Rassegna stampa 6 marzo

LEONARDO

Fucino. Nel centro spaziale del Fucino di Telespazio, gruppo Leonardo, nasce uno dei tre nuovi centri di controllo della costellazione di satelliti europei Iris 2.
Tg Leonardo RaiTre ore 14.45

Acquisizione. Fincantieri è in trattative avanzate per acquisire Wass Difesa, azienda specializzata in tecnologie subacquee e di proprietà di Leonardo, con il valore dell’accordo stimato fra 250 e 300 milioni di euro. L’operazione segue il miglioramento dei rapporti fra le due aziende, sostenuto dalla recente collaborazione sancita da un Memorandum of Understanding firmato dai nuovi amministratori delegati, Pierroberto Folgiero di Fincantieri e Roberto Cingolani di Leonardo. La joint venture Orizzonte Sistemi Navali tra Fincantieri e Leonardo verrà rafforzata con l’ingresso di Lorenzo Mariani come presidente, in un contesto di possibili nuovi movimenti finanziari per Fincantieri, inclusa un’eventuale aumento di capitale.
G D sul Sole

Acquisizione. Fincantieri, azienda controllata al 71% da Cdp e guidata dal CEO Pierroberto Folgiero, è in trattative avanzate con Leonardo per acquisire le attività subacquee di quest’ultima, incluse la costruzione di sistemi di difesa come siluri e sonar. Per finanziare l’espansione nel settore della difesa, che rappresenta già il 40% del suo fatturato, Fincantieri potrebbe ricorrere ad un aumento di capitale, bond convertibili, o una combinazione delle due opzioni fino a 400 milioni. Mentre si avvicina la presentazione dei conti del 2023 prevista per l’8 marzo, si specula anche su un possibile allargamento del flottante di Fincantieri con una operazione di capitale che potrebbe avere luogo tra fine aprile e metà maggio.
Fabrizio Massaro su Mf

Fincantieri vuole i siluri della Wass. Fincantieri, guidata da Pierroberto Folgiero, è in procinto di acquisire Wass, parte di Leonardo, specializzata nella produzione di sistemi subacquei di difesa come siluri e sonar, per un valore stimato tra i 200 e i 300 milioni di euro. Questa mossa è parte di una strategia di espansione nel settore della difesa subacquea e rientra nei piani di crescita dimensionale della compagnia. L’operazione, supportata dall’advisor JP Morgan, dovrebbe concludersi tra aprile e maggio, e si mira a un finanziamento che non comprometta il piano di riduzione del debito di Fincantieri. L’acquisizione potrebbe essere finanziata tramite risorse proprie, un rafforzamento patrimoniale o l’emissione di bond convertibili. La cessione di Wass da parte di Leonardo rappresenterebbe un’uscita sostanziale dal settore degli armamenti, con Leonardo che manterrebbe solo una partecipazione nel consorzio europeo di missili Mbda.
Francesco Bertolino sul Corriere

Acquisizione. Fincantieri è in trattativa con Leonardo per l’acquisizione di Wass, specializzata in sistemi di difesa subacquei, seguendo il proprio piano di rafforzamento nel settore della difesa, in particolare nei sistemi subacquei dopo l’acquisizione di Remazel. Per finanziare l’operazione, la compagnia triestina considera un aumento di capitale di 400 milioni di euro, consultandosi con istituzioni finanziarie come JPMorgan, Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas e coinvolgendo azionisti e investitori istituzionali. Nonostante la mancanza di conferma ufficiale da parte delle aziende coinvolte e mentre Leonardo lavora al completamento del suo piano industriale, Fincantieri mostra un sempre maggiore interesse verso il settore difensivo, che rappresenta già il 40% del proprio fatturato, ed ha lanciato il Polo nazionale della subacquea a La Spezia.
Roberto Dimito sul Messaggero

Dividendo. Thales ha annunciato un aumento del 16% nel dividendo, portandolo a 3,40 euro per azione, grazie a una crescita nei ricavi a 18,4 miliardi di euro e un utile netto di 1,77 miliardi, nonostante un calo del 9% nell’utile netto consolidato dovuto ad oneri straordinari. Il presidente Patrice Caine è fiducioso per il futuro, menzionando acquisizioni strategiche in avionica e cybersecurity che rafforzano ulteriormente il posizionamento dell’azienda.
Su Italia Oggi

Thales. Il gruppo francese di elettronica per l’aviazione e la difesa Thales prevede che i problemi della catena di approvvigionamento freneranno la crescita anche quest’anno, nonostante abbia un portafoglio ordini da record, mentre i Paesi aumentano la spesa militare per far fronte alle crescenti tensioni geopolitiche.
Leila Abboud sul Financial Times

