Rassegna stampa 11 marzo

LEONARDO

Francesi secondi al mondo. Per la prima volta, la Francia è diventata il secondo esportatore di armi al mondo, avendo visto le sue vendite internazionali aumentare del 47% nel periodo 2019-2023, rispetto al 2014-2018, secondo il nuovo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri), pubblicato lunedì. La Francia ha superato la Russia, le cui esportazioni di armi sono crollate (-53% tra il 2019 e il 2023), infliggendole una notevole battuta d’arresto nel contesto delle crescenti tensioni tra Parigi e Mosca, sullo sfondo della guerra in Ucraina. Resta il netto dominio degli Stati Uniti, le cui vendite internazionali sono tornate a crescere (+17%) e rappresentano ora il 42% del totale.
Veronique Guillemard sul Figaro

Spagnoli alla conquista dell’estero. Le compagnie militari spagnole sono immerse in un decennio d’oro per le loro attività. Fatturato in crescita, ordini alle stelle, più occupazione… L’instabilità causata dalle guerre in Ucraina e Gaza ha aperto un orizzonte in cui tutti i governi che possono investono come mai prima d’ora per migliorare la propria difesa. Il presente è positivo e l’orizzonte è ancora più promettente, ammettono nel settore. In questo contesto, l’industria nazionale si è lanciata in massa nella ricerca di grandi accordi commerciali all’estero. Esaminano una moltitudine di paesi con capacità militare e tecnologica con l’obiettivo di vendere armi prodotte in Spagna. “Non siamo mai stati meglio di adesso”, ammettono fonti dell’industria militare spagnola.
Fernando Valls su La Vanguardia

L’Europa compra in Usa. Il flusso delle merci è influenzato anche dalla guerra in Ucraina. Durante il periodo di studio, l’Ucraina è diventata il maggiore importatore di armi in Europa ed è già al quarto posto a livello mondiale, dietro ai leader India, Arabia Saudita e Qatar. Il rapido aumento delle importazioni di armi in Europa probabilmente alimenterà ulteriormente le richieste politiche della Commissione Europea e i piani per una maggiore sovranità nella produzione di armi. La Germania è anche uno dei principali acquirenti delle aziende statunitensi con il suo budget miliardario per gli armamenti speciali. La Germania, ad esempio, ha ordinato l’aereo da caccia americano F-35, che da solo rappresenta quasi un quarto di tutte le esportazioni di armi statunitensi nel mondo. Uno dei risultati degni di nota dell’analisi Sipri è l’ascesa della Francia come nazione esportatrice di armi. Negli ultimi cinque anni le esportazioni sono aumentate del 47% rispetto al periodo precedente, facendo sì che la Francia, per la prima volta dopo più di trent’anni, abbia superato la Russia e sia passata al secondo posto. In precedenza, l’ordine per decenni era: gli Stati Uniti prima della Russia.
_Gerhard Hegmann sulla Welt

Raddoppio. L’Europa consolida il suo impegno per il riarmo. Le importazioni europee di armi sono raddoppiate, con una crescita del 94%, negli ultimi cinque anni e sono aumentate del 21% tra il 2022 e il 2023, mentre nel resto delle regioni del mondo gli acquisti sono diminuiti. La guerra della Russia in Ucraina ha messo a dura prova la sicurezza europea e il vecchio continente, oltre a rafforzare la propria difesa con l’acquisto di armi, vuole potenziare la propria industria per compensare la dipendenza dagli Stati Uniti con una maggiore produzione locale. Su scala globale, gli Stati Uniti rimangono la principale potenza esportatrice, mentre la Russia resta indietro rispetto alla Francia e perde più della metà della sua presenza nel commercio internazionale di armi.
Diego Stacey sul Pais

