E’ un dilemma che accompagna i giornali da quando l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin prima e la situazione drammatica di Gaza poi sono quasi diventate routine: dedicare la prima pagina alle gravi questioni internazionali anche se quel giorno non c’è la notizia forte, oppure ripiegare sulle povere cose italiane? Oggi ad esempio ci si divide tra gli articoli di certo ansiogeni di Angelo Panebianco sul Corriere e di Domenico Quirico su La Stampa (il primo si chiede cosa succede senza difesa europea e con tanti pronti a saltare sul carro di Putin se dovesse vincere a Kijv, il secondo scrive che “tutto crolla, non c’è modo di risolvere la tragedia innescata da Putin. La guerra per procura è agli sgoccioli e ora incombe la minaccia nucleare. Un mondo minaccioso e carico di angoscia è in agguato”) e l’”ansia” per le elezioni in Abruzzo di Giorgia Meloni: infatti Repubblica ci confeziona l’apertura della sua prima pagina perchè la premier che oggi ritorna da Washington va subito a fare un comizio a Pescara.
Vive il suo momento di gloria il comandante della Duilio, Andrea Quondamatteo, che va in prima pagina sul Corriere per raccontare come ha deciso di abbattere il drone Houthi, a 4 miglia dal colpire la sua nave. Un piccolo episodio se si è in guerra, qualcosa di dirompente se si è in pace ma di fatto nel Mar Rosso si è in guerra per difendere i cargo che portano di tutto in Europa e in Italia. Il Messaggero intervista il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Cavo Dragone, il quale a proposito del Mar Rosso non può che dire “ci difenderemo”. La Stampa dà grande spazio alle buone intenzioni di Antonio Tajani, il quale vuole dice che l’Italia “è pronta a lanciare una nuova iniziativa umanitaria con tutte le agenzie Onu per portare aiuti a Gaza”, dove mezzo milione di palestinesi (calcoli dello stesso giornale torinese) sono alle prese con fame e carestia.
Abruzzo a parte, che alimenta il sogno della sinistra di bissare la Sardegna (dove peraltro i voti di differenza tra destra e sinistra sono davvero pochi, tanto da far precisare ad Alessandra Todde che “la legge non prevede il riconteggio totale) e la mobilitazione della destra guidata da Fratelli d’Italia per impedirlo e dove lo scontro sulla gestione del,a sanità tra FdI e Lega rischia di pesare molto (vedi sempre Repubblica), c’è la spinosa questione dei dossieraggi a favore dei giornalisti di Domani e sui personaggi della destra ad agitare le acque: Sallusti scrive di “una nuova P2” nel fondo del Giornale, paragone ancora, allo stato di quanto si sa, un pò azzardato, senza contare che 40 anni fa le carte bisognava prenderle a mano e non scaricarle dai computer con migliaia di accessi illegali ma allora gli esponenti della loggia capeggiata da Licio Gelli non avevano bisogno di tali procedure poichè erano essi stessi ai vertici dell’apparato militare, dei Servizi e delle forze dell’ordine. Libero è certo che “spiavano per sabotare il governo”, La Verità sottolinea il ruolo propulsivo del giornale di Carlo De Benedetti nell’ attivare le ricerche di Striano su Crosetto, che fece partire la denuncia con una intervista al Corriere. Tommaso Cerno, direttore già di sinistra del Tempo, scrive che se oggetto dei dossier illeciti fossero stati i politici di sinistra piazza Colonna sarebbe stata inondata dalla protesta e dalle bandiere rosse. Cantone e il capo della Direzione antimafia chiedono di riferire al Copasir. Gli altri giornali trattano la questione con le pinze, con pochi affacci in prima pagina. Il Fatto ad esempio si occupa della legge sul conflitto d’interesse presentata da Conte essenzialmente contro Renzi e fa sapere che è Salvini a muovere contro la proposta.
Da leggere su Repubblica due pagine di intervista di Gianluca Di Feo a Roberto Jucci, 98enne ex tutto nei Carabinieri e nei Servizi, il quale conferma che il destino di Aldo Moro venne deciso dai convergenti interessi di Stati Uniti e Russia, e che lui venne tenuto fuori dalle decisioni.