SCENARI E GEOPOLITICA

Difesa Europea. L’Unione Europea, stimolata dai cambiamenti geopolitici, ha presentato una strategia di difesa per migliorare la cooperazione e gli acquisti comuni tra gli Stati membri, stanziando un fondo di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027. Mirando a un maggiore commercio intraeuropeo di armamenti, la Commissione europea intende promuovere il principio del “Buy European” per contenere gli acquisti al di fuori dell’UE e raggiungere obiettivi di cooperazione entro il 2030. Le discussioni sul finanziamento e su un eventuale nuovo debito europeo saranno riprese nella prossima legislatura, mantenendo il bilancio della difesa e la sua gestione una materia prettamente nazionale.
Beda Romano sul Sole

Spendiamo male. L’Europa, pur essendo la seconda potenza mondiale per spesa militare, presenta una notevole frammentazione nelle sue spese con inefficienze e dispersione di risorse, invece degli Stati Uniti che spendono su progetti su larga scala come l’F-35. Solo il 18% della spesa militare dell’UE è destinata a progetti cooperativi, con il resto diviso in programmi nazionali, creando duplicazioni di costi e limitando l’efficienza. Questa frammentazione si estende attraverso vari settori della difesa, come l’aeronautica e la cantieristica navale, e nonostante alcuni tentativi di consolidamento, la difesa in Europa rimane meno unitaria rispetto al modello americano, con l’eccezione del settore dei missili gestito dal gruppo europeo Mbda. In Europa ci sono almeno 4 carri armati, il Leopard dell’industria tedesca, il Leclerc francese, il Challenger britannico, l’Ariete costruito da Leonardo-Finmeccanica. Negli Stati Uniti ce n’è solo uno, l’Abrams.
Gianni Dragoni sul Sole

Solo 1,5 miliardi. La Commissione Europea, con il capo della diplomazia europea Josep Borrell e altri commissari, ha presentato una strategia per l’industria della difesa dell’UE, con un piano di investimenti di 1,5 miliardi di euro per stimolare gli acquisti comuni e la produzione. Questa strategia di dieci anni non mira a soddisfare le necessità immediate dell’Ucraina, ma piuttosto a rafforzare il settore della difesa europeo a lungo termine, ponendo come obiettivi l’aumento degli acquisti condivisi e degli appalti interni all’UE. La questione del finanziamento per la difesa è ancora aperta, con alcuni paesi, come la Germania e l’Olanda, contrari agli Eurobond.
Francesca Basso sul Corriere

Priorità della prossima legislatura. La Commissione europea ha lanciato una nuova strategia di difesa che prevede fondi da 1,5 miliardi di euro fino al 2027 per acquisti congiunti di materiali di difesa, ma senza proporre l’emissione di eurobond per il finanziamento, affidando così il progresso a iniziative individuali dei Paesi membri. Il pacchetto incoraggia la cooperazione tra gli Stati membri e aspira ad accrescere il commercio della difesa intra-UE e gli acquisti congiunti, ma le competenze restano nazionali, lasciando aperta la possibilità di una “cooperazione rafforzata” tra alcuni Stati. Il Commissario europeo Thierry Breton suggerisce che eurobond da cento miliardi di euro per la difesa possano essere un obiettivo nella prossima legislatura.
Claudio Tito su Repubblica

No Eurobond. Il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, si oppone all’uso di denaro pubblico dell’Unione Europea per la difesa e respinge l’idea di creare nuovo debito comune europeo, sostenendo invece la necessità di investimenti privati e l’unione dei mercati dei capitali. Lindner critica le politiche regolamentari della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e propone una maggiore cooperazione in materie di difesa all’interno della NATO piuttosto che attraverso investimenti diretti dell’UE. Nonostante le sfide globali e le possibilità di cambiamento politico in USA, Lindner difende una visione confederale dell’UE basata sul principio che ogni Stato membro debba essere responsabile della propria gestione economica e della difesa.
Beda Romano sul Sole

Gioco di specchi. L’Europa mostra un atteggiamento inefficace di fronte alle crescenti minacce alla sicurezza, mancando di investimenti seri in difesa e mantenendo un atteggiamento “business as usual” nonostante l’aggressione russa in Ucraina. Dopo anni di politiche pacifiste e riduzione di investimenti nella difesa e nell’industria, l’UE si trova a fare i conti con divisioni interne, specialmente fra Francia e Germania, e con la possibilità di essere vulnerabile in caso di perdita dell’Ucraina. Il futuro della sicurezza europea dipende dall’uscita da questo stallo, superando divergenze interne e affrontando il dilema fra il velleitarismo francese e la dipendenza tedesca da energia e sicurezza, per evitare un’Europa inerme e dipendente da decisioni esterne.
Adriana Cerretelli sul Sole

Il piano europeo non piace agli States. Gli Stati dell’Unione Europea, che sono fiscalmente conservatori, stanno respingendo il nascente piano di Bruxelles di aumentare i finanziamenti comuni per la difesa, sollevando dubbi sulla spinta ad espandere rapidamente la capacità industriale del continente.
Paola Tamma sul Financial Times

La Cina investe in Difesa. I piani della Cina di puntare a una crescita economica di circa il 5% quest’anno suscitano un certo scetticismo. L’incertezza dovuta alla crisi del settore immobiliare e alla debolezza dei consumi rendono difficile essere ottimisti. Ma una cosa è certa. Poche cose – nemmeno un deficit di bilancio del 3% del prodotto interno lordo – impediranno a Pechino di aumentare le spese per la difesa. Molti ne beneficeranno. Il bilancio militare di Pechino aumenterà del 7,2%. Si tratta di un aumento in linea con quello dell’anno scorso, nonostante il rallentamento dell’economia, e che fa della Cina il secondo paese più spendaccione dopo gli Stati Uniti a livello globale. Il bilancio militare cinese, pari a 1,67 miliardi di Rmb (232 miliardi di dollari), è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni sotto la guida del leader Xi Jinping.
Sul Financial Times

Grandi ambizioni ma magri finanziamenti. La Commissione Ue ha presentato un vasto piano per accelerare la produzione di armi e finanziare progetti militari comuni. – Il budget iniziale è di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027.
Fabienne Schmidt sulla Tribune

Il dividendo della guerra. Dopo aver beneficiato a lungo del famoso “dividendo della pace”, gli europei cominciano a riconoscere che è giunto il momento di reinvestire massicciamente in una difesa che non può che essere sempre più comune. Tra il ritorno dell’aggressività russa, il possibile ritiro degli Stati Uniti, l’ascesa del complesso militare-industriale cinese e il moltiplicarsi delle minacce sul nostro continente e lontano dai nostri confini, la situazione geostrategica non ha più nulla a che vedere con la fine della Guerra Fredda. Gli europei lo sanno, ma nonostante le incoraggianti iniziative della Commissione, dovremo andare ben oltre.
David Barroux su Les Echos

Nato. L’Ungheria si oppone alla candidatura di Mark Rutte alla posizione di Segretario generale della NATO, segnando un’altra occasione in cui Budapest ostacola iniziative dell’alleanza occidentale. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha pubblicamente dichiarato il rifiuto del suo paese a sostenere l’ex primo ministro olandese, nonostante abbia il sostegno dei principali membri della NATO. Szijjártó ha giustificato la scelta affermando che non possono appoggiare qualcuno che, secondo loro, ha tentato di “mettere in ginocchio” l’Ungheria in passato.
Su Repubblica

Taurus. Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si rifiuta di consegnare i missili Taurus all’Ucraina nonostante le pressioni internazionali, temendo un coinvolgimento diretto della Germania nel conflitto che potrebbe scatenare una guerra mondiale.
Roberto Giardina su Italia Oggi

La Francia compra munizioni per l’Ucraina fuori Europa. Si tratta di un cambio di rotta per Parigi, che finora è stata reticente nell’acquistare equipaggiamenti militari extraeuropei per aiutare l’UE. Martedì a Praga, Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia parteciperà all’”initiante :cheque” per l’acquisto di munizioni prodotte fuori dal Paese. L’iniziativa, lanciata dal presidente ceco. Petr Pavel, è un’”arte della cooperazione reciproca” che è “estremamente unita”, ha detto il capo dell’ECU in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo al Castello di Praga.
Vincent Collen su Les Echos

Produrre di più. All’interno dell’Unione Europea, la Francia occupa un posto unico in termini di difesa. Unico membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e unica potenza dotata di armi nucleari dopo la Brexit, possiede anche un vasto insieme di territori d’oltremare, che lo rendono un attore di livello mondiale. La Francia manifesta infatti, da oltre sessant’anni, il desiderio di restare un protagonista militare senza dipendere da un altro Paese. Ciò l’ha portata a porre la deterrenza al centro della sua politica di difesa e a proteggere il bilancio (52 miliardi di euro sui 413 previsti dalla legge di programmazione militare 2024-2030). Ma anche perpetuare un modello di esercito completo e mantenere un’industria della difesa capace di progettare, sviluppare e produrre armi diversificate. Ciò per equipaggiare le proprie forze ma anche per esportare, spesso nel quadro della cooperazione strategica con paesi amici. Le vendite internazionali generano anche entrate da investire in armi di nuova generazione, affinché gli eserciti francesi restino all’avanguardia della tecnologia. Questo settore, raggruppato sotto il nome di Base Industriale e Tecnologica della Difesa (BITD), conta una decina di grandi imprese e 4.000 PMI, distribuite su tutto il territorio, di cui 450 considerate strategiche. Nel 2022 il settore, che impiega 200.000 persone altamente qualificate, ha realizzato • un fatturato di oltre
19 miliardi (esclusa la manutenzione) e firmato ordini internazionali record per 27 miliardi. Nel 2022, la Francia si è classificata al terzo posto nel mondo come paese esportatore, dietro a Stati Uniti e Russia.
Veroniq ue Guillemard sul Figaro

Ucraina. L’Italia ha speso 5,4 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina, inclusi costi militari, finanziari e per l’accoglienza dei profughi, contraddicendo precedenti dichiarazioni ufficiali di non aver speso nulla. Il dato emerge dallo studio del Kiel Institute tedesco, che evidenzia anche una mancanza di trasparenza da parte italiana nella comunicazione degli aiuti, specialmente per quanto riguarda il materiale militare spedito. A livello europeo e internazionale, i fondi complessivi per l’Ucraina ammontano a 144 miliardi di euro, usati per supporto al fronte e al mantenimento dello stato ucraino, mentre l’Italia si classifica ottava per volume di aiuti forniti ma ventiseiesima per trasparenza.
Cosimo Caridi sul Fatto

Leva in Germania. La Germania sta valutando la reintroduzione di una forma di leva semi-obbligatoria, simile a quella adottata dalla Svezia, con l’obiettivo di aumentare la resilienza dello stato contro la minaccia russa, con una proposta attesa prima delle elezioni europee e un piano di attuazione entro il 2025.
Tonia Mastrobuoni su Repubblica

Ruolo per l’Italia. Negli anni, la percezione del ruolo della Difesa come elemento chiave per la sicurezza e lo sviluppo industriale del Paese è radicalmente cambiata, culminando nell’integrazione dell’industria italiana nel Programma Tempest e nel nuovo approccio dell’UE verso l’acquisto congiunto di equipaggiamento militare, mirato a rafforzare indipendenza e innovazione tecnologica europea.
Stefano Cianciotta sul Tempo

Si alla missione. Camera e Senato hanno dato via libera quasi unanime alle missioni Aspides nel Mar Rosso e Levante in Medio Oriente, per difendere navi commerciali e fornire aiuti umanitari, rispettivamente. Il governo ha ricevuto il sostegno del PD e del M5S, anche se Avs ha negato l’autorizzazione a Aspides, e si sono tolte alcune formulazioni dal testo per evitare fraintendimenti sull’impegno esclusivamente difensivo delle missioni. Le operazioni coinvolgeranno centinaia di unità di personale e varie attrezzature militari con un fabbisogno finanziario che supera i 42 milioni di euro, con fondi europei contribuenti e lo scopo di proteggere il commercio e assistere zone in crisi come la Striscia di Gaza
Emilia Patta sul Sole

Mar Rosso. La Marina italiana ha aumentato la sorveglianza delle infrastrutture fondamentali per l’economia e la società digitale posizionate sui fondali marini, quali cavi e condotte, in risposta al crescente rischio di sabotaggi. Utilizzando tecnologie avanzate come robot sottomarini filoguidati e sistemi di intelligenza artificiale, si punta a proteggere queste infrastrutture che sono cruciali per la comunicazione e il trasporto energetico. Il futuro della sicurezza sottomarina si evolve verso l’automazione, con l’integrazione di droni subacquei che monitoreranno e difenderanno il fondale dalle minacce in un contesto di crescente rivalità geopolitica per le risorse sommerse.
Gianluca Di Feo su Repubblica

Cavi tranciati. Gli Houthi hanno attaccato una nave container, la Sky II di MSC, a sud di Aden, sostenendo fosse collegata a Israele, con un missile che ha causato un piccolo incendio, e hanno minacciato altre compagnie di navigazione di attacchi nel Mar Rosso se non li contattano prima di entrare in quelle acque. Il taglio di cavi sottomarini ha provocato una riduzione del 25% della connettività Internet nella regione, con sospetti su possibili interferenze degli Houthi, nonostante le loro smentite, mentre aumentano le tensioni con operazioni militari preventive da parte di unità occidentali contro possibili minacce. La crisi regionale si connette a un vasto scenario di tensioni internazionali, inclusi presunti piani iraniani contro figure statunitensi e l’infiltrazione di agenti iraniani all’estero per reclutare individui per attacchi e raccolta informazioni su obiettivi.
Guido Olimpo sul Corriere

ECONOMIA

Pil. Nel quarto trimestre del 2023, l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2022, conducendo a una crescita acquisita per il 2024 dello 0,2%. Tale crescita è stata sostenuta dagli investimenti fissi lordi e dalla spesa pubblica, nonostante una marcata diminuzione nei consumi delle famiglie, che hanno avuto un impatto negativo. Il settore delle costruzioni, stimolato dal Superbonus, ha visto un notevole aumento (+4,7%), spingendo così l’occupazione e i redditi da lavoro dipendente, mentre si attende l’effetto degli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nei dati futuri.
Gianni Trovati sul Sole

Spread ai minimi. Il differenziale tra i titoli di stato italiani (BTp) e quelli tedeschi (Bund), noto come spread, è sceso ai minimi di due anni, attestandosi a 139 punti base, riflettendo un ottimismo crescente del mercato dovuto tra l’altro a una crescita del PIL italiano superiore alle aspettative e a un atteggiamento positivo delle agenzie di rating. Nonostante il calo dello spread, i rendimenti dei BTp restano i più alti nell’Eurozona e gli investitori internazionali sono stati i principali acquirenti nel corso dell’anno precedente, dimostrando un rinnovato interesse verso il debito italiano. Tuttavia, permangono rischi legati alla gestione del vasto debito pubblico italiano, e l’attuale scenario economico comprende le sfide della Germania, ora in recessione e considerata il “vero malato d’Europa”.
Maximilian Cellino sul Sole

Stime al ribasso. La Banca Centrale Europea (BCE) si appresta a rivedere al ribasso le stime per la crescita del PIL e dell’inflazione nell’Eurozona per il 2024, con proiezioni più basse che verranno pubblicate nella prossima riunione, dove i tassi di interesse dovrebbero rimanere invariati al 4%. Mentre alcuni membri della BCE suggeriscono cautela prima di discutere tagli ai tassi, vista l’inflazione core ancora alta, altri ritengono che un approccio più graduale potrebbe essere benefico, con attese di mercato che prevedono un possibile primo taglio dei tassi a giugno. La presidente della BCE, Christine Lagarde, dovrebbe aggiornare anche sulla nuova strategia operativa della BCE nella prossima conferenza stampa, in mezzo alle tensioni interne legate alle politiche del personale e ambientali.
Francesco Ninfole su Mf

Italia in Cassa. Nel quarto trimestre del 2023, l’Italia ha registrato una crescita del PIL dello 0,2% su base trimestrale e dello 0,6% annuo, con segni di rallentamento economico evidenti dall’aumento della cassa integrazione, che ha raggiunto quasi 50 milioni di ore a gennaio, indicando un calo dei consumi delle famiglie di 4 miliardi di euro e una crescita quasi ferma dell’occupazione. A gennaio, l’utilizzo di ammortizzatori sociali si è intensificato soprattutto in Emilia Romagna e Veneto, con particolare difficoltà nei settori meccanico, metallurgico e trasporti, dove la cassa integrazione straordinaria ha visto notevoli incrementi di richiesta. Gli effetti sull’occupazione sono stati significativi, calcolando che le ore di cassa integrazione equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore hanno raggiunto un totale di 266.916 persone totalmente assenti dal lavoro, con un impatto notevole sul reddito dei lavoratori.
Paolo Baroni sulla Stampa

Rush finale. Confindustria si avvicina alla selezione del nuovo Presidente, con un possibile ballottaggio in vista poiché nessun candidato sembra assicurare la maggioranza assoluta dei voti. Al momento, Edoardo Garrone ha garantito il suo accesso alla votazione finale, mentre Alberto Marenghi è a rischio e Emanuele Orsini si mostra pronto a certificare il proprio supporto; Antonio Gozzi guadagna consenso, specialmente tra i grandi gruppi. Se il 4 aprile nessun candidato dovesse ottenere una maggioranza chiara, potrebbe instaurarsi un’eventuale alleanza tra i due candidati restanti, escludendo Garrone.
Claudia Marin sul QN

Pechino prudente. La Cina ha fissato un obiettivo di crescita del PIL per il 2024 al 5%, una freccia ancora prudente rispetto agli anni precedenti e più alta delle stime del FMI, nonostante i consumi insufficienti e la necessità di nuove forze produttive, riconosciute dal premier Li Qiang al Congresso Nazionale del Popolo. Per stimolare l’economia, il governo cinese prevede l’emissione di buoni del tesoro a lunga scadenza da 1.000 miliardi di yuan per finanziare settori chiave, anche se la spesa militare si preannuncia come l’investimento più significativo con un aumento del 7,2%. Il premier cinese ha inoltre promesso la creazione di 12 milioni di posti di lavoro urbani per far fronte alla crescente disoccupazione giovanile e alle aspettative occupazionali dei laureati, in un contesto di sfiducia dei consumatori e di recessione in settori vitali come quello immobiliare.
Guido Santevecchi sul Corriere

Vola Webuild. Webuild, azienda guidata da Pietro Salini, ha ottenuto una commessa da 300 milioni di dollari per l’ampliamento della Seminole Expressway in Florida attraverso la sua controllata Lane, con i lavori che prevedono l’espansione da quattro a otto corsie entro il 2029. L’annuncio del nuovo contratto ha stimolato un aumento dell’11% nel valore delle azioni Webuild in borsa, chiudendo a 2,2 euro per azione. Il gruppo anticipa risultati finanziari promettenti per il 2023, potenzialmente oltre le stime, mentre si avvicina l’approvazione dei risultati annuali il 14 marzo e dopo il rinnovo degli accordi parasociali tra i principali azionisti.
Andrea Ducci sul Corriere

Brembo mai cosi bene. Brembo, sotto la guida del presidente esecutivo Matteo Tiraboschi, ha registrato i risultati più alti della sua storia nel 2023, con vendite che hanno raggiunto i 3,85 miliardi di euro, una crescita del 6,1% rispetto al 2022, ed un utile netto di 414,1 milioni di euro, in aumento dell’8,2%. L’azienda ha visto una crescita in tutti i mercati, inclusa la Cina, e in diversi settori, portando al rialzo il dividendo annuale a 30 centesimi. Nonostante gli investimenti di oltre 430 milioni di euro, Brembo ha generato cassa sufficiente per ridurre il debito e acquistare azioni proprie, e Tiraboschi prevede ulteriori crescite per il 2024, con un’attenta strategia di crescita mid single digit dei ricavi.
Andrea Rinaldi sul Corriere

Emendamento. Open Fiber è al centro di discussioni governative per trovare una soluzione alla sua situazione finanziaria in bilico, dovuta a difficoltà nel completare i lavori del piano Italia a 1 gigabit per via di costi e tempistiche maggiori; un emendamento al decreto Pnrr è una delle possibili soluzioni proposte. La società ha proposto di riassegnare alcuni civici per mantenere i progetti in linea con le milestone del Pnrr, contro la quale Infratel ha espresso parere negativo, ma non definitivo. La questione è urgente poiché le banche hanno congelato prestiti cruciali per Open Fiber, con rischi di problemi di liquidità e pagamenti, e un possibile trasferimento dei lotti a Tim potrebbe portare a controversie legali.
Alberto Mapelli su Mf

Fondi e Enav. I fondi azionari di Enav, la società che gestisce il traffico aereo in Italia, si sono opposti all’idea che l’azienda possa gestire aeroporti, come anticipato dalle voci di un possibile interesse per lo scalo di Palermo; una mossa che preoccupa gli azionisti minoritari per il possibile cambiamento dell’oggetto sociale. A dicembre, le quotazioni Enav hanno subito un calo dopo le indiscrezioni sull’interesse per l’aeroporto di Palermo, calo che ha seguito un precedente aumento dovuto al boom di traffico aereo. Gli investitori istituzionali, detentori del 39,2% del capitale, hanno messo in guardia Enav circa la loro posizione, e un possibile investimento in gestione aeroportuale potrebbe portare a una battaglia legale con la società, che si appresta a presentare il nuovo Piano industriale il 20 marzo.
Sara Bennewitz su Repubblica

POLITICA ITALIA

Non sono il re. Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha chiarito i limiti dei suoi poteri affermando che il ruolo del presidente non è di approvare il merito delle leggi, ma di promulgarle, assicurandosi che non vi siano evidenti questioni di incostituzionalità. Mattarella ha sottolineato l’importanza della libertà di stampa per la democrazia, rimarcando che la Costituzione prevede responsabilità e lealtà da parte dei giornalisti e richiamando la distanza tra le funzioni oggi attribuite al capo dello Stato e quelle del passato re sotto lo Statuto Albertino. In un contesto di richieste di intervento da parte della politica, ha ribadito la gravità nell’aggirare i compiti costituzionali attribuiti ai diversi poteri dello Stato, inclusi i momenti in cui viene sollecitata la sua presa di posizione su specifiche indagini o leggi.
Marco Cremonesi sul Corriere

Segnale ai partiti. Il presidente italiano Sergio Mattarella esprime frustrazione per come i partiti e alcuni giornalisti tentano di coinvolgerlo in questioni politiche al di fuori delle sue prerogative costituzionali, sottolineando che il suo ruolo non include condividere o giudicare le leggi, ma solo certificarle, a meno che non siano palesemente incostituzionali. Con tono da professore di diritto costituzionale, egli richiama l’importanza del rispetto della Costituzione, dell’equilibrio dei poteri e della distinzione tra l’agenda politica e quella delle riforme, sottolineando che il suo ruolo è di arbitro e non deve essere utilizzato per sovvertire o promuovere interessi particolari. Mattarella fa riferimento agli ideali costituzionali italiani e agli accordi raggiunti dai padri fondatori, implica la necessità di chiarezza nel percorso delle riforme e allude alla tentazione di usare la figura del capo dello Stato come freno o partigiano, cosa che lui rifiuta.
Marzio Breda sul Corriere

Abruzzo, partita aperta. A pochi giorni dalle elezioni regionali in Abruzzo, la competizione è incerta, con il centrosinistra che punta sui centri costieri e il centrodestra sulle aree interne. Durante un comizio a Pescara, il vicepremier Salvini lascia in anticipo mentre la premier Meloni, che supporta il governatore uscente Marsilio, parla di complotti, diciendo “Ho messo l’elmetto” in vista delle prossime Europee, suggerendo un periodo turbolento. Con sondaggi che indicano una corsa serrata tra il candidato di centrosinistra D’Amico e il governo uscente, sia Meloni che altri leader politici intensificano la campagna, mentre i recenti eventi in Sardegna potrebbero o meno influenzare l’esito delle elezioni abruzzesi.
Lorenzo Di Cicco su Repubblica

Centrodestra alla riscossa. Il centrodestra, nonostante la recente sconfitta in Sardegna e le evidenti divisioni interne, ha deciso di ripetere l’incontro tra i suoi leader in Abruzzo; questa scelta è stata criticata considerando che tali manifestazioni non hanno mobilitato il loro elettorato e di fronte al rischio di una bassa affluenza ai seggi. I contrasti tra i leader sono evidenti, specialmente sul risultato in Sardegna, che Meloni rifiuta di accettare pubblicamente, mentre Tajani e Salvini lo attribuiscono all’inadeguatezza del candidato Truzzu e alla caparbietà della premier. Nonostante ciò, Meloni, Tajani e Salvini hanno insistito sull’organizzazione di un comizio comune in Abruzzo, avallata dalla convinzione che il governatore Marsilio abbia operato meglio del suo predecessore in Sardegna e sperando nella maggior familiarità degli elettori abruzzesi con il potere centrale.
Marcello Sorgi sulla Stampa

Spioni. La Direzione Nazionale Antimafia è stata al centro delle polemiche per i suoi poteri eccessivi e la mancanza di regole, con allarmi ignorati dalle autorità politiche nonostante gli avvertimenti di importanti procuratori italiani. Pasquale Striano, un ex luogotenente ora sotto inchiesta, ha abusato dei suoi accessi agli archivi sensibili, effettuando centinaia di incursioni illegali nei dati bancari di individui influenti. Le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), strumenti chiave nelle indagini, dovrebbero essere trattate con maggior cautela per evitare abusi e fughe di notizie, come dimostrato dai dibattuti interventi delle procure e dalla politica centrati sul controllo e l’utilizzo di tali dati.
Giuliano Foschini su Repubblica

Voglio i mandanti. Giorgia Meloni, intervenendo a Pescara, ha espresso la sua indignazione rispetto all’uso improprio delle banche dati pubbliche per scopi politici, definendolo un “metodo da regime” e chiedendo chi siano i mandanti di tali dossieraggi. Ha inoltre sottolineato l’importanza dell’imminente elezione regionale in Abruzzo, evidenziando che non può permettersi di perdere e promuovendo Marco Marsilio come candidato del centrodestra. La questione dei dossier è stata affrontata anche da altri esponenti della coalizione, tra cui Matteo Salvini, che ha parlato di intraprendere azioni giudiziarie, e Antonio Tajani, definendo la vicenda un problema antidemocratico.
Francesco Olivo sulla Stampa

Schlein, gravità inaudita. La segretaria del PD Elly Schlein, intervistata a “Porta a Porta” evidenzia l’importanza del rispetto per la magistratura in risposta agli scandali su cui indaga la Procura di Perugia, e contemporaneamente cerca di distanziare il suo partito dall’offensiva della destra sullo stesso argomento.
Alessandro Di Matteo sulla Stampa

POLITICA MONDO

Tregua. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta esercitando pressioni su Hamas chiedendo una tregua immediata nella Striscia di Gaza, mentre il governo israeliano si è dichiarato disposto ad accettare un’intesa ponendo condizioni sulla liberazione degli ostaggi. Nella capitale israeliana, il primo ministro Benjamin Netanyahu, dopo essersi ripreso dall’influenza e affrontando il malcontento delle famiglie degli ostaggi, cerca di evitare ulteriori tensioni mentre l’attenzione internazionale si concentra sull’adeguatezza dell’assistenza umanitaria e sulla libertà di accesso alle aree sacre di Gerusalemme. Anche se Benny Gantz ha avuto il privilegio di essere invitato alla Casa Bianca, ci sono tensioni evidenti riguardo alla risposta israeliana alla crisi, e le discussioni per un cessate il fuoco restano in stallo, con Hamas che richiede una cessazione permanente dei combattimenti e si dichiara pronto a negoziare solo dopo l’arresto degli scontri.
Davide Frattini sul Corriere

Schiarita. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso che non verranno imposte nuove restrizioni ai pellegrini musulmani che pregheranno sulla Spianata delle Moschee durante il Ramadan, in un tentativo di evitare ulteriori tensioni. Nel frattempo, le trattative di tregua tra Hamas e intermediari si svolgono al Cairo, con i dettagli dell’accordo che rimangono incerti fino all’ultimo minuto, e si sospetta che solo un ristretto gruppo dirigente di Hamas, guidato da Sinwar, abbia annunciato l’attacco del 7 ottobre. Le Nazioni Unite e altri enti hanno lanciato una richiesta urgente di aiuti umanitari per affrontare la crisi a Gaza, dove segni di grave carenza alimentare stanno emergendo, e l’Italia sta valutando di inviare rifornimenti tramite paracadutaggio negli sforzi internazionali di soccorso.
Francesca Caferri su Repubblica

La tregua impossibile. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha esortato a fermare le ostilità a Gaza prima dell’inizio del Ramadan, sottolineando la necessità di una risposta da parte di Hamas alle proposte di pace e l’urgente bisogno di aiuti umanitari nella regione; mentre il premier del Qatar e il segretario di Stato Antony Blinken invitano Israele ad aumentare tali aiuti. La situazione di Gaza è critica con 30 mila morti e metà della popolazione sfollata, e gli Stati Uniti pongono pressione su entrambe le parti in conflitto per raggiungere un accordo di pace, nonostante i negoziati siano a un punto morto, e ci sono dubbi se la tregua possa essere raggiunta prima del Ramadan. Il ministro israeliano Gantz, dopo la sua missione negli Stati Uniti, si reca a Londra per discutere la situazione, con l’attenzione rivolta alle possibilità di un’azione internazionale per gestire l’assistenza umanitaria e promuovere gli sforzi di pace.
Fabiana Magrì sulla Stampa

Odissea. Al valico di Rafah sul confine egiziano con Gaza, migliaia di camion attendono per settimane per consegnare aiuti umanitari, in un’odissea di controlli severi e burocrazia restrittiva che blocca il passaggio di molti articoli, persino datteri o giocattoli, a causa di preoccupazioni per il loro potenziale “uso duale”. Un gruppo di 14 parlamentari italiani ha visitato il valico chiedendo un cessate il fuoco, mentre al Logistic Center di Al-Arish, molti aiuti essenziali restano fermi, incapaci di raggiungere i destinatari in Gaza, dove mancano beni di prima necessità e infrastrutture a causa del conflitto in corso. Alcuni abitanti di Gaza pagano somme ingenti per fuggire dalla guerra, ma per altri come Nahed, che sta cercando di tornare a Gaza da giorni, i cancelli chiusi e l’attesa interminabile sono un ostacolo insormontabile nonostante il forte desiderio di riunirsi con le famiglie.
Alessia Candito su Repubblica

Super martedi. Durante il Super Tuesday negli USA, 15 Stati e un territorio sono andati al voto, con Joe Biden e Donald Trump alla ricerca di una decisiva conferma del loro sostegno tra gli elettori. L’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Nikki Haley si trovava di fronte al dilemma se sfidare Trump nonostante la sua probabile nomination repubblicana, o ritirarsi e sostenerlo. Allo stesso tempo, Michelle Obama ha escluso un suo ingresso in politica disilludendo alcuni democratici, mentre le condizioni delle primarie democratiche e repubblicane, così come le possibili campagne “uncommitted” in alcuni stati, lasciavano aperti interrogativi sull’esito e sulle future dinamiche elettorali.
Paolo Mastrolilli su Repubblica

Preparatevi, non ama né la Ue né la Nato. Steve Bannon, l’ex stratega alla Casa Bianca, sottolinea il controllo di Trump sul movimento “Make America Great Again” (MAGA) e prevede la sua riconquista del partito repubblicano in vista delle future elezioni; mostra anche delusione per le azioni di Giorgia Meloni in termini di politiche NATO e immigrazione. Bannon critica le élite europee e gli sforzi di difesa degli alleati della NATO, sostenendo la necessità di un contributo finanziario maggiormente equilibrato, e afferma che Trump punterebbe a una ristrutturazione radicale dell’alleanza; inoltre, allude ai rapporti con Viktor Orbán e al suo rifiuto di lasciare il suo podcast “War Room” per ritornare nell’amministrazione Trump. Infine, il profilo di Bannon riporta la sua esperienza passata alla Casa Bianca e la sua influenza sull’ideologia di destra americana, mentre Nikki Haley, l’ultimo sfidante di Trump nelle primarie repubblicane, appare con poche speranze di prevalere nonostante il sostegno di alcuni finanziatori e le difficoltà legali incontrate da Trump.
Viviana Mazza intervista Steve Bannon sul Corriere

Clinton e Obama per Joe. Il 28 marzo a New York, Bill Clinton, Barack Obama e Joe Biden parteciperanno a una grande raccolta fondi che mira a raccogliere oltre 10 milioni di dollari, con biglietti che vanno da 250 a 500.000 dollari, e foto ricordo a 100.000 dollari. L’evento, si spera possa rigenerare l’entusiasmo per Biden, sotto nei sondaggi, vedrà anche una conversazione sul palco con Stephen Colbert. Nonostante il sostegno finanziario e personale di figure come Obama, Michelle Obama ha confermato che non si candiderà alla presidenza, sostenendo la campagna per la rielezione di Biden e Harris.
Alberto Simoni sulla Stampa

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