Boeing. Parte integrante della storia manifatturiera della regione come il vicino cantiere navale Harland e Wolff che costruì il Titanic, lo stabilimento di Shorts è di proprietà della Spirit AeroSystems, un fornitore chiave di Airbus. Ma il suo futuro è ora in bilico a causa delle traversie della Boeing, alle prese con una crisi del suo jet 737 Max dopo l’esplosione di un pannello a mezz’aria a gennaio e due incidenti mortali negli ultimi anni. La settimana scorsa il produttore di aerei statunitense ha dichiarato di essere in trattativa per riacquistare Spirit quasi due decenni dopo averla scorporata, mentre cerca di migliorare i suoi processi di qualità. Questo crea un problema per Airbus.
Sylvia Pfeifer sul Financial Times

Accordo sui Taurus. Il Regno Unito ha sollevato la possibilità di uno scambio di anelli per sostenere l’Ucraina con missili da crociera. “Siamo pronti a considerare tutte le opzioni per ottenere il massimo effetto per l’Ucraina”, ha detto il ministro degli Esteri britannico David Cameron alla Süddeutsche Zeitung. In questo scenario, Londra fornirebbe all’Ucraina attaccata dalla Russia ulteriori missili da crociera Storm Shadow, mentre il Regno Unito riceverebbe missili da crociera Taurus sostitutivi dalla Germania. In un articolo ospite congiunto per la F.A.Z. Gli esperti di politica estera Anton Hofreiter (Verdi) e Norbert Röttgen (CDU) criticano l’affermazione di Scholz secondo cui la consegna dei missili da crociera Taurus trasformerebbe la Germania in una parte in guerra. L’affermazione era “fattuale e giuridicamente errata”.
Su Frankfurter Allgemeine Zeitung

Indotto auto, piano B. Riconvertire le forniture dell’automotive in prodotti per l’aerospace e la difesa: un’idea per le produzioni dei distretti della meccanica, da Brescia a Reggio Emilia, da Torino a Bergamo. Kilometro Rosso e EY apripista. Ad agevolare questa transizione nella transizione, c’è la grande volontà di gruppi italiani che Ivan Losio, partner di EY, chiama «aziende-faro», come Fincantieri e Leonardo, che stanno mettendo in campo progetti interessanti per rafforzare l’affidabilità delle filiere e questo processo rappresenta per le aziende della componentistica automotive un’occasione irripetibile.
Dario di Vico sul Corriere Economia

Seconda vita. Un’intera generazione di dirigenti si è formata all’ex compagnia di bandiera. Dove sono finiti? Molti si sono reimpiegati nei trasporti. Giancarlo Schisano, in Alitalia dal 2005 al 2017 ha accumulato vari incarichi, fino a quello di direttore operativo, cui fa capo il funzionamento di tutta la compagnia. Dopo quattro anni in Leonardo, come direttore della divisione Aerostrutture, oggi, da ceo, tenta di risollevare le pesanti sorti di Industria italiana autobus, controllata da Invitalia, Leonardo e dalla turca Karsan.
Antonella Baccaro sul Corriere Economia

Cybersecurity. L’Italia è nel mirino degli attacchi informatici, con tecniche sempre più affinate, anche grazie al ricorso all’Intelligenza artificiale. È l allarme lanciato dal Rapporto Clusit: lo scorso anno si sono verificati 2.779 incidenti. Gli attacchi gravi crescono del 65% contro il 12% globale.
Roxy Tomasicchio su Italia Oggi

Appalto. Il gruppo Leonardo, si aggiudica l’appalto da 19 milioni per la sicurezza nelle aree industriali della Zes Calabria, che rientra nella Zona Economica Speciale del Mezzogiorno. Il progetto è finanziato con le risorse messe a disposizione dal Pon.
Sul Corriere Economia del Mezzogiorno

SCENARI e GEOPOLITICA

Ira ucraina. «Il più forte è colui che, nella battaglia tra il bene e il male, si schiera dalla parte del bene anziché tentare di metterli sullo stesso piano chiamandoli “negoziati”», ha commentato sui social il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba le parole di Papa Francesco: «Allo stesso tempo, quando si parla di bandiera bianca, conosciamo questa strategia del Vaticano dalla prima metà del XX secolo. Invito a evitare di ripetere gli errori del passato». La bandiera ucraina è gialla e blu e «non alzeremo mai altre bandiere», ha proseguito il capo della diplomazia ucraina, ringraziando «Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace» e ribadendo l’invito a visitare l’Ucraina «per sostenere oltre un milione di ucraini cattolici, oltre 5 milioni di greco-cattolici, tutti cristiani e tutti ucraini».
Iacopo Scaramuzzi su Repubblica

