Sanità, gli italiani hanno rinunciato alle prestazioni per tempi troppo lunghi e problemi di accesso

L’analisi del Cnel evidenzia significative disparità tra diverse categorie della popolazione. La quota di rinunce è massima tra i 55 e i 59 anni (11,1%), seguita dagli over 75 (9,8%). I bambini fino ai 13 anni, invece, mostrano il valore più basso, pari all’1,3%. Anche le donne risultano maggiormente penalizzate: il 9% ha dichiarato di aver rinunciato a cure mediche, rispetto al 6,2% degli uomini

sanitàNel 2023, circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni nell’ambito della sanità per difficoltà economiche, lunghi tempi di attesa o problemi logistici nell’accesso ai servizi. Questo fenomeno ha interessato il 7,6% della popolazione, una percentuale in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. I dati emergono dalla Relazione 2024 sui servizi pubblici, diffusa dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel).

Secondo il Cnel, il peggioramento non è legato esclusivamente alla pandemia, sebbene il 2021 abbia registrato un picco significativo con un tasso dell’11% a causa dell’emergenza sanitaria. La fascia d’età più colpita è quella tra i 55 e i 59 anni, dove l’11,1% ha dichiarato di aver rinunciato a cure, mentre la Sardegna registra il dato peggiore a livello regionale con il 13,7%, seguita dal Lazio (10,5%).

Fasce d’età, genere e distribuzione geografica: chi rinuncia di più

L’analisi del Cnel evidenzia significative disparità tra diverse categorie della popolazione. La quota di rinunce è massima tra i 55 e i 59 anni (11,1%), seguita dagli over 75 (9,8%). I bambini fino ai 13 anni, invece, mostrano il valore più basso, pari all’1,3%. Anche le donne risultano maggiormente penalizzate: il 9% ha dichiarato di aver rinunciato a cure mediche, rispetto al 6,2% degli uomini.

A livello territoriale, le regioni del Centro Italia registrano la quota più alta di rinunce (8,8%), seguite dal Mezzogiorno (7,7%) e dal Nord (7,1%). Le regioni con i dati peggiori sono Sardegna, Lazio e Marche, mentre Friuli-Venezia Giulia, le Province Autonome di Bolzano e Trento, Emilia-Romagna, Toscana e Campania presentano valori inferiori al 6%.

Cause delle rinunce: tra economia e liste d’attesa

Le motivazioni economiche restano una delle principali cause di rinuncia, interessando il 4,2% della popolazione nel 2023, un dato sostanzialmente stabile rispetto al 4,3% del 2019. Tuttavia, le difficoltà legate alle lunghe liste d’attesa sono aumentate in modo significativo negli ultimi anni: dal 2,8% del 2019 al 4,5% del 2023. Questa crescita è stata particolarmente influenzata dall’esperienza del Covid-19, che ha aggravato i problemi di accesso ai servizi sanitari nel 2020 e 2021. Nel 2023, le difficoltà specificamente attribuite alla pandemia si sono quasi completamente esaurite, scendendo a un marginale 0,1%.

Una tendenza che richiede interventi urgenti

I dati del Cnel sottolineano la necessità di interventi per migliorare l’accesso ai servizi sanitari in Italia. Le lunghe liste d’attesa e le difficoltà logistiche rappresentano una sfida crescente per il sistema sanitario nazionale, evidenziando il bisogno di investimenti e riforme per garantire un’assistenza sanitaria equa e accessibile a tutti.