Rassegna 25 Febbraio

LEONARDO

Intelligenza Artificiale. L’ad di Leonardo Roberto Cingolani ha parlato di tecnologia e Intelligenza artificiale a Skytg24 con Luciano Floridi, Shannon Vallor e Gideon Lichfield.
Su SkyTg24

Nono pacchetto di aiuti. Berlino e Parigi, così come la Commissione europea e la Bce, continuano ad avere grandi perplessità sulla confisca del denaro russo, perché un precedente di questo tipo, al di là dei complessi risvolti giuridici, potrebbe avere delle ricadute sull’attrattività dell’area euro. Sarà fatto un approfondimento da parte dei ministri dell’Economia Ue. La premier Meloni rivendica che l’Italia sta facendo il massimo: ha già varato 8 pacchetti di aiuti, che secondo fonti di governo hanno superato i 2 miliardi di euro. E un nono pacchetto di aiuti, in primo luogo con proiettili di artiglieria da 155 mm, prodotti da Leonardo, sta per entrare in gestazione.
Marco Galluzzo sul Corriere

La ricetta di Draghi 1. L’ex capo della Bce, nonché premier italiano, sprona l’Europa: servono 500 miliardi l’anno per la transizione ecologica e per la Difesa Comune. L’ex premier all’Ecofin invoca un fondo comune e più investimenti dei privati: “Cresce il divario con gli Stati Uniti, coesione sociale a rischio”. Nessun riferimento specifico agli Eurobond per evitare tensioni politiche.
Marco Bresolin sulla Stampa

La ricetta di Draghi 2. L’Europa deve cambiare i suoi paradigmi per non restare indietro ed evitare di allargare il «divario» con le altre potenze globali. Ha bisogno di mettere in campo nuove risorse, magari anche un nuovo fondo simile al Recovery: serviranno almeno 500 miliardi di euro l’anno solo per la transizione ecologica e digitale e la Difesa comune. Soprattutto si deve mettere «coraggio» per superare la crisi di competitività e produttività. Così Mario Draghi ieri all’Ecofin.
Claudio Tito su Repubblica

Difesa Comune. Nel 2022 le spese militari degli Stati membri sono cresdute per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo i 240 miliardi di euro ma i178% del materiale bellico acquistato tra l’inizio della guerra in Ucraina e giugno 2023 dai Paesi Ue è arrivato da fornitori extra europei e di questo, quasi due terzi dagli Stati Uniti. Inoltre, la produzione dei 46 più urgenti beni militari è distribuita (sarebbe meglio dire dispersa) in 23 diversi Stati membri. Partendo da queste analisi, la proposta dell’esecutivo Ue – di cui Il Sole 24 Ore ha preso visione – cerca di mettere ordine tra i diversi strumenti già a disposizione e individua tre parole d’ordine per migliorare la capacità di difesa militare europea. Better, together, European: bisogna investire meglio, insieme ed in Europa. Significa razionalizzare le forniture anche attraverso acquisti congiunti, sulla scia di quanto è avvenuto per ivaccini e per il gas e in stretto dialogo con gli attori industriali. A questo scopo sarebbe costituito un “Gruppo dell’industria europea della difesa di alto livello”. Ma vuol dire anche identificare «progetti di interesse comune per concentrare gli sforzi europei e i programmi di finanziamento». Tra gli obiettivi che restano in sospeso c’è la percentuale di acquisti comuni di materiale bellico e militare da raggiungere entro il 2030: oggi siamo al 18%, quasi la metà dell’obiettivo fissato dagli Stati membri in sede Pesco nel 2007. Insomma, investire meglio, insieme e in Europa è lo slogan. Per le risorse ipotesi di intervento Bei e dei fondi strutturali e la Commissione vuole rafforzare la capacità di reazione militare.
Giuseppe Chiellino sul Sole

Difesa. La difesa è la grande questione europea. Senza l’America, il modello del coordinamento delle difese nazionali ci fa andare indietro.
Sergio Fabbrini sul Sole