Ucraina. “Non alzeremo mai bandiera bianca, la nostra è gialla e blu. Con questa viviamo, moriamo e vinciamo”. Così Kiev risponde al Papa.
Lorenzo Cremonesi sul Corriere

Il Papa ha rotto un tabu. Siamo sempre stati convinti che il Cremlino non avrebbe mai prevalso sul “Bene”, cioè noi occidentali, ma è l’esaurimento degli uomini sul campo di battaglia a decidere il conflitto, e Kiev è quasi alla fine. II messaggio di Francesco ci impone di non insabbiarci nei dubbi.
Domenico Quirico sulla Stampa

Armageddon. “Nell’ottobre 2022 la Cia intercettò ufficiali russi pronti all’attacco. E il presidente a cena confidò il segreto”. Da questa notizia sono partite le parole del Papa. Le rivelazioni nel libro di David Sanger.
Enrico Franceschini su Repubblica

Le due guerre. Un punto in comune tra Biden e il Papa è la coscienza della gravità della crisi. Un’emergenza umanitaria per Francesco, che chiede agli uomini di aprire uno spazio negoziale di pace; un’emergenza politica per il presidente americano, che chiede agli Stati di difendere la democrazia occidentale, vero bersaglio della guerra in Europa. Questa separazione artificiale tra pace e democrazia è il risultato di una moderna ideologizzazione della guerra, e va rifiutata a ogni costo: solo la democrazia può costruire una vera pace nella giustizia. Il disincanto dell’Occidente per la libertà, comunque garantita in questa parte del mondo, fa da battistrada agli avversari congiunti della democrazia, è il loro alleato domestico clandestino: c’è qualcosa da rifiutare e molto da difendere, prima di accettare la resa della democrazia.
Ezio Mauro su Repubblica

La svolta che non c’è. Molte parole e molti slogan sulla difesa comune, ma ancora non si vede una vera svolta. Stoltenberg e von der Leyen hanno concordato una divisione dei compiti: la Commissione lavorerà per razionalizzare e coordinare la spesa militare dei 27 Paesi Ue; la Nato continuerà a gestire le operazioni militari sul terreno, vale a dire a decidere se e come intervenire nei conflitti che coinvolgono l’Europa. Al momento nessun Capo di stato o di governo nel Vecchio Continente ha sollevato obiezioni. Non il francese Emmanuel Macron, non il tedesco Olaf Scholz, non Giorgia Meloni. Stesso discorso per gli schieramenti dei partiti. Nessuna riserva da parte dei Popolari, dei Socialisti, dei Liberaldemocratici, dei Conservatori. Questo significa che gli europei accettano di continuare a convivere con la sostanziale leadership americana nella Nato, senza contare le esigenze degli altri partner extra Ue dell’Alleanza, in particolare Regno Unito, Turchia e Norvegia. Anche in futuro, quindi, l’autonomia europea, così enfatizzata nei discorsi ufficiali, sarebbe nei fatti chiaramente limitata sul piano militare e geopolitico.
Giuseppe Sarcina sul Corriere

I rischi in Europa. Noi europei non siamo pronti alla guerra ultima. In realtà non lo è nessuno. Tantomeno gli abitanti del continente più ricco, vecchio, disarmato, pacioso. E fra gli europei gli italiani meno di tutti. Invece di precipitare verso la guerra allargata, potremmo contribuire a una tregua illimitata in Ucraina, premessa della futura pace, che di riflesso sarebbe anche nostra.
Lucio Caracciolo su Repubblica

