Rassegna stampa 2 settembre

SICUREZZA

Nessuno strappo sulle armi all’Ucraina. La maggioranza politica italiana si mostra unita sulla politica estera, in particolare sul sostegno all’Ucraina, smentendo le voci di disaccordo interno e di una presunta mozione della Lega contro gli interventi militari ucraini. Il quotidiano “Repubblica” aveva riportato notizie di frizioni all’interno della coalizione di governo e di possibili cambiamenti nella politica verso l’Ucraina, ma tali affermazioni sono state negate dai partiti di maggioranza, che ribadiscono la loro posizione comune. Anche sul tema dell’assegno unico, il governo nega le voci di un possibile taglio, con la premier che assicura la continuità del sostegno alle famiglie italiane, nonostante le critiche dell’opposizione e le questioni sollevate da una direttiva UE
Pier Francesco Borgia su Giornale

La soluzione Nato c’è, ma nessuno la applica. L’articolo di Leonardo Tricarico discute la questione della legittimità degli obiettivi militari, un problema non nuovo per la NATO, che richiede l’unanimità dei consensi per l’approvazione degli obiettivi nelle operazioni militari. Tricarico ricorda come, durante il conflitto nei Balcani, ci fossero stati disaccordi tra i membri della NATO, in particolare riguardo il veto francese su un bombardamento che l’Italia riteneva cruciale. Suggerisce che le procedure NATO potrebbero essere applicate al conflitto russo-ucraino, creando un gruppo ristretto di paesi fornitori di armi che condividono e approvano gli obiettivi, mantenendo il diritto di veto sull’uso dei propri sistemi. Questo approccio migliorerebbe la cooperazione e l’efficacia operativa, riducendo i danni collaterali e aumentando l’integrazione delle forze ucraine. Infine, Tricarico solleva la questione delle limitazioni imposte all’Ucraina nell’uso delle armi, suggerendo che una lista di obiettivi legittimi potrebbe concentrarsi sulla capacità operativa russa, evitando bersagli che potrebbero innalzare inutilmente la tensione
Leonardo Tricarico su Tempo

Ultimo lancio per Vega. Il razzo europeo Vega, con un importante contributo italiano, si appresta al suo ultimo lancio previsto per il 3 settembre, dopo aver completato con successo oltre 100 missioni spaziali. Il lancio, che avverrà dallo Spazioporto di Kourou in Guyana Francese, avrà come obiettivo la messa in orbita del satellite Sentinel-2C, parte del programma Copernicus. Dopo 12 anni di servizio, Vega passerà il testimone al suo successore, il Vega-C, che ha già debuttato nel 2022. Il progetto Vega, nato da un’idea italiana negli anni ’90, è diventato fondamentale nel settore dei lanciatori spaziali. L’ultimo lancio, denominato VV24, vedrà il razzo trasportare il satellite Sentinel-2, progettato per il monitoraggio terrestre, che ha generato numerose applicazioni oltre le aspettative iniziali.
su Eco di Bergamo

Superpoteri dei dati. Il presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise in Italia, Claudio Bassoli, sostiene che le aziende europee, inclusa l’Italia, possono recuperare il divario competitivo con le società americane attraverso un uso più efficace dei dati. Le aziende statunitensi sono già molto avanzate nell’adozione di big data e intelligenza artificiale, mentre in Europa l’uso dei dati è meno diffuso e strategico. Il Data Act dell’UE, entrato in vigore a gennaio, mira a stimolare le imprese europee a sviluppare una strategia basata sui dati. Bassoli evidenzia che il Data Act può aumentare il PIL dell’UE e ridurre i costi in vari settori, offrendo un quadro regolatorio chiaro e favorendo la concorrenza nel settore del cloud. Nonostante alcune preoccupazioni, la maggior parte dei dirigenti vede il Data Act come un’opportunità per ottimizzare i processi aziendali
Danilo Taino su L’Economia del Corriere della Sera

