Edito da “La Nave di Teseo”, finalista al Premio Viareggio, il saggio di questo fine giurista mette la creatività in rapporto con il diritto per raccontare la circolarità del pensiero umano
di Guido Talarico
Tutta la vita umana è produzione di forme. Ogni operazione dell’uomo – nel campo della morale, nel puro pensiero, nell’opera d’arte – è figurativa nel senso che implica sempre anche un formare: “un fare che mentre fa inventa il modo di fare”. Bisogna partire dalla descrizione in bandella per comprendere ed apprezzare il valore di un saggio brillante ed originale la cui idea fondante è la circolarità del pensiero umano, è il “ritorno al punto di origine”. Il saggio di cui parliamo è “In sala con il diritto”, scritto dal professore di diritto privato e diritto civile all’Università di Macerata Francesco Gambino e pubblicato dalla casa editrice “La nave di Teseo”.
Il lavoro si presenta come una riflessione affascinante e articolata che intreccia diritto, cinema, filosofia, teatro, letteratura e, più in generale, l’intera esperienza umana. Finalista al Premio Viareggio, l’opera è un viaggio intellettuale che spazia ben oltre i confini strettamente giuridici, diventando un punto di riferimento per chi desidera esplorare le connessioni tra le diverse espressioni artistiche e il mondo del diritto.
Gambino, portandoci da Balzac a Sciascia, usa la rigorosa logica del fine giurista per portare il lettore in quel luogo fantastico ed inesplorato dove il rigido diritto incontra la sinuosa creatività. La narrazione si sviluppa attraverso una serie di saggi che, con rara lucidità e maestria, affrontano una pluralità di tematiche legate alla condizione umana, esplorando i temi etici, sociali, politici e culturali con un linguaggio accessibile e, al contempo, profondamente analitico.
Come assai raramente accade, Francesco Gambino riesce a combinare, in modo innovativo e stimolante, il rigore scientifico della sua disciplina con la capacità di osservare e interpretare l’arte e la cultura in un’ottica di sintesi critica. Il diritto, infatti, viene qui inteso non solo come un insieme di norme, ma come una forma di pensiero che si interroga sui valori e le contraddizioni che attraversano la nostra società.
Uno degli aspetti più interessanti dell’opera è proprio la riflessione sulla “forma”. Gambino analizza come il diritto e le altre forme artistiche, dal cinema alla letteratura, dal teatro alla filosofia, costruiscano una forma del pensiero che si confronta con le questioni etiche e morali in maniera continua e complessa. La sua analisi non si limita a descrivere situazioni giuridiche astratte, ma si immerge nella realtà umana, nella narrazione di storie che pongono interrogativi universali sulla libertà, la giustizia, il bene e il male.
La scrittura di Gambino, non a caso allievo di un eccelso maestro di diritto come Natalino Irti e figlio di un altro grande giurista come Agostino Gambino, si distingue per la sua chiarezza e per la capacità di rendere comprensibili anche concetti giuridici complessi. Allo stesso tempo, l’autore non rinuncia alla profondità, invitando il lettore a riflettere su questioni universali con una prospettiva critica e attenta ai cambiamenti sociali e culturali. Ogni saggio del volume sembra un invito a esplorare nuove connessioni tra i mondi del diritto e dell’arte, proponendo letture originali di film, opere teatrali, romanzi e idee filosofiche.
Il volume, in questo senso, si propone come un’opera di grande stimolo intellettuale, capace di sollecitare riflessioni sulla società contemporanea e sull’evoluzione dei concetti di giustizia e responsabilità. E in questo senso si coglie nella conseguenza creativa dei temi affrontati anche l’influenza della madre dell’autore, Gabriella, che era una scrittrice ed artista apprezzata. Le pagine di quest’opera sono insomma un’occasione imperdibile per chiunque sia interessato a comprendere come il diritto possa essere visto non solo come uno strumento di regolazione sociale, ma anche come una lente attraverso la quale interpretare le sfide più urgenti e rilevanti del nostro tempo.
Il grande scrittore e sceneggiatore Marcello Marchesi con l’ironia che gli era propria scrisse che “due parallele si incontrano all’infinito, quando ormai non gliene frega più niente”. Ecco, Gambino è riuscito nell’impossibile, rendendo le parallele circolari, facendo ricongiungere ambiti del pensiero umano che apparentemente non si sarebbero dovuti incontrare. E allo stesso tempo ha comprovato la verità di un motto di Albert Einstein: “La creatività è l’intelligenza che si diverte”.
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