Difesa Europea. Si parla dell’istituzione di un Commissario europeo alla Difesa. e Ursula von der Leyen, che si ricandida alla presidenza della Commissione, sembra intenzionata a fare della sicurezza europea il principale tema del suo secondo mandato. Ma ci sono due problemi. Il primo riguarda la guerra in Ucraina. Non c’è nulla di retorico né di falso nella tesi secondo cui in quella guerra è in gioco, oltre che la sorte degli ucraini, quella dell’Europa intera. Sarebbe davvero difficile garantire la sicurezza dell’Europa se Putin, magari con la complicità di Trump, vincesse quella guerra. Un secondo problema riguarda il fatto che ripristinare condizioni di sicurezza in Europa passa certo per la creazione di un solido sistema di difesa comune che compensi l’eventuale disimpegno americano ma, a sua volta, tale solido sistema non può nascere se la politica europea non è in grado di esprimere una leadership che lo governi e lo indirizzi. Ed è precisamente l’impossibilità, nelle condizioni attuali, di generare una tale leadership il vero punto dolente, l’ostacolo contro cui si infrangono tutti i buoni propositi. La leadership che serve alla difesa dell’Europa potrebbe darsi solo se i governi (in primo luogo di Germania, Francia e Italia) stringessero un patto di ferro che avesse come obiettivo prioritario la sicurezza. L’Europa possiede le risorse per garantirsi la sicurezza. Si tratta di capire se ne avrà anche la volontà.
Angelo Panebianco sul Corriere

L’Europa può difendersi da sola senza l’America? Dovrebbe sostituire gli aiuti militari, l’ombrello nucleare e la leadership. Nel caso peggiore di un’uscita completa dell’America dalla NATO, sarebbe necessaria una soluzione “disordinata”, sostiene Daniel Fiott dell’Istituto Reale Elcano, un think-tank spagnolo. Che forse porterebbe le istituzioni europee che si sovrappongono a un maggiore allineamento.
Sull’Economist

Europa per l’Africa. L’Europa non sarà una protagonista nel Mediterraneo allargato senza un’autonoma “capacità di proiezione”. Ne è convinto il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti, intervenuto all’evento “L’Italia nel confronto con il potere terrestre e il potere marittimo delle grandi potenze nel Mediterraneo allargato” organizzato dal Centro studi esercito a Roma. Per l’ex ministro dell’Interno l’Europa deve “porsi il problema di avere una propria capacità di carattere militare”, una propria capacità di proiezione, e una “comune politica estera”. Minniti si è augurato che la nuova fase Ue con le elezioni di giugno sia “segnata” da un effettivo impegno dell’Europa verso l’Africa.
Su Formiche.net

Il G7 a Kiev. Perché «questa terra è un pezzo della nostra casa e noi faremo la nostra parte per difenderla» ha sottolineato la premier Giorgia Meloni. Al debutto della presidenza italiana, con la premier c’è von der Leyen. Macron assente pure da remoto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annuncia una nuova controffensiva.
Lorenzo Cremonesi sul Corriere

Zelensky. Il presidente ucraino vede in questi giorni, che coincidono con il decennale delle rivolte di Maidan e con il secondo anniversario della violenta invasione militare russa, un rilevante ritorno di attenzione internazionale. Lo sperava da tempo. La fallita controffensiva militare dell’estate scorsa, e soprattutto l’esplosione della violenza in Medio Oriente, avevano marginalizzato sia lui che l’intero scenario della guerra russo-ucraina.
Lorenzo Cremonesi sul Corriere

Meglio passare dal Parlamento. L’Italia dovrà reagire in 24 ore se Putin attacca. «Così non violerà più gli accordi» ha spiegato il premier, secondo cui l’Ucraina «è un pezzo della nostra casa» e lì «si combatte anche per la nostra libertà e il nostro interesse nazionale». Il patto sancisce un impegno decennale di Roma a fornire all’alleato sostegno finanziario, umanitario e militare, anche in materia di cooperazione industriale.
Alessandro Rico sulla Verità

Droni Magura. A metà febbraio l’intelligence della difesa ucraina ha annunciato di aver attaccato e distrutto una grande nave da sbarco della flotta russa del Mar Nero, la Caesar Kunikov, con droni marittimi al largo delle coste della Crimea: è solo l’ennesimo colpo di una Marina che, pur non avendo praticamente mezzi, sta usando l’innovazione tecnologica a suo vantaggio. «In due anni abbiamo distrutto o messo fuori uso più di 20 navi russe nella regione, un terzo della flotta totale russa del Mar Nero permettendo così al Paese di non bloccare l’esportazione del grano. Un vantaggio per noi e per il mondo intero», spiega Dmytro Pletenchuk, portavoce della Marina ucraina.
Marta Serafini sul Corriere

Sanzioni: Mosca ci guadagna. Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Ue ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1.056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti. Con le sanzioni Mosca sembra guadagnare: il Pil sale sei volte di più di quello dell’Europa.
Marco Maroni sul Fatto

