Rassegna stampa 12 marzo

LEONARDO

Il Piano. L’esame più atteso: disegnare la Leonardo che verrà e dar seguito ai dossier caldi: dalla possibile cessione di Wass a Fincantieri all’acquisizione di Iveco Defence Vehicle. L’attenzione è puntata sull’alleanza con Bell Textron, che potrebbe sviluppare con Leonardo le tecnologie del convertiplano per il debutto nel progetto Ngrc. Focus anche sulle attività di cybersecurity e sulle tecnologie digitali avanzate, dall’IA ai digital twin. L’elettronica per Difesa e Sicurezza resterà un pilastro del gruppo: anche nei conti 2023 ha fatto da traino alla crescita di ebita e ordini (circa 18 mld €) secondo i dati preliminari diffusi il 29 febbraio, e la Divisione Cyber rientrerà nel processo di security by design. Il mercato si attende che anche la ripresa del settore elicotteri venga valorizzata nella strategia di Cingolani. Ma a tenere la scena sarà la grande alleanza strategica in costruzione con Knds. Obiettivo: creare un super gruppo della Difesa europeo puntando al rafforzamento della cooperazione nel campo dell’elettronica terrestre. Secondo il condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani, la lettera d’intenti getta le basi per la collaborazione «avviando anche la valutazione di una possibile convergenza strutturale fra le aziende». Sotto la lente degli analisti anche i possibili sviluppi con Thales, per esempio allargando il perimetro della jv Thales Alenia Space, che ha da poco annunciato un contratto con l’Asi per lo sviluppo del sistema di telecomunicazione della missione Internazionale Ice Mapper su Marte.
Angela Zoppo su Mf

IA italiana. «Vogliamo che l’Italia non si limiti a usare l’Intelligenza artificiale, ma la faccia». Obiettivo ambizioso, quello del sottosegretario con delega all’Innovazione Alessio Butti. Ora la strategia nazionale sull’AI è pronta, sul tavolo della presidente del Consiglio Meloni per le valutazioni del caso. E dalle proposte di quel documento, scritto da un comitato di accademici, il governo attingerà per un disegno di legge «da approvare entro fine mese».
Filippo Santelli su Repubblica

Impegno dei grandi per l’IA. Un impegno comune dei Paesi del G7 sugli investimenti, unendo le forze tra pubblico e privato, in particolare su digitale e IA per migliorare competitività e produttività, assieme a un ripensamento delle catene di approvvigionamento, con l’impegno di promuovere un commercio libero, aperto e multilaterale. Dalle cifre emerge il grande impatto che avranno la digitalizzazione e l’IA: gli investimenti globali pubblici e privati per la trasformazione digitale raggiungeranno i 3,4 mila miliardi nel 2026 e il mercato dell’IA arriverà nel 2024 a 373 miliardi di dollari, che diventeranno 946 entro il 2030. Sono i numeri e le priorità d’azione per il G7 messi in evidenza nella nota B7 Flash, l’analisi di Confindustria e Deloitte elaborata in occasione del primo evento del B7 in programma a Verona il 13 marzo.
Nicoletta Picchio sul Sole

Armi in Europa. Europa sempre più armata. Le importazioni di armi importanti negli Stati europei sono quasi raddoppiate nel quinquennio 2019-2023 rispetto ai cinque anni precedenti (2014-2018), +94%, in un contesto in cui c’è stata una leggera diminuzione del volume globale di trasferimenti internazionali di armi (-3,3%). La Francia ha superato la Russia ed è diventata il secondo esportatore mondiale di armi, con un incremento del 47%. Gli Stati di Asia e Oceania e il Medio Oriente importano volumi superiori all’Europa.
Gianni Dragoni sul Sole

Armi, Italia primo venditore Ue. L’export di armi italiane è quasi raddoppiato. Il Sipri ha pubblicato ieri i dati delle vendite di armi nell’ultimo quinquennio. Tra il 2019 e il 2023 l’Italia ha venduto l’86% di armi in più rispetto al periodo 2014-2018. Il volume mondiale delle esportazioni di armi è calato del 3,3%, ma gli Stati europei hanno aumentato le loro importazioni del 94%. Il più grande venditore sono gli Stati Uniti: Washington, aumentando il volume di affari del 17%, copre il 42% del mercato.
Cosimo Caridi sul Fatto

