Rassegna stampa 6 settembre

SICUREZZA

Il balzo della Polonia passa da Leonardo. La Polonia ha annunciato un budget militare per il 2025 di circa 43 miliardi di euro, superando il 2% del PIL, con l’obiettivo di modernizzare le proprie forze armate e aumentare la capacità di difesa. Il primo ministro Donald Task e il presidente Andrzej Duda hanno evidenziato l’importanza di questi investimenti, che includono trattative con gli USA per l’installazione di armi nucleari americane in Polonia. La Polonia è diventata un mercato chiave per l’industria della difesa europea, con contratti significativi come quello con la spagnola Indra per radar di difesa aerea. L’Italia, attraverso Leonardo, è attivamente coinvolta, avendo firmato un memorandum d’intesa per sviluppare sistemi aerei unmanned e fornendo vari sistemi avanzati alla difesa polacca. Questo rafforzamento militare polacco solleva la questione della frammentazione del settore della difesa europeo e della dipendenza da sistemi non europei.
Marco Battaglia su La Verità

Di Paolo ceo di Thales Alenia. Giampiero Di Paolo è stato nominato amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia e assumerà anche i ruoli di deputy ceo e senior vice president per l’Osservazione, l’Esplorazione e la Navigazione. Prende il posto di Massimo Claudio Comparini, che è stato nominato ceo della Business Unit Spazio di Leonardo ma rimane presidente del Cda di Tas Italia. Di Paolo, precedentemente direttore dell’osservazione e navigazione satellitare, ha gestito programmi importanti quali Copernicus e Galileo Second Generation.
su Corriere della Sera e Avvenire

Ultimo lancio. Il lancio finale di Vega segna la conclusione di un’epoca di cooperazione spaziale europea, con il satellite Sentinel 2C messo in orbita con successo. Questo evento rappresenta il ventesimo successo su ventidue tentativi per Vega, ma segna anche la fine del dominio di Arianespace, un tempo leader indiscusso nel settore dei lanciatori. L’industria spaziale europea ora si avvia verso un’era di intensa competizione interna, con l’ascesa di Vega-C, Ariane 6 e l’arrivo di nuovi mini-lanceur. Il mercato dei lanci spaziali rimane incerto e altamente competitivo, con attori europei che si affacciano con entusiasmo ma anche con una certa ingenuità, in un contesto dove il successo economico è tutt’altro che garantito.
_Michel Cabirol su Tribune

Nuove versioni. Avio si appresta a lanciare nuove versioni del suo razzo Vega, che ha recentemente completato con successo il lancio del satellite Sentinel-2C per l’osservazione della Terra, parte del programma Copernicus della Commissione Europea. Il lancio è avvenuto dallo spazioporto di Kourou in Guyana, posizionando il satellite in orbita geo-sincrona a 775 chilometri di altitudine. Il ministro Adolfo Urso ha espresso orgoglio per questo successo italiano ed europeo nel settore spaziale. Il CEO di Avio, Giulio Ranzo, ha sottolineato che questo rappresenta l’ultimo volo del Vega, ma la sua eredità proseguirà con i futuri lanciatori Vega C e Vega E, che continueranno a fornire accesso allo spazio per carichi leggeri e medi. Nonostante il successo, il titolo Avio ha registrato una perdita in borsa del 1,6%, chiudendo a 12,26 euro.
_Francesca Gerosa su Mf

Big Science a Trieste. La Cittadella dell’Aerospazio a Torino sarà pronta nel 2027, con i lavori che inizieranno nell’autunno corrente. L’assessore regionale Andrea Tronzano afferma che il Piemonte è sulla buona strada per diventare leader nel settore aerospaziale, rappresentando quasi la metà del fatturato italiano del settore. Il distretto aerospaziale piemontese vanta 8 miliardi di fatturato e 450 aziende, con un incremento di 15.000 addetti dal 2020 al 2022. «La sfida è di attivare le nostre filiere e sostenere la partecipazione di Pmi e start up insieme ai big player dell’industria italiana» sottolinea il presidente dell’Ui di Torino, Marco Gay. Big player che in questo settore si chiamano, tra gli altri, Leonardo, Ansaldo Energia, Fincantieri.
Sul Sole 24 Ore

Leader nell’aerospazio. In tutto il Piemonte, Leonardo vale il 30% dell’industria hi-tech, conta oltre 4.550 dipendenti e investe in ricerca e sviluppo quasi i110% della spesa totale regionale. «Quasi il 60% dei dipendenti della nostra regione si occupa della divisione velivoli – spiega Cristiano Montrucchio, senior vice president Engineering e Head of design organization di Leonardo -, che ha costituito il Future Flight Lab, un laboratorio di open innovation pronto a confluire nella Città dell’Aerospazio».
Giovanni Turi su La Stampa

Torino e la Luna. Torino si sta affermando come un punto di riferimento cruciale nel settore aerospaziale, con oltre 450 imprese impegnate nello spazio, di cui 150 operano direttamente nel settore. La città ha contribuito significativamente al Programma lunare Artemis della NASA, sviluppando moduli per la futura stazione orbitale lunare Gateway presso Thales Alenia Space. Aziende come Argotec e Tyvak International stanno espandendo le loro attività, inviando satelliti per missioni di difesa e monitoraggio. Leonardo e Avio Aero sono leader nella produzione di velivoli e motori aeronautici, mentre Altec gestisce le operazioni in orbita e si prepara per la missione ExoMars 2028. La regione sta anche sviluppando infrastrutture per testare rover marziani e veicoli lunari, riducendo simbolicamente la distanza tra Torino e la Luna
Antonio Lo Campo sulla Stampa

Il mare vale 178 miliardi. L’economia del mare in Italia contribuisce significativamente al PIL nazionale, con un valore di oltre 178 miliardi di euro, rappresentando il 10,2% del totale e coinvolgendo settori diversificati come cantieristica, trasporti marittimi, infrastrutture subacquee e difesa. L’Italia, grazie ai suoi oltre 7.500 chilometri di costa e posizione strategica, è un hub logistico cruciale in Europa e nel Mediterraneo, movimentando circa 500 milioni di tonnellate di merci attraverso i suoi 30 grandi porti. Fincantieri e Leonardo si sono alleate per consolidare la loro leadership sotto il mare attraverso la progettazione e costruzione di sottomarini convenzionali e nucleari, di sensori e sistemi di comunicazione e controllo e apparecchiature di navigazione
Federico de Rosa sul Corriere della Sera

Ossigeno per Airbus. L’Iraq ha firmato un contratto con Airbus Helicopters per l’acquisto di 14 elicotteri Caracal H225M, due dei quali usati e destinati alla modernizzazione, per rafforzare le capacità militari del paese. Questo accordo, rivelato dopo anni di discussioni tra i leader di Francia e Iraq, è cruciale per il sito di produzione di Airbus a Marignane, in Francia, poiché colma una lacuna produttiva prevista prima dell’arrivo di un ordine tedesco. Oltre a salvaguardare posti di lavoro grazie ai 300 fornitori francesi coinvolti, Airbus cerca di concludere altri contratti simili con Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti e Marocco. La Francia, che ha truppe in Iraq come parte di una coalizione internazionale, mira a sostituire la presenza della coalizione con partenariati bilaterali rafforzati, come sottolineato da entrambe le nazioni.
Michel Cabirol su Tribune

Doppio guasto al motore. Un elicottero Merlin Mk4 della Marina Reale Britannica si è schiantato nel Canale della Manica durante un’esercitazione notturna con la portaerei HMS Queen Elizabeth, causando la morte di un membro dell’equipaggio e il ferimento di altri due. Si teme che un doppio guasto ai motori possa aver provocato l’incidente, sebbene le indagini siano ancora in corso e non sia stata esclusa alcuna causa. L’elicottero, utilizzato dalle forze speciali e in grado di trasportare fino a 24 truppe, avrebbe dovuto attivare automaticamente dei galleggianti in caso di ammaraggio, ma si indaga sulla possibilità che questi non abbiano funzionato correttamente. Il segretario alla Difesa e altre figure di spicco hanno espresso le loro condoglianze, mentre è stata avviata un’indagine completa sull’incidente
Larisa Brown su Times

Asse Uk-Germania-Italia. Un recente accordo bilaterale tra Regno Unito e Germania suggerisce la possibilità di riparare i danni causati dalla Brexit attraverso un trattato di libero scambio e progetti condivisi, che potrebbero includere anche l’Italia. Questo potrebbe portare a una ripresa economica dell’UE nel periodo 2026-27. Un’incognita rimane il programma Gcap, un caccia di sesta generazione britannico, italiano e giapponese, che potrebbe portare a un riavvicinamento tra i programmi militari europei se la Germania decidesse di aderire e la Francia reagisse. L’Italia, mantenendo buone relazioni con l’UE e una forte convergenza con la Germania, potrebbe formare un triangolo strategico con Berlino e Londra, compatibile anche con gli interessi degli Stati Uniti. Queste dinamiche promettono opportunità di affari, specialmente nel settore della nuova robotica
Carlo Pelanda su Italia Oggi

Scudo anti droni, continua il braccio di ferro. La società italiana Elettronica ha presentato appello contro la decisione del TAR del Lazio che aveva confermato l’assegnazione della gara per il sistema anti-droni all’israeliana Rafael Advanced Defence System per la sicurezza dell’aeroporto di Fiumicino. La disputa, che coinvolge anche questioni di difesa nazionale e rapporti diplomatici con Israele, si protrae dalla primavera del 2022. Nonostante il nuovo ricorso, Elettronica non ha richiesto la sospensione, permettendo così al sistema Iron Dome di continuare a operare. Il TAR ha respinto il primo ricorso di Elettronica, ritenendo insufficiente la documentazione fornita per dimostrare l’illegittimità dell’aggiudicazione a Rafael, che non avrebbe le certificazioni per operare in un aeroporto civile.
Alessandro da Rold su La Verità

Gelo del Pd su Guerini. Il Partito Democratico italiano mantiene una posizione ferma contro l’uso di armamenti italiani sul territorio russo, nonostante la proposta di Lorenzo Guerini di riconsiderare tale limite. La segretaria del partito, Elly Schlein, insiste sulla linea di sostegno all’Ucraina senza atti che possano coinvolgere direttamente l’UE in un conflitto con la Russia, cercando di bilanciare le correnti atlantiste e pacifiste all’interno del partito. Mentre alcuni esponenti come Giorgio Gori esprimono preoccupazione per un possibile indebolimento del sostegno a Kiev, altri come Sandro Ruotolo e Laura Boldrini sottolineano l’importanza della de-escalation e del lavoro verso una soluzione pacifica, rifiutando l’idea di un’escalation del conflitto.
Alessandro Di Matteo sulla Stampa

Stop al supertelescopio. Gli ambientalisti hanno ottenuto una sospensione temporanea della costruzione di un super telescopio da 12 milioni di euro dell’Esa sul monte Mufara, nelle Madonie, un’area protetta in Sicilia, nonostante il governo Meloni abbia rimosso i vincoli ambientali per facilitare il progetto. Il TAR Sicilia ha bloccato i lavori in attesa di ulteriori documenti e autorizzazioni, con una decisione definitiva prevista per il 24 settembre, mentre il ministro Adolfo Urso sollecita una rapida risoluzione per evitare ripercussioni su altri progetti spaziali in Italia. In ballo ci sono gli altri telescopi della rete “anti asteroidi” che sempre Eie Group dovrebbe costruire a Matera e in Australia, Argentina e Messico. E soprattutto l’investimento da 50 milioni di euro per realizzare nel centro Telespazio del Fucino, in Abruzzo, il sistema di controllo dei satelliti Iris2, lo starlink europeo, che vale anche 200 nuovi posti di lavoro. Tasselli di quella “space economy” sulla quale Urso e soprattutto le tante aziende italiane del settore, in testa Leonardo e Thales puntano per il loro futuro.
Gioacchino Amato su Repubblica

ECONOMIA & FINANZA DALL’ITALIA E DAL MONDO

Italia più attrattiva. L’Italia è salita di una posizione nella classifica dell’attrattività per gli investimenti, posizionandosi al 17° posto nel Global Attractiveness Index elaborato da The European House Ambrosetti (TEHA), ma la sua produttività è rimasta stagnante dal 2000, ponendola all’ultimo posto in Europa. Il Forum di Cernobbio, che celebra il suo cinquantesimo anniversario, si concentra sulle prospettive dell’economia globale e sull’importanza della pace per la crescita economica, con la presenza di politici, economisti e imprenditori. TEHA ha proposto una road map per superare i conflitti globali, con enfasi sulla sicurezza energetica e agroalimentare. Il Forum vedrà la partecipazione di figure di spicco come il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il ministro degli Investimenti dell’Arabia Saudita, Khalid Al-Falih, che ha sottolineato l’importanza degli investimenti in infrastrutture energetiche in Italia.
Giuliana Ferraino sul Corriere

Giorgetti, 19 miliardi in più, ma non è un tesoretto. Le entrate tributarie in Italia hanno registrato un significativo aumento, raggiungendo i 328,365 miliardi di euro a luglio, con un incremento di 19,2 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, segnando una crescita del 6,2%. Tale aumento è stato trainato sia dalle imposte dirette, con l’IRES in particolare che ha contribuito con 14,024 miliardi in più, sia dalle imposte indirette, che hanno visto un incremento di 5,177 miliardi. Nonostante l’aumento delle entrate, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sottolinea che non ci sarà un “tesoretto” disponibile, poiché le cifre sono in linea con le previsioni. Inoltre, dal 20 settembre, 2,7 milioni di partite IVA riceveranno un indicatore di affidabilità fiscale per incentivare l’adesione al concordato preventivo. Questi dati saranno cruciali per la definizione del Piano strutturale di bilancio che dovrà rispettare i vincoli fiscali europei e gestire le spese obbligatorie.
_Marco Mobili sul Sole 24 Ore

Auto in caduta libera. Il settore automobilistico italiano sta affrontando una grave crisi, con un calo del 20,6% nella produzione di automobili nei primi sei mesi del 2024, scendendo a 202 mila unità. Questa situazione potrebbe portare alla perdita di oltre 25mila posti di lavoro entro il 2025. La crisi è aggravata dalla dipendenza della filiera italiana da Stellantis, che rappresenta il 50% del mercato, e dalla diminuzione delle commesse interne. La produzione tedesca di auto è anch’essa in calo, con Volkswagen che considera la chiusura di stabilimenti. L’industria italiana della componentistica risente di una minore capacità di investimento in ricerca e sviluppo rispetto ai concorrenti, e la filosofia del rapporto di fornitura sta spingendo alla delocalizzazione. Infine, la transizione verso l’elettrico è limitata, con solo una piccola frazione dei componentisti che dipendono esclusivamente dal motore endotermico.
_Lello Naso sul Sole 24 Ore

Serve un piano come il Chips Act. La crisi dell’industria automobilistica non è solo un problema locale di Torino e del Piemonte, ma è globale, e richiede un’azione europea forte, simile al Chips Act, per sostenere il settore. Marco Gay, presidente degli industriali di Torino, sottolinea l’importanza di un piano europeo per l’auto con obiettivi chiari e condivisi, in un contesto in cui il Piemonte rappresenta una quota significativa dell’indotto automotive italiano. L’industria dell’auto in Italia, e in particolare a Torino, sta affrontando una crisi con cali di produzione e richieste elevate di cassa integrazione. Gay enfatizza la necessità di valorizzare la filiera industriale e di guardare al futuro, citando la fondazione della Vehicle Valley e la necessità di una posizione unitaria di Confindustria e Anfia. Infine, la crisi europea dell’auto, con una diminuzione della produzione, impatta direttamente sulle imprese italiane, richiedendo investimenti e strategie per valorizzare nuovi modelli di consumo e competenze industriali.
Filomena Greco sul Sole 24 Ore

Traditi dalle promesse. I balneari italiani si sentono traditi dal governo a seguito della riforma che, contrariamente alle promesse precedenti, impone la messa a gara delle concessioni balneari in linea con la direttiva Bolkestein. La riforma prevede una proroga delle concessioni fino al 30 settembre 2027, ma non stabilisce un limite al numero di concessioni che un singolo soggetto può ottenere, favorendo potenzialmente i grandi gruppi economici. Inoltre, il meccanismo di indennizzo per i concessionari uscenti è stato ridotto, basandosi solo sugli investimenti non ammortizzati degli ultimi cinque anni, il che potrebbe portare a indennizzi minimi. I rappresentanti del settore balneare esprimono delusione e annunciano iniziative sindacali, mentre il governo sostiene di aver risolto una questione complessa, nonostante possibili conflitti normativi con le regole della concorrenza europea rimangano irrisolti.
Paolo Baroni sulla Stampa

Spettro stagnazione. L’Istituto Ifo ha ridotto drasticamente le previsioni di crescita economica della Germania, prevedendo una stagnazione per il 2024 e una crescita inferiore all’1% per il 2025. La Germania, motore economico dell’Europa, si trova di fronte a una crisi strutturale, con investimenti insufficienti, specialmente nel settore manifatturiero, e una produttività stagnante da anni. Questa situazione rappresenta una sfida per la coalizione di governo tedesca in vista delle elezioni e potrebbe avere ripercussioni negative sull’economia europea, inclusa l’Italia. Nonostante una prevista riduzione dell’inflazione, si prevede un aumento della disoccupazione e un deficit pubblico persistente. La Bundesbank ha lanciato un allarme, sollecitando il governo a implementare misure per stimolare la crescita e gli investimenti
Gianluca Di Donfrancesco sul Sole

Londra chiude l’era del carbone. Il Regno Unito, pioniere nell’uso del carbone con la prima centrale elettrica aperta nel 1882, sta per chiudere l’ultima centrale a carbone del paese, simboleggiando un importante passo nella transizione energetica verso fonti più sostenibili. Questa mossa, che avviene con un anno di anticipo rispetto agli obiettivi fissati, posiziona il Regno Unito come primo membro del G7 a eliminare il carbone dalla produzione elettrica, superando altre nazioni come Italia, Canada e Germania. Nonostante le sfide poste dall’invasione russa dell’Ucraina e la conseguente incertezza energetica, il Regno Unito ha mantenuto il suo percorso verso la sostenibilità, riducendo drasticamente la quota di elettricità prodotta dal carbone e aumentando quella da fonti rinnovabili. La transizione, tuttavia, non sarà semplice, con la necessità di sviluppare ulteriormente le energie rinnovabili e di adattare il consumo pubblico alle nuove dinamiche energetiche. La chiusura della centrale di Ratcliffe-on-Soar, senza proteste dai dipendenti, segna la fine di un’epoca e l’avanzamento del Regno Unito verso l’obiettivo di zero emissioni nocive entro il 2050.
Enrico Franceschini su Repubblica

Pochi clienti. Le sanzioni occidentali stanno ostacolando la vendita del gas naturale liquefatto (GNL) del progetto Arctic LNG 2 di Vladimir Putin, costringendo la Russia a immagazzinare il gas. Nonostante il progetto fosse centrale per i piani energetici della Russia, i dati di tracciamento delle navi e le immagini satellitari indicano che solo tre navi hanno trasportato GNL dall’impianto da quando ha iniziato le operazioni di carico, e due di queste non hanno ancora consegnato il carico. Le sanzioni statunitensi hanno colpito Arctic LNG 2 e la flotta “oscura” che trasporta il gas, con conseguente sospensione delle registrazioni delle navi da parte delle autorità di Palau. Gli esperti ritengono che, nonostante le sanzioni, il GNL potrebbe comunque raggiungere paesi non allineati con l’Occidente, come India e Cina. Novatek, l’azienda privata che guida il progetto, non ha commentato la situazione.
Shotaro Tani sul Financial Times

Caos in Libia, ma Eni rassicura. La Libia sta affrontando un periodo di caos che ha portato alla sospensione delle forniture di petrolio, con una significativa riduzione della produzione nazionale. Tuttavia, Eni rassicura che le forniture di gas verso l’Italia rimangono stabili, nonostante la chiusura del giacimento di El Feel. Eni, focalizzata soprattutto sulla produzione di gas, sta monitorando attentamente la situazione per garantire la sicurezza delle sue attività. Nel frattempo, Eni ha firmato tre protocolli d’intesa con la compagnia azera Socar per rafforzare la sicurezza energetica europea e italiana, cooperare nella riduzione delle emissioni di gas serra e sviluppare progetti di biocarburanti.
Angela Zoppo su Mf

POLITICA & CRONACA DAL MONDO

L’ora di Barnier. Il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato Michel Barnier, ex negoziatore dell’UE per la Brexit e veterano del partito conservatore Les Républicains, come nuovo primo ministro per superare la situazione di stallo politico seguita alle elezioni anticipate. Barnier, 73 anni, ha promesso cambiamenti e ha dichiarato di voler affrontare il “senso di sofferenza e abbandono” che molti cittadini stanno vivendo, sottolineando la necessità di rispetto reciproco tra governo e parlamento e tra tutte le forze politiche. Dopo la perdita di seggi del campo centrista di Macron, è necessario il sostegno trasversale per mantenere il governo, incluso quello potenzialmente del Rassemblement National di Marine Le Pen. L’analista Mujtaba Rahman ritiene che il profilo internazionale di Barnier rassicurerà i mercati riguardo l’economia francese e le riforme di Macron, mentre la sinistra, che ha vinto il maggior numero di seggi senza ottenere la maggioranza, si oppone alla sua nomina.
Sara White su Financial Times

Una scelta di ripiego che fa comodo a Le Pen. Dopo una crisi di governo di 51 giorni, Emmanuel Macron ha nominato Michel Barnier, ex negoziatore della Brexit per l’UE, come nuovo primo ministro della Francia. A 73 anni, Barnier sostituisce il giovane Gabriel Attal, diventando il premier più anziano nella storia della Quinta Repubblica. Con un’esperienza politica di oltre quarant’anni, Barnier è noto per la sua linea centrista e sociale e per la sua capacità di mediazione. La sua nomina sembra trovare una certa apertura dal partito di Marine Le Pen, mentre la sinistra promette una mozione di sfiducia, considerando l’elezione “rubata”. Barnier affronta la sfida di formare un governo di unione nazionale in un periodo politicamente teso per la Francia.
Danilo Ceccarelli sulla Stampa

Nuova energia per Zelensky. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha attuato la più grande ristrutturazione del suo governo dall’inizio dell’invasione russa, con il parlamento ucraino che ha approvato nove nuovi ministri proposti dal partito Servant of the People. Nonostante le dimissioni di diversi ministri, la maggior parte dei nuovi incarichi è stata assegnata a funzionari già in ruoli ministeriali o nell’amministrazione presidenziale, suscitando preoccupazioni di un’ulteriore concentrazione di potere nelle mani del presidente e del suo capo di gabinetto, Andriy Yermak. Il cambio più controverso è stato quello del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, sostituito dal suo vice Andriy Sybiha, un diplomatico esperto con stretti legami con Zelenskyy. Questo rimpasto avviene in un momento critico per l’Ucraina, che affronta sfide significative sia sul campo di battaglia che sul fronte interno, con l’avvicinarsi dell’inverno e l’incertezza politica internazionale che potrebbe influenzare il sostegno a lungo termine di cui ha bisogno il paese.
Cristopher Miller sul Financial Times

I conflitti con Yermak dietro l’addio di Kuleba. Il recente rimpasto di governo in Ucraina, che ha visto Andriy Sybiha nominato ministro degli Esteri al posto di Dmytro Kuleba, non ha suscitato grande entusiasmo a Bruxelles. L’Unione Europea, attraverso il portavoce Peter Stano, ha preso atto dei cambiamenti con una certa freddezza, senza nascondere una certa sorpresa per non essere stata consultata. La nomina di Sybiha, considerato vicino al capo dello staff presidenziale Andriy Yermak, è vista come un potenziale rafforzamento del controllo presidenziale sulla politica estera ucraina. Il conflitto tra Kuleba e Yermak è stato citato come una possibile causa delle dimissioni di Kuleba, mentre alcuni esperti ritengono che il rimpasto segnali una posizione forte del presidente Zelensky, che dimostra di controllare il governo e il parlamento ucraini
Giuseppe Agliastro sulla Stampa

Putin: voglio in Donbass. Durante il Forum economico di Vladivostok, il presidente russo Vladimir Putin ha espresso sarcasticamente il suo sostegno a Kamala Harris nelle elezioni statunitensi, dopo aver scherzato sul fatto che il loro precedente favorito, Joe Biden, fosse fuori dalla gara. Putin ha aperto alla possibilità di negoziati per la guerra in Ucraina con la mediazione di paesi come Cina, Brasile o India, ma ha posto come condizione la cessione di territori ucraini. Ha ribadito l’obiettivo russo di conquistare l’intero Donbass e ha accusato il governo ucraino di pratiche simili a quelle della Germania fascista. Infine, Putin ha discusso le conseguenze economiche delle sanzioni occidentali e la dipendenza energetica, sottolineando la possibilità di reindirizzare le esportazioni di gas russo verso altri mercati.
Anna Zafesova sulla Stampa

Usa contro Hamas, ostacola l’intesa. Gli Stati Uniti stanno cercando di mediare un compromesso tra Israele e Hamas, in particolare sulla questione del controllo del Corridoio Filadelfia. Intanto, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno intensificato le incursioni, uccidendo cinque miliziani palestinesi, tra cui il figlio di un noto ex combattente di Jenin. Il premier israeliano Netanyahu è sotto pressione sia internazionale che interna, con critiche per la gestione del conflitto e per alcune dimenticanze pubbliche riguardanti date significative di massacri. Le trattative per un cessate il fuoco sono complicate dall’aumento delle richieste di Hamas per il rilascio di prigionieri palestinesi in cambio di soldati israeliani catturati, mentre le famiglie degli ostaggi israeliani perdono fiducia nel primo ministro.
Davide Frattini sul Corriere della Sera

Il ritorno dell’Isis. L’Isis ha rilanciato l’incitamento alla jihad in Europa, mirando a ispirare attacchi da parte di “lupi solitari” con mezzi semplici come coltelli, come evidenziato da recenti attentati. Un raid congiunto americano-iracheno ha colpito una cellula dell’ISIS nel deserto iracheno, uccidendo 14 membri e catturando materiali importanti, nonostante le ferite riportate da sette soldati americani. L’operazione ha messo in luce la minaccia persistente dell’ISIS, nonostante le crisi passate, e la loro crescente attività in Siria, Iraq e nel Sahel africano, dove superano le forze locali e i rivali di al-Qaeda. L’intelligence occidentale si affida all’intercettazione delle comunicazioni per prevenire attacchi, come dimostrato dall’arresto di un giovane a Vienna che pianificava un attacco al concerto di Taylor Swift
Daniele Raineri su Repubblica

Poltrone per repubblicani in fuga da Trumpa. Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney e figura di spicco del Partito Repubblicano, ha annunciato che voterà per la candidata democratica Kamala Harris, rompendo con la linea del suo partito guidato da Donald Trump. Questa defezione si aggiunge a quelle di altri repubblicani di alto profilo, come il figlio di McCain e l’ex portavoce Stephanie Grisham, che si sono distanziati da Trump a causa delle divergenze etiche e politiche. Cheney, che è stata censurata ed emarginata dal partito dopo aver votato per l’impeachment di Trump, ha motivato la sua scelta come un atto di fedeltà alla Costituzione e di preoccupazione per il pericolo che Trump rappresenta. La sua posizione riflette una frattura all’interno del GOP, con alcuni membri che sperano in una sconfitta elettorale per poter ricostruire il partito, mentre altri, come Nikki Haley, hanno scelto di appoggiare Trump per salvaguardare il proprio futuro politico
Paolo Mastrolilli su Repubblica

POLITICA & CRONACA DALL’ITALIA

*Boccia rilancia, ministro ricattato.+ Maria Rosaria Boccia, ex consigliera, ha accusato alcune persone di ricattare il ministro per ottenere agevolazioni, affermando di aver ascoltato telefonate del governo e di essere stata testimone di comportamenti sessisti da parte della premier Meloni. Boccia ha pubblicato su Instagram post e video per dimostrare il suo coinvolgimento nell’organizzazione del G7 a Pompei, nonostante il ministero neghi la sua nomina ufficiale. Ha anche ringraziato il ministro Sangiuliano per una nomina che il dicastero ha smentito. Il caso ha sollevato questioni di sicurezza, poiché Boccia ha registrato video all’interno di Montecitorio e del ministero della Cultura, azioni per le quali ora indaga il Comitato per la sicurezza della Camera
Alessandra Arachi sul Corriere della Sera

Non lascio e potrei denunciare. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si difende dalle accuse di ricattabilità mosse da Maria Rosaria Boccia, affermando di non temere nulla e di rimanere al suo posto, valutando persino di presentare un esposto in Procura. Nonostante le pressioni, Sangiuliano dichiara che non si dimetterà a meno che non glielo chieda direttamente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nel frattempo, il ministro ha continuato a mostrare piena operatività, firmando un decreto per la riorganizzazione del ministero e incontrando collaboratori e sottosegretari per affrontare questioni di bilancio. La situazione rimane tesa e incerta, specialmente per la possibilità che emergano ulteriori dettagli privati, ma Sangiuliano si dice pronto a scusarsi e ad affrontare le conseguenze.
Paolo Conti sul Corriere della Sera

La mia verità. Maria Rosaria Boccia, imprenditrice nel settore del wedding e comunicazione, è stata al centro di una controversia che coinvolge il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Boccia afferma di essere stata in trasferta con il Ministro a spese del Ministero e di essere stata presentata come Consigliere per i Grandi Eventi, ruolo per il quale non ha mai ricevuto un compenso. Sostiene inoltre di aver avuto una relazione con Sangiuliano, con scambi di messaggi personali, e di essere stata ricattata da lui. Il Ministro ha negato le accuse, ma Boccia insiste sulla sua verità, sostenendo di avere prove e documenti che confermano la sua versione dei fatti. La vicenda ha creato imbarazzo nel governo, con la Premier Giorgia Meloni che ha chiesto chiarimenti a Sangiuliano
Federico Monga sulla Stampa

No a dimissioni per motivi sentimentali. Palazzo Chigi, guidato dalla premier Giorgia Meloni, ha adottato una strategia di resistenza in seguito allo scandalo che coinvolge il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la sua relazione con Maria Rosaria Boccia. L’ipotesi prevalente è che dietro le rivelazioni di Boccia ci sia una regia occulta, forse legata all’opposizione, con l’intento di danneggiare il ministro e il governo. Nonostante la pressione per le dimissioni di Sangiuliano, la linea di Palazzo Chigi è di difendere il ministro e contrattaccare denunciando il malcostume dei governi precedenti. La situazione è tesa e si teme che ulteriori rivelazioni possano aggravare la crisi, ma Meloni è determinata a non cedere, anche per evitare un rimpasto governativo che potrebbe destabilizzare ulteriormente la situazione politica. Nel frattempo, l’intervista di Sangiuliano al Tg1 ha sollevato polemiche sull’uso del servizio pubblico, portando a un dibattito in Commissione di vigilanza.
Monica Guerzoni su Corriere della Sera

Contratti, Lollo, Spa e chat segrete. L’inchiesta giornalistica di “Domani” ha rivelato un complesso scandalo politico che coinvolge il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. Boccia, dopo aver tentato invano di avvicinarsi al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, ha stretto una relazione con Sangiuliano, ottenendo accesso a eventi istituzionali e chat ufficiali del ministero. Il caso è emerso quando Boccia ha pubblicato su Instagram un post ringraziando per una nomina ricevuta, nonostante il rifiuto ufficiale. Si sospetta che Boccia possa avere registrato conversazioni private e chat WhatsApp tra Sangiuliano e altri esponenti del governo, compresa la premier Meloni, sollevando timori di ricatto. Sangiuliano ha ammesso la relazione ma nega di essere ricattabile, mentre Boccia ha accusato “coloro che occupano i palazzi del potere” di esercitare il vero ricatto.
Stefano Iannacone sul Domani

Libertà di stampa in pericolo. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato un decreto legislativo, proposto dal responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa, che limita la libertà di stampa vietando la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. Questa mossa, che annulla una norma introdotta nel 2017 che permetteva la divulgazione di tali documenti, ha suscitato forti reazioni da parte di magistrati e giornalisti, con l’Associazione Nazionale Magistrati e la Federazione Nazionale Stampa Italiana che la considerano un attacco alla trasparenza e all’informazione pubblica. L’opposizione politica critica il provvedimento come un atto di censura e un favore ai potenti, mentre alcuni esperti lo definiscono irragionevole e potenzialmente pregiudizievole.
Liana Milella su Repubblica

Li vuole il popolo. Roberto Vannacci, esponente della Lega, ha aperto al dialogo con il partito di estrema destra tedesco AfD, nonostante le precedenti accuse di razzismo che avevano portato all’espulsione di AfD dal gruppo europeo Identità e democrazia. Questa mossa ha creato divisioni all’interno della Lega, con alcuni membri che vedono Vannacci come un elemento di disturbo. La posizione di Vannacci sembra essere supportata dai successi elettorali di AfD in Germania, suggerendo una possibile svolta a destra per la Lega. Le reazioni interne al partito sono miste, tra chi sostiene un semplice dialogo e chi teme un cambiamento di rotta, mentre rimane incerta la posizione di Marine Le Pen e la reazione dei fedelissimi di Salvini.
Cesare Zapperi sul Corriere della Sera

Conte a Grillo: se fai ricorso perdi. Il Movimento 5 Stelle è scosso da una profonda frattura interna tra il fondatore Beppe Grillo e l’ex premier Giuseppe Conte. Grillo accusa Conte di distruggere il movimento anziché rinnovarlo, minacciando di far valere i suoi diritti statutari come garante dei valori fondamentali del M5S, in particolare su nome, simbolo e regola dei due mandati. Conte, da parte sua, si dice sorpreso dall’atteggiamento di Grillo e pronto a difendersi in tribunale, convinto di vincere eventuali cause legali. La tensione cresce con il rischio di una rottura definitiva, mentre alcuni esponenti del movimento si schierano con Grillo, sottolineando l’importanza di non dimenticare le radici storiche del M5S.
Antonio Bravetti sulla Stampa

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