Bersaglio facile. Il Ministero della Difesa britannico si trova di fronte a tempi difficili, con una revisione strategica della sicurezza nazionale in arrivo e pressioni finanziarie crescenti. Il budget attuale è sotto stress, richiedendo tagli significativi, mentre il segretario alla Difesa ha imposto un controllo rigoroso su tutte le spese. La Royal Navy deve sostituire le sue navi anfibie, finanziare il suo sottomarino d’attacco di prossima generazione come parte dell’accordo Aukus con l’Australia e continuare a rinnovare la sua forza di fregate. La Royal Air Force vuole acquistare più caccia F35 di fabbricazione statunitense e sviluppare un caccia stealth di sesta generazione, Tempest. L’esercito, nel frattempo, ha bisogno di un carro armato moderno e di un cannone semovente. Qualcosa deve dare. Cancellare o ritardare Aukus o Tempest infliggerebbe enormi danni alla base industriale della difesa britannica e alla sua posizione nei confronti degli alleati. Aukus è vitale per l’Australia come contraltare alla Cina nel Pacifico e Tempest è una joint venture con Giappone e Italia. Alcuni progetti sono troppo avanzati, con troppi soldi spesi, perché valga la pena tagliarli. Ma i progetti nelle loro fasi iniziali che potrebbero essere tagliati sono la fregata Type 32, un nuovo elicottero di media portata per sostituire il Puma della RAF e l’aggiornamento del carro armato Challenger 3, che potrebbe essere sostituito con l’acquisto di Leopard dalla Germania (i Challenger 2 non modernizzati potrebbero quindi essere donato immediatamente all’Ucraina). Nessuna scelta è appetibile. Ma il rifiuto del Labour di riconoscere i pericoli del mondo di oggi finanziando adeguatamente le forze armate rende inevitabili decisioni dolorose.
su Times

Conflitto per Usa e Cina. l patto Aukus, un accordo di difesa tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, è al centro di un acceso dibattito in Australia, soprattutto per l’impegno di acquistare sottomarini a propulsione nucleare dagli USA. Mentre il patto promette vantaggi economici per le industrie britanniche, alcuni critici, tra cui ex ufficiali navali, esprimono preoccupazione per i costi elevati e per l’obbligo implicito di supportare gli USA in un potenziale conflitto con la Cina. Nonostante le paure australiane, è improbabile che il patto venga abbandonato, ma sorgono interrogativi strategici sulla misura in cui gli alleati dovrebbero sentirsi obbligati a seguire le decisioni americane in materia di pace o guerra. La politica estera non dovrebbe essere incondizionata, e la storia mostra che la relazione transatlantica può sopravvivere anche senza un sostegno incondizionato in ogni conflitto.
Max Hastings su Times

Caos per gli scali minori. Pierluigi Di Palma, presidente dell’ENAC, ha discusso i problemi di sovraffollamento negli aeroporti italiani, evidenziando che, contrariamente alle previsioni, i livelli di traffico aereo hanno già superato quelli pre-COVID nel 2024. La mancanza di personale e la concentrazione di voli nelle ore di punta hanno contribuito al caos. Di Palma propone di valutare la capacità infrastrutturale degli aeroporti e di spalmare i movimenti durante l’arco della giornata, incentivando l’uso di aeroporti minori. Critica l’esclusione del settore aereo dal PNRR per pregiudizi ideologici, sottolineando l’importanza del settore per lo sviluppo economico. Infine, prevede una riorganizzazione degli aeroporti per la prossima estate, con l’obiettivo di gestire meglio il traffico e ridurre l’inquinamento acustico.
Laura Pasqua su La Verita’

ECONOMIA & FINANZA DALL’ITALIA E DAL MONDO

Un cantiere da 55 miliardi. Il governo italiano sta affrontando la sfida di rinnovare e finanziare una serie di misure di sostegno alle famiglie, con un budget di 55 miliardi di euro per il 2024. Tra queste, nove misure scadono a dicembre 2023, inclusi bonus per le madri lavoratrici e sgravi fiscali, richiedendo circa 19 miliardi di euro per il loro rinnovo. La legge di Bilancio del 2025 dovrà confermare le priorità del governo, come la riduzione delle tasse e il sostegno alla natalità, mentre si affrontano questioni irrisolte come l’infrazione europea sull’assegno unico e le modifiche all’ISEE. La manovra dovrà rispettare i vincoli del nuovo Patto di stabilità, con il governo che cerca soluzioni per finanziare le misure senza penalizzare le famiglie
Michela Finizio su Sole 24 Ore

Il taglio delle agevolazioni. In Italia, le agevolazioni fiscali, note come tax expenditures, ammontano a 650, con un costo per l’erario di 105 miliardi di euro all’anno. Di queste, 200 riguardano l’IRPEF, l’imposta sulle persone fisiche, che ha visto un aumento rispetto alle 121 del 2018. La politica e la Commissione europea riconoscono la necessità di semplificare il sistema, mentre l’Ufficio parlamentare di bilancio monitora l’incremento di tali aiuti fiscali. Le agevolazioni hanno un impatto variabile sulle famiglie, con sgravi che vanno dai carichi familiari alle spese sanitarie e per l’istruzione. Il governo considera anche una riduzione delle aliquote IRPEF dal 35% al 33%, ma il quoziente familiare rimane un’idea non ancora realizzata.
su Sole 24 Ore