Boom delle armi made in Italy. Il 71% delle esportazioni di armi italiane degli ultimi cinque anni è finito in Medio oriente. E non è vero che le aziende italiane delle armi siano più controllate e quindi fragili rispetto alla concorrenza (anche europea). Gli affari armati vanno già molto bene, ma chi li controlla non vuole che siano visibili: motivo in più per sostenere la grande mobilitazione promossa dalla società civile per mantenere trasparenza sul commercio di armi.
Francesco Vignarca sul Manifesto

Italia sesta nel mondo. L’Italia è il paese che sta guadagnando di più dalle guerre in corso. Ha aumentato più di ogni altro paese le sue esportazioni di armi: l’86% tra il 2019 e il 2023. Questo boom ha fatto fare un balzo alla sua quota nell’export mondiale di pistole, proiettili e quant’altro. Tra il 2014 e il 2018 valeva il 2,2%, oggi esporta il 4,3. L’Italia è così diventata il sesto paese esportatore mondiale, dopo Usa, Francia, Russia, Cina e Germania. I suoi clienti principali sono Qatar, Egitto e Kuwait. Si tratta di un record superiore a quello francese. L’industria della distruzione di questo paese si è piazzata al secondo posto con +47%, un aumento prodotto soprattutto dalla vendita dei suoi aerei da combattimento.
Roberto Ciccarelli sul Manifesto

La Cina compra meno armi. Le importazioni di armi da parte della Cina sono diminuite del 44% dal 2019 al 2023 rispetto ai 5 anni precedenti. E’ quanto emerge dal rapporto Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). La Cina ha mantenuto una quota elevata di acquisti dalla Russia, che ha contribuito al 77% delle sue importazioni, seguita dalla Francia con il 13%.
Sul Manifesto

Difesa Europea. La rimozione degli incentivi privati di breve periodo che emergono nelle società quotate e un comune controllo delle “regole del gioco” potrebbero costituire gli strumenti per strutturare un mercato della difesa europeo maggiormente integrato, costituendo i prodromi della realizzazione di un’autentica difesa comune.
Raul Caruso su Avvenire

Avvertite Crosetto. Qualcuno dica a Crosetto che l’Ucraina ha perso la guerra. La controffensiva è stata un fallimento colossale e la Nato non può armare l’Ucraina una seconda volta. Se anche potesse, l’Ucraina non avrebbe soldati a sufficienza. E la Russia ha seimila testate nucleari che, si vocifera, sono leggermente più potenti dei Taurus tedeschi.
Alessandro Orsini sul Fatto

Strappo Fincantieri. Altro strappo in Borsa per Fincantieri sulla scia dei risultati 2023 e della guidance 2024 mentre il mercato si aspetta novità nelle prossime settimane sulla trattativa con Leonardo per gli asset ex Wass nel settore militare sottomarino e sul possibile aumento di capitale. Il titolo ha guadagnato l’11,65% superando i 57 centesimi per azione, mentre la capitalizzazione si avvicina al miliardo di euro.
Sul Sole

Per Tim serve il modello Finmeccanica non quello Fs. A Tim serve una strategia completamente alternativa a quella meramente liquidatoria su cui da anni si sono forsennatamente incaponiti il management e gli organi di vertice. I processi di innovazione tra rete e servizi devono muoversi in parallelo, come ben ha dimostrato Finmeccanica trasformandosi da holding di società in perenne concorrenza tra loro su prodotti e servizi analoghi, in una One Company.
Guido Salerno Aletta su Mf

Sitael in orbita. È in orbita MicroHetSat, il primo satellite elettrico e al 100% «made in Italy», realizzato per l’Agenzia spaziale europea nella fabbrica di Sitael a Mola di Bari. Continua con successo la sua missione nello Spazio dopo il lancio con SpaceX lo scorso 1° dicembre.
Sul Corriere

Thales. Thales ha consegnato alla Marina francese un sistema per la caccia alle mine con droni subacquei.
Su Italia Oggi

Boeing, persi documenti del 737. Nuovo capitolo sull’incidente dell’Alaska Airlines dello scorso 5 gennaio che ha visto coinvolto un Boeing MAX 737-9: il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha aperto una indagine penale nei confronti del costruttore di aerei statunitense. In una lettera al Congresso il costruttore scrive: «Abbiamo cercato a fondo». A Wall Street il titolo ha perso più del 4% e da inizio dell’anno è negativo del 25%.
Mara Monti sul Sole