Il Sole del lunedì presenta uno spaccato del lavoro femminile che vede il Nord su medie europee mentre in Campania, Sicilia e Calabria lavora soltanto una donna su tre. Il Messaggero fa sapere che nel decreto in via di approvazione che riguarda il Pnrr vi sono le sanzioni per i dirigenti pubblici che pagano in ritardo le fatture: verrà tagliato il loro stipendio, norma davvero rivoluzionaria se dovesse essere approvata.
Il Fatto è certo che Cassa Depositi e prestiti sarebbe al lavoro per favorire l’aggregazione tra Autostrade e Gavio, con la creazione di un monopolio ben visto dal governo (non basta l’aver rilevato a carissimo prezzo il disastro Benetton).
Nikky Harry, notizia di questa mattina, vince le primarie repubblicane a Washington ma non basta a fermare la corsa di Trump (mentre Fox attacca Meloni, “cocca di Biden”, e Salvini ovviamente sostiene l’ex presidente).
Il Napoli batte la Juve e si porta a 4 punti dalla zona Champions. Si infortuna gravemente Berardi, che non ci sarà all’Europeo. Rafael Leao Brignone vince ancora nel SuperG.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Mar Rosso, tocca all’Aula. Il voto sulla missione Ue. Domani il Senato decide sulla risoluzione. Per la maggioranza non c’è tempo da perdere. I dubbi di M5S e Avs. Il via libera chiesto al Parlamento riguarda anche la prosecuzione di 46 operazioni. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
Gli Houti: “Attaccheremo ancora”. Disastro ambientale nel Mar Rosso. Il giorno dopo l’incidente con il cacciatorpediniere Duilio, i miliziani yemeniti alzano il tiro con minacce alla Gran Bretagna. Il recente affondamento del mercantile britannico Rubymar rischia di trasformarsi in una catastrofe naturale nella zona. (Daniele Raineri, Repubblica)
«Il drone a 4 miglia, dovevo decidere. È stata autodifesa. Poi ho pensato ai miei». Il capitano della Caio Duilio dopo l’attacco Houthi. Quando i comandanti delle navi italiane mi hanno scritto per dirmi grazie, io mi sono commosso. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)
Armi e tattiche dei ribelli Houthi. La milizia yemenita, forgiata negli anni della guerra civile, può colpire con un arsenale infinito. Teheran fornisce supporto con le sue navi-spia. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)
Trecento, tremila, tredicimila, trentamila morti. Cento persone affamate uccise dai colpi israeliani mentre lottavano per un sacco di farina o morte sotto la calca di chi, nella ferocia della battaglia quotidiana per sopravvivere, cammina sopra gli altri per cercare di sfamarsi, di sfamare, e resta schiacciato dai camion e dalla folla. C’è un punto, nella sensibilità di chi guarda le guerre dall’agio della lontananza, in cui i numeri diventano meri segni grafici. Nessuno di noi, chiudendo gli occhi, può figurare trecento morti. Figuriamoci trentamila. Da cinque giorni, però, abbiamo nella testa l’immagine di un drone che dal cielo mostra dei punti neri che come formiche, disperate, velocissime, si avvicinano a un mezzo da Nord, da Sud, da Est, da Ovest. Due giorni fa Bbc Verify ha pubblicato una ricostruzione delle versioni degli eventi, con l’ausilio di alcuni testimoni oculari e dell’analisi dei video visionati. Uno dei filmati – datato 23.30 del 28 febbraio – mostra alcune centinaia di persone intorno ai fuochi in attesa dell’arrivo degli aiuti. In un altro si sentono raffiche di spari, persone correre per nascondersi dietro i camion e tracce nel cielo dei colpi d’arma da fuoco. Il dottor Mohammed Salha, direttore ad interim dell’ospedale Al-Awda di Gaza City, ha detto ad Associated Press che dei 176 feriti portati nella struttura, 142 avevano ferite da arma da fuoco e gli altri 34 mostravano ferite dovute a una fuga precipitosa. Un altro medico dell’ospedale Shifa, sempre a Gaza City, ha detto che la maggior parte delle persone curate riportavano ferite da arma da fuoco. (Francesca Mannocchi, La Stampa)