Sanzioni? Quali sanzioni? I nemici dell’Occidente stanno beneficiando del declino del suo potere finanziario. Non è necessario che i capitali fuggano verso sistemi finanziari alternativi costruiti da Paesi rivali, come la Cina, perché le sanzioni, che già colpiscono una piccola parte delle transazioni mondiali, perdano ancora più potere. La campagna dell’Occidente per riaffermare il proprio dominio sul sistema finanziario globale potrebbe vederne perdere il controllo, una volta per tutte.
Sull’Economist

Sottomarini Killer nel Mar Rosso. Non diversamente da altre potenze, anche l’Iran starebbe coltivando diversi progetti per droni autonomi sottomarini, solo in parte noti, forse utilizzabili nello Stretto di Hormuz, se le relazioni amichevoli fra Paesi del Golfo peggiorassero nuovamente. Non è possibile per ora sapere quali modelli e quanti esemplari siano in possesso degli Houthi. Per l’esperto navale H.L Sutton, potrebbero essere del tipo “siluro dronizzato”, piccoli, rudimentali e con raggio d’azione ridotto, ma comunque problematici sia per gli obiettivi fissi sia per le navi in movimento, perché muniti di un sistema di guida. Saranno un grattacapo in più per la coalizione angloamericana e per la missione europea Aspides.
Francesco Palmas su Avvenire

Fincantieri. Le navi che saranno fornite agli Emirati Arabi nell’ambito della joint venture della Fincantieri con il gruppo Edge «saranno costruite nei nostri cantieri della Liguria al Muggiano con una base poi nei cantieri emiratini per accompagnarne la vita utile di manutenzione e logistica». Lo afferma l’Ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, al forum organizzato a Saturnia dalla Masseria Li Reni in collaborazione con Comin e Partners. Il manager ha ricordato come l’Italia abbia «una grandissima credibilità nell’area» e questo accordo servirà ad «aumentare le sue capacità di difesa».
Alberto Quarati sul Secolo XIX

Leonardo punta Iveco Bolzano. Leonardo starebbe valutando l’acquisizione di Iveco Defence Vehicles con sede centrale a Bolzano, quasi 1.000 dipendenti di cui più di 800 nel capoluogo altoatesino e 600 milioni di euro di giro d’affari. Lo ha rivelato DefenseNews, spiegando che l’obiettivo è rafforzarsi in vista di possibili alleanze europee per la guerra terrestre. Interrogato su questa possibilità, l’Ad Roberto Cingolani ha detto che le due società «sono state in contatto recentemente» senza fornire ulteriori dettagli. Per Cingolani, le acquisizioni di Leonardo per diventare un «global player» dell’industria della difesa saranno portate avanti parallelamente a joint venture con operatori europei.
Francesco Terreri su T Quotidiano

La donna delle stelle. La città dello spazio di Torino dà lavoro a migliaia di dipendenti diretti e genera un indotto che nel solo Piemonte coinvolge 35mila lavoratori. Ne fanno parte 350 aziende, dai colossi come Leonardo e Thales, alle piccole aziende, fino alle start up. Fulvia Quagliotti governa su questo vasto mondo gestito da una società mista tra enti pubblici, atenei torinesi e grandi aziende. Il progetto per i prossimi anni è di grande espansione. La città dell’aerospazio si allargherà fino a comprendere il vicino aeroporto, e avrà al suo interno una spettacolare cupola che riprodurrà l’atmosfera della luna e dei pianeti per le ricerche.
Paolo Griseri sulla Stampa

Top Gun. Il nucleo del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico conta un centinaio di persone, racconta il capo hangar Paolo Bellina mentre mostra i segreti degli MB339, aerei meccanici progettati e costruiti in Italia da Aermacchi (oggi Leonardo) con un motore Rolls Royce, pure questo assemblato in Italia su concessione dell’azienda automobilistica inglese. Il loro destino è il pensionamento, forse già entro il 2030.
Elvira Serra sul Corriere

Tornare sulla Luna. Le immagini delle missioni Apollo lo colpirono così profondamente che già a scuola, nella nativa Malaga, fantasticava di essere nato negli anni Quaranta per aver preso parte a quel miracolo. Perché è così che Carlos García-Galán definisce l’arrivo dell’uomo sulla Luna, come “un miracolo”. E continua a pensarla così anche adesso, nonostante lavori per la NASA come capo dell’European Service Module (ESM), il sistema che fornisce acqua, ossigeno ed energia alla Orion, la nave che porterà la prossima generazione di astronauti sul nostro satellite con il programma Artemide. Ma García-Galán non vuole solo realizzare il suo sogno. Cerca anche di diffondere il suo entusiasmo ai futuri ingegneri.
Patricia Briosca su Abc