Obiettivi militari. La notizia del sabotaggio dei cavi per le comunicazioni nel Mar Rosso porta all’attenzione del mondo i rischi crescenti dei conflitti che non colpiscono soltanto la vita delle persone e il trasporto delle merci, ma anche la possibilità di comunicare con gli strumenti della conversazione globale: voce, dati, immagini. E richiama alla necessità di un’Europa che affronti unita i nuovi rischi. Anche i cavi sottomarini sono diventati potenziali obiettivi militari.
Edoardo Segantini sul Corriere Economia

Guerre stellari. Lo scenario più catastrofico sarebbe quello di una guerra totale in cui una tempesta di satelliti nemici bersaglia i “nostri” per mandarli fuori orbita, distruggerli e accecarli, creando una pioggia di detriti spaziali incontrollati. E’ lo scenario realistico che discende dallo sviluppo tecnologico e dalla geopolitica attuale. Ed è la simulazione alla quale fino al 15 marzo si dedicheranno i generali spaziali nella base del comando francese a Tolosa attraverso la mega-esercitazione AsterX, che ha uno zoccolo duro Nato allargato a paesi amici, e che cerca di dare risposte operative agli allarmi soprattutto americani e francesi sulla rafforzata aggressività “stellare” non solo di Mosca, ma anche di Pechino. Ciò spiega la partecipazione ad AsterX di forze di difesa come quelle giapponesi, sudcoreane e australiane.
Marco Ventura sul Messaggero

ECONOMIA

Catasto: calano i prezzi, salgono le rendite. In dieci anni – 2012-2022 – la rendita catastale media delle abitazioni è salita del 2,9%, da 477 a 491 euro. Un rialzo che non dipende dal superbonus, visto che dal 2020 i valori si sono mossi solo di uno zero virgola. In un decennio che ha registrato un calo dei prezzi di mercato, la crescita della rendita media delle unità abitative è frutto della contrazione delle categorie catastali più povere a vantaggio di quelle più ricche e del fatto che le nuove abitazioni censite tendono ad avere una rendita più alta di quelle preesistenti, anche a parità di categoria. Altra tendenza di lungo periodo è il boom dei ruderi, cioè dei fabbricati «collabenti», che sono privi di rendita.
Dario Aquaro sul Sole

Confindustria. C’erano una volta i saggi: il fallimento della riforma per le elezioni in Confindustria. Le procedure che evidenziano le divisioni e danno spazio a mercanteggiamenti di vario tipo non fanno che danneggiare l’immagine stessa dell’associazione e contraddicono quello spirito unitario che a parole tutti dicono di voler affermare.
Francesco Manacorda su Affari e Finanza

Gap. Si allarga il gap Usa-Europa sulle tecnologie, sull’intelligenza artificiale gli investimenti americani sono 50 volte quelli del Vecchio continente. Una progressiva perdita di competitività che pregiudica le opportunità di sviluppo.
Eugenio Occorsio su Affari e Finanza

Marcegaglia. L’ex numero di Confindustria mercoledì guiderà il Forum B7 al G7 di Verona: “L’Unione europea corregga il green deal, ma la globalizzazione non funziona. Ma il ritorno del protezionismo ci affosserebbe. Lo Stato metta in sicurezza l’Ilva, poi i privati entreranno. Trump è un pericolo per le nostre imprese”.
Gabriele De Stefani sulla Stampa

Cina. Gianclaudio Torlizzi, uno dei maggiori esperti di materie prime, consulente del ministro Crosetto, avverte: «In Cina inizia l’anno del Drago e per noi non è una buona notizia perché Xi sta convertendo l’economia dall’edilizia all’energia e bloccherà l’export di materie prime. Subiremo uno choc inflazionistico».
Tobia De Stefano su La Verità