Gantz negli Usa, la rabbia di Bibi. Tregua: Israele non va al Cairo. Washington punta sull’ex generale per il dopo Netanyahu. I negoziati non si sbloccano. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Tregua a Gaza, le condizioni di Israele “Hamas ci dia la lista degli ostaggi vivi”. Continuano al Cairo negoziati frenetici Diventa un caso la visita di Gantz negli Usa Netanyahu: “Il premier è uno solo”. Harris: “Cessate il fuoco subito”. (Francesca Caferri, Repubblica)
Tregua, ennesima farsa: Biden promette, ma l’intesa è lontana. Gli annunci più ottimistici intravedevano una tregua tra Hamas e Israele già all’inizio di questa settimana. Le premesse, nella domenica in cui i rappresentanti Usa, Egitto e Qatar si vedono al Cairo per trattare, non sono però delle migliori. E il perché è evidente, se si pensa che il gruppo palestinese decide di partecipare ritenendo però un’intesa “molto improbabile” mentre la delegazione di Tel Aviv non atterra nemmeno, chiarendo che non ci sarà alcuna tregua finché Hamas “si rifiuta di fornire l’elenco degli ostaggi ancora vivi nella Striscia di Gaza”. Stallo perpetuo, visto che Hamas fa sapere alla Cnn che non rilascerà informazioni sugli ostaggi finché Israele non darà garanzie sulla fine della guerra. (Lorenzo Giarelli, Il Fatto Quotidiano)
Ucraina, guerra per procura agli sgoccioli. Adesso incombe la minaccia nucleare. Due anni: tanto abbiamo dovuto attendere perché i Manovratori del mondo rendessero chiari i limiti della guerra nel cuore dell’Europa. Intendo: svelare il punto in cui le due parti fissano lo spazio finale oltre cui nulla sarebbe più negoziabile o possibile. Perché oltre quel limite c’è soltanto la possibilità del reciproco annientamento. La parola guerra atomica è stata evocata, in questi mesi, soprattutto dai cortigiani di Putin, come vanteria propagandistica o avvertimento minatorio. Ma in realtà in due anni mai sembrava far parte della matematica strategica dei due giganti che davvero si fronteggiano decidendo le mosse con sempre meno ipocrisie, Stati uniti e Russia. Si confidava nel “miracolo”: la caduta di Putin per motivi interni, la vittoria sul campo degli eroici ucraini, la stanchezza economica e morale del floscio Occidente, l’accrescersi dei putiniani con poltrona ministeriale, la bancarotta del capitalismo oligarchico, l’intervento moderatore dell’alleato padrone cinese. Si tirava avanti con formule vuote ma dilatorie: accanto a Zelensky fino alla pace giusta, resistere all’assedio dell’Occidente che ci vuole morti eccetera… (Domenico Quirico, La Stampa)
Ascari, Boldrini, Fratoianni nella delegazione dei 15 parlamentari al valico di Rafah per il cessate il fuoco. “Siamo l’Italia che dice no alla guerra”. Sono arrivati in Egitto i componenti di Pd, M5s, Avs che domani prenderanno parte a una “carovana solidale” per tentare di scortare un carico di aiuti umanitari diretti nella Striscia. “Non ci limitiamo a chiedere una mozione in Parlamento, andiamo fisicamente vicino al popolo palestinese”. (Alessia Candito, Repubblica)
L’esercito spiato e le inchieste, Scholz nell’incubo dei missili. Mosca attacca: vuole la guerra. Berlino, un caso gli audio diffusi dai russi sui Taurus negati a Zelensky. L’attuale cancelliere per provare a risalire nei sondaggi vuole essere uomo «di pace». (Mara Gergolet, Corriere della Sera)