Volare attraverso il plasma. L’aerodinamica manipola i gas. La magnetoidrodinamica manipola i plasmi. Si tratta di fluidi simili a gas i cui atomi sono stati ionizzati perdendo alcuni o tutti i loro elettroni, come accade all’aria, per riscaldamento per attrito, quando un oggetto viaggia in modo ipersonico attraverso l’atmosfera. Poiché le particelle di un plasma sono cariche elettricamente (gli elettroni negativamente e gli ioni positivamente), il loro flusso su un veicolo ipersonico potrebbe essere modificato utilizzando una serie di elettromagneti all’interno. Modificando il flusso di plasma, si modificherebbe anche la traiettoria del veicolo, con una velocità controllabile tramite gli elettromagneti. Inoltre, il passaggio del plasma potrebbe essere sfruttato per produrre elettricità all’interno del veicolo, magari alimentando i magneti.
Sull’Economist

ECONOMIA

Marcia indietro sul green. I grandi fondi statunitensi stanno facendo marcia indietro sugli investimenti verdi. Prima JPMorgan Asset Management, poi State Street Global Advisors, poi Pimco. Infine, la riduzione dell’impegno di BlackRock. L’alleanza Climate Action 100+, forse la più importante per la finanza sostenibile con oltre 700 investitori istituzionali e asset totali per circa 68mila miliardi di dollari, perde pezzi. In vista delle elezioni statunitensi, il posizionamento di un numero sempre maggiore di attori di Wall Street è a senso unico: basta con il sostenibile.
Fabrizio Goria sulla Stampa

L’oracolo di Buffet. I tempi delle prestazioni strabilianti sono finiti. Parola di Warren Buffett che nella lettera annuale agli azionisti, uno degli appuntamenti più attesi dal mercato per trovare una bussola ai propri investimenti, spiega che sarà molto difficile ripetere le performance del passato. Per la sua holding Berkshire Hathaway nel 2023 sono state stellari, visto che ha chiuso con l’utile netto salito a 96,2 miliardi dagli 89,9 di un anno fa. In modo un po’ provocatorio, Buffett punta il dito sull’assenza di opportunità che abbiano un impatto trasformativo.
Daniela Polizzi sul Corriere

Boom dei chip e rischio Cina. I semiconduttori sono tecnologicamente complessi, così come è complessa la loro filiera produttiva. In tal senso non stupisce che, ai diversi livelli della catena del valore, si trovino molte aziende (quasi sempre quotate in Borsa). Diverse di queste sono realtà note perché al centro dell’interesse, non solo degli investitori, ma anche dei media (Nvidia ne è un esempio). Altre società invece, nonostante la loro rilevanza tra gli operatori finanziari, non ricevono la medesima attenzione dagli organi d’informazione. È il caso di ASML. Il gruppo è leader nella produzione dei macchinari per realizzare i processori. Verso un 2024 di transizione in attesa dell’accelerazione nel 2025.
Vittorio Carlini sul Sole

Lactalis. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida annuncia una pioggia di sanzioni sulla multinazionale francese Lactalis per aver rivisto in senso unilaterale i contratti con i fornitori di latte. Lo fa dal palcoscenico del Forum in Masseria, la kermesse di Bruno Vespa alle terme di Saturnia: «Con l’Ispettorato per la repressione frodi del ministero abbiamo erogato 100 azioni di carattere amministrativo alla più grande multinazionale del latte, la Lactalis, che in Italia si è approfittata della sua posizione dominante con i nostri produttori di latte abbassando il loro reddito. La più grande azienda del latte europea in Italia deve rispettare le regole del nostro Paese».
Micaela Cappellini sul Messaggero

POLITICA ITALIA

Mattarella. Una nota durissima di Sergio Mattarella arriva dopo gli episodi di Pisa. Dieci righe per esprimere indignazione sul clima di repressione. In mattinata il presidente aveva chiamato il ministro dell’Interno Piantedosi per comunicargli il suo disappunto. “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
Concetto Vecchio su Repubblica

Valuteremo gli eccessi. “Se ci sono stati degli eccessi indagheremo promette il ministro dell’Interno Piantedosi. “Le immagini di Pisa hanno amareggiato anche me. Il governo vuole assicurare la massima espressione delle libertà dei cittadini”.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere

Dietrofront. In un primo momento il ministro riconosce gli errori: “Che hanno combinato?”. Poi Meloni detta la linea dura e dà l’input di politicizzare lo scontro.
Giuliano Foschini su Repubblica

Vannacci sotto inchiesta. Al vaglio indennità per i familiari, spese per l’auto di servizio e rimborsi per cene mai organizzate. Anche la Corte dei conti indaga sulle attività del militare a Mosca. Ma i suoi vedono la manina “delle forze straniere”.
Matteo Pucciarelli su Repubblica

Compiaciuto. Più che preoccupato, il generale Roberto Vannacci sembra quasi compiaciuto. Non per l’ispezione ministeriale che gli contesta alcune indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate e rimborsi per l’organizzazione di eventi che in realtà non sarebbero mai stati organizzati, quanto per il nuovo risalto mediatico che le accuse di peculato e truffa sembrano avergli donato.
Roberto Vannacci intervistato da Francesco Malfetano sul Messaggero

Bonino. Un primo successo politico c’è: avere messo insieme, in nome degli Stati Uniti d’Europa, da Elly Schlein a Matteo Renzi a Carlo Calenda. Emma Bonino, la leader di +Europa, arriva in sedia a rotelle alla convention europeista, provata dopo la frattura del femore, ma non ha cedimenti: bisogna andare avanti verso la priorità delle priorità che è l’Europa politica e federale, non quella delle nazioni che vuole la destra sovranista. Si va avanti con chi ci sta, in vista delle europee dell’8 e 9 giugno.
Giovanna Casadio su Repubblica

Si alla Cannabis. La segretaria dem Schlein rilancia la battaglia dal palco di +Europa. II leader Magi: “In Parlamento ci sono già due proposte”. Ma a settembre il deputato Pd De Maria aveva proposto di aumentare le pene.
Niccolò Carratelli sulla Stampa

POLITICA MONDO

Israele. Il nuovo negoziato a Parigi rilancia la trattativa. Hamas rinuncia a chiedere il ritiro da Gaza. C’è ottimismo e si spera che l’accordo potrebbe arrivare prima del 10 marzo, anche perché l’alternativa sarebbe un attacco di terra israeliano contro la città di Rafah con conseguenze pesantissime per i civili.
Daniele Raineri su Repubblica

Piccoli passi. L’annuncio è doppio: «Stiamo lavorando per raggiungere una formula che permetta la liberazione degli ostaggi». «Nei prossimi giorni il piano per l’offensiva su Rafah verrà votato dal governo». Benjamin Netanyahu ha discusso ieri sera con il consiglio di sicurezza ristretto «i prossimi passi» nelle trattative, dopo il ritorno da Parigi di David Barnea, il capo del Mossad, che ha incontrato William Burns, il direttore della Cia assieme ad Abbas Kamel, la superspia egiziana, e a Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, il primo ministro del Qatar.
Davide Frattini sul Corriere

Biden e Blinken cancellano Trump. Col solito tono “di lavoro”, il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha annunciato il ritorno al Memorandum Hansell: gli Usa considerano «illegittimi», «non coerenti con la legge internazionale», gli insediamenti israeliani nella West Bank. Un’opinione legale che, nell’inferno della guerra, pare avere un qualche sapore di irrilevanza, eppure apre una prima seria crepa nel sostegno critico, ma finora indiscusso, dell’amministrazione Biden a Israele.
Lucia Annunziata sulla Stampa

Navalny. Il Cremlino fa un passo indietro e riconsegna il cadavere del dissidente alla famiglia. Non è chiaro quale compromesso sia stato raggiunto. Yulia: lo torturano anche da morto.
Anna Zafesova sulla Stampa

Ucciso col gelo e torture. Torturato, con le mani legate, la bocca tappata ed esposto al gelo della Siberia. Vladimir Osechkin, fondatore di Gulagu.net, ong che documenta gli abusi contro gli oppositori di Vladimir Putin, e che vive all’estero dal 2015, aggiunge altri dettagli sul corpo di Navalny.
Marta Serafini sul Corriere

Precetti ortodossi. I funerali di Alexei Navalny non saranno ovviamente di Stato, ma rappresentano senz’altro una questione di Stato. Vladimir Putin ha sostenuto più volte di essere guidato nelle sue decisioni dalla Storia russa, ma questa volta non esistono precedenti a cui rifarsi. Il rischio del «mausoleo» con altri oppositori.
Marco Imarisio sul Corriere

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