Cresce l’occupazione, ma non basta. L’occupazione in crescita ha portato a un aumento delle entrate fiscali in Italia, con 8 miliardi di maggiori ritenute sui lavoratori dipendenti nei primi sei mesi del 2024. Tuttavia, questo incremento non è sufficiente a coprire le esigenze della manovra economica prevista per il 2025, che dovrebbe ammontare a circa 25 miliardi di euro. Il governo si aspetta ulteriori entrate dall’Ires, grazie agli aumenti degli utili di imprese e banche, ma la lotta all’evasione fiscale procede a rilento, con la Rottamazione quater che non ha raggiunto gli obiettivi sperati. Di fronte a un quadro incerto, si valuta un taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali, anche se questo potrebbe non essere sufficiente a risolvere il rebus della manovra. Nel frattempo, il governo deve presentare il Piano strutturale di bilancio e la legge di Bilancio 2025, con scadenze che includono l’approvazione parlamentare e la valutazione da parte della Commissione UE.
su Corriere della Sera

Non decolla la formazione. Il progetto di formazione e lavoro introdotto con la riforma del Reddito di cittadinanza dal governo Meloni non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, con solo 96.000 persone aiutate su un budget di 1,5 miliardi di euro. Il Siisl, piattaforma telematica per collegare i disoccupati con le offerte di lavoro, non ha funzionato come previsto, e mancano dati su quali corsi siano stati seguiti e quanti abbiano trovato impiego. La riforma mirava a spingere i disoccupati a formarsi e cercare lavoro attivamente, ma molti hanno preferito lavorare in nero piuttosto che sottoporsi ai controlli. Il sistema pubblico di collocamento non riesce a trovare lavoro per i cosiddetti “occupabili”, nonostante la richiesta di lavoratori da parte delle aziende.
Enrico Marro su Corriere della Sera

Tagli silenziosi. Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha adottato una strategia di contenimento della spesa pubblica, attuando tagli soprattutto in ambito pensionistico e sanitario, per rispettare i vincoli imposti dall’Unione Europea. Questi tagli sono stati realizzati in modo silenzioso, senza grandi annunci, ma con effetti tangibili sul potere d’acquisto e sui servizi offerti ai cittadini. Il nuovo vincolo della spesa primaria sul PIL mira a mantenere sotto controllo il deficit e il debito pubblico, in linea con le richieste europee. Il governo Meloni, tuttavia, intende mantenere alcune misure fiscali e bonus, il che richiederà la ricerca di nuove coperture finanziarie o il taglio di altre spese per rispettare le regole UE sulla crescita della spesa pubblica.
Valentina Conte su Repubblica

Via i bonus e ridurre l’Irpef. L’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria sottolinea l’importanza di un piano strutturale per ridurre il debito pubblico italiano, non solo per conformarsi alle regole europee ma anche per mantenere la fiducia dei mercati finanziari. Tria critica la gestione precedente per aver scelto di spendere in iniziative come Quota 100 piuttosto che in una riduzione delle aliquote Irpef, che avrebbe favorito il ceto medio. Egli sostiene che il governo Meloni sembra orientato a correggere le aliquote Irpef e a ridurre la spesa pensionistica, pur esprimendo preoccupazione per i tagli al reddito di cittadinanza e agli investimenti in sanità e istruzione. Infine, Tria riconosce che, nonostante le difficoltà, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta avanzando meglio del previsto, ma avverte della necessità di sostenere gli investimenti anche dopo il 2026 per evitare un impatto negativo sulla crescita economica
Rosaria Amato su Repubblica

