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Piano Nazionale Energia e Clima, inviata a Bruxelles la proposta di modifica: “Serve uno sforzo estremo”

Se da un lato il Mase ha presentato con grande entusiasmo la presentazione del Piano dall’altro lato le opposizioni hanno lamentato di non averlo potuto leggere. Si teme che il piano più che una vera e propria transizione alle rinnovabili punti a far divenire l’Italia hub del gas

di Corinna Pindaro

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha trasmesso a Bruxelles la proposta del Piano Nazionale integrato e Energia e Clima (Pniec), entro la scadenza prevista. L’evoluzione al 2030 mostra come un gap dovrebbe ancora essere colmato per raggiungere tutti gli obiettivi europei su energia e clima. Per questo il percorso della transizione richiederà “uno sforzo estremo”. per la riduzione di consumi ed emissioni. Questo dovrebbe essere il contenuto della proposta inviata a Bruxelles che si propone inoltre di  “agire diffusamente con misure estreme anche nella riduzione dei consumi e delle emissioni carboniche del terziario, del settore residenziale, e in particolare della mobilità” con “un sostanziale mutamento degli stili di vita e di consumo”.

Dalla proposta di aggiornamento del Pniec si apprende che l’Italia intende “traguardare la quota del 40% dei consumi finali lordi di energia al 2030, in linea con il contributo atteso per il raggiungimento dell’obiettivo comunitario”, anche se parte da una situazione di “distanze importanti rispetto agli obiettivi che ci si prefiggeva di raggiungere” con il piano del 2019, che peccava di “eccessivo ottimismo”.

Per il ministro Gilberto Pichetto Fratin il testo è in linea con i propositi e “centra quasi tutti i target fissati dalle normative europee”, e in alcuni casi “supera significativamente gli obiettivi comunitari al 2030”. In una nota divulgata dal Mase si lecce che la proposta “conferma l’impegno dell’Italia sul clima e per la sicurezza energetica”, e parla di un “transizione realistica” per il nostro paese.

Tuttavia dalle opposizioni arriva una vera e propria denuncia, del piano in concreto si sa poco o nulla in quanto l’esecutivo si è limitato a consultazioni tramite questionario. “Abbiamo chiesto in parlamento, con question time e interrogazioni parlamentari che venissero condivise le linee guide del nuovo Pniec, ma non abbiamo ricevuta nessuna risposta o disponibilità alla discussione”, ha affermato Annalisa Corrado, responsabile Clima e Conversione Ecologica della segreteria nazionale del Partito Democratico. La dem ha inoltre sottolineato che “le cifre presentate alla stampa con grande clamore mostrino in realtà timidezza. Il governo ha messo nero su bianco l’obiettivo del 65% di rinnovabili per i consumi elettrici, ma noi crediamo si possa arrivare senza problemi all’80% e anche il 40% dei consumi finali da fonti di energia pulita è una cifra bassa. La Spagna, che ha inviato anch’essa ieri il suo piano parla del 48% per i consumi finali e dell’81% dei consumi elettrici. Sono obiettivi possibili”.

“Finché non conosceremo il Pniec nel dettaglio è difficile capire quale sia la strategia immaginata dall’esecutivo, questi dati così non vogliono dire molto, abbiamo bisogno di entrare nel merito di scelte e politiche industriali”, ha aggiunto Corrado.

Angelo Bonelli, leader dell’Alleanza Verdi Sinistra si spinge anche oltre: “Il Pniec sancisce la trasformazione dell’Italia in un hub del gas europeo, attraverso la realizzazione di nuovi rigassificatori e gasdotti. Le notevoli emissioni di CO2 verrebbero compensate, con la realizzazione di sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 che ENI vorrebbe realizzare a Ravenna per 500 milioni di metri cubi. Questo porterebbe l’Italia a dipendere dalle fonti fossili, impedendo quindi quella necessaria transizione verso il risparmio energetico e le rinnovabili”.

Della mancata conoscenza del Piano nella sua interezza si sono lamentate, poi, non solo associazioni ambientaliste ma anche associazioni delle imprese che si occupano di energie rinnovabili, come Elettricità Futura.

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