«Trump II? Sarà peggio. Biden può ancora farcela ma il Paese è avvelenato». Fukuyama: se il tycoon verrà eletto, dovremo affidarci ai giudici supremi. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Politici spiati, l’ira del centrodestra. La Lega: «Attacco alla democrazia». Il Carroccio: ora verifiche su guardia di finanza e Antimafia. Forza Italia: uno scandalo. Il Pd dice «no a reazioni scomposte». (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
«Pronti a riferire a Csm e Parlamento». La contromossa dei procuratori. Le richieste di audizioni di Cantone e Melillo. Il sospetto che Striano possa aver cancellato qualcosa prima della perquisizione. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)
L’ombra dei file cancellati sullo smartphone del finanziere, al centro dell’inchiesta sullo spionaggio dei vip. I pm di Perugia sospettano che Pasquale Striano abbia eliminato file e contatti dopo il primo interrogatorio. I procuratori Cantone e Melillo chiedono di essere ascoltati dal Copasir e dal Csm. (Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, Repubblica)
Perché il pm dell’Antimafia Antonio Laudati voleva incastrare il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina? E ancora: quali interessi personali legavano Laudati ed Emanuele Floridi – amico del presidente della Lazio Claudio Lotito – “utilizzato” per indagare Gravina? Su questi due interrogativi è concentrata l’attenzione della procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, nell’inchiesta sui presunti dossier contro politici, imprenditori ed esponenti dello sport. Al momento sono state iscritte nel registro degli indagati quindici persone, tra cui spiccano Pasquale Striano, il finanziere al quale vengono contestati 800 accessi abusivi alla banca dati delle Segnalazioni di operazioni sospette, e Antonio Laudati, sostituto procuratore della Dna (Direzione nazionale antimafia) prossimo alla pensione, il quale guidava la struttura che riceveva le cosiddette Sos (Segnalazioni operazioni sospette). (Grazia Longo, La Stampa)
Il luogotenente al servizio del «metodo Domani». Un dato è certo: se il Domani non avesse avuto al suo servizio il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, assoldato come «gola profonda» all’interno degli uffici della Direzione nazionale antimafia, molti degli scoop realizzati negli ultimi quattro anni dal giornale di Carlo De Benedetti non avrebbero visto la luce. Incrociando i dati tra le interrogazioni compiute da Striano alle banche dati segrete della Dna e gli articoli pubblicati dal Domani appare lampante che la fonte sono le attività del finanziere. Una fonte preziosa, che molti giornalisti avrebbero invidiato. Ma unita ai giornalisti del Domani, secondo l’inchiesta della Procura di Perugia, da un patto criminale in cui entrambi violavano regole e doveri. A parlare sono le cifre: tra il 21 maggio 2018 e il 3 agosto 2022 Striano invia via wetransfer a Giovanni Tizian ben 337 documenti sottratti alla banca dati Sidda, quella che all’interno della Dna custodisce le Sos (Segnalazioni di operazioni sospette) provenienti dall’ufficio antifrodi della Banca d’Italia. Il rapporto inizia quando Tizian è in forza all’Espresso, prosegue e si intensifica quando il reporter approda al Domani come capo dello staff investigativo. A risultare anomala è una sorta di inversione di ruoli. Nel rapporto consueto tra giornalista e fonte è quest’ultima (pm, poliziotto, quant’altro) a soffiare di sua iniziativa la notizia ghiotta al cronista. (Luca Fazzo, Il Giornale)