Le risposte delle Big dell’energia. Le grandi aziende energetiche italiane stanno affrontando le sfide sociali e ambientali delineate dall’Agenda 2030 dell’ONU, con particolare attenzione all’obiettivo di garantire l’accesso universale a sistemi energetici sostenibili. Eni e Enel, ad esempio, collaborano con governi e istituzioni locali per sviluppare il tessuto industriale e sociale e per fornire energia pulita e accessibile, con progetti che vanno dalla fornitura di gas naturale e GPL a soluzioni per l’autoproduzione di energia rinnovabile. Altre aziende, come Iren e Engie, si concentrano su iniziative educative e di sviluppo urbano in Africa o offrono supporto tecnico a comunità prive di accesso all’energia. In Italia, la povertà energetica è un problema significativo, con circa due milioni di famiglie colpite, e iniziative come il Banco dell’Energia mirano a stabilizzare i costi energetici e promuovere l’efficienza energetica attraverso progetti di sostegno e comunità energetiche rinnovabili
Celestina Dominelli su Sole 24 Ore

Spezzatino. Vivendi, guidata da Yannick Bolloré, figlio di Vincent Bolloré, sta cercando di vendere il suo 23,75% in Telecom Italia (Tim) in un’unica soluzione e al giusto prezzo, nonostante le sfide poste dagli attuali valori di mercato. La vendita fa parte di una più ampia riorganizzazione di Vivendi, che prevede lo scorporo e la quotazione separata di diverse sue divisioni, tra cui Canal+, Havas e il gruppo editoriale Louis Hachette. La situazione di Tim è complessa, con la partecipazione di Vivendi attualmente svalutata e una serie di battaglie industriali perse. Intanto, si sta formando una cordata di investitori, guidata da Andrea Pezzi e Claudio Costamagna, per acquistare la quota di Vivendi in Tim, ma il gruppo francese non sembra interessato a vendere a tappe per non perdere influenza sul futuro di Tim. Nel frattempo, il CEO di Tim, Pietro Labriola, spera che il suo piano industriale possa riconquistare la fiducia degli investitori, altrimenti l’opzione di uno spezzatino potrebbe tornare in considerazione.
Francesco Bertolino su L’Economia del Corriere della Sera

Tim non decolla. TIM non riesce a risollevarsi in Borsa nonostante la vendita della sua infrastruttura di rete al fondo americano KKR e al governo italiano. Il titolo è fermo a valori bassi e gli analisti prevedono margini operativi e riduzione dell’indebitamento inferiori alle aspettative della società. La vendita di Sparkle e la fusione con Open Fiber potrebbero migliorare la situazione, ma sono processi ancora in corso e con incertezze. Inoltre, la posizione dell’azionista di maggioranza Vivendi è incerta, con la possibilità di vendere la sua quota o procedere allo spezzatino della società. Nel frattempo, il mercato attende sviluppi concreti per vedere un rilancio del titolo TIM
Giovanni Pons su Repubblica Affari&Finanza

Low cost. Le compagnie aeree stanno cercando di attirare clienti con diverse offerte di voli low cost, tra cui spiccano i pacchetti “all you can fly” di Wizzair e Frontier Airlines, che permettono voli illimitati per un anno a prezzi fissi, con alcune restrizioni. Altre compagnie, come Ita Airways e Air Canada, propongono carnet di viaggi con prezzi e destinazioni variabili. Tuttavia, molte compagnie sono caute nell’adottare il modello “all you can fly” a causa di esperienze negative passate, come quella di American Airlines nel 1981. Infine, alcune compagnie non hanno ancora risposto all’idea, mentre altre, come Ryanair, hanno espresso scetticismo, sottolineando i potenziali rischi di offerte simili
Federico Formica su Repubblica Affari&Finanza

Indennizzi senza prelazione. Il governo italiano sta finalizzando un piano di riforma delle concessioni del demanio marittimo, che prevede la scadenza delle attuali concessioni al 30 settembre 2027 e l’obbligo per gli enti concedenti di indire gare entro il 30 giugno 2027. La nuova bozza, in attesa di approvazione dal Consiglio dei ministri, esclude il diritto di prelazione per i concessionari uscenti e stabilisce indennizzi per gli investimenti fatti negli ultimi 5 anni, a carico dei nuovi gestori. Le nuove concessioni avranno una durata variabile tra 5 e 20 anni, con regole di gara che favoriscono le piccole imprese locali e valorizzano le specificità territoriali. La soluzione proposta mira a risolvere le tensioni con l’Unione Europea riguardo al rispetto della direttiva Bolkestein, che richiede la liberalizzazione dei servizi, inclusi quelli balneari, e a chiudere la questione entro il mese in corso.
su Stampa