Attacco hacker in Francia. Da domenica sera varie amministrazioni dello Stato e dipartimenti ministeriali (in particolare il ministero del Lavoro) sono stati presi di mira da attacchi hacker. L’Eliseo ha attivato un’unità di crisi per le «contromisure» e per «garantire la continuità dei servizi informatici» nel Paese. L’impatto degli attacchi sarebbe stato «ridotto per la maggior parte dei servizi».
Sulla Stampa

SCENARI E GEOPOLITICA

Soldati Nato in Ucraina. In Ucraina ci sono militari di Paesi Nato? Secondo Radoslaw Sikorski le cose starebbero così. Ma il ministro degli Esteri polacco — riporta Sky News — si è tenuto sul vago: non ha detto a quali Paesi apparterrebbero questi soldati né che funzione svolgerebbero. «Non potevano più nasconderlo», ha commentato la portavoce della diplomazia russa.
Giuseppe Agliastro sulla Stampa

Orban. Il balletto diplomatico di Viktor Orbán ha fatto un altro passo verso la Russia di Putin. Nelle stesse ore in cui, a Bruxelles, la bandiera svedese veniva issata per la prima volta al quartier generale della Nato, il premier magiaro mostrava a tutti una nuova piroetta. Donald Trump «non darà un centesimo» all’Ucraina se verrà rieletto presidente degli Stati Uniti, ha detto ieri dopo un controverso incontro con l’ex presidente in Florida. Quindi, dice Orbán, «la guerra finirà, perché è ovvio che l’Ucraina non può reggersi con le proprie gambe».
Monica Perosino sulla Stampa

Tradimento. L’Ungheria istruisce i trumpiani sui propri metodi illiberali, sgretola come può l’unità europea (pur facendosi ampiamente finanziare dall’Ue), fa affari con Putin e aiuta a tenere in circolo la bugia della pace, della bandiera bianca, del negoziato negando all’Ucraina e all’occidente non soltanto la verità di quel che sta accadendo ma anche la possibilità di difendersi. Un tradimento completo.
Paola Peduzzi sul Foglio

Accordo sull’unione dei mercati di capitale.* Dopo un lungo tira e molla negoziale i ministri delle Finanze europei si sono accordati ieri su una serie di linee-guida tutte dedicate alla nascita di una unione dei mercati di capitale. L’iniziativa giunge mentre l’Europa accumula ritardo competitivo rispetto agli Stati Uniti. Nel contempo i ministri hanno anche confermato l’importanza di rispettare nel 2025 politiche di bilancio «leggermente restrittive», pur esortando a mantenere agilità, vista l’incerta situazione economica.
Beda Romano sul Sole

Avanti con l’Unione. «Un esempio molto tangibile di come potrebbe apparire l’Unione dei capitali è un unico prodotto di risparmio in tutta l’Ue. È un’idea che è stata sostenuta in modi diversi da Francia e Germania in questo negoziato. Penso che sia un’idea molto interessante». Così il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe a un gruppo ristretto di media europei nel giorno in cui i ministri finanziari dei Ventisette hanno trovato l’intesa per accelerare verso l’Unione del mercato dei capitali (CMU).
Francesca Basso sul Corriere

ECONOMIA

Silicon Box. Una start-up di semiconduttori con sede a Singapore investirà 3,2 miliardi di euro nella creazione di uno stabilimento per la produzione di chip in Italia, creando centinaia di posti di lavoro, nell’ambito dell’impegno del Paese dell’UE ad attrarre investimenti nelle industrie ad alta tecnologia.
Amy Kazmin sul Financial Times

La fabbrica dei chip. Silicon Box investirà 3,2 miliardi per costruire una fabbrica di chip in Italia. L’impianto della startup di Singapore occuperà 1.600 addetti e sorgerà nel Nord del Paese. In lizza ci sono tre Regioni: Lombardia, Veneto e Piemonte. Al momento, l’area di Novara pare in vantaggio per ragioni industriali e logistiche. La zona è anzitutto densa di aziende della microelettronica e offre dunque un terreno fertile dal punto di vista professionale e tecnologico. Il novarese si trova poi al centro di un crocevia ferroviario da cui i prodotti di Silicon Box potrebbe partire per le destinazioni europee.
Francesco Bertolino sul Corriere