Pista choc: il dossier anti-Crosetto partito dai cronisti di De Benedetti. Bomba sulla vicenda di politici e vip «attenzionati»: il documento sul ministro della Difesa, presentato dal finanziere indagato per giustificare le «spiate», è contenuto in un file creato da un giornalista di «Domani». Ormai è questione di sicurezza nazionale: Raffaele Cantone e Giovanni Melillo riferiranno al Csm e al Copasir. C’è una nuova e clamorosa pista nell’inchiesta di Perugia su presunti accessi abusivi del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, per anni in forza alla Direzione nazionale antimafia. La Procura guidata da Raffaele Cantone aspettava con ansia di interrogare l’ufficiale per rivolgergli la domanda delle cento pistole su un report da lui firmato su una «presunta attività di riciclaggio di capitali illeciti nel tessuto economico imprenditoriale di Roma» e che conteneva gli «accertamenti preliminari nei confronti di Mangione Giovanni e Mangione Gaetano», soci del ministro della Difesa Guido Crosetto. Questo il quesito: l’appunto di 13 pagine che l’investigatore ha consegnato alla Procura della Repubblica di Roma (in sede di interrogatorio, prima che il procedimento passasse a Perugia) e alla Procura nazionale antimafia, subito dopo l’esplosione del cosiddetto caso Crosetto, da chi è stato scritto? Alla fine l’indagato ha preferito non rispondere agli inquirenti perugini. Almeno per ora. Ma per i pm quel documento potrebbe essere stato vergato almeno a quattro mani. Infatti chi indaga ha scoperto che nelle «proprietà» del file rintracciato dentro al pc sequestrato e depositato da Striano a Roma viene indicato come autore Stefano Vergine, uno dei tre giornalisti del quotidiano Domani (gli altri sono Giovanni Tizian e Nello Trocchia) sotto inchiesta per accesso abusivo a sistema informatico e per rivelazione di segreto. (Giacomo Amadori, La Verità)
Test psicoattitudinali, il no dei magistrati: misura demagogica. Il documento dell’Anm contro la proposta in Senato. «Con lo screening parte della politica tenta di screditarci e di riaccendere lo scontro». (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)
Il fuoco di De Luca, il gelo di Fitto: il duello (senza tregua) al Sud. Insulti e querele dal governatore della Campania. Le mosse silenziose del ministro, che quasi non si scompone. Sul tavolo tanti miliardi per il Mezzogiorno. (Marco Demarco, Corriere della Sera)
Il leader leghista accende la corsa: in Abruzzo vinciamo. L’attacco di Schlein. La segretaria pd contro il governo sui fondi del Pnrr. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)
Abruzzo, Legnini: “La partita è aperta. Se la destra perde inizia la discesa”. Intervista all’ex vicepresidente del Csm: “Cinque anni fa la mia fu una candidatura di servizio, oggi il quadro è mutato. Le elezioni si giocano sull’affluenza: se è alta favorisce la sinistra”. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Ora è ansia da Abruzzo Meloni torna in Italia e corre da Marsilio. La premier oggi rientra dalla missione a Washington e Toronto. Domani sarà a Pescara per il comizio insieme con Salvini e Tajani. Il timore dei sondaggi su Regionali e Premierato dopo lo scontro col Colle. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
Intervista a Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita: “Mia madre Liliana Segre non parlava mai della Shoah. Poi mi invitò a una conferenza e lì capii cosa aveva vissuto”. “All’inizio aveva paura di mettersi a piangere e a urlare. Cominciò a testimoniare davanti a un piccolo gruppo. Ora gira il mondo”. (Zita Dazzi, Repubblica)
Corrado Augias su Repubblica: dalla parte di Liliana Segre. Le manifestazioni di piazza tagliano grosso, gli slogan gridati si addicono alle situazioni dove sia possibile scegliere nettamente tra un sì e un no. Cioè il contrario di quanto richiede la situazione in Medio Oriente.
Ezio Mauro su Repubblica: “Scontri a Pisa: il governo, il dissenso e la polizia. Ecco cosa c’è dietro la dismisura dei manganelli e la loro sproporzione. Ed ecco perché Sergio Mattarella si è sentito in dovere di intervenire, fermando una dinamica che poteva diventare rischiosa”.