POLITICA & CRONACA DAL MONDO

Vince AfD. AfD ha ottenuto una storica vittoria nelle elezioni regionali in Turingia, diventando il primo partito di estrema destra a vincere in un’elezione statale nella Germania postbellica, con il 33,1% dei voti. La CDU si è piazzata seconda con il 24,5%, mentre in Sassonia la situazione si è invertita, con la CDU in testa e l’AfD al secondo posto. Il risultato rappresenta un duro colpo per la coalizione di governo del cancelliere Olaf Scholz, con i partiti della coalizione previsti in calo a cifre singole in entrambi gli stati. L’insoddisfazione degli elettori dell’est tedesco è attribuita a problemi economici e politici interni, e si riflette anche nel sostegno a un nuovo partito di estrema sinistra, l’Alleanza Sahra Wagenknecht BSW. Nonostante il successo, l’AfD non sarà in grado di formare un governo in Turingia a causa della mancanza di collaborazione con gli altri partiti
Guy Chazan su Financial Times

Choc in Germania, Scholz trema. L’Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto un risultato senza precedenti nelle elezioni regionali in Germania, diventando il primo partito in Turingia con il 30,5% dei voti e il secondo in Sassonia con il 30%. Questo è il primo caso di vittoria elettorale di un partito estremista in Germania dal Dopoguerra. Il governo di Olaf Scholz ha subito una dura sconfitta, con i partiti della coalizione che hanno ottenuto solo il 15% dei consensi complessivi. Nonostante l’AfD non governerà, poiché nessun altro partito è disposto ad allearsi con essa, il suo successo rappresenta una vittoria simbolica e un segnale preoccupante per il futuro politico della Germania.
Mara Gergolet su Corriere della Sera

Svolta. Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto una vittoria significativa nelle elezioni regionali in Turingia, diventando il primo partito, e ha sfiorato la vittoria in Sassonia, posizionandosi di poco dietro alla CDU. Questo risultato storico, che non si vedeva dalla fine del nazismo, segna un punto di svolta per la politica tedesca, con l’AfD e il movimento sovranista Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw) che insieme raccolgono circa il 40-45% dei voti. La coalizione di governo guidata da Scholz è risultata indebolita, con i partiti al governo che hanno subito perdite significative. La governabilità delle regioni è ora incerta, con possibili alleanze tra CDU, Bsw e Linke in Turingia e un rifiuto della CDU di allearsi con l’AfD. Questi risultati riflettono un malcontento verso il governo federale e potrebbero avere ripercussioni sulle future elezioni regionali e sulla scena politica tedesca.
Uski Audino su Stampa

Rossobruna pro Putin. Sahra Wagenknecht, cresciuta nella DDR e figlia di un padre iraniano, ha fondato un nuovo partito personalistico in Germania dopo essere stata espulsa dalla Linke per le sue posizioni filo-Cremlino. Il suo partito, Buendnis Sahra Wagenknecht, ha ottenuto successo in Turingia e Sassonia, attirando elettori con una politica sociale di sinistra ma conservatrice su temi sociali, e ha guadagnato oltre il 6% alle elezioni europee. Nonostante le controversie e le difficoltà passate, come un esaurimento nervoso e l’accusa di stalinismo, Wagenknecht è diventata una figura centrale nella politica tedesca, riempiendo un vuoto politico e attirando sia elettori dell’estrema destra che del suo ex partito.
su Repubblica

Rivolta contro Netanyahu per gli ostaggi. Israele è in lutto e in rivolta contro il primo ministro Netanyahu dopo la morte di sei ostaggi durante una trattativa con Hamas per un cessate il fuoco. La nazione si è fermata in segno di protesta, con uno sciopero generale che ha sospeso scuole, lavoro e voli. I sei ostaggi, inizialmente vivi e inclusi in una lista per la liberazione, sono stati uccisi da Hamas poco prima del recupero dei loro corpi. La tensione politica è alta, con il ministro della Difesa che chiede un cambio di strategia e il ministro Smotrich che rifiuta concessioni a Hamas. Netanyahu è sotto pressione, con famiglie delle vittime che rifiutano di parlare con lui e una richiesta di perdono che non viene vista come un’assunzione di responsabilità personale
Davide Frattini su Corriere della Sera