Cartelle: cinque anni per notificarle, dieci anni per pagarle. Piani di rateizzazione più lunghi, dalle attuali 72 fino a 120 rate mensili, per saldare i debiti con il Fisco. Lo prevede la bozza del decreto legislativo sulla riscossione varato dal Cdm. Questa possibilità riguarda chi «documenta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà». Dilazioni in 120 rate per chi attesta con Isee o indici contabili la difficoltà economica o ha debiti sopra i 120mila euro. Per gli altri estensione progressiva ogni biennio fino a un massimo di 108 rate mensili dal 2029. Per i crediti non recuperati scadenza dopo 5 anni con la previsione di controlli a campione. A queste misure si aggiunge l’accertamento esecutivo per tutti. E lo scudo per la responsabilità dei funzionari dell’Agenzia.
Gianni Trovati sul Sole

Campioni di Pil. Saper cogliere le opportunità, investire in sostenibilità, capitale umano e tecnologico, puntare senza timori sul ricambio generazionale. Sono gli ingredienti del successo dei «Champions», le mille imprese più performanti del Paese, con fatturati compresi tra i 20 e i 500 milioni di euro individuate da L’Economia e ItalyPost, presentate ieri, in Borsa, all’evento «Italia genera futuro».
Andrea Bonafede sul Corriere

Confindustria. Napoli ha chiuso ieri il giro di consultazioni dei saggi per la designazione del prossimo presidente di Confindustria. A casa del past president Antonio D’Amato – sostenitore di Antonio Gozzi – il leader di Duferco avrebbe incassato l’endorsement di Taranto, Benevento e Avellino, che si aggiunge a Reggio Emilia, incursione siderurgica nella regione compattamente schierata al fianco di Emanuele Orsini, oggi vice presidente di Carlo Bonomi. Queste le voci, che come Confindustria insegna devono essere prese con le pinze.
Gilda Ferrari sulla Stampa

Allarme del Tesoro. Per il momento si tratta di tre righe nel comunicato di ieri sera del Consiglio dei ministri: «Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane». Un’ottima notizia per gli italiani che hanno più di settant’anni, meno per le casse dello Stato: 850 euro al mese a partire dai 2025.
Alessandro Barbera sulla Stampa

Tim. Nuova ondata di vendite su Telecom Italia, che ieri ha perso il 4,59% tornando a 0,21 euro, dopo aver toccato un minimo a 0,20 (-10%). Lo scivolone è stato ancora accompagnato da volumi record: è passato di mano il 7,6% del capitale (e circa il 27% in tre sedute). La Consob ha acceso un faro per monitorare gli scambi, ma al momento non sarebbero emerse particolari irregolarità.
Sara Bennewitz su Repubblica

Resa dei conti. Dopo tre giorni di Borsa in cui la quotazione della Tim ha perso il 25% del suo valore, sotto una pioggia di vendite che hanno determinato il passaggio di mano di quasi il 30% del capitale ordinario, la comunità finanziaria si domanda che cosa succederà da qui in avanti. Il momento è particolarmente delicato anche perché il cda di Tim è vicino alla sua scadenza triennale e l’assemblea del 23 aprile sarà chiamata a rinnovarlo. Sul tavolo è già stata presentata una lista del cda uscente, con un nuovo presidente, Alberta Figari, la conferma di alcuni consiglieri come il presidente di Cdp Giovanni Gorno, ma con lo stesso Ad, Pietro Labriola.
Giovanni Pons su Repubblica

POLITICA ITALIA

Abruzzo. Il vento della Sardegna non è arrivato in Abruzzo. E nel centrosinistra, così come in tutto il cosiddetto campo largo, è già tempo di riflessioni. Per Schlein nessun dubbio: partita aperta e avanti uniti. Mentre Conte si trova ad analizzare un risultato davvero modesto per il Movimento. Il futuro è da scrivere. Incombono le elezioni regionali in Basilicata. Festeggia invece il centrodestra. Meloni parla di «campo coeso» e Tajani si gode il buon risultato di FI: «Aperti ad altre forze di centro».
Francesco Verderami