Assedio a Tim. Montagne russe in Borsa mentre arriva il piano industriale, giri di giostra per oltre il 10% del capitale. Che succede al gruppo telefonico nel pieno della trasformazione? Il nuovo piano di Tim, il primo senza la rete, ha obiettivi conservativi, coerenti con un mercato che da anni fatica a trovare spunti di crescita, e una visione chiara sullo sviluppo dei ricavi e dei margini, meno sull’evoluzione del debito ed è soprattutto questo ad aver portato gli analisti a dubitare sulla fattibilità del piano e sulla tenuta dei conti di ServCo, la società in cui confluiranno gli asset dei servizi di Tim una volta ceduta l’infrastruttura.
Federico De Rosa su Corriere Economia

Delirio. Il delirio anti mercato dei sindacati: “Salviamo Enel dal mercato”. La Cisl attacca: «II gruppo pensa solo ai profitti». Anche i dem d’accordo. In gioco investimenti e posti di lavoro.
Nicola Porro sul Giornale

POLITICA ITALIA

Vince Marsilio. Le prime cinque proiezioni danno il presidente uscente Marco Marsilio in netto vantaggio su Luciano D’Amico. Ha votato solo un cittadino su due. FdI primo partito (24,9%). Affermazione di FI (13,4%), Lega all’8,4%. Il Pd raccoglie il 18,4%, male i 5S (7,1%). Lo sfidante: “Più di così non potevo fare”.
Concetto Vecchio su Repubblica

Dimenticata la Sardegna. La soddisfazione a Palazzo Chigi: nessuna maggioranza possibile senza FdI. La premier ha «investito» sulla sfida per superare subito la sconfitta in Sardegna. Dietro a Fdl, sfida tra FI e Lega. Azzurri avanti, il partito di Salvini sui livelli del 2022.
Monica Guerzoni sul Corriere

Campagna d’Italia. La presidente del Consiglio vuole cambiare strategia: tour nelle città per cercare i voti. E non ha intenzione di togliersi l’elmetto. La vera preoccupazione di Fratelli d’Italia dopo le Regionali: arginare il nervosismo leghista.
Francesco Olivo sulla Stampa

Campo largo. Il voto rafforza il patto giallorosso. L’obiettivo dei dem è di allargare al centro e ai movimenti civici. Resta il nodo della leadership. La segretaria Pd: “Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. Il leader M5S: “Il metodo Todde è quello giusto”.
Giovanna Vitale su Repubblica

Messaggio per i leader. Meloni ora può dedicarsi a rivedere la strategia del governo e a curare gli equilibri e le tensioni dentro l’esecutivo. Forse la sua luna di miele col Paese sta finendo. Ma, al solito, il suo vantaggio principale è che sul versante opposto la luna di miele non è mai cominciata né con l’elettorato, né tra i potenziali alleati. E dopo la sconfitta l’impressione è che sarà più difficile a sinistra, grillini e centristi abbozzare anche soltanto una convivenza pacifica.
Massimo Franco sul Corriere

Ricadute. Il processo del campo largo – che in Abruzzo aveva riunito tutte le forze di opposizione – subisce una battuta di arresto, evidenziando come ad oggi l’alleanza non sia altro che un ibrido accoppiamento tra forze divise non solo sulla futura premiership ma anche su temi rilevanti, come la politica estera. Nel Pd la leadership di Schlein appare comunque consolidata in vista del voto di giugno, presupposto necessario per tentare di contenere la spregiudicata tattica delle «mani libere» di Conte. L’Abruzzo tuttavia non è stato l’Ohio d’Italia. E il centrosinistra torna alla casella di partenza.
Francesco Verderami sul Corriere

Leader in campo. La vera scadenza, ormai davanti agli occhi di tutti, saranno le elezioni europee del 9 giugno. In cui si vota con il sistema proporzionale e con le preferenze: ciò significa, per ciascuno, cercare voti per se è il suo partito, anche a scapito dei propri alleati. Un recente studio di Alessandra Ghisleri ha dimostrato che sul piano regionale, com’è apparso chiaro sia in Sardegna che in Abruzzo, la scelta del candidato governatore pesa per il 60% sul risultato. Adesso occorrerà calcolare il valore del traino dei leader. Per capire se saranno costretti a scendere in campo, o avranno gusto e coraggio di mettersi in gioco personalmente.
Massimo Sorgi sulla Stampa