Hamas pagherà. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno espresso una risposta ferma e unita contro Hamas, promettendo vendetta e l’eliminazione dell’organizzazione palestinese in seguito all’esecuzione di sei ostaggi, tra cui l’americano Hersh Goldberg-Polin. Biden ha espresso il suo dolore e la sua indignazione, assicurando che i leader di Hamas “pagheranno per questi crimini” e ha promesso di lavorare per il rilascio degli altri ostaggi. Ha inoltre offerto le sue condoglianze ai genitori di Hersh, lodandone il coraggio e la determinazione. Harris ha condannato la brutalità di Hamas e ha sottolineato la necessità di eliminare la minaccia che rappresenta per Israele e i cittadini americani, assicurando che gli Stati Uniti non vacilleranno nell’impegno a liberare gli ostaggi. Entrambi i leader non hanno menzionato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nei loro messaggi.
Massimo Basile su Repubblica

Prestiti all’Ucraina. I leader del G7 si trovano in difficoltà nel trovare una soluzione per fornire un prestito all’Ucraina, cercando alternative al finanziamento da parte dei contribuenti occidentali. Hanno proposto di utilizzare i profitti straordinari generati dal blocco delle riserve della banca centrale russa per finanziare un anticipo di 50 miliardi di dollari a Kiev. Tuttavia, questo piano non aggiunge nuovi fondi, ma si basa su quelli già destinati all’Ucraina, e sta già portando alcuni paesi, come la Germania, a ridurre il proprio sostegno finanziario diretto. Il piano presenta ostacoli tecnici e politici, e potrebbe aumentare il debito dell’Ucraina senza risolvere le contraddizioni politiche sottostanti, a meno che non venga presa una decisione politica per confiscare apertamente gli asset russi a favore dell’Ucraina.
Martin Sandbu su Financial Times

Forze russe vicine. Le forze russe si stanno avvicinando al centro logistico ucraino di Pokrovsk nella regione orientale di Donetsk, nonostante l’incursione ucraina nella regione di Kursk. Il Ministero della Difesa del Regno Unito ha riferito che le truppe russe si trovano ora a meno di 10 km da Pokrovsk, un nodo vitale per il controllo di altre città importanti e collegamenti stradali con il centro dell’Ucraina. La loro avanzata potrebbe rallentare avvicinandosi a zone più urbanizzate, ma la conquista di Pokrovsk indebolirebbe significativamente la difesa ucraina nella regione. Nel frattempo, un attacco russo ha colpito un’area civile a Kharkiv, ferendo almeno 41 persone. Nonostante l’occupazione di territori nel sud della Russia da parte delle forze ucraine, il Cremlino ha scelto di mantenere le truppe a Donetsk, evitando di ritirare unità combattenti dalle zone di prima linea
Anastasia Stognei su Financial Times

I droni di Kiev su Mosca. L’Ucraina ha lanciato un massiccio attacco con droni contro la Russia, intercettando 158 velivoli diretti a infrastrutture critiche, con detriti che hanno colpito una raffineria vicino a Mosca. In risposta, la Russia ha intensificato i bombardamenti su città ucraine come Kharkiv, causando numerosi feriti. Il presidente ucraino Zelensky ha richiesto maggiore sostegno internazionale, inclusa l’autorizzazione all’uso di armi a lungo raggio occidentali per colpire obiettivi in Russia. Sul fronte orientale, le forze russe avanzano nel Donbass, nonostante l’Ucraina abbia temporaneamente invaso l’oblast di Kursk. La situazione rimane tesa, con l’Ucraina che affronta la difficile scelta tra difendere le conquiste a Kursk o ritirarsi di fronte all’intensificarsi dell’offensiva russa.
Lorenzo Vita su Messaggero

Ucciso trafficante di uomini. Abd al-Rahman Milad, noto come Bidja e indicato dall’ONU come uno dei principali trafficanti di esseri umani in Libia, è stato ucciso in un agguato davanti all’Accademia navale di Tripoli, dove era stato nominato capo. Nonostante le accuse e un mandato di cattura internazionale, Bidja aveva mantenuto posizioni di potere all’interno della Guardia costiera libica, finanziata dall’Italia per contrastare l’immigrazione clandestina, la stessa che lui stesso gestiva. La sua morte, avvenuta in circostanze sospette, potrebbe avere ripercussioni sugli equilibri in Libia. Bidja era stato precedentemente incluso in una delegazione libica a Roma nel 2017 per discutere il contrasto all’immigrazione clandestina, nonostante le sue attività criminali fossero già note.
Alessandra Ziniti su Repubblica

POLITICA & CRONACA DALL’ITALIA

Passi per la pace. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana sottolinea l’importanza della diplomazia parlamentare e propone un G7 per la pace, che si terrà a Verona dal 5 al 7 settembre, con la partecipazione di importanti figure politiche, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Premier Giorgia Meloni. Durante il summit si discuteranno temi come i nuovi equilibri geopolitici, l’accesso alle risorse strategiche, la crisi in Medio Oriente, e la cybersicurezza. Fontana evidenzia il ruolo dei Parlamenti nel dibattito democratico e nella ricerca di soluzioni politiche ai conflitti armati. Inoltre, affronta questioni relative alla decretazione d’urgenza in Italia e l’importanza della collaborazione tra i Paesi membri dell’Unione Europea
Marco Cremonesi su Corriere della Sera

L’imbarazzo per il caso Sangiuliano. Il sondaggio di Affaritaliani.it mostra che il 58% degli italiani considera Giorgia Meloni una leader matura, e lei sottolinea l’importanza di un governo che non sprechi risorse e rappresenti l’Italia con autorevolezza. Tuttavia, il governo deve affrontare diversi problemi, tra cui la controversia riguardante il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accusato di aver assunto una consulente senza le qualifiche necessarie, con minacce di sfiducia da parte di Italia Viva e richieste di chiarimenti dal PD. Inoltre, il centrodestra è diviso sulla questione della cittadinanza, con Forza Italia che chiede una legge più inclusiva per i giovani stranieri, mentre la Lega si oppone fermamente, sostenendo che la cittadinanza deve essere guadagnata e non regalata. Meloni ha convocato un vertice per proporre un nuovo patto ai partiti della maggioranza in vista della manovra economica.
Paola di Caro su Corriere della Sera

Via libera di Conte a Orlando. Il Movimento 5 Stelle ha dato il proprio sostegno alla candidatura di Andrea Orlando, tre volte ministro dem, per la presidenza della Regione Liguria. L’annuncio è stato fatto dal parlamentare pentastellato genovese Luca Pirondini, dopo un confronto sui temi, nonostante le precedenti esitazioni. La decisione arriva in seguito all’ultimatum di Orlando, che aveva minacciato di ritirarsi dalla corsa se non fosse stato supportato. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha espresso il suo convinto sostegno, sottolineando la necessità di offrire ai cittadini liguri un futuro migliore. Rimane tuttavia esclusa dalla coalizione Italia Viva, con Pirondini che ha categoricamente affermato la loro non partecipazione.
Marco Menduni su Stampa

Tensioni su alleanze e politica estera. Il centrosinistra italiano affronta un percorso in salita, con tensioni interne soprattutto sulle alleanze e sulla politica estera, in particolare riguardo alla questione ucraina. Mentre a livello locale in Liguria si è raggiunto un accordo che supera le divisioni, a livello nazionale permangono forti divergenze tra Matteo Renzi, Giuseppe Conte e Carlo Calenda. Il Movimento 5 Stelle vive con difficoltà l’idea di un’alleanza con Renzi, considerato “inaffidabile” e “deflagrante” per il campo progressista. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, cerca di mantenere una linea unitaria per costruire un’alternativa alla destra, ma si scontra con le resistenze interne e le critiche sulla politica estera, in particolare per la posizione del M5S contro l’invio di armi in Ucraina
Gabriella Cerami su Repubblica

Il ballo del campo largo. Il campo largo, una coalizione di centrosinistra che cerca di includere forze moderate e centriste, si muove con cautela e ambizione, cercando di sfidare la maggioranza di centrodestra ritenuta non più imbattibile. Il PD, convinto che il successo di Meloni sia limitato, punta a trovare percorsi comuni e si prepara per le sfide regionali in Liguria, Umbria e Emilia-Romagna. Matteo Renzi cerca alleanze, mentre Giuseppe Conte si mostra aperto al campo largo ma attento alle dinamiche interne al Movimento 5 Stelle. Elly Schlein emerge come figura chiave nel PD, mentre si discute l’idea di un progetto centrista che possa unire diverse forze politiche in vista delle elezioni politiche.
Roberto Grassi su Corriere della Sera

Renzi lascia Bucci. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è pronto a lasciare la coalizione di centrodestra a Genova se necessario per costruire un’alternativa al governo Meloni. Sottolinea l’importanza di un programma che convinca il ceto medio e critica l’approccio di Conte, rimasto fermo al 2021. Renzi enfatizza il ruolo decisivo del centro nelle coalizioni e la necessità di superare i veti interni, citando l’esempio di Elly Schlein che non attacca Italia Viva ma la segretaria dem. In politica estera, Renzi sostiene l’invio di armi all’Ucraina e la ricerca di una soluzione diplomatica, mentre in politica interna propone di detassare il lavoro e di opporsi all’autonomia differenziata che aumenterebbe la burocrazia. Infine, respinge le accuse di un complotto contro Giorgia Meloni e sottolinea la necessità di lavorare insieme per affrontare le sfide del Paese. –
Paolo Griseri su Stampa