Abruzzo. Il partito di Matteo Salvini perde 120 mila voti rispetto alle Regionali del 2019. Alle Europee, Tajani spera nel sorpasso. Nel centrosinistra si stringe la strada del campo largo: servono accordi in vista delle elezioni in Basilicata e Piemonte. Marsilio riconfermato governatore dell’Abruzzo con il 53,5% dei voti. Sconfitto D’Amico, candidato del campo largo che ha sperato fino all’ultimo nella rimonta. Flop di Lega e M5S. Schlein: si vince con un progetto comune.
Tommaso Ciriaco su Repubblica

C’è posto per noi. Antonio Tajani sa bene che il risultato in Abruzzo, se confermato nelle prossime tornate, potrà cambiare il volto della sua coalizione, rendendo più credibile quella definizione di «centrodestra» che finora era sembrata generosa, vista la rappresentanza preponderante della destra rispetto al centro. Ora, un anno dopo la morte di Berlusconi, un congresso, una nuova segreteria, una partecipazione al governo senza strappi o capricci, Tajani può davvero ambire al suo dichiarato obiettivo: «Superare il 10% alle Europee e il 20% alle prossime Politiche».
Paola di Caro sul Corriere

Schlein. “Si vince con un progetto credibile e candidature credibili – dice la leader Dem -. Ho sentito Conte, abbiamo tanto su cui lavorare. L’alleanza fra tutte le forze d’opposizione è un percorso avviato, sono sicura che ce la faremo”.
Giovanna Vitale su Repubblica

Meloni stoppa Nordio… Giorgia Meloni festeggia la vittoria in Abruzzo lanciando un messaggio agli alleati, un messaggio inequivocabile per dimostrare chi comanda nel centrodestra. È un atto di forza, una prova che nei fatti misura lo squilibrio elettorale che va tutto a favore di Fratelli d’Italia, e tutto a danno della Lega. A esserne travolto, però, non è solo Matteo Salvini, ma anche Carlo Nordio, paradossalmente un ministro eletto in Parlamento in quota Meloni: non ci sarà nessuna commissione d’inchiesta sul presunto dossieraggio.
Ilario Lombardo sulla Stampa

…ma Crosetto la vuole. Il ministro della Difesa Guido Crosetto spinge per creare una commissione d’inchiesta parlamentare affinché indaghi sulla presunta fuga di notizie di cui si sta occupando la procura di Perugia. L’inchiesta su cui sta indagando il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, trae origine da un esposto del ministro della Difesa in seguito a un’inchiesta pubblicata da Domani documentata e verificata sui suoi conflitti di interessi per via dei compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende dell’industria bellica fino a pochi giorni prima dell’insediamento del governo Meloni.
Youssef Hassan Holgado sul Domani

Consip. Assolti Tiziano Renzi, l’ex ministro Luca Lotti, l’ex parlamentare Italo Bocchino, l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, oggi editore del Riformista e dell’Unità, e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia. L’inchiesta Consip che aveva messo in grande difficoltà, a partire dal 2016, Matteo Renzi e il suo entourage si sgonfia e finisce quasi in nulla. Vengono condannati solo due militari dell’Arma: il maggiore Gian Paolo Scafarto, a 1 anno e mezzo, e il colonnello Alessandro Sessa, a 3 mesi. Matteo Renzi: Ora qualcuno chiederà scusa?
Stefano Zurlo sul Giornale

Renzi. «Nessuno si scuserà con me e la mia famiglia. La sinistra giudiziaria ha usato Consip e altri scandali per riprendersi la Ditta», dice Matteo Renzi. Sono stati assolti tra gli altri suo padre e l’ex ministro Lotti. II leader di Italia Viva all’attacco: il vero scandalo è la montatura di questo caso. «Le inchieste sulla mia famiglia? Finalizzate a distruggere il mio consenso».
Ilaria Ulivelli sul QN

Cellula palestinese. Vivevano in Italia, a L’Aquila, dove erano arrivati perché nella ricostruzione post terremoto, dicevano, «era più facile trovare lavoro». E dall’Abruzzo progettavano – questa per lo meno è l’accusa che muove loro la procura dell’Aquila nell’ambito di un’inchiesta coordinata direttamente dal procuratore nazionale antiterrorismo, Giovanni Melillo – di colpire obiettivi di primissimo livello in Israele e in Cisgiordania. «E anche in territorio italiano», scrive il gip Marco Billi nell’ordinanza di custodia cautelare: tre arresti.
Giuliano Foschini su Repubblica

POLITICA MONDO

Kiev convoca il nunzio apostolico. Le dichiarazioni di papa Francesco sulla supposta debolezza militare ucraina e la necessità che Kiev intavoli negoziati di pace (poi in parte corrette dalla sala stampa vaticana) sono servite al governo di Kiev e al fronte della Nato per fare chiarezza: sono gli aggressori russi gli unici responsabili della guerra e dunque sta a loro dimostrarsi pronti al compromesso ritirando le truppe dai territori occupati. E il governo di Kiev ha convocato il nunzio apostolico.
Lorenzo Cremonesi sul Corriere

Parolin spiega le parole il Papa. Prima il cessate il fuoco da parte della Russia, poi si dia avvio ai negoziati. II segretario di Stato vaticano Pietro Parolin precisa le parole di papa Francesco sulla guerra in Ucraina. «La Santa Sede — ha continuato Parolin — è preoccupata per il rischio di un allargamento della guerra».
Gian Guido Vecchi sul Corriere

Negoziato. Le parole di papa Francesco alla Radio Televisione svizzera continuano ad aprire spazi di confronto. ll prof. Marco Mascia, coordinatore della Rete delle Università per la pace: «II Pontefice pensa al popolo ucraino spossato e chiede una tregua, non una resa. E aggressore è Mosca, ma ora occorre congelare il conflitto per ridurre il dispendio di sangue, curare i malati e portare aiuti umanitari». Da Kiev il presidente Zelensky ha rilevato che dovrebbero essere «gli altri», i russi, a fermarsi. Mentre il Cremlino ha addossato agli ucraini la responsabilità del mancato negoziato: «Rifiutano soluzioni». Netta la reazione della Casa Bianca: «La pace dipende da Mosca». L’Ucraina attende Francesco, spiegano le autorità di Kiev, che hanno però convocato il nunzio apostolico, informandolo che il Paese è «rimasto deluso».
Antonella Mariani su Avvenire

Putin caccia il capo della Marina. Vladimir Putin ha licenziato il comandante della Marina russa dopo che questa ha subito una serie di umilianti perdite nel Mar Nero, tra cui il recente “danno critico” inflitto a due aerei spia russi, secondo quanto riferito da funzionari ucraini a conoscenza della scossa. Il presidente russo ha cacciato l’ammiraglio Nikolai Evmenov, che guidava la Marina dal 2019, e lo ha sostituito con Alexander Moiseev, comandante della flotta settentrionale.
Max Seddom sul Financial Times

Colpito bunker di Hamas. Rivendica l’uccisione del numero 4, mentre l’esercito cerca conferme sulla morte del numero 3. Benjamin Netanyahu appare in video per attribuire a un’operazione israeliana l’eliminazione di Saleh Al Arouri a Beirut agli inizi di gennaio. II primo ministro minaccia i vertici di Hamas — «li troveremo, sono tutti morti» — su fino a Yahya Sinwar, il pianificatore dei massacri perpetrati il 7 ottobre e l’intelligence prova a stabilire se i missili tirati dalle parti del campo rifugiati Nusseirat abbiano ucciso Marwan Issa, il vicecomandante dell’organizzazione.
Davide Frattini sul Corriere

Portogallo. Il Portogallo – stessi abitanti della Lombardia, due terzi del suo Pil – è uno dei Paesi con i salari più bassi d’Europa, ma in compenso è tranquillo, periferico da tanti punti di vista, anche rispetto alle rotte dei migranti. Domenica, su 9 milioni di aventi diritto, 1 milione e 100mila portoghesi hanno scelto l’ultra destra di Chega!. E la prima volta in 50 anni di democrazia che una terza forza va a turbare la placida alternanza tra centrodestra e centrosinistra.
Andrea Nicastro sul Corriere

Trump. Secondo un libro in uscita firmato dall’anchorman della Cnn Jim Sciutto, Trump, quand’era presidente, avrebbe espresso apprezzamenti per diversi autocrati: Putin, Kim Jong-un, Xi Jinping e anche Adolf Hitler. «Ha fatto anche cose buone», avrebbe detto al suo ex capo di gabinetto John Kelly, che lo ha raccontato a Sciutto. Presentato il budget da 7.300 miliardi di dollari al Congresso. Il testo prevede un aumento delle tasse per le grandi multinazionali e le fasce di reddito più alte, un incremento della spesa sociale e nuovi provvedimenti per abbassare i costi delle abitazioni e dell’università.
Viviana Mazza sul Corriere

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