Basilicata. Sulla Basilicata, che va al voto il 21 e il 22 aprile, il centrodestra ha il vantaggio di avere trovato l’accordo sul nome del governatore uscente, il forzista Vito Bardi. Il tira e molla tra Matteo Salvini, che aveva mire lucane, e Antonio Tajani è stato rapido e indolore. Mentre il centrosinistra da una settimana rinvia la chiusura dell’intesa rosso-gialla. Assicurano i dirigenti dem: il nome ci sarà ad horas.
Giovanna Casadio su Repubblica

Spioni. A testa bassa contro la premier Meloni sui dossieraggi. All’attacco di Tajani e di Ursula von der Leyen: «Ha fallito» tuona il leader di Italia Viva Matteo Renzi reduce dalla Leopolda. Il ministro Nordio ha marinato il dibattito sulla giustizia alla sua kermesse. «Non ci ho parlato. Conosco Nordio come un gentiluomo. Se la mattina alle 10 conferma e alle 11 dice che non verrà è evidente che ha ricevuto un blocco politico».
Ernesto Ferrara su repubblica

Spioni. Le dichiarazioni di Pasquale Striano, il tenente della Finanza al centro del presunto dossieraggio contro politici e vip, scuotono la politica. «Parli e dimostri chi gli ha dato gli ordini che ha eseguito», avverte Maurizio Gasparri (Fi).
Felice Manti sul Giornale

POLITICA MONDO

Israele. Critiche per le vittime civili. Joe Biden usa parole nette contro il premier Benjamin Netanyahu: «Sta facendo più male che bene a Israele. Ha il diritto di difendere il Paese, di continuare ad attaccare Hamas, ma deve prevenire la perdita di ulteriori vite innocenti». Ma il premier: “Si sbaglia, il Paese è con me”. Inizia il Ramadan.
Davide Frattini sul Corriere

Ramadan. Controlli alla Spianata delle Moschee per evitare scontri. Resta sigillata la Cisgiordania. E’ un Ramadan diverso dagli altri quello che è iniziato nella notte appena trascorsa a Gerusalemme e nel mondo arabo: una festa triste per i musulmani, all’ombra della guerra di Gaza e delle sue 31mila vittime.
Francesca Caferri su Repubblica

Porto galleggiante. La nave americana Frank S. Besson ha lasciato la sua base in Virginia diretta verso il Mediterraneo orientale, prima mossa dell’operazione che dovrà realizzare un porto galleggiante a Gaza. Tempo stimato per completare i lavori due mesi. Un’eternità, con tutti gli imprevisti possibili di una regione mai avara di sorprese. A bordo dell’unità il materiale logistico necessario al progetto affidato dal Pentagono alla Seventh Transportation Brigade, con la partecipazione di almeno mille soldati.
Guido Olimpio sul Corriere

Joe Biden. Secondo un nuovo sondaggio, gli americani sono sempre più soddisfatti dell’economia ma riluttanti a dare credito a Joe Biden, sottolineando le sfide del Presidente degli Stati Uniti che si prepara a sfidare Donald Trump alle elezioni generali di quest’anno. Secondo l’ultimo sondaggio FT-Michigan Ross, quasi la metà degli elettori statunitensi ha dichiarato di vivere “comodamente” o di essere in grado di “far fronte alle spese con un po’ di avanzo”.
Lauren Fedor sul Financial Times

Portogallo a destra. Al leader dei conservatori per governare servirebbe l’accordo con i populisti di Chega! (Basta!), partito di destra radicale guidato da André Ventura che nel 2022 raccolse il 7,18%.
Andrea Nicastro sul Corriere

Sudan.* Otto milioni di profughi dopo, il conflitto tra il governo riconosciuto e i ribelli stenta a trovare un vincitore. Le due parti sono volate in Libia, impegnate pure a farsi notare da Erdogan e tirare la Turchia dalla propria parte.
Camillo Bosco sul Domani

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