Degradato? L’eurodeputato leghista Roberto Vannacci, già generale, rischia di essere degradato a soldato semplice a seguito di un nuovo fascicolo disciplinare aperto nei suoi confronti. Questo provvedimento segue una sospensione di 11 mesi per aver pubblicato un libro senza autorizzazione, considerato lesivo per l’immagine delle forze armate. Vannacci ha pubblicato un secondo libro, “Il coraggio vince”, che potrebbe aggravare la sua posizione. Attualmente in aspettativa per il suo ruolo a Bruxelles, Vannacci sostiene il diritto alla libertà di parola, mentre l’amministrazione militare difende la necessità di tutelare il prestigio e l’imparzialità dell’istituzione. L’udienza al Tar per il suo ricorso è prevista per il 25 settembre.
Matteo Pucciarelli su Repubblica

Stallo Rai. La trattativa per le nomine ai vertici della Rai è in stallo, con Fratelli d’Italia (FdI) che cerca l’appoggio di Italia Viva (IV) senza successo, poiché Matteo Renzi e il suo partito rifiutano di collaborare con la destra su questa questione. La maggioranza guidata da Giorgia Meloni necessita di ulteriori voti per confermare Simona Agnes di Forza Italia come presidente della commissione di Vigilanza Rai, ma il Partito Democratico (PD) ha chiesto alle opposizioni di non partecipare alla votazione. Nel frattempo, si specula su un possibile ritorno di Mariastella Gelmini in Forza Italia, che potrebbe influenzare la situazione, mentre la Lega di Matteo Salvini insiste per ottenere posizioni chiave nella Rai. La situazione è complessa e il tempo stringe, con il voto parlamentare fissato per il 12 settembre e nessun rinvio previsto.
Lorenzo de Cicco su Repubblica

No all’arresto. La Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ha richiesto l’arresto domiciliare per l’ex pm Antonio Laudati e il tenente della Gdf Pasquale Striano, accusati di accesso abusivo a sistemi informatici e altri reati, per presunti dossieraggi effettuati tramite accessi non autorizzati a banche dati. Il GIP ha respinto la richiesta nonostante i gravi indizi, perché non ha ritenuto sussistere il rischio di inquinamento probatorio. La Procura ha quindi presentato ricorso al Riesame, con udienza fissata per il 23 settembre. L’inchiesta, scaturita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, indaga su una presunta raccolta illecita di informazioni riservate, con dubbi sui possibili mandanti e scopi dell’operazione
su Repubblica

Depistando. La Procura di Perugia ha scoperto un’attività di inquinamento probatorio da parte dell’ex pm Antonio Laudati e del finanziere Pasquale Striano, che avrebbero spiato e depistato indagini all’interno della Direzione nazionale antimafia. Nonostante la richiesta di arresti domiciliari per i due, il giudice preliminare ha negato l’istanza, dubitando della pericolosità dei loro tentativi di depistaggio vista l’avanzata fase dell’inchiesta. Tuttavia, il procuratore Raffaele Cantone insiste e si appella al Tribunale del Riesame, depositando l’intero fascicolo di indagine. L’inchiesta, che ha già portato alla luce il dossieraggio su esponenti politici e giornalisti, continua a procedere, mentre il procuratore Cantone considera di condividere i documenti con la Commissione parlamentare Antimafia
su Giornale

Sbarchi diminuiti. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, della Lega, difende la politica migratoria del governo italiano, sottolineando la diminuzione degli sbarchi grazie agli accordi con Libia, Egitto e Tunisia. Molteni afferma che i diritti umani sono garantiti attraverso il controllo di organizzazioni internazionali e che la cooperazione internazionale ha spostato l’emergenza migratoria da Lampedusa alle Canarie. Nonostante le critiche, sostiene che la cittadinanza non dovrebbe essere concessa automaticamente e che i minori stranieri in Italia godono già di diritti fondamentali, escludendo il diritto di voto. Infine, Molteni difende l’autonomia regionale e l’importanza di accelerare l’approvazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), rifiutando l’idea che ciò aumenterà il divario tra Nord e Sud Italia
Grazia Longo su Stampa

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