Gli altri temi del giorno
Taxi che non si trovano. Perché l’attesa sarà lunga. A Milano 500 mila chiamate inevase al mese, a Roma 1,3 milioni a 6 mesi dal decreto Salvini-Urso nessun aumento di licenze, le scelte opposte di Sala e Gualtieri. Le proteste dei tassisti. Le leggi ci sono tutte, ma appena i Comuni provano a mettere mano alla questione per i tassisti è di fatto sempre un no, e bloccano la città. E non vogliono neppure la concorrenza di Uber &C. Dai governi però non è mai arrivata la copertura politica. È necessario ricordare che i taxi svolgono un servizio pubblico la cui prestazione deve essere obbligatoria, capillare sul territorio, e accessibile economicamente. Ma nel Paese delle lobby ancora non c’è. (Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Corriere della Sera)
Tumori, scatta il diritto all’oblio per un milione di guariti. È partita la marcia per rendere pienamente operativo il diritto all’oblio per le persone che sono guarite da un tumore. Presso il ministero della Salute è stato infatti costituito un gruppo di lavoro incaricato di mettere a punto i primi provvedimenti attuativi della legge 193 del 2023 per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da una malattia oncologica. La legge, in vigore dal 2 gennaio scorso, introduce il diritto delle persone guarite da un tumore a non dare informazioni, né a subire indagini sulla precedente condizione di pazienti quando sottoscrivono un mutuo, un contratto o un’assicurazione, quando fanno richiesta di adozione o quando affrontano un concorso. (Valentina Maglione, Il Sole 24 Ore)
Ospedali chiusi, malati in fuga. La faida FdI-Lega sulla Sanità rischia di far cadere la destra. Nella regione sono aumentati i viaggi della speranza ed è diminuita l’offerta sanitaria pubblica sul territorio, a vantaggio dei privati. (Antonio Fraschilla e Michele Bocci, Corriere della Sera)
I cavilli Ue frenano l’ok a Ita-Lufthansa Pressing di Air France contro l’intesa. Per volare da Torino a Bruxelles, con Ita Airways, c’è una sola opzione: fare scalo a Fiumicino. Dall’aeroporto romano, poi, si decolla verso la capitale belga, sede delle istituzioni europee. Quello del capoluogo piemontese è un problema che accomuna quasi tutte le città italiane, ma ora – per i conteggi dell’Antitrust Ue – rischia di diventare un incubo anche per Ita e Lufthansa che da due anni sta cercando di rilevare l’ex Alitalia. L’Unione europea vuole evitare che una qualsiasi decisione venga impugnata e quindi sta analizzando con attenzione il mercato dei cieli. A preoccupare il Mef, quanto Lufthansa, però, è la rigidità con cui la commissaria Marghrethe Vestager sta gestendo il dossier. (Giuliano Balestrieri, La Stampa)
Il ritorno di Postalmarket. La nuova sfida è diventare un “centro commerciale online”. Mamme e nonne lo sfogliavano alla ricerca di un capo di abbigliamento, una tovaglia o un elettrodomestico. Oggi Postalmarket sfida i grandi e- commerce in Italia con una App. (Giulia Cimpanelli, Repubblica)
Cori anti migranti e stile presidenziale. La «nuova» Le Pen lancia la volata. A Marsiglia sul palco con il co-leader Bardella per le Europee: «Tornata storica». L’ultradestra stacca nettamente la sinistra e il partito di Macron nelle intenzioni di voto. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Si ferma anche Camilla: i Windsor senza bussola lasciano Londra smarrita. Troppi impegni e supplenze, la regina si prende una pausa. (Paola De Carolis, Corriere della Sera)
Afghanistan e Iraq: gli scoop che hanno sconvolto il mondo. “L’unica soluzione accettabile è che WikiLeaks restituisca immediatamente tutte le versioni di quei documenti al governo degli Stati Uniti e che cancelli una volta per tutte i file dal proprio sito web e dai suoi computer”. Queste parole del portavoce del Pentagono, Geoff Morell, arrivarono neppure due settimane dopo che WikiLeaks ebbe pubblicato 76.910 file segreti sulla guerra in Afghanistan: gli Afghan War Logs. I 76.910 file registravano in tempo reale gli eventi significativi (SigActs, significant activities) dal gennaio del 2004 al dicembre del 2009, ovvero negli anni che andavano dal secondo mandato presidenziale di George W. Bush fino al primo anno dell’amministrazione di Barack Obama. I documenti lasciavano emergere per la prima volta centinaia di vittime civili mai computate e aprivano uno squarcio sulla guerra segreta che si combatteva con unità speciali mai conosciute prima di allora, come la Task Force 373. I file, però, non rivelavano solo i massacri commessi dalle truppe americane, ma anche dai talebani, in modo particolare quelli causati dai loro atroci attacchi con gli Ied, che massacravano civili innocenti. (Stefania Maurizi, Il Fatto Quotidiano)
Che fine ha fatto Kate? Non che a noi importi molto. Ma ai tabloid britannici e ai social – e quindi in senso lato al Popolo Britannico – pare importi parecchio, infatti è tutto un fiorire di ipotesi, dietrologie, teorie, complottismo. Si va da malattie misteriose, lifting andati male fino – addirittura – al coma. Tutte balle, ovviamente. E non ci perderemo dietro alle chiacchiere da pub, anche perché non c’è niente di più riservato della cartella clinica di una persona. Privacy contro esposizione mediatica, direte. Si deve pagare lo scotto, quando sei uno dei personaggi pubblici più conosciuti al mondo. Lo ha fatto re Carlo III, rivelando di avere un tumore e di doversi sottoporre a delle cure. Non è costretta Kate, perché non è regina né ha un ruolo istituzionale. Cioè, anche nella malaugurata ipotesi di morte, niente cambierebbe nella linea dinastica e negli assetti di “potere” della corona britannica. (Caterina Soffici, La Stampa)
Chico Forti, al rientro il carcere. Poi il sogno di tornare a casa. La madre: avevo perso la speranza. Il trasferimento in Italia entro un paio di mesi. (Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera)
La schermitrice: stuprata dopo il pub. Chianciano, 17enne uzbeka denuncia: indagati tre giovani atleti italiani. Scontro con la Federazione. (Simone Innocenti, Corriere della Sera)
Le lacrime di Ferragni in tv: «Ero impreparata all’odio. Con Fedez non è strategia». L’influencer da Fazio: tremo di paura e va bene così perché sono io, sono vera. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)
Gli Anniversari
1152, Federico il Barbarossa re di Germania
1665, inizia la seconda guerra anglo-olandese
1681, William Penn dà vita alla Pennsylvania
1789, in vigore la Costituzione degli Stati Uniti
1790, Francia: le province trasformate in dipartimenti
1848, Carlo Alberto concede lo Statuto Albertino
1861, Abramo Lincoln s’insedia alla Casa Bianca
1861, gli Usa adottano la bandiera Stars and Bars
1871, fondata la Banca popolare di Sondrio
1877, debutta Il lago dei cigni di Cajkovskij
1877, brevettato il microfono
1902, fondata a Chicago l’American Automobil Association
1917, prima donna nella Camera dei rappresentanti in Usa
1947, ultima condanna a morte in Italia
1948, Israele ammesso nell’Onu 1950, debutta Cenerentola di Disney
1952, si sposano Ronald Reagan e Nancy Davis
1954, primo trapianto di fegato riuscito
1958, esecutiva la legge Merlin
1963, attentato a De Gaulle: sei condanne a morte
1968, Nino Benvenuti campione mondiale dei Medi
1973, a Gustav Thoeni la Coppa del Mondo di sci
1975, Charlie Chaplin nominato baronetto
1975, terremoto in Romania: 1.500 morti
1980, Mugabe primo ministro in Zimbabwe
1986, nelle edicole inglesi arriva Today
1989, si fondono la Time e la Warner
1998, in Italia arriva il riccometro
1999, disastro del Cermis: assolto il Marine
2005, liberata in Iraq Giuliana Sgrena
2012, per la terza volta Putin presidente della Russia
2018, successo di 5Stelle e Lega alle elezioni in Italia
Nati oggi
1678, Antonio Vivaldi
1880, Riccardo Barilla
1916, Giorgio Bassani
1923, Piero D’Inzeo
1926, Massimo Zamorani
1927, Giacomo Becattini
1930, Sandro Curzi
1936, Corrado Pani
1943, Lucio Dalla
1952, Umberto Tozzi
1955, Michele Ragosta
1959, Cinzia Leone
1964, Paolo Virzì
1965, Khaled Hosseini
1966, Nicola Caputo
1967, Carlo Bonini
1968, Filippo Sensi
1971, Paola Maugeri
Si festeggia San Casimiro
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati