Regione Lazio, dopo un mese di polemiche si dimette da responsabile della Comunicazione Marcello De Angelis: “La coscienza me lo impone”

Marcello De Angelis è finito al centro di numerose polemiche dapprima a seguito di alcune affermazioni che negavano la matrice fascista della strage di Bologna, poi con l’assunzione del cognato in Regione. Nel mezzo due fantasmi del passato: la definizione del popolo ebraico come “una razza di mercanti” (parole contenute nel testo di una canzone da lui scritta) e gli attacchi per un post sui social in cui celebrava Himmler

di Mario Tosetti

Marcello De Angelis si è dimesso da responsabile della Comunicazione della regione Lazio. Lo ha comunicato, dopo un colloquio privato, con una lettera diretta al governatore Francesco Rocca in cui attesta che la sua coscienza gli impone di “non macchiare o offuscare il lavoro della giunta”.

La scelta di De Angelis arriva dopo una serie di polemiche che lo hanno visto coinvolto. Prima la solidarietà a Mambro, Ciavardini e Fioravanti, condannati in via definitiva per la strage di Bologna. Poi l’assunzione in Regione del fratello della sua compagna. Nel mezzo due fantasmi del passato: la definizione del popolo ebraico come “una razza di mercanti” (parole contenute nel testo di una canzone da lui scritta) e gli attacchi per un post sui social in cui celebrava Himmler.

De Angelis ha denunciato una “mostruosa macchina del fango” nei suoi confronti per le affermazioni sui processi per la strage del 2 agosto 1980, di cui aveva negato la matrice fascista.  Ha, poi, indicato come motivo del passo indietro una una canzone antisemita composta nel 1995, “un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa”. Ma nessun cenno è stato fatto in relazione all’assunzione del cognato in regione.

Il presidente della regione Lazio Rocca  ha ringraziato l’ormai ex capo della comunicazione “per il prezioso lavoro svolto finora e per il senso di responsabilità dimostrato” nel mettere “al riparo la Regione dalle inaccettabili strumentalizzazioni di queste settimane, pagando il prezzo per una canzone scritta 45 anni fa e rispetto alla quale ha manifestato pubblicamente tutto il suo imbarazzo e orrore”.

“Posso testimoniare in prima persona l’evoluzione della personalità di De Angelis, un percorso di maturazione, di autoconsapevolezza e di trasformazione interiore. Sicuramente tutto questo non può cancellare il suo passato, ma ha forgiato e continuerà a formare il suo presente e il suo futuro”, si legge ancora nella nota firmata da Francesco Rocca.

De Angelis, 63 anni, ha un passato di militanza nell’estrema destra ed è finito tra le polemiche per un post in cui aveva scritto che “con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza”. In seguito era emersa anche la vecchia canzone antisemita, con un duro attacco della comunità ebraica, e per venerdì era in programma un Consiglio regionale straordinario sulla vicenda.

Nella lettera di dimissioni De Angelis si è soffermato proprio sulla canzone antisemita. “Non posso consentire che le mie responsabilità passate possano macchiare od offuscare lo straordinario lavoro che tante persone migliori di me stanno compiendo per il bene comune”, ha spiegato De Angelis nella lettera riferendosi alla canzone “Settembre nero” da lui scritta quando era il frontman del gruppo 270bis.. L’ ex dipendente regionale ha inteso invece minimizzare quanto dichiarato in relazione alla strage di Bologna:”ho espresso perplessità su una vicenda giudiziaria sulla quale molti altri prima e meglio di me e in modo più autorevole, si erano pronunciati in maniera analoga”.

“Ho pagato tragicamente per metà della mia esistenza colpe che non avevo, ma non posso affrancarmi dall’unica cosa di cui mi sento vergognosamente responsabile: aver composto in passato un testo di una canzone che considero un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa”. Di qui la scelta di dimettersi “nella speranza di chiudere i conti con il passato e trovare il modo di riparare a qualunque precedente errore”.

“Finalmente, ci viene da dire!”, ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein, sottolineando che le affermazioni circa la strage di Bologna sono “gravissime, negano sentenze per cui si è lavorato per anni. E le migliaia di pagine di quelle sentenze accertano che è stata una strage di matrice fascista”.

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