori “il clima è costruttivo”. Domani vertice in prefettura a Taranto con il ministro Urso. (Raffaele Lorusso, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Le trattative con Berlino e Washington Navalny stava per essere «scambiato». Lo zar ha bluffato o ha cambiato idea all’ultimo momento? La famiglia cerca una sala per il funerale. (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera)
Ieri il Team Navalny ha rivelato un dettaglio clamoroso sugli ultimi giorni di Alexey: il 15 febbraio mattina avevano ricevuto la conferma che c’era un accordo di massima per scambiare Navalny, più due cittadini americani, con Vadim Krasikov, un agente del Fsb che sta scontando l’ergastolo in Germania per aver assassinato in pieno giorno, sparandogli addosso da distanza ravvicinata nel parco del Tiergarten, a Berlino – tra famigliole e berlinesi che fanno jogging – un comandante ribelle ceceno-georgiano che aveva combattuto contro la Russia nel 2000, Zelimkhan Khangoshvili. (Jacopo Iacoboni, La Stampa)
Del piano sarebbero stati parte anche due cittadini americani detenuti in Russia con l’accusa di spionaggio: Evan Gershkovich, inviato del Wall Street Journal arrestato nel 2023, e Paul Whelan, un ex marine condannato a 16 anni. Maria Pevchikh spiega che sarebbe stato Roman Abramovich – businessman in grado di trattare con americani ed europei – a proporre a Putin il nome di Navalny. Una fonte vicina alle trattative ha aggiunto all’agenzia Reuters che solo l’inclusione di Navalny ha sbloccato il consenso delle autorità tedesche: le ultime conferme sarebbero venute il 9 febbraio, durante la visita del cancelliere Olaf Scholz alla Casa Bianca. Navalny e la moglie, precisa la fonte, erano al corrente dello scambio. Perché allora uccidere Navalny? (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)
Guriev: «Putin ha usato Aleksei ma non poteva sopportare di vederlo libero prima del voto». L’amico e rettore di Science Po: un’esca per riavere il killer Krasilov. (Federico Fubini, Corriere della Sera)
Quasi tutta la stampa italiana nasconde la notizia uscita su altri canali. “Presa di posizione inedita e impredicibile di Kirilo Budanov sulla causa di morte del dissidente russo Alexei Navalny. Il capo della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraina, ha dichiarato, infatti, che l’oppositore russo Alexei Navalny è morto per cause naturali, a causa di un coagulo di sangue. Dal sito La7.
L’ipotesi di militari Nato in Ucraina. Macron: non si può escludere l’invio di truppe, per ora manca il consenso. La Svezia nell’Alleanza. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Intollerabili diktat all’Italia del piccolo duce di Kiev. Inaccettabile diktat all’Italia del leader che, con la legge marziale, ha sospeso le elezioni, cancellato 11 partiti e mandato in cella oppositori e giornalisti. Non venga a impartirci lezioni: da noi vige la libertà di parola. Volodymyr Zelensky deve aver scambiato l’Italia per l’Ucraina. Infatti, come se fosse il comandante in capo del nostro Paese, se n’è uscito dicendo di essere al lavoro per preparare una lista di «filo putiniani» da sottoporre non soltanto al nostro governo, ma da presentare anche alla Commissione europea. In casa nostra ci sarebbero troppi fan dello zar e questo disturba il leader supremo di Kiev, il quale, dopo aver fatto repulisti di tutti i collaboratori non allineati con il suo pensiero (l’ultimo a farne le spese è stato il popolarissimo capo di stato maggiore dell’esercito, Valery Zaluzhny, cioè colui che invece dei vertici internazionali in questi due anni ha frequentato le trincee) a quanto pare ha intenzione di fare lo stesso anche in Italia.
«Riuscirete a zittirli?», si è chiesto, «riuscirete a fare capire alle vostre opinioni pubbliche che la Russia non è solo una minaccia per l’Ucraina, ma per tutti voi? Le società europee sono pronte a questa sfida? Vedo che non lo siete ancora, voi italiani, i tedeschi e gli altri». (Maurizio Belpietro, La Verità)
Israele, raid in profondità in Libano «A Nord avanti anche con la tregua». Si dimette il premier dell’Autorità palestinese. In Qatar la trattativa sugli ostaggi. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Intorno alla mezzanotte del 7 ottobre l’intelligence di Tel Aviv ha notato che dozzine di telefoni di miliziani gazawi stavano attivando delle sim israeliane. L’attacco ai kibbutz attorno alla Striscia è iniziato alle 6,30. Due giorni fa l’emittente israeliana Canale14 ha riportato che oltre mille sim sono state attivate a Gaza nelle ore precedenti all’azione militare di Hamas. Appena diffusa la notizia, l’esercito israeliano (Idf) ha smentito l’inchiesta giornalistica, imponendo la censura di diversi dettagli. In un comunicato diffuso ieri da forze armate e Shin Bet, servizi segreti interni, si nega che le sim fossero mille, ma viene confermato che si erano “accumulati diversi segnali indicativi”. Nella ricostruzione fatta dai media israeliani gli alti ufficiali dell’Idf erano consapevoli nelle ore, giorni e forse mesi precedenti al 7 ottobre che Hamas si stava esercitando intensamente per un’invasione su larga scala. (Cosimo Cariddi, Il Fatto Quotidiano)
Luci e ombre dell’IA secondo Demis Hassabis (Google DeepMind): “Dovremo preoccuparci tra tre o quattro anni”. Il Ceo di Google DeepMind è intervenuto al Mobile World Congress di Barcellona per parlare dei successi e dei limiti dell’intelligenza artificiale e di ciò che dobbiamo aspettarci in futuro da questa tecnologia. (Pier Luigi Pisa, Repubblica)
Ryanair: Boeing ritarda consegna aerei, noi costretti ad aumentare prezzi, produttore Usa ci risarcisca. L’ad del gruppo irlandese spiega che il rinvio nell’arrivo dei velivoli non è giustificabile. A causarlo l’incidente al portellone dell’Alaska Airlines, che ha rallentato la produzione. In Europa, biglietti più cari tra il 5 e il 10% la prossima estate. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)
Rino Rappuoli: “Non sono una persona paziente. Vado via se non parte il centro antipandemie”. Intervista allo scienziato, fra i massimi esperti mondiali di vaccini: “Mi appassionai di questo campo per la peste che colpì Siena. Abbandonai le poesie e scelsi biologia: volevo non ci fossero più così tanti morti”. (Elena Dusi, Repubblica)
Alessia Pifferi ora rischia l’ergastolo. Lasciò morire la figlia di stenti: «Era capace di intendere». (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)
Perse tutti i familiari sul Mottarone. Tre milioni e mezzo al piccolo Eitan. Ha 8 anni ed è l’unico sopravvissuto dell’incidente. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Il Corriere intervista Enrico Melozzi «Amo Bach e Pino Daniele. Dopo Sanremo con i Måneskin anche io ho un sacco di fan».
Repubblica intervista Antonella Palmisano: “Tra moglie e marito ho messo le Olimpiadi”. La marciatrice pugliese oro nella 20 km a Tokyo ha cambiato allenatore e scelto Lorenzo Dessi – suo compagno nella vita – per puntare a Parigi.
Gli Anniversari
1593, incarcerato Giordano Bruno
1594, incoronato Enrico IV a Notre Dame
1814, debutta a Vienna l’Ottava sinfonia di Beethoven
1844, la Repubblica Dominicana si stacca da Haiti
1887, muore a San Pietroburgo Alexander Borodin
1900, fondato il Partito Laburista
1917, San Pietroburgo: i bolscevichi occupano il palazzo zarista
1933, incendiato il Reichstag a Berlino
1938, un Fellini 18enne lavora come vignettista
1940, a Berkeley si scopre il Carbonio-14
1949, Weizmann primo presidente d’Israele
1958, furgone portavalori rapinato a Milano
1970, disco d’oro a Simon e Garfunkel per Bridge over troubled water
1971, L’Aquila capoluogo dell’Abruzzo
1976, l’Innocenti riprende la produzione di Mini
1979, dirottato a Stoccolma aereo sovietico
1981, Wonder e McCartney incidono Ebony & Ivory
1986, Andreotti testimone al maxi processo a Cosa Nostra
1988, Sanremo: Massimo Ranieri vince con Perdere l’amore
1990, petrolio a mare: incriminata la Exxon
1991, Guerra del Golfo: Bush sr annuncia la fine
1996, in Giappone debuttano i Pokemon
1997, approvata in Irlanda la legge sul divorzio
2001, i talebani abbattono due enormi statue di Buddha
2001, possibile rinegoziare in Italia i mutui ipotecari
2006, aviaria: i corvi della Torre di Londra chiusi in gabbia
2010, terremoto sconvolge il Cile
2012, alla deriva per incendio la nave Costa Allegra
2016, stella sulla Walk of Fame per Ennio Morricone
Nati oggi
201, Costantino I
1902, John Steinbeck
1921, Elio Zagato e Giuseppe Patroni Griffi
1928, Ariel Sharon
1932, Elizabeth Taylor
1944, Mal
1945, Giulio Anselmi
1947, Giuseppe Bertolucci
1950, Franco Moschino
1967, Andrea Pellizzari
1970, John Peter Sloan
Si festeggia